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Si riprende la discussione (ore 12,26).

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 626-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Già nella scorsa seduta noi abbiamo espresso la nostra contrarietà a questo provvedimento. Ora, manifestiamo tale contrarietà nel merito, con riferimento all'articolo 2, mediante la presentazione di una serie di emendamenti che sono sostanzialmente tutti abrogativi dei singoli commi. Ciò avviene perché noi Pag. 35riteniamo che il punto centrale di questo articolo, quello delle competenze di questa commissione, sia profondamente sbagliato.
Stiamo assistendo ad una delle tante messe in scena, che vediamo dall'inizio della legislatura, per le quali si utilizzano strumenti legislativi per realizzare e portare avanti battaglie politiche all'interno della maggioranza. È bene che tutti noi ci diciamo che l'istituzione di questa commissione è assolutamente inutile sia con riferimento alle garanzie e alla tutela dei diritti umani sia con riferimento alla tutela e alle garanzie dei detenuti. Credo, anzi, che sia assolutamente peggiorativa, perché crea un «carrozzone», una struttura con competenze che entreranno in conflitto con alcune importanti competenze istituzionali.
Se nel nostro territorio vi sono violazioni di diritti umani, non è competenza della magistratura accertarle, dato che integreranno fattispecie o ipotesi, anche gravi, di reato? Con questo provvedimento, si vuole sconfessare l'operato della magistratura, perché non la si ritiene all'altezza o perché devia dai propri compiti istituzionali? In tal caso, lo strumento per denunciare queste violazioni è il Consiglio superiore della magistratura o il Parlamento. Se la violazione dei diritti umani avviene in un contesto di tipo internazionale, si vuole dire che il Ministero degli esteri o il Presidente del Consiglio non svolgano il proprio lavoro?
In realtà, con questo provvedimento, si vuole inviare un messaggio diverso. Forse, potrebbe anche essere una censura all'operato della magistratura o del ministro degli esteri, ma, in verità, l'obiettivo è ancora meno nobile: è di creare un organismo pletorico, composto da persone che ricevono una indennità comunque alta, anche dopo l'approvazione del nostro emendamento che la limita, che, evidentemente, deve servire a sistemare persone che non hanno trovato collocazione in altro modo.
Per tale ragione, abbiamo presentato emendamenti soppressivi. Fate attenzione: questo provvedimento è dannoso e non va incontro alla finalità di tutelare i diritti umani né quelli dei detenuti. Per di più, viene diffuso il messaggio che ci si occupa sempre degli autori dei reati e mai delle vittime degli stessi. Cosa potrebbe succedere a fronte della competenza alternativa, introdotta con questo provvedimento, con riferimento ai reclami, che oggi vengono indirizzati al magistrato di sorveglianza? Sarebbe competente il magistrato di sorveglianza o, in alternativa, un organismo esterno. Si creerebbe, quindi, unicamente una soluzione di assoluta incertezza.
Attraverso gli emendamenti soppressivi che abbiamo presentato, vi chiediamo di riflettere sulla portata dell'intero provvedimento, di ritirarlo, di ripensarci e di accantonarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, interveniamo sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2, che è un'articolo assai importante del provvedimento al nostro esame, riservandoci poi di commentare e sostenere le singole proposte emendative che l'opposizione, nei suoi vari gruppi, ha ritenuto opportuno presentare.
Interveniamo sul complesso degli emendamenti, perché vi sono aspetti sui quali anche i colleghi di maggioranza, a nostro parere, sono tenuti a riflettere. È difficile non essere d'accordo con quanto i colleghi Boscetto e Cota hanno illustrato. L'eccessivo ampliamento delle funzioni della Commissione rappresenterebbe la sua condanna all'impotenza e all'inefficienza. Noi abbiamo sempre sostenuto, senza una pregiudiziale contrarietà ad un'istituzione di questo genere, che ampliarne eccessivamente le competenze e, quindi, le responsabilità, allargare troppo, dunque, e legittimare troppo le aspettative rispetto all'entrata in campo di questo organismo significherebbe condannarlo al fallimento e condannare alla delusione anche coloro che possono avervi fatto affidamento.
Noi intendevamo, e intendiamo tuttora, un organismo dai compiti molto mirati, Pag. 36molto ristretti, ed è a tal fine che abbiamo anche previsto, attraverso i nostri emendamenti a questo articolo, ma anche ai successivi, organici più ristretti, sia per quanto riguarda la composizione dei membri sia per quanto riguarda la struttura ed il personale. Infatti, non vogliamo, come è stato giustamente ricordato dai colleghi, un doppione o un organismo che si sovrapponga alle competenze, ai poteri, alle facoltà che spettano alla magistratura di sorveglianza, che noi assolutamente non rinneghiamo né condanniamo all'emarginazione, anzi, ne rivendichiamo la funzione e ne reclamiamo il potenziamento rispetto alle accresciute esigenze.
Dunque, noi affermiamo che i singoli diritti soggettivi, i singoli casi che non assurgano a casi emblematici di valenza generale debbano rimanere di competenza della magistratura, che tratta dei casi di diritto soggettivo prevalentemente individuale, con tutte le garanzie della giurisdizionalità, mentre l'organismo in questione deve occuparsi di casi emblematici oppure di casi collettivi, a largo e diffuso interesse quando vengono conculcati i diritti di una comunità o di una categoria, oppure, ancora, che riguardino una determinata situazione, quando in alcuni istituti di detenzione vi siano condizioni che palesemente contrastano con i diritti fondamentali della persona, con i suoi diritti insopprimibili. Riserviamo pertanto a questa Commissione, proprio perché crediamo che essa debba svolgere una funzione importante, di alto livello, una casistica ristretta nella quantità, ma assai qualificata nella dimensione, nella rilevanza ed anche nell'eclatanza di determinati casi. Ricordiamo, infatti - non so è già stato detto -, che anche la richiesta dell'ONU di dare vita a simili organismi aveva chiaramente come riferimento non paesi ad alta civiltà giuridica, a culto dell'ordine e del diritto, quali l'Italia ed altri paesi europei, ma i paesi in cui, invece, tali diritti vengono sistematicamente offuscati, negletti o, addirittura, soffocati, anche con metodi brutali o violenti.
Quindi, gli emendamenti che vanno nel segno della limitazione delle ricordate competenze non possono che trovarci d'accordo e, ancor più, quelli che eliminano il rischio di sovrapposizione delle funzioni, delle potestà e delle iniziative con quelle proprie della magistratura di sorveglianza. Per le stesse ragioni, aderendo a quanto affermava il collega Boscetto, sostengo che sia impropria la previsione di specifiche sezioni, stabilita nel comma 2 dell'articolo 2. Infatti, tale previsione è stata fatta riciclando il tema del Garante dei detenuti, che sarebbe come porre un grande ramo su un esile tronco, compiendo un'operazione legislativa aberrante ed incongruente, che sarà fonte di gravi problemi. Inoltre, se si prevede una pluralità di sezioni specifiche, vorrei che mi si spiegasse come ciò si può armonizzare con una situazione già «prosciugata» di risorse e di operatività da parte di quella che chiamiamo sezione della Commissione ma che, in realtà, è un'autorità, ossia quella che riguarda il Garante dei detenuti, che ha finito per essere la parte essenziale del provvedimento in esame.
