Interventi su progetti di legge in Assemblea

On. Maurizio TURCO

Seduta n. 24 di giovedì 26 giugno 2008

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

Seduta n. 40 di martedì 22 luglio 2008

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO Signor Presidente, già dalla scorsa legislatura l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas aveva richiesto un adeguamento del personale impiegato presso i propri uffici. Ricordo che l'Autorità ha la finalità di assicurare, nei settori di sua competenza, la promozione dellaconcorrenza e dell'efficienza, adeguati livelli di qualità dei servizi, un sistema tariffario certo e trasparente, la tutela degli interessi degli utenti e dei consumatori. Ancora negli ultimi tempi, ad essa sono stati inoltre conferiti compiti aggiuntivi a livello sia nazionale sia internazionale, in materia di definizione di tariffe elettriche agevolate in favore dei clienti domestici economicamente svantaggiati, di attuazione delle disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia e di ricerca di sistema nel settore elettrico (con riguardo in particolare all'attribuzione di funzioni sostitutive del Comitato di esperti di ricerca per il settore elettrico), di svolgimento di una funzione para-giurisdizionale per la risoluzione delle controversie fra produttori di energia e gestori di rete mediante decisioni vincolanti tra le parti. Da ultimo, il decreto-legge n. 112 del 2008 al nostro esame, all'articolo 81, comma 18, ha posto in capo all'Autorità una funzione di vigilanza circa il divieto imposto agli operatori economici di settore di traslare sui prezzi al consumo l'onere derivante dalla maggiorazione di imposta prevista per gli stessi. Vi è, infine, tutto un capitolo che riguarda la collaborazione con la Guardia di finanza, in quanto uno dei compiti essenziali dell'Autorità è quello di svolgere un'attività ispettiva e di vigilanza nei confronti dei soggetti regolati. L'Autorità per l'energia elettrica ed il gas aveva originariamente un contingente massimo di personale fissato in 120 unità, di cui 80 di ruolo e 40 a tempo determinato. Successivamente, per effetto del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, di recepimento di direttive comunitarie, sono stati incrementati funzioni e compiti dell'Autorità. Attualmente essa conta su 180 unità, di cui 120 di ruolo e 60 a tempo determinato. L'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, a differenza di tutte le altre autorità, è l'unica autofinanziata: essa non percepisce infatti alcun contributo né grava in alcun modo sul bilancio dello Stato, in quanto la sua stessa legge istitutiva prevede un sistema di completo autofinanziamento tramite un contributo - di importo non superiore all'1 per mille dei ricavi dell'ultimo esercizio - da parte degli operatori economici dei settori dell'energia elettrica e del gas. Sicuramente, una delle mancanze, forse, dell'Autorità è costituita dal fatto che si è mossa in un'ottica di un'efficiente gestione delle risorse: infatti ha sempre contenuto, negli ultimi quattro anni, la misura dell'aliquota allo 0,3 per mille, rispetto al richiamato limite dell'1 per mille previsto dalla legge istitutiva. Con questo ordine del giorno si chiede al Governo di dotare di 20 unità aggiuntive il personale impiegato, di provvedere a stabilizzare il personale a tempo determinato e, soprattutto, di valutare l'opportunità di stipulare un'apposita convenzione con la Guardia di finanza che consenta all'Autorità di avvalersi di personale particolarmente qualificato per lo svolgimento delle specifiche incombenze che il competente personale della Guardia di finanza, eventualmente collocato in posizione fuori ruolo, possiede in massimo grado.

Seduta n. 73 di martedì 28 ottobre 2008

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/1441-quater/14.

Seduta n. 85 di giovedì 13 novembre 2008

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, signor sottosegretario la sua motivazione non regge: il parere negativo è un diritto del Governo, non c'è dubbio. Peraltro alle ore 15,30 il Consiglio dei ministri è riunito per approvare la nota di variazione al bilancio dello Stato. Credo che ci sia un profondo equivoco in quello che lei ha detto per giustificare il parere negativo. Stiamo parlando della gestione della quota annuale a diretta gestione statale. Avete appena distolto 60 milioni di euro da questa quota...

Maurizio TURCO Come grazie?

Maurizio TURCO Ma non mi sembra che sia uguale per tutti. Abbiamo appena sentito interventi che duravano tre minuti!

