TURCO, BELTRANDI, D'ELIA e PORETTI. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:
il 6 gennaio 2008 il sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, richiesto di informare l'opinione pubblica dei motivi per i quali l'inceneritore di Terni fosse spento, ha dichiarato: «Lo sciagurato provvedimento che ha eliminato gli incentivi "Cip 6" dal sistema di trattamento dei rifiuti rende più conveniente sistemare i rifiuti in discarica che non bruciarli. Unicamente per questo motivo l'inceneritore dell'Asm di Terni è temporaneamente spento ... Questa normativa va cambiata perché serve solo alle ecomafie e perché sembra fatta apposta per impedire una soluzione moderna, ambientalmente e socialmente compatibile ...»;
negli ultimi due anni l'informazione sul CIP 6 e l'opinione generale degli italiani su di esso è stata che il grosso delle risorse era (malamente!) finito ai petrolieri ed agli inceneritori di rifiuti, invece che alle fonti energetiche rinnovabili, con una maggiore spesa dell'utenza di 30 miliardi di euro; anche il Ministro interrogato ha sostenuto la necessità di superare il CIP 6; ora si scopre che serve a non alimentare le ecomafie -:
se risultino al Governo elementi per i quali potrebbe essere più conveniente smaltire la «materia prima» dell'inceneritore, peraltro già pagata dall'utenza, in discarica, piuttosto che utilizzarla per la produzione di energia elettrica, che sarebbe comunque pagata, sia pure a tariffa minore, come si desume dalle parole del sindaco di Terni;
per quali motivi gli inceneritori di rifiuti debbano godere del CIP 6 pur non essendo, per la gran parte, gestiti da imprese private, ma da aziende in mano pubblica, che ricevono la materia prima da altre aziende in mano pubblica e che dovrebbero avere come obiettivo non il lucro, ma il miglior servizio possibile al minor costo possibile.
(4-06077)