Molto giusti sono anche, a nostro parere, gli emendamenti che tendono a discernere bene le posizioni dei detenuti in senso proprio dalla posizione dei cosiddetti trattenuti.
Infatti, la ratio è profondamente diversa: ciò che riguarda le camere di sicurezza per le forze dell'ordine o ancora i centri di identificazione e di accoglienza o, comunque, di soggiorno temporaneo hanno una ratio completamente diversa.
Se vi è un ideologismo di sinistra che tende a equiparare le posizioni, noi non possiamo che denunciarne la ideologica volontà di fare confusione e di creare problemi notevoli alla garanzie dell'ordine e della corretta disciplina del fenomeno dell'immigrazione, così da volerla gettare nella clandestinità e nell'anarchia più assoluta.
Quindi, questi emendamenti, in gran parte soppressivi dell'articolo 2, sono necessariamente tali per la maggior parte in quanto tendono a rimediare a questi errori di impianto e a questi gravi equivoci di concetto.Pag. 37
Per questo, noi tendenzialmente saremo favorevoli e poi ci riserveremo, compatibilmente con le nostre facoltà regolamentari di intervento sui singoli emendamenti, di dimostrare che ciò che abbiamo detto a livello generale si applica puntualmente a ciascuna delle norme scandite nel testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, se fosse vera la farsa delle «Iene» a cui abbiamo assistito, vale a dire cercare di dimostrare che parte dei componenti quest'aula fa uso di droga, sarebbe meglio che cambiassimo spacciatore...!
Dico questo perché l'articolo 2, a mio modestissimo avviso, non ha né capo né coda, è generico e totalmente incomprensibile. Alla lettera a) del comma 1, si prevede che tale Commissione ha il compito di: «promuovere la cultura dei diritti umani (...) nelle istituzioni scolastiche». Non v'è dubbio che questo sia un dato positivo e che questa sia una questione di stretta competenza del Ministero della pubblica istruzione. Vorrei capire tuttavia per quale motivo noi dobbiamo istituire una Commissione che evidentemente impegnerà tempo e risorse per affrontare questioni che sono di stretta competenza del Ministero del pubblica istruzione!
Io credo che il competente ministro della pubblica istruzione abbia il dovere - com'è evidente - di promuovere tutti gli elementi essenziali di una convivenza civile, primo fra tutti - com'è chiaro - i diritti dell'uomo.
La lettera b) del comma 1, dispone un altro compito della Commissione: «svolgere il monitoraggio del rispetto di diritti umani in Italia».
E ancora, alla lettera c) del comma 1, cosa vuol dire che la Commissione ha il compito di formulare «raccomandazioni e proposte»? Tutto diventa ancora più complicato! Che differenza c'è tra il termine «raccomandazione» ed il termine «proposta»? Ma raccomandazione di che? O il meccanismo previsto è positivo, giusto e corretto, e quindi non vi è bisogno di alcuna raccomandazione, oppure non lo è, e quindi la stessa raccomandazione è «molesta»!
Per quanto concerne i suggerimenti al Governo, probabilmente l'opposizione dovrebbe essere d'accordo, perché forse codesto Governo ne ha bisogno! Ma non credo che si possa pensare di istituire una Commissione che dia suggerimenti all'Esecutivo. Infatti, credo che il Governo, essendo la massima espressione dell'attività amministrativa nel nostro paese, debba assolutamente sapere quello che sta facendo!
Vorrei dire di più. Stiamo parlando non di meccanismi tecnici strani e complessi, ma dei diritti dell'uomo. Vogliamo forse dire che il Governo di questa nazione non sa quello che accade riguardo i diritti dell'uomo ed ha bisogno di suggerimenti? È questo ciò che stiamo scrivendo nel provvedimento!
La lettera e) del comma 1 dell'articolo 2 in esame recita che è compito della Commissione «contribuire a verificare l'attuazione delle convenzioni e degli accordi internazionali in materia di diritti umani ratificati dall'Italia». Cosa significa? Vuol dire che questa Commissione deve essere il controllore di sé stessa, perché se il suo scopo è quello di promuovere e tutelare i diritti umani, attuare un certo accordo e verificarne l'esecuzione significa agire e controllare al tempo stesso. Si tratta sicuramente di un punto totalmente confuso!
Osservo, altresì, che la lettera f) dello stesso comma recita che detta Commissione ha il compito di «collaborare con omologhi organismi istituiti da altri Stati (...)». Questo è chiaro: la competenza del Ministero degli affari esteri in tale materia è grande quanto una casa; quindi, si crea ancora una volta un duplicato del tutto inutile, con un dispendio altrettanto inutile - anzi, se riferito ai soggetti che ne beneficeranno, del tutto utile! - di risorse umane ed economiche.
È evidente poi come la lettera g) sia assolutamente inaccettabile, perché sembra, semplicemente, un atto di completa Pag. 38sfiducia nei confronti della magistratura, poiché si accolgono ricorsi circa fatti che devono essere valutati dai giudici. Non che io nutra molta fiducia nella magistratura, a dire la verità; tuttavia, sarebbe quanto meno opportuno che queste persone, anziché dedicarsi esclusivamente all'attività politica, ogni tanto giudicassero, facessero il loro lavoro e producessero! Ciò tenendo conto che, evidentemente, sono dipendenti pagati dallo Stato, fanno quarantacinque giorni di ferie all'anno e godono di amenità di questo tipo! Voglio dire, in altri termini, che è bene che giudichino loro! Sono essi, ex professo, che devono stabilire quando, in concreto, vi sia o meno un'attività in contrasto con i diritti dell'uomo!
Dopo di che, pregherei il relatore di spiegarmi il significato della lettera h) del comma 1 dell'articolo in esame, la quale è completamente incomprensibile! Essa recita, infatti, che la Commissione ha il compito di «promuovere, nell'ambito delle categorie interessate» - è da sapere quali siano queste categorie! - «nell'osservanza del principio di rappresentatività» - rappresentatività di chi e di che cosa? Chi deve essere rappresentato, per quale motivo e con quale criterio viene rappresentato? Per quale motivo sussiste la necessità di istituire una rappresentanza e non si può agire in prima persona? - «la sottoscrizione di codici di deontologia e di buona condotta per determinati settori (...)».
Codici di deontologia? Scusate, io conosco la deontologia che regola una professione, ma mi volete spiegare cos'è la deontologia dei diritti umani? È meglio che cambiamo spacciatori, colleghi...!
Un codice di buona condotta per determinati settori? Ma che vuol dire «buona condotta»? Quali sono questi determinati settori? Io oserei, in base alla corrente che presiedo, indicarne qualcuno, ma non so se inerisca o meno con i diritti umani!
Proseguendo, la stessa lettera h) recita che la Commissione in oggetto deve «(...) verificarne la conformità alle leggi e ai regolamenti (...)». I componenti di tale organo sono forse diventati giudici? Sono diventati poliziotti? Sono diventati pubblici ministeri? Essi devono «verificare», ma una volta che non verifichino la conformità alle leggi cosa devono fare? Emettere sentenze?
Sempre la lettera h) del comma 1 prevede che la Commissione svolga le attività sopra descritte «(...) anche attraverso l'esame di osservazioni di soggetti interessati a contribuire a garantirne la diffusione (...)». Ma chi sono questi soggetti? Di cosa stiamo parlando? Per favore, sto cominciando a non capirci più nulla!