Seduta n. 89 di mercoledì 19 novembre 2008

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/1802/14 ha a che fare con le condizioni di stabilizzazione dell'Afghanistan per il raggiungimento di adeguati livelli di sicurezza per la popolazione attraverso il controllo del territorio e un livello di sufficiente sviluppo economico e di promozione sociale. Sappiamo che per ottenere questi risultati, come peraltro è previsto nelle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia, è importante la definizione di un'efficace strategia di riconversione delle coltivazioni illegali di oppio. Il ruolo del nostro Paese può essere importante; infatti, non per grandi meriti, ma solo perché siamo i più importanti contribuenti, abbiamo diritto ad occupare il posto di direttore dell'agenzia dell'ONU contro il crimine e la droga. Purtroppo, nel passato, direttore è stato l'ex senatore Giuseppe Arlacchi, colui che era convinto che in dieci anni era possibile cancellare le coltivazioni illegali di droga dal pianeta, arrivò al punto di finanziare i talebani per un progetto di questo tipo, finanziò anche gli iraniani, ma né in Iran, né in Afghanistan e in nessuna parte del mondo, una qualsiasi strategia di eradicazione o di riconversione delle coltivazioni illegali di oppio ha avuto fortuna. Ce lo ricorda peraltro l'attuale direttore dell'Agenzia dell'ONU contro il crimine e la droga, il dottor Antonio Costa, il quale ha sostenuto che l'eradicazione è stata inefficiente in termini di risultati, ma molto costosa in termini di vite umane. Vi è un conflitto all'interno del conflitto afgano che è relativo alla lotta alla droga. Qui non si propone la legalizzazione del mercato illegale della droga, il cui monopolio è attualmente nelle mani della criminalità. Chiediamo al Governo di impegnarsi a sostenere nelle sedi internazionali competenti ogni iniziativa volta ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio. Questo sarebbe possibile, così come lo è stato in passato, per esempio, in Turchia, dove esistono vaste estensioni di coltivazioni legali di oppio destinate per esempio alla terapia contro il dolore. Il Governo italiano, anche attraverso il dottor Antonio Costa, attuale direttore dell'Agenzia dell'ONU contro il crimine e la droga, avrebbe la forza di sostenere questa iniziativa per introdurre all'interno del conflitto afgano un momento in cui, attraverso questi programmi, si possa togliere almeno la forza economica che deriva dal controllo del territorio a coloro che dalla coltivazione illegale dell'oppio ricavano potere e ricchezza. Mi auguro che il Governo possa sostenere e sostenga questo nostro ordine del giorno.

Maurizio TURCO Signor Presidente, sono rimasto davvero sorpreso dal parere contrario del Governo su un ordine del giorno che chiede di sostenere, nelle sedi internazionali, competenti iniziative volte ad individuare strategie efficaci di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio. Chi è che in Afghanistan si occupa della coltivazione e del commercio illegale di oppio? In Afghanistan si occupano della commercializzazione e della coltivazione dell'oppio i talebani. Peraltro, il direttore dell'agenzia dell'ONU contro il crimine e la droga, nominato nel 2004 dal Governo Berlusconi, il dottor Antonio Costa, sostiene che l'eradicazione, l'unica politica alternativa alla coltivazione legale, è stata inefficiente in termini di risultati, ma molto costosa in termini di vite umane. Parrebbe, anzi, è così, che il Governo voglia lasciare il monopolio della coltivazione, della commercializzazione e del traffico alla criminalità politica e comune, che in Afghanistan è rappresentata dai talebani, da coloro, cioè, che sparano su nostri soldati. Trovo che ciò evidenzi una grande contraddizione, una miopia politica assoluta in termini di una proposta di buonsenso, in un campo come quello della politica estera e su un territorio come quello afghano, dove sappiamo benissimo, ma da decenni, non da adesso, che il problema dei problemi è la coltivazione e il commercio illegale di oppio, perché da quel territorio proviene il 90 per cento dell'eroina consumata nei Paesi occidentali. È molto chiedere al Governo di impegnarsi a sostenere ogni iniziativa volta al contrasto della coltivazione e del commercio illegale di oppio? Noi crediamo di no! Spero, signor sottosegretario, che lei riveda la posizione contraria che ha espresso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 97 di mercoledì 3 dicembre 2008