CINZIA DATO. Da un pezzo non capisci niente!

MATTEO BRIGANDÌ. La lettera h) è totalmente...

CINZIA DATO. Che in Parlamento si faccia un tale attacco alla magistratura è insostenibile! È insostenibile (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!

MATTEO BRIGANDÌ. Basterebbe ascoltare quello che dico e collegare il cervello con la bocca per capire che non stavo parlando, una volta tanto, della magistratura (Commenti)!

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Brigandì.

MATTEO BRIGANDÌ. Ognuno è affetto dalla propria sindrome...
Ancora, la lettera i) impone alla Commissione di «promuovere gli opportuni contatti con le autorità», con competenze specifiche a livello centrale e locale, «in relazione alla tutela dei diritti umani»: ancora una volta, questo organismo si pone in sovrapposizione, sottoposizione, giustapposizione in riferimento ai garanti? Che cosa vuol dire - è quanto si afferma alla lettera l) - «collaborare alla realizzazione, nelle istituzioni scolastiche e nelle università, di progetti didattici e di ricerca concernenti le tematiche della tutela dei diritti umani»? Questa non è una ripetizione Pag. 39della lettera a)? Dobbiamo ripeterlo due volte? Forse, all'interno delle università ci sono alcuni nostri parenti che dobbiamo collocare da qualche parte?
Questo complesso di attività, quindi, mi pare totalmente anacoluto. Serve e servirà non per la tutela dei diritti umani ma esclusivamente, solo e soltanto, per poter far vedere agli elettori che qualcuno di noi ha fatto qualcosa, per potersi riempire la bocca con i diritti umani - tematica, ovviamente, condivisa da tutti nel nostro paese - e per poter portare avanti, forse, interessi di mera clientela.
Questo è il punto e non c'è altro! Perciò, forse sarebbe meglio ripensarci un po' anche perché due sono i rami del Parlamento e credo che questo provvedimento, ove anche riuscisse ad essere approvato in questa Camera - e ho alcuni dubbi, dopo quanto è accaduto in relazione all'articolo 1 - dovrebbe poi essere approvato dal Senato. Sarebbe meglio che nessuno di noi perdesse il proprio tempo a fare tutto questo e che, quantomeno, nel momento in cui lo si voglia fare, lo si facesse con razionalità, con criterio, in maniera di dare veramente un contributo al paese e non ancora una inutile istituzione che non serve ad alcuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, forse qualche collega ritiene inutile intervenire in questo dibattito e io stesso non ne avevo alcuna intenzione. Tuttavia, dopo aver ascoltato alcuni interventi questa mattina - non do giudizi sommari - ho avuto una tale reazione di rigetto dinanzi allo squallore delle motivazioni - in particolare quelle da ultimo ascoltate, che sono esemplari - da augurarmi che mai il resoconto integrale di questa seduta finisca all'esame degli organismi internazionali di tutela dei diritti umani. Spero non accada perché, francamente, sarebbe sconcertante. Noi siamo praticamente l'ultimo paese europeo - qualcuno ha detto che ci si rivolge al terzo mondo con un po' di disprezzo - a non avere ancora istituito il Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani.
Nel dicembre 1993, con la risoluzione n. 48/134, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha affermato che dovrebbe essere accordata priorità allo sviluppo di strutture appropriate a livello nazionale per assicurare l'effettiva implementazione degli standard internazionali dei diritti umani. Inoltre, al punto 2), la stessa risoluzione dell'Assemblea generale riafferma l'importanza di sviluppare, in accordo con la legislazione nazionale, istituzioni nazionali effettive per la promozione e la protezione dei diritti umani e, al punto 3), invita gli Stati membri a creare o, quando già esistono, a sostenere le istituzioni nazionali per la promozione e la protezione dei diritti umani.
La risoluzione citata risale al 1993. Il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti economico-sociali e culturali, il 26 novembre del 2004, cioè, meno di due anni e mezzo fa, ha preso in esame la specifica situazione italiana e, nella propria raccomandazione, al punto 32, si è riferita allo Stato parte - cioè noi, l'Italia - invitandola ad intraprendere la costituzione di un'istituzione nazionale indipendente per i diritti umani in Italia.
Tuttavia, non basta. Il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite, il 2 novembre del 2005 - cioè, un anno e tre mesi fa - al termine dell'esame della situazione italiana, dopo aver esaminato il quinto rapporto periodico dell'Italia sull'attuazione del patto, ha raccomandato allo Stato parte - cioè, all'Italia - di costituire un'istituzione indipendente per i diritti umani in accordo con i principi di Parigi.
Ora, forse non c'è bisogno di dire queste cose ad Alleanza Nazionale - mi auguro non a tutti - e alla Lega - temo tutti - perché dopo quello che ho sentito dall'onorevole - per così dire - Brigandì poco fa, penso...

MATTEO BRIGANDÌ. Tu non puoi insultare la gente! Hai capito?

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MARCO BOATO. Io non sto insultando nessuno.

MATTEO BRIGANDÌ. Non puoi insultare la gente!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vergogna!

MARCO BOATO. Io non sto insultando nessuno.

PIETRO ARMANI. Vergogna!

MARCO BOATO. Dopo quello che abbiamo sentito dal collega Brigandì poco fa, credo che l'attenzione (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANDREA GIBELLI. Chi sei, Boato? Chi sei per giudicare le persone?

PRESIDENTE. Onorevole Boato, se il linguaggio fosse coerente con il luogo in cui parla, nel rispetto dei colleghi, sarebbe meglio.

MARCO BOATO. Io ho il massimo rispetto. Sto dicendo che quello...

MATTEO BRIGANDÌ. Esigo delle scuse!

MARCO BOATO. Signor Presidente, la prego di non fare richiami a senso unico: li faccia almeno...

MATTEO BRIGANDÌ. Non può insultare la gente!

PRESIDENTE. Io li faccio a tutti e due. Lei riprenda...

MARCO BOATO. Finora non li ha fatti a tutti e due!

PRESIDENTE. Lo sto facendo adesso!

MARCO BOATO. Ecco, auguri...!

PRESIDENTE. Riprenda...

MATTEO BRIGANDÌ. Non può insultare la gente!

MARCO BOATO. Io non sto insultando nessuno. Ho detto che, dopo ciò che ho ascoltato poco fa...

PRESIDENTE. Da...?

MARCO BOATO. Onorevole, per così dire... Ripeto, invece, dal collega Brigandì: è un collega...!

MATTEO BRIGANDÌ. No io non sono un tuo collega! Hai capito? Li butti fuori, Presidente! (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).

MARCO BOATO. Se vuole provocare...

PRESIDENTE. La prego, onorevole Brigandì, la chiamo io onorevole. Lei riprenda tenendo conto...

MARCO BOATO. Va bene, ma io ho detto che prescindo da quello che ho ascoltato, perché ciò che ho ascoltato è tutto contro...

PRESIDENTE. Va bene, prescinda e continui!

MARCO BOATO. Signor Presidente, va bene, ma guardi che so cosa debbo dire!
Per quanto riguarda il resto, invece, ho citato i documenti, ma al collega e anche amico Boscetto e agli amici di Forza Italia e dell'UDC voglio ricordare che c'è al Senato - visto che qualcuno pensa che al Senato chissà cosa accade - una proposta di legge di Forza Italia, firmato dal collega Pianetta - che è stato il presidente di un Comitato della Commissione esteri - l'atto Senato n. 898, presentato il 27 luglio del 2006, dal titolo: «Istituzione della Commissione nazionale garante della promozione e della protezione dei diritti umani».
Ricordo che, nella scorsa seduta, è stato approvato un emendamento, legittimamente, che riduce i componenti da nove a cinque. La proposta di legge di Forza Italia al Senato prevede che la Pag. 41Commissione sia un organo collegiale costituito da 30 membri - questo è il testo presentato da Forza Italia al Senato - e, per quanto riguarda i compiti della Commissione (ripeto: proposta di legge di Forza Italia, del senatore Pianetta, quest'ultimo già presidente di un Comitato della Commissione esteri per i diritti umani), puntualmente elencati, questi sono pressoché identici a quelli che abbiamo previsto all'articolo 2 del testo unificato.
Ho voluto fare questo intervento, signor Presidente, non solo per tutti i presenti in aula ma anche per chi ci ascolta dall'esterno, affinché si abbia contezza di un moto - in questo caso espresso da interventi di rappresentanti di AN e della Lega ma anche nel silenzio di altri - di opposizione all'istituzione di una Commissione che ci è richiesta dall'ONU, che ci è stata sollecitata nuovamente nel 2004 e nel 2005 e per la quale esiste una proposta di legge in questo ramo del Parlamento ed anche le proposte di legge Iovene, per il centrosinistra, e Pianetta, per il centrodestra, al Senato che vanno esattamente nella direzione della proposta del provvedimento che stiamo esaminando.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO COTA. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente. Poco fa l'onorevole Boato ha letteralmente insultato l'onorevole Brigandì...

MARCO BOATO. Ma va, «insultato»...!

ROBERTO COTA. ...perché l'ha apostrofato «onorevole, per così dire»: questo è un insulto. Uno può condividere o meno quello che si dice nel merito, ma non è accettabile questo tipo di insulti e chiedo che la Presidenza stigmatizzi formalmente il comportamento dell'onorevole Boato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Io ho richiamato l'onorevole Boato; credo che nella prosecuzione del suo intervento anche la modifica del tono e l'incipit successivo, cortese versi i colleghi, dimostri che il messaggio, in qualche modo, è passato. Quindi, invito a considerare superato l'incidente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, si ha quasi l'impressione che sia una novità che in questo paese vi sia una violazione... Presidente, vorrei, ma non posso intervenire...

PRESIDENTE. Invito l'Assemblea a prestare attenzione all'intervento del collega.