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, questo ordine del giorno è simile all'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1891/26. Riteniamo, perlomeno, contraddittorio che i commissari che dovrebbero attuare il piano di rientro della spesa sanitaria siano nominati da coloro che sono stati responsabili dei dissesti sanitari regionali. È ancora peggio che i sub-commissari siano nominati dal Consiglio dei Ministri. In altri termini, si vuole restare nell'ambito delle nomine politiche, cosicché ciò che sinora è stato responsabilità di alcuni esponenti o istituzioni continui ad essere la copertura per continuare a fare quello che si è fatto sino ad oggi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 118 di mercoledì 21 gennaio 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, almeno nell'Unione europea quando si stipulano accordi con i Paesi dittatoriali viene prevista la clausola democratica: i fondi sono condizionati ad acquisire nuove libertà per i cittadini di quei Paesi. Qui stiamo semplicemente firmando un assegno in bianco ad un dittatore e alla sua corte.

Maurizio TURCO Signor Presidente, sto per dire all'onorevole Renato Farina che la contaminazione reciproca con un dittatore non è qualcosa che possa essere iscritta a questo Parlamento e al nostro Paese, che ha altre tradizioni, altri tipi di contaminazione.

Maurizio TURCO Signor Presidente, non è un Trattato di amicizia con la Libia e con i libici, non è un Trattato di amicizia con i cittadini, ma è un Trattato di amicizia con il dittatore e la sua Corte.

Maurizio TURCO Signor Presidente, il dittatore libico, del quale adesso abbiamo anche l'onore di avere una firma, e che siamo certi manterrà i patti, è lo stesso che ha sottoscritto con imprenditori italiani affari per miliardi che...

Maurizio TURCO Signor Presidente, il Trattato in esame vincola l'Italia a non concedere l'uso delle basi militari presenti sul nostro territorio, che sia finalizzato ad attacchi militari contro la Libia. Questo è in palese contrasto con quelli che sono gli impegni...

Maurizio TURCO Signor Presidente, si diceva che con questo accordo il dittatore si è impegnato a delle aperture verso i diritti umani: ma perché non gli avete chiesto di ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati...

Maurizio TURCO Signor Presidente, la chiusura di un contenzioso storico tenendo fuori tutti quei cittadini italiani che hanno maturato, nel corso degli anni, dei crediti miliardari nei confronti del dittatore non è la chiusura di un contenzioso ma ...

Maurizio TURCO Signor Presidente, nel momento in cui si tagliano di oltre il 50 per cento i fondi per la cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo, diamo 200 milioni di dollari all'anno per vent'anni al dittatore che grazie ad un'oculata politica...

Maurizio TURCO Signor Presidente, circa 200 milioni di euro l'anno per chiedere al dittatore Gheddafi di fare il poliziotto nel Mediterraneo. Saranno centinaia di migliaia coloro che continueranno a morire, ma noi avremo la coscienza pulita perché non li vedremo, non dovremo farcene carico, non dovremo pagare il prezzo di quel sangue.

Maurizio TURCO Signor Presidente, non esiste al mondo Trattato tra un Paese democratico e uno dittatoriale che non preveda una clausola democratica, che condizioni quel Trattato e quel denaro al rispetto dei diritti umani fondamentali nei confronti dei cittadini libici...

Maurizio TURCO Signor Presidente, c'è una clausola non scritta nel Trattato ed è quella che consentirà nei prossimi anni al dittatore Gheddafi di chiedere l'aumento, ovvero di riprendere ad inviare i clandestini che riterrà utili...

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi non siamo qui per difendere le nostre coscienze. Vorrei ricordare all'onorevole Stracquadanio che siamo qui per difendere i diritti dei cittadini libici contro gli interessi...

Maurizio TURCO Signor Presidente, questo Trattato è palesemente contrario a tutte le pronunce dell'Unione europea, sia del Consiglio dei ministri, sia della Commissione europea, sia del Parlamento europeo. È evidente che viola anche la stessa legalità costituzionale del nostro Paese...

Maurizio TURCO Signor Presidente, onorevole Bocchino, noi non ci rivolgiamo alle coscienze, ma alla politica. Le chiediamo di mantenere anche in quest'Aula la posizione del Partito Popolare Europeo nel Parlamento europeo, di condizionare agli sviluppi democratici il denaro che viene versato alle...

Maurizio TURCO Signor Presidente, non poniamo questioni di coscienza, ma di legalità. Quali sono le ragioni per le quali in questo Trattato internazionale non vi è la clausola democratica applicata dall'Unione europea in tutti i trattati tra l'Unione e i paesi dittatoriali...

Maurizio TURCO Signora Presidente, suggerisco di fare una telefonata al Vicepresidente della Commissione europea, l'onorevole Tajani, e spiegargli che in questi anni al Parlamento europeo ha sbagliato tutto insieme al Partito Popolare Europeo. Era una vostra bandiera! Era una vostra bandiera!

Maurizio TURCO Signor Presidente, la clausola democratica è condizione essenziale di tutti i Trattati europei. Ricordo che abbiamo sottoscritto il Trattato europeo e abbiamo il dovere di rispettarlo...

Maurizio TURCO Signor Presidente, questo vuol dire che il nostro Paese aprirà in seno all'Unione europea la questione di una nuova generazione di Trattati che non condizioneranno più alla clausola democratica gli accordi con i Paesi dittatoriali. È questo che vorremmo sapere...

Maurizio TURCO Signor Presidente, già in passato la Libia ha avuto soldi dal Governo italiano per impedire l'approdo degli immigrati clandestini. Questo è il prezzo di quegli accordi e quindi questo sarà il prezzo dei nuovi accordi. Rispetto a ciò noi non possiamo...

Maurizio TURCO Signor Presidente, anch'io insisto nel ricordare che stiamo violando non solo la nostra legalità, ma la legalità dell'Unione europea, della quale siamo partecipanti a pieno titolo; abbiamo quindi dei diritti, ma anche tanti doveri...

Maurizio TURCO Signor Presidente, anche la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la convenzione di Ginevra vengono violate attraverso questo accordo di amicizia. Questa è un'amicizia che costerà cara e di cui dovremo dare conto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, è anche una vergogna che in questo Parlamento si abbia una posizione e poi, in sede di Consiglio d'Europa e di Parlamento europeo, se ne abbia un'altra completamente diversa. Questi sono gli epigrammi che dovremmo scrivere nella vostra storia!

Maurizio TURCO Signor Presidente, vi è qualcuno in quest'Aula che ci possa rileggere le riserve che il regime libico ha posto all'articolo 2, sulla non discriminazione delle donne, e spiegare perché sono state accettate?

Maurizio TURCO Signor Presidente, volevo ringraziare anch'io il sottosegretario Mantica per la chiarezza espositiva ed anche per l'onestà con la quale ci ha rappresentato la fotografia di questo accordo cosiddetto di amicizia, che sarà molto utile in vista delle prossime iniziative politiche.

Maurizio TURCO Signor Presidente, è chiaro che deve essere un indennizzo equo, altrimenti ci troveremmo di fronte a delle situazioni discriminatorie. Non sappiamo nemmeno da chi verranno poi attuate queste scelte, rispetto ai diversi soggetti che dovrebbero averne diritto nello stesso modo.

Maurizio TURCO Signor Presidente, anche l'università di Tripoli è stata costruita da un imprenditore italiano che aspetta da vent'anni di vedere riconosciuto il proprio onorario. Naturalmente questo al Governo non interessa. Cerchiamo in qualche modo di porre riparo a queste dimenticanze.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorremmo anche capire quali saranno i criteri di ripartizione, visto che non vi è un equo riconoscimento degli indennizzi che sono dovuti a queste persone.

Maurizio TURCO Signor Presidente, prima o poi dovremo capire perché 5 miliardi per Gheddafi si trovano e appena 150 milioni per le vittime italiane di Gheddafi non si trovano. Ci aspettavamo e ci aspettiamo da parte del Governo che vi sia un ripensamento rispetto a questa iniqua distribuzione.

Maurizio TURCO Signor Presidente, credo che l'onorevole Antonione abbia davvero ragione quando dice che questo è un voto politico, al quale non ci si può appellare con la coscienza. Noi voteremo contro questo provvedimento perché chiediamo che ci siano le ragioni politiche per dire «sì» alla democrazia e «no» alla dittatura. Siamo per politiche per lo sviluppo e la democratizzazione, anche della Libia, nell'interesse dei cittadini libici. Ci avete presentato un trattato di amicizia con il quale volete cristallizzare la dittatura. Noi non possiamo votare...