MAURIZIO TURCO. Non c'è bisogno dell'attenzione, basta il silenzio.
Presidente, ascoltando gli interventi, pare che sia una novità che in questo paese vi sia una violazione persistente dei diritti umani. Eppure, ancora il 1o dicembre del 2005 il Comitato dei ministri del Consiglio l'Europa, dove era presente anche il ministro della giustizia del nostro paese, riconosceva che il problema dei ritardi della giustizia in Italia è causa di numerose violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sin dal 1980. Non è un caso che in quegli anni, nel 1984, i partiti Radicale e Socialista, grazie all'impegno del Governo Craxi, riuscirono ad inserire addirittura in bilancio l'istituzione dell'Agenzia per i diritti umani. La putrefazione del sistema allora era appena agli inizi; oggi è arrivata ad un punto tale che lo stesso Consiglio d'Europa, appena due mesi fa, alla presenza dei ministri della giustizia di tutti i paesi che fanno parte di questo organismo internazionale, ha dichiarato che le principali mancanze strutturali del sistema italiano, russo ed ucraino sono causa di numerose e ripetute violazioni della Convenzione dei diritti dell'uomo e costituiscono una grave minaccia per il principio della supremazia del diritto nei tre paesi.
Siamo di fronte al fatto che è la stessa giustizia di questo paese, che è stata richiamata quale baluardo per il rispetto Pag. 42dei diritti umani fondamentali, a mettere in crisi ed a violare essa stessa questi principi. Quindi, siamo non solo favorevoli all'istituzione di questa Agenzia - l'aspettavamo da oltre vent'anni, era una necessità allora ed oggi è qualcosa di poco più che simbolico -, ma quello che serve e ci viene chiesto da tutte le istituzioni internazionali, a cominciare dal Consiglio d'Europa, è una profonda riforma del sistema giudiziario e della giustizia in genere, che oggi è alla base della violazione dei diritti umani in questo paese e che nessuna Agenzia potrà mai sanare (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, oggi esaminiamo il complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 2, il cuore del provvedimento in oggetto.
È noto che noi dell'UDC siamo favorevoli all'istituzione di un'autorità garante dei diritti umani e delle persone private della libertà personale, ma è altresì noto - com'è stato evidenziato nel dibattito in Commissione e come traspare dagli emendamenti che abbiamo presentato - che vorremmo una figura istituzionale, un'autorità con compiti chiari, non confondibili con la funzione giurisdizionale, che è diversa. Inoltre, tale autorità deve poter svolgere un'attività di promozione culturale e di tutela dei diritti - sinteticamente disciplinati dagli articoli 2 e seguenti della Costituzione - che implicano una molteplicità di manifestazioni nell'ambito della nostra comunità nazionale.
A tal fine abbiamo posto una serie di questioni: in primo luogo, non vi può essere promiscuità, sotto il profilo dell'esercizio di funzioni, tra l'autorità garante e la magistratura. Se il cittadino assume che un'amministrazione, un privato abbia leso un suo diritto fondamentale, può tutelare il suo diritto, la sua situazione giuridica soggettiva davanti sia all'autorità giudiziaria, sia al garante; in ogni caso, non è possibile che ricorra contemporaneamente ad entrambi. Ciò, infatti, anche sul piano dei procedimenti giurisdizionali comporterebbe sostanzialmente una confusione, che non servirebbe a nessuno.
Questa è una delle questioni che abbiamo segnalato in Commissione e che è stata recepita attraverso la presentazione di un nostro emendamento, che prevede l'alternatività fra il rimedio giurisdizionale rispetto a quello rivolto al garante.
Attraverso la seconda questione sollevata e recepita in un altro emendamento, abbiamo messo in evidenza la non sufficienza della semplice segnalazione: altrimenti, si rischierebbe di appesantire, intasare il lavoro dell'autorità garante. Colui che si rivolge al garante perché ritiene che sia stato posto in essere un atto discriminatorio, lesivo di un suo diritto fondamentale, deve specificarne le ragioni - ancorché in forma diversa dai ricorsi di natura giurisdizionale - e sottoporre la sua segnalazione al rispetto di condizioni di procedibilità, che poi il garante stabilirà. Infatti il rischio consiste nell'intasare, a seguito di un eccessivo numero di segnalazioni, l'attività del garante che, in tal modo, non sarebbe più nelle condizioni di svolgere le funzioni fondamentali a lui assegnate.
Ho voluto citare questi due aspetti per evidenziare che, anche a seguito della riduzione del numero dei componenti, questo articolo 2 diventa ancor più determinante perché cambia anche la natura, la funzione e l'organizzazione dell'autorità. Quindi, si tratta di un tema delicato: ci auguriamo che le proposte che noi abbiamo formulato vengano accolte dall'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, dico subito che siamo d'accordo con l'istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani, prevista dal capo 1 del provvedimento in esame. Ovviamente, in seguito passeremo ad esaminare la figura del garante dei diritti delle persone detenute Pag. 43o private della libertà personale, prevista all'articolo 2.
Pur condividendo l'istituzione della Commissione, quest'ultima ci sembra un po' troppo demagogica e pletorica.
Ritengo che la libertà di critica debba essere consentita. Siamo di fronte ad una realtà simile a quella di un contesto familiare, nel quale magari un genitore parla tutto il giorno ai figli di Kant, di Hegel, di Vico e di altri filosofi, ma ad un certo punto il bambino più piccolo si rivolge al padre dicendo:«Hai ragione con tutta questa filosofia, ma cosa mangiamo adesso?».
Con tale articolo si attribuisce alla Commissione una competenza da tuttologo, perché va dalla promozione della cultura negli asili nido e nelle scuole materne, fino all'università della terza età, come si evince dalla lettera a) del comma 1. Alla lettera l) si prende in considerazione invece l'istituzione di borse di studio e di ricerca concernenti le tematiche della tutela dei diritti. Mi sembra che si voglia fare di tutta l'erba un fascio, che con questa demagogia e pletoricità dell'articolo 2 non si voglia far funzionare la commissione prevista nelle risoluzioni dell'ONU, dalle quali peraltro si evince che siamo uno degli ultimi paesi ad istituirla. Essa deve funzionare, altrimenti per quale ragione la istituiamo? Non dobbiamo farlo soltanto per poter dire che siamo bravi, ma vogliamo che essa funzioni realmente. Quando affermiamo che questa Commissione deve esprimere i pareri su tutta l'attività del Governo e del Parlamento rispetto alle questioni dei diritti umani, diciamo di tutto e di più, ma anche che questa commissione non farà niente! Quando affermiamo che, ai fini della reciprocità, il Governo e il Parlamento devono sottoporre a questa commissione tutti i progetti e gli atti legislativi che possono avere una incidenza su tali diritti, vogliamo che tale commissione non funzioni assolutamente. Quando affermiamo che essa deve redigere codici di deontologia e di buona condotta, pronunciamo parole al vento, non ne concretizziamo il lavoro.
Se vogliamo che questa Commissione funzioni veramente, dobbiamo approvare molti emendamenti che ne riducano le competenze, ai fini di una maggiore concretezza, altrimenti ci prendiamo in giro e prendiamo in giro il popolo sovrano.
Ci dovete consentire questa possibilità di critica, in quanto siamo favorevoli all'istituzione di tale organismo, ma vogliamo che la sua attività sia seria, diversamente da quanto si evince dall'attuale testo dell'articolo 2.
In Italia, i diritti umani e delle persone detenute o private della libertà personale sono calpestati tutti i giorni. Noi socialisti riformisti ci teniamo a sottolineare che nelle nostre carceri viene ancora esercitata la tortura; persone che poi hanno fatto il ministro hanno perpetrato per anni tali comportamenti. Vogliamo che questa commissione sia istituita, ma vogliamo anche che essa svolga un'attività concreta quanto a competenze e sia realizzabile.
Il comma 3 dell'articolo 2 prevede inoltre che con apposito regolamento, adottato dalla Commissione entro due mesi dalla sua costituzione, devono essere disciplinate l'organizzazione interna e le modalità di funzionamento. Come potrà tale organismo provvedere in tal senso con questa pletoricità di competenze? Diamo letteralmente i numeri: invece che di due, potremmo fissare un termine di quattro o di otto mesi, tanto siamo consapevoli che la commissione non riuscirà a fare assolutamente nulla.
Poi si stabilisce anche che la commissione deve avere contatti con gli organismi internazionali di pari grado. Quindi, siamo di fronte a tre commi contenenti un mucchio di lettere e pieni di demagogia, che sembrano fatti apposta per non far funzionare l'organismo che si intende istituire. Probabilmente, approvando molti degli emendamenti presentati, riusciremo a attribuire ad esso una maggiore concretezza.
Per dirla, come ho iniziato, con quel bambino, che è il più saggio della famiglia e che dice al padre:«Sì, va bene, ma adesso che cosa mangiamo concretamente?», che cosa facciamo, quali compiti Pag. 44attribuiamo a questa Commissione? In conclusione, occorre dire basta alla demagogia diffusa e alla pletoricità di un articolo 2 che, lasciato così, non funzionerà mai: faremmo l'ennesimo carrozzone che non servirà a nessuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Presidente, colleghi, noi voteremo a favore dell'articolo 2 e del provvedimento nel suo complesso: lo diciamo subito per evitare possibili sospetti, peraltro espressi in maniera non giustificata.
Siamo favorevoli all'articolo 2 perché esso risponde ad esigenze di carattere internazionale. La commissione deve essere istituita - vi sono convenzioni internazionali che lo prevedono - e i compiti che ad essa vengono affidati non sono né più né meno quelli che debbono esserlo, cioè sostanzialmente di promozione culturale e di verifica.
Semmai, ci si potrebbe chiedere se questi compiti siano tali da qualificare la commissione anche come un'autorità garante, cioè se sotto il profilo dei poteri autoritativi essa abbia o meno i poteri propri delle autorità garanti. Tuttavia, non vi è alcun dubbio che i compiti ad essa affidati dall'articolo 2 siano esattamente quelli che debbono esserlo ad una commissione di questo genere.
Perciò, noi dell'Italia dei valori, a differenza di quanto abbiamo sentito esprimere dall'opposizione, siamo pienamente favorevoli all'articolo 2, come lo siamo sul provvedimento nel suo complesso, una volta che è stata modificato nel senso da noi richiesto, cioè di non attribuire compiti che possano essere in conflitto o in contrasto, anche potenziale, con quelli dell'autorità giudiziaria: né la commissione né il garante dei diritti dei detenuti hanno questi compiti, quindi siamo favorevoli all'articolo 2 e a proseguire la discussione.