Seduta n. 125 di martedì 3 febbraio 2009

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, è chiarissimo che non si modificano le leggi elettorali a partita aperta, come nel caso di specie. Cinque ore di dibattito a cinque mesi dalle elezioni sono la dimensione della spartizione del bottino partitocratico ai danni della legalità costituzionale. Siamo arrivati al punto, signor Presidente, in cui anche in quest'Aula godono di diritti politici e civili costituzionali solo coloro che si sono già arruolati o intendono arruolarsi nel monopartito sotto forma di bipartito. Da un anno questo Parlamento ha impedito l'esercizio di adempimenti di rilevanza costituzionale e il compiersi degli obblighi inderogabili che, secondo il Presidente della Repubblica - e anche a suo avviso, signor Presidente - rendono lo scontro elettorale come lo scontro fra un piccolo esercito partigiano, espresso dal popolo, contro occupanti stranieri ...

Maurizio TURCO ... per ideali, metodi e interessi...

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei entrare nel merito di questo subemendamento: noi chiediamo che il vero sbarramento sia quello per i partiti che non aderiscono ai partiti europei o ai gruppi parlamentari europei. Con il 4 per cento sicuramente non muore la democrazia, ma non nasce nemmeno, perché la riforma, questa cosiddetta riforma, ha una sola logica: la spartizione di quel bottino partitocratico ai danni della legalità costituzionale. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: siamo al punto in cui godono e possono godere dei diritti civili, politici e costituzionali solo coloro che hanno accettato di arruolarsi o chi è in procinto di farlo...

Seduta n. 144 di mercoledì 11 marzo 2009

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Movimento per l'Autonomia per aver ripreso, nella seconda parte dell'articolo aggiuntivo in esame, la proposta emendativa da noi presentata e che abbiamo votato da soli in Commissione, e che prevede che il rimborso sia dato solo a fronte delle spese effettivamente sostenute, come va reiteratamente chiedendo a questo Parlamento la Corte dei conti. Siamo difatti qui dei lobbisti della Corte dei conti, che chiede da oltre 15 anni a questo Parlamento di non fare il gioco delle tre carte, di parlare di rimborsi, quando invece siamo di fronte ad un finanziamento pubblico mascherato, finanziamento pubblico che i cittadini di questo Paese, con un referendum, quando i referendum si potevano fare, quando vi erano i dibattiti in Parlamento, quando la Commissione di vigilanza poteva operare e non come (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). ..

Maurizio TURCO Signor Presidente, anche in questo caso, intervengo sulla seconda parte della proposta emendativa in esame. Leggo testualmente: «Il contributo è corrisposto in misura massima di 3 euro per ciascun voto valido ottenuto a fronte delle spese effettivamente sostenute maggiorate del 10 per cento per spese amministrative». Questo vorrebbe dire, signor Presidente, che potremmo risparmiare immediatamente 400 milioni di euro, cioè 100 milioni l'anno. Non solo; lei, signor Presidente, riceve per ogni elezione i referti della Corte dei conti e avrà potuto leggere l'appello rivolto della Corte a questo Parlamento perché metta mano a quella legislazione ignobile che ha portato il Parlamento a tradire il voto dei cittadini che si erano espressi attraverso un referendum. Insieme alla stessa Corte, nel corso di questi decenni abbiamo notato che questo Parlamento, nascondendosi dietro la dizione «rimborso elettorale», ha reintrodotto il finanziamento pubblico, moltiplicandolo per cinque. Ecco perché riteniamo fondamentale votare questa proposta emendativa che in questo momento è l'unica vera riforma che possa restituire la voce a quei cittadini che si erano espressi attraverso un referendum. A chi oggi chiede di accorpare elezioni amministrative ed europee a quelle referendarie ricordiamo che già noi radicali avevamo affermato che non era questa la strada; la strada era quella dei dibattiti pubblici sulla televisione o attraverso i mezzi di informazione pubblici, invece cosa accade? Non è solo nel silenzio di questo Parlamento, ma è con la responsabilità di tutti i gruppi parlamentari che la Commissione parlamentare di vigilanza, la Commissione parlamentare che dovrebbe vigilare, è impedita dal portare avanti questo obbligo costituzionale. Lei, signor Presidente, ad inizio legislatura, si è già espresso molto chiaramente sull'argomento. Noi oggi, a partire dalle ore 14, saremo davanti alla Commissione di vigilanza, nel frattempo sconvocata per l'ennesima volta ed impedita nello svolgimento dei propri obblighi costituzionali; saremo lì anche per difendere le sue parole e le sue azioni di inizio legislatura. Le chiediamo, pertanto, anche in questa occasione, di riacquistare la sua autorità, oltre alla sua autorevolezza, rispetto ai presidenti dei gruppi che impediscono alla Commissione di vigilanza di vigilare, così come previsto dai nostri Regolamenti e dalla nostra Costituzione. (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei dire al collega Giachetti che la proposta emendativa per risparmiare, se vuole, il 400 per cento e, quindi, ridurre ad un quinto le spese, è l'articolo aggiuntivo 1.031 a mia prima firma. Le proposte emendative in esame sono tutt'altra cosa: non si risparmia niente, votando a favore o contro di esse. Il 2 o il 3 per cento non rappresentano la soglia della democrazia. La soglia della democrazia è rappresentata dall'accesso all'informazione pubblica, dalla possibilità di interloquire con i cittadini e di dare loro la possibilità di conoscere per decidere. È tutt'altra cosa. Ecco il motivo di questo nostro comportamento nel voto su questo provvedimento.

Maurizio TURCO Ecco perché, dalle ore 14, inizieremo davanti alla Commissione di vigilanza RAI - dove spero vi saranno i colleghi del Movimento per l'Autonomia - le nostre rimostranze per la mancanza di democrazia e di funzionalità della Commissione di vigilanza (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 160 di martedì 7 aprile 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO Signor Presidente, abbiamo già evidenziato come la giustizia italiana attenda da anni una riforma organica. Ancora la settimana scorsa il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per l'ennesima volta ha fatto presente che, sin dagli anni Ottanta, questo nostro Paese viola i diritti umani fondamentali a causa proprio delle lentezze delle procedure giudiziarie penali, civili e amministrative. E come se non bastasse, i giudici europei oggi sono chiamati anche ad esprimersi sulle richieste di danni relativi alla legge Pinto, quella legge che avrebbe dovuto, secondo voi, evitare il ricorso alla Corte europea. Ancora una volta - parliamo di violazioni che vanno avanti dalla metà degli anni Ottanta - il Consiglio d'Europa ha chiesto al nostro Paese di prendere misure rapide ed eccezionali per una riforma organica della giustizia. La risposta di questo Governo è stata, purtroppo, inversa. Dietro il velo dell'emergenza, si nasconde, ad esempio, la volontà di ampliare i casi di carcerazione obbligatoria del presunto reo. Eppure, il principio della presunzione di innocenza nacque proprio nel nostro Paese, grazie agli scritti della metà del XVIII secolo di Pietro Verri e Cesare Beccaria. Oggi, il principio di presunzione di innocenza è scritto nella Costituzione, all'articolo 27. La presunzione di innocenza è elevata formalmente a principio cardine del nostro ordinamento, ma purtroppo non siamo in un Paese anglosassone, ove, pur senza un testo unitario scritto, il rispetto della Costituzione rappresenta il collante sociale, tanto da potersi permettere il lusso di non conoscere la nozione giuridica dello Stato. Il nostro Paese, la nostra Repubblica, ha scritto magnifiche norme mai applicate oppure, molto più spesso, interpretate secondo la volontà del potente di turno, che trasforma la Carta fondante, l'intero sistema, in qualcosa di materiale, che, a differenza del nome, è fluido quanto basta per prendere forme e volumi appropriati alla bisogna contingente. Le misure che i nostri emendamenti mirano a scongiurare sono purtroppo numerose e gravi. Secondo quanto affermato nella relazione illustrativa e precisato nelle premesse del decreto-legge, l'adozione del provvedimento è legata alla straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure per assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività, a fronte dell'allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale, attraverso un sistema di norme finalizzate al contrasto di tali fenomeni. Lo ha appena detto la collega Rita Bernardini, ma è bene ripeterlo: il Ministro per le pari opportunità, in Commissione, non si è sottratta alla verità che oggi voi, qui in quest'Aula, negate. Nel corso del 2008, vi è stata una diminuzione dell'8,4 per cento dei casi di violenza sessuale, mentre voi oggi in quest'Aula, proprio dicendo l'inverso e affermando il falso, avete introdotto questo decreto-legge. Quale sarebbe, dunque, l'utilità di questo provvedimento, sottoposto al nostro esame sotto forma di decreto-legge? Qual è la necessità? Qual è l'urgenza? Sono queste le domande che noi vi formuliamo e alle quali voi non avete... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 161 di mercoledì 8 aprile 2009

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, purtroppo solo alla fine la collega Lussana ha introdotto il problema politico, e cioè ancora una volta ha insistito sul «contrastare»: il problema è che andrebbe governato il fenomeno, perché sappiamo che la capacità delle persone, uomini e donne di Governo, è quella di prevedere, prevenire e poi provvedere! Voi siete arrivati e siete rimasti a voler unicamente occuparvi del problema finale, senza voler in minima parte cercare di comprendere davvero cosa c'è dietro questo.