PRESIDENTE. Non essendo...

GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. No, onorevole, non posso darle la parola, perché è già intervenuto...

GABRIELE BOSCETTO. Vorrei soltanto rispondere brevemente al collega Boato...

PRESIDENTE. È inusuale, non può farlo. No, la prego, onorevole Boscetto...

GABRIELE BOSCETTO. Posso intervenire a titolo personale?

PRESIDENTE. No, lei non può intervenire due volte nella stessa discussione!

GERARDO BIANCO. Può intervenire per una sola volta!

GABRIELE BOSCETTO. Vi è stato un garbato appunto, volevo fargli (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Apprezziamo le sue manifestazioni di garbo, però se fossero rinviate...!
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GRAZIELLA MASCIA, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Santelli 2.20, nonché sul subemendamento Mellano 0.2.503.2, purché riformulato.
La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 2.500, 2.501, 2.502 e 2.503, mentre formula un invito al ritiro di tutte le altre proposte emendative presentate all'articolo 2, altrimenti il parere è contrario, sottolineando, però, che l'emendamento Mazzoni 2.70 trova i suoi contenuti nelle riformulazioni della Commissione, sulla base del lavoro svolto all'interno del Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 45

ALBERTO MARITATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cota 2.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, colleghi, dell'emendamento 2.1, a firma dei colleghi Cota e Stucchi, ci interessa soprattutto la seconda previsione del secondo capoverso, riferita all'articolo 3, dal tenore: «comma 3, sopprimere le parole: come previsto dall'articolo 2, comma 1, lettera g),». Tale proposta è importante perché la lettera g) del primo comma dell'articolo 2 indica, tra i compiti della Commissione, quello di «ricevere dagli interessati o dalle associazioni che li rappresentano segnalazioni relative a specifiche violazioni o limitazioni dei diritti di cui al comma 1 dell'articolo 1 e provvedere sulle stesse ai sensi dell'articolo 3».
Al riguardo, l'onorevole Boato non si accorge, a volte, di entrare, per così dire, a gamba tesa; gli sembra forse di entrare a ginocchio flesso ma, quando definisce squallide le argomentazioni altrui, beh!, ammetterà che ciò non esprime il massimo del garbo parlamentare. Ma io non sono uno che si impressiona né delle parole né dei toni: vado alla sostanza...

MARCO BOATO. Io non sono stato!

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. No. Ci avete accusato di aver parlato con riferimento al terzo mondo, quando nessuno ha detto esattamente questo. Noi affermiamo semplicemente che l'ONU ha evidentemente considerato le situazioni di allarme riguardo alla violazione dei diritti. Mi permetterete di dichiarare, ad onore del mio paese, che non ritengo che avesse essenzialmente d'occhio situazioni quali quella dell'Italia che, pur con tutte le insufficienze e le carenze, si colloca tra i paesi ormai ben 'cresciuti' nella cultura dei diritti umani. Diritti che l'Italia, infatti, in ogni ambito - dalla legislazione ai gangli amministrativi, al ceto politico e dirigente, alla cultura diffusa -, si sforza di rispettare. Guardiamo piuttosto ad altri paesi, che non sono tutti del terzo e del quarto mondo; no, sono piuttosto, talvolta, del primissimo mondo, di quelli che hanno un grande sviluppo, un'esplosione economica, anche in queste settimane, in questi mesi e che però se ne 'infischiano' ampiamente dei diritti civili.
Ciò detto, chiusa questa ampia parentesi, torno al merito della proposta. Quando si prevede la soppressione di questo punto, si mette a fuoco una contaminazione di competenze, una sovrapposizione di competenze e di poteri tra l'istituenda Commissione e la magistratura. Dianzi, infatti, mi sono permesso di osservare - a mio avviso, con rigore sistematico - che, quando si pongono questioni attinenti a diritti individuali e soggettivi violati, la competenza è prettamente della magistratura. Noi assegniamo a questa Commissione - alla quale ribadisco che, in linea generale e di principio, non saremmo contrari - la trattazione di casi o diffusi, generali, che riguardano comunità, ovvero molto eclatanti ed emblematici. Quando, invece, nel testo si prevede che essa possa ricevere dagli interessati le segnalazioni di specifiche violazioni di diritti, si entra nella pretta competenza della magistratura.
Quindi, noi siamo interessati a questo emendamento non tanto per la sua previsione iniziale soppressiva dell'articolo 2 quanto per la previsione finale, laddove interviene sull'inopportuna sovrapposizione delle competenze tra l'istituenda Commissione e la precipua competenza della magistratura in tale campo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

Pag. 46

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, noi non abbiamo presentato alcun emendamento soppressivo e non voteremo a favore dell'emendamento a firma dei colleghi Cota e Stucchi. Ciò dimostra la volontà, da parte nostra, di proseguire l'esame del provvedimento e rivela altresì, d'altra parte, la volontà di sfrondarlo di tutta una serie di elementi che, a nostro avviso, lo appesantiscono e risultano in sostanza negativi.
Dunque, mi domando per quale ragione il collega Boato, che tanto stimo, abbia avuto parole di risentimento nei nostri confronti quando siamo intervenuti sul complesso degli emendamenti.

MARCO BOATO. Ma non erano parole rivolte nei suoi confronti. Ho citato Alleanza Nazionale e la Lega!

GABRIELE BOSCETTO. Prendo atto di questa precisazione, ma vorrei solo dire che i nostri emendamenti sono stati presentati in Commissione e ripresentati anche in Assemblea semplicemente per migliorare il testo, non certo per bloccarlo, affinché esso abbia un percorso parlamentare volto alla sua definizione.
D'altro canto, abbiamo dato prova di questa nostra buonissima volontà, approvando l'articolo 1, ma soprattutto, nell'ambito di quell'articolo, approvando le modalità di elezione dei componenti la Commissione con una norma generica, che potrebbero creare, come ricordato dalla collega Santelli, preoccupazioni, che comunque abbiamo affidato alla reciproca comprensione delle parti politiche della maggioranza e dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento 2.1 a firma degli onorevoli Cota e Stucchi e interverrò su tutti gli altri emendamenti, perché è mia premura sottolineare che questo articolo, che riguarda la competenza della Commissione, appare «ictu oculi» anacoluto. È anacoluto perché non si riesce ad avere una determinazione completa e una linea di confine tra ciò che è possibile fare e ciò che non si può fare. In riferimento proprio all'emendamento Cota 2.1...