Maurizio TURCO Dietro questo c'è soprattutto lo sfruttamento da parte di molti imprenditori di questo Paese, che voi non avete voluto contrastare (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)! Sono le vere vittime del lavoro nero, sono quelle che hanno contribuito...

Seduta n. 168 di mercoledì 29 aprile 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO Relatore. Signor Presidente, in modo inusuale vorrei iniziare dai ringraziamenti, che rivolgo innanzitutto al presidente della Commissione affari costituzionali, il presidente Bruno, che ha voluto calendarizzare questa proposta di legge e mi ha fatto l'onore di nominarmi relatore, al presidente della Commissione bilancio Giancarlo Giorgetti e al sottosegretario Davico, che hanno davvero creduto che fosse possibile, in questi tempi, approvare questa proposta di legge, e a tutti i colleghi della Commissione affari costituzionali che, in 15 sedute, hanno potuto discutere approfonditamente questa proposta. Mi spiego con un esempio per spiegare di cosa stiamo parlando. Sono 61 anni che è stata approvata la Costituzione. L'articolo 48, quarto comma, recita così: «Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge». Già nel 2006 il Ministro dell'interno, Pisanu, diede la possibilità ai malati dipendenti in modo continuativo e vitale da apparecchiature elettromedicali di poter votare nella propria dimora. Oggi, con questa legge (direi la legge di Luca Coscioni, di Piero Welby, di Severino Mingroni e, per ultimo, di Paolo Ravasin) anche gli elettori affetti da gravissime infermità, tali che l'allontanamento dall'abitazione in cui dimorano risulti impossibile, potranno votare nelle proprie dimore. Stiamo, con 61 anni di ritardo, dando effetto all'articolo 48 della Costituzione. Non è l'unico articolo della Costituzione che non ha ancora trovato una sua applicazione e credo che, proprio per questo, la proposta di legge, che immagino da quello che è stato il dibattito in Commissione approveremo all'unanimità, rivesta un suo particolare interesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Favia 1.20 e Favia 1.21. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Favia 1.22.

Maurizio TURCO Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 2.0100.

Seduta n. 185 di mercoledì 10 giugno 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi crediamo che questo Paese senza giustizia, con nove milioni di processi pendenti fra civili e penali e con il 90-95 per cento di reati che restano impuniti per incapacità di individuarne gli autori, sia un Paese che si condanna a vivere nell'illegalità. L'Italia, come è stato ricordato, è sempre fra gli Stati più condannati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo per violazione della Convenzione europea sui diritti umani e, in particolare, dell'articolo 6, che impone agli Stati di garantire una durata ragionevole dei processi. Il 37 per cento di tutte le sentenze di condanna da parte della Corte, dovute certamente all'inefficienza della giustizia, è a carico dell'Italia. L'Italia, inoltre, è lo Stato con il maggior numero di sentenze di condanna perché non abbiamo eseguito le sentenze della Corte sul piano interno. Quasi tutte sono sentenze di casi pendenti dinanzi al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa. Il numero dei procedimenti contro l'Italia sarebbe ancora più alto se il 18 aprile 2001 non fosse entrata in vigore la legge n. 89 detta legge Pinto che impone di richiedere un indennizzo per l'eccessiva durata dei processi attraverso il ricorso alla Corte d'appello italiana invece che alla Corte europea. Paradossalmente, anche i tempi di questi ricorsi sono però solitamente più lunghi di quelli previsti dalla legge e gli indennizzi sono a volte incongrui, fornendo così nuove ragioni per ricorrere a Strasburgo. Ancora nel marzo di quest'anno il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha richiamato l'Italia perché risolvesse il problema strutturale dell'eccessiva durata delle procedure giudiziali nei processi civili, penali e amministrativi. L'eccessiva durata, a detta del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, mette a rischio lo Stato di diritto nel nostro Paese. Nel solo 2008 gli indennizzi ai cittadini per la lentezza dei processi in base alla legge Pinto sono costati allo Stato oltre 32 milioni di euro. Comprendiamo che vi sia la necessità e l'urgenza di dare una risposta concreta, ma la risposta non passa attraverso meno inchieste, meno informazione, meno sentenze e più prescrizioni. La risposta non possa nemmeno attraverso il riconoscimento di maggiori garanzie per gli imputati.