PRESIDENTE. Avverto che i gruppi della Lega Nord Padania e dell'UDC hanno esaurito i tempi a loro disposizione, compresi quelli aggiuntivi concessi dalla Presidenza, in ragione di un terzo rispetto a quelli fissati nell'ambito del contingentamento. Tuttavia, conformemente alla prassi, la Presidenza concederà la parola per dichiarazione di voto ai deputati di tali gruppi che ne facciano richiesta, per circa due minuti.

MATTEO BRIGANDÌ. Sono già trascorsi?

PRESIDENTE. Sono già trascorsi.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiederò la parola sul prossimo emendamento. Grazie.

PRESIDENTE. Avverto che i nostri lavori proseguiranno fino alle 13,45 per riprendere alle 15, con votazioni.
Avverto altresì che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 321
Astenuti 128
Maggioranza 161
Hanno votato
54
Hanno votato
no 267).Pag. 47

Passiamo all'emendamento Mazzoni 2.70, sul quale vi è un invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzoni 2.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

ERMINIA MAZZONI. Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
L'onorevole Mazzoni ha facoltà di parlare.

ERMINIA MAZZONI. Grazie, signor Presidente. Ho fatto interrompere la votazione, perché credo che sia opportuno concedere uno spazio, anche soltanto di due minuti, per svolgere alcune riflessioni insieme all'Assemblea. Questo emendamento era stato presentato perché anche noi dell'UDC nutrivamo la preoccupazione di una definizione troppo generica delle competenze affidate alla Commissione.
A questa preoccupazione univamo anche un'ulteriore e più sensibile timore rispetto al meccanismo procedurale previsto dal successivo articolo 3. Quindi, avevamo pensato di riformulare in maniera più dettagliata le competenze assegnate alla Commissione, sottraendo alla stessa i poteri sanzionatori e, quindi, eliminando completamente il meccanismo procedimentale abbozzato nell'articolo 3, per evitare conseguenze di disequilibrio rispetto al sistema delle garanzie attualmente esistente.
Nel corso dei lavori in Commissione gli argomenti da noi posti con questo emendamento sono stati ritenuti apprezzabili da parte dei componenti la Commissione, la quale ha riscritto completamente l'articolo 3 ed ha proceduto alla riformulazione, con emendamenti che esamineremo successivamente, di parti significative dell'articolo 2.
In conseguenza di questo lavoro e, soprattutto - vorrei precisarlo -, in conseguenza dell'avvenuta modifica del testo dell'articolo 1, con l'inserimento della previsione secondo la quale i diritti umani cui facciamo riferimento sono quelli individuati all'interno della nostra Carta costituzionale, ritengo di poter ritirare il mio emendamento 2.70 perché credo sia assorbito dalla modifica già intervenuta all'articolo 1 e dalle successive modifiche che esamineremo come emendamenti della Commissione.

PRESIDENTE. Devo comunicare un dato tecnico, ringraziando l'onorevole Mazzoni per il suo intervento, la cui richiesta, peraltro, se fosse stata tempestivamente avanzata, non avrebbe generato l'inconveniente tecnico.
La votazione non è revocata ma annullata.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, ritengo di far mio - se possibile e se il regolamento lo consente - l'emendamento Mazzoni 2.70 e chiedo che venga votato per parti separate. Se posso farlo mio, chiedo di parlare per dichiarazione di voto, altrimenti...

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, soltanto un presidente di gruppo può far proprio un emendamento.
Prendo atto che il vicepresidente del gruppo della Lega Nord Padania fa proprio l'emendamento Mazzoni 2.70. Quanto alla richiesta di votazione per parti separate...

MATTEO BRIGANDÌ. Presidente, posso parlare?

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, intende ancora intervenire... Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 48

MATTEO BRIGANDÌ. Presidente, volevo soltanto spiegare per quale motivo intendo chiedere la votazione per parti separate. Dopo il «Conseguentemente», - la parte che recita «al comma 2 sostituire la parola: competenza con attività» è sostanzialmente il riassunto di quello che ho detto nell'intervento precedente, ampiamente criticato - la parte che recita «al comma 3, sostituire la parola: due con la seguente: sei» mi pare un po' contraddittoria, perché se una cosa è semplice il regolamento si può fare in tempi brevi. Infine, quanto alla soppressione dell'articolo 3, sono perfettamente d'accordo. Quindi, ciò evidenzia la possibilità di un atteggiamento diverso che credo anche il mio gruppo esprimerà. Per questo motivo, chiedo che la votazione dell'emendamento Mazzoni 2.70 si svolga per parti separate.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Mazzoni 2.70, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo della Lega Nord Padania, fino alle parole: «tutela dei diritti umani», non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 326
Astenuti 130
Maggioranza 164
Hanno votato
71
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Leddi Maiola, Lenzi e Lovelli non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Comunico che, essendo stata respinta la prima parte dell'emendamento 2.70, risulta preclusa la parte consequenziale.
Passiamo all'emendamento Boscetto 2.61, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro. Prendo atto che i presentatori non vi accedono.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo a sostegno dell'emendamento Boscetto 2.61, perché, pur nella difficoltà di intervenire su una legge perfettamente inutile - noi lo sappiamo e sappiamo che, detto onestamente, questi commi sono aria fritta, che serve semplicemente a giustificare l'istituzione di un'altra authority -, anche l'aria fritta può essere migliorata.
Ritengo che la formulazione proposta dai colleghi Boscetto e Santelli, con riferimento al comma 1, lettera c), sia migliore rispetto a quella della Commissione.
Stiamo impegnando il Parlamento - vorrei sottolinearlo - nella discussione di emendamenti su un testo che è perfettamente inutile e che comporta un aggravio di spese a carico del contribuente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, l'emendamento 2.61 dei colleghi Boscetto e Santelli è assolutamente da condividere. Il problema non è quello di essere favorevoli o contrari all'istituto in sé e per sé, ma riguarda la sua operatività.
L'emendamento propone, in sostanza, di sopprimere il periodo che recita: «Il Governo, a tal fine, sottopone alla Commissione i progetti di atti legislativi e regolamentari che possono avere una incidenza su tali diritti». Colleghi, in tal modo prevediamo che il Governo abbia l'onere di sottoporre a questa Commissione, come filtro preventivo, tutti i propri progetti di atti legislativi e regolamentari! Sicuramente si intasa di lavoro questa Commissione e si pone un onere al Governo - che credo debba sempre informare i suoi progetti, i suoi testi e le sue proposte, comunque, alla cultura della Pag. 49difesa, della tutela o, addirittura, dell'arricchimento dei diritti - sottoponendoli ad una specie di filtro preventivo da parte di questa Commissione, la quale viene sovraccaricata, probabilmente, di lavoro superfluo o comunque ridondante.
Non solo, ma quali atti possono avere un'incidenza su tali diritti? Mi volete dire quale atto legislativo o regolamentare, di qualche consistenza e dignità, non vada in qualche modo ad incidere su diritti fondamentali o, comunque, su diritti rilevanti della persona? Comunque, chi interpreta quali siano gli atti che incidono in maniera apprezzabile, giuridicamente e praticamente, sul patrimonio dei diritti umani del cittadino?
I diritti in questione sono i più vari, da quello ad un ragionevole tempo nelle risposte della pubblica amministrazione, alla parità di trattamento e all'equiparazione dei sessi rispetto al diritto: saranno centinaia di materie.
Vi pare possibile che imponiamo l'obbligo al Governo di sottoporre tutti i propri atti, ogni sorta di atto regolamentare - lo dico anche per chi governa attualmente, non solo per chi governerà in futuro - a questa Commissione, come filtro preventivo?
Riflettete: mi sembra un danno sia per la funzionalità della Commissione, che viene caricata di compiti impropri, inopportuni e ridondanti, sia per il Governo, che, in questa maniera, «impecettiamo» anche rispetto alle procedure che deve seguire.
Quindi, secondo me, l'emendamento dei colleghi Boscetto e Santelli dovrebbe essere approvato all'unanimità da parte di chi ha a cuore la sorte della Commissione e del buon governo.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, chiedo di sapere perché il mio emendamento 2.6, che precede quello in esame, non è stato esaminato.

PRESIDENTE. Perché non è stato segnalato, onorevole Cota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, inviterei il relatore e il Governo a riflettere su questa proposta emendativa.
Questo non è un emendamento di tipo ostruzionistico, è un emendamento che tende ad evitare che si crei confusione fra competenze e che si possa alterare l'interpretazione di questo istituto.
Quando si dice che il Governo sottopone alla Commissione i progetti di atti legislativi e regolamentari che possono avere una incidenza sui diritti da essa garantiti si pone ovviamente una sorta di vincolo reale al Governo. Una volta preparato un progetto di un atto legislativo o regolamentare, il Governo ha l'obbligo di farli avere a questa Commissione. Tutto ciò per fare cosa? Per avere un parere? Per verificare la congruità?
In più, come ha già detto il collega Benedetti Valentini, parlare di atti legislativi e regolamentari che possano avere incidenza sui diritti umani è quanto di più vago si possa immaginare. Cosa vuol dire? In quali materie? Con quali specificità?
Stiamo attenti a non creare un mostro che potrebbe comportare grandi problemi. Questa Commissione opererà ovviamente delle verifiche sulla base della Convenzione dei diritti dell'uomo. Il sistema dovrebbe diventare il seguente: il Governo sottopone necessariamente alla Commissione di garanzia in sostanza buona parte delle sue proposte legislative e regolamentari. Quest'ultima opera una verifica preventiva e poi finalmente si arriva in Parlamento. Abbiamo quindi istituito una sorta di istituto di mezzo. Che i tecnici non se ne abbiano a male per il paragone abbastanza azzardato, ma si configura una sorta di Corte costituzionale preventiva.
Come ricordava prima il collega Boato, anche noi non avevamo contrarietà all'istituzione della Commissione nazionale dei diritti umani, ma credo che tutte quelle parti che possano costituire fonte di problema o comunque di equivoco vadano Pag. 50risolte. Venendoci incontro in termini di volontà e comprendendo le ragioni di tutte le parti, che in questo caso non sono di tipo ostruzionistico, come è stato riconosciuto anche in Commissione, chiederei, se possibile, una rivalutazione da parte del relatore e del Governo rispetto a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Questo dialogo parlamentare è importante e anche positivo, perché mi permette di ricordare in quest'aula - ovviamente una cosa sono i lavori della Commissione e un'altra quelli dell'Assemblea - che avevamo già fatto questa discussione nel Comitato dei nove, in particolare proprio con i colleghi di Forza Italia, cui ho sempre dato atto di un atteggiamento costruttivo in questa materia. Proprio per questo motivo la relatrice, nel dare il proprio parere, si è pronunciata favorevolmente sul successivo emendamento Santelli 2.20, che sostituisce la parola «sottopone» con la seguente: «trasmette», eliminando quella situazione che potrebbe apparire perfino di subordinazione, non condivisibile.
Mi permetto di suggerire nuovamente di ritirare questo emendamento perché voteremo tutti insieme, spero, l'emendamento Santelli 2.20.
Voglio poi ricordare che nel progetto di legge presentato dal gruppo di Forza Italia al Senato vi sono norme assolutamente analoghe al comma 1 dell'articolo 2, lettere a), b) e c). Anzi, per essere più espliciti, quel progetto di legge è più forte, perché la lettera c) recita addirittura: «segnalare le situazioni distorsive derivanti da provvedimenti legislativi al Parlamento e al Presidente del Consiglio». Quindi, mentre noi facciamo genericamente riferimento, come è giusto che sia, ad un parere che può essere dato o meno al Governo e al Parlamento da parte di questa Commissione, il progetto di Forza Italia al Senato prevede la segnalazione di situazioni distorsive, cosa, francamente, molto più forte.
Credo che se l'emendamento 2.61 verrà ritirato o comunque non sarà approvato, voteremo opportunamente l'emendamento Santelli 2.20, che ho più volte citato e risolve bene la questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Come ha ricordato l'onorevole Boato, in Commissione abbiamo sviluppato una riflessione su questo argomento, tanto da giungere alla conclusione di condividere l'emendamento successivo, con il quale si sostituisce la parola «sottopone» con la parola «trasmette».
Credo che le preoccupazioni dell'onorevole Santelli siano serie, ma ritengo che, rileggendo il testo nella sua interezza, possano essere tacitate, essendo chiari i compiti della commissione. Essa ha il compito di formulare proposte e raccomandazioni al Governo, per le questioni di sua competenza, che riguardano la tutela dei diritti fondamentali della persona, così come previsti dalla Carta costituzionale e dei trattati, di cui l'Italia è parte. C'è, quindi, un perimetro abbastanza individuabile. Nell'attività di proposta e di raccomandazione, non è insito anche un potere di condizionamento dell'attività di Governo, né tanto meno di inibizione di tale attività e non ci sono tempi di attesa. Il Governo darà corso alla sua attività legislativa, così come è previsto di norma, ma avrà cura di trasmetterla alla commissione, affinché questa possa svolgere il suo compito di formulare raccomandazioni e dare suggerimenti in merito a quel determinato iter legislativo, di cui il Governo potrà tenerne conto o meno, a seconda della sua sensibilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 51

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato
185
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli 2.20, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 449
Astenuti 8
Maggioranza 225
Hanno votato
446
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Marinello, Leddi Maiola e Lenzi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.



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