Maurizio TURCO Maggiori garanzie per gli imputati non vuol dire più impunità, bensì ripristinare quel minimo di legalità negata in questo Paese. Noi diciamo...

Seduta n. 186 di giovedì 11 giugno 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, il nostro ordine del giorno chiede al Governo di rivedere una normativa che è stata semplicemente ribadita, non introdotta da esso: una normativa secondo la quale, al momento attuale, lo Stato interferisce di fatto nella libera testimonianza di qualsiasi confessione religiosa, e di quella cattolica in particolare. Noi crediamo che lo Stato non debba interferire nelle vicende religiose; pretendiamo il rispetto della libertà religiosa, fondamento degli Stati democratici: non vogliamo che vi sia da parte dello Stato il tentativo di razionalizzare il mistero della fede. Parimenti, noi riteniamo di non poter accettare che venga «misticizzato», che venga riportato ad altro che a legge dello Stato un comportamento delittuoso. Questa norma infatti prevede un particolare riguardo, nel caso in cui l'azione penale sia esercitata nei confronti di un ecclesiastico o di un religioso del culto cattolico, prevedendo che l'informazione sia inviata all'ordinario della diocesi a cui appartiene l'imputato. Quali sono le conseguenze, che abbiamo già visto, di questa norma? Purtroppo mi dispiace, signor Ministro Alfano, che solo il Vaticano renda pubbliche le statistiche relative ai reati commessi da membri del clero, quasi fossero per lo Stato italiano oggetto di un segreto che non ha alcuna ragione. Come dicono le gerarchie vaticane, vi è un numero esiguo di membri del clero che commettono reati, ma il 99 per cento di quei reati sono dovuti a fatti di pedofilia, di violenze sessuali nei confronti di minori. Noi abbiamo letto, in questi giorni, pagine molto drammatiche e tragiche scritte dalla Conferenza episcopale irlandese in relazione a quanto è accaduto in quel Paese, e che è stato possibile rendere pubblico grazie a una commissione promossa dallo Stato irlandese, ma che ha visto il concorso della Conferenza episcopale irlandese; purtroppo nel nostro Paese sono le leggi dello Stato che impediscono di poter fare luce su questi episodi! Abbiamo semplicemente le gerarchie ecclesiastiche che, magari a singhiozzo, riconoscono di volta in volta che vi sono dei problemi nella gestione, nel governo di questi reati. L'ultimo episodio, di alcuni mesi fa, ha visto addirittura l'imputazione di un vescovo: il vescovo di Como, infatti, poiché in virtù di questa legislazione era stato informato che un proprio sottoposto aveva commesso atti di pedofilia, ha fatto quello che umanamente non poteva non fare, cioè ha detto al prete che era indagato, ritrovandosi così imputato anche lui. Noi crediamo che sarebbe necessario da parte del nostro Stato molto più coraggio nella difesa delle leggi e della libertà religiosa.

Seduta n. 224 di giovedì 1 ottobre 2009

PRESIDENZA VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, tra le ragioni che hanno giustificato questo provvedimento vi è quella secondo la quale è in corso un'azione internazionale congiunta finalizzata al rimpatrio di capitali detenuti presso quei Paesi che non permettono un adeguato scambio di informazioni tra amministrazioni, i cosiddetti paradisi fiscali. Noi vorremmo intanto ricordare alcuni aspetti innanzitutto al Ministro Tremonti, che questa lotta l'aveva già ingaggiata nel 2003, quando l'Italia aveva la Presidenza di turno dell'Unione europea e già allora comprendemmo come questa lotta contro i paradisi fiscali, in realtà, ogni volta la si combatte a metà. Vorremmo sapere dal Governo italiano perché mai la Repubblica italiana ha firmato, ma non ratificato, la Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi dei reati e sul finanziamento del terrorismo, entrata in vigore il 1o maggio del 2008. Perché l'Italia non può ratificare - e non ratifica - il Protocollo addizionale alla Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione, che è in vigore già dal 2005? Perché l'Italia firma, ma non ratifica, la Convenzione civile del Consiglio d'Europa sulla corruzione e la Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione? Perché non ratifichiamo tutte queste Convenzioni del Consiglio d'Europa che, come Repubblica italiana, abbiamo invece firmato? Noi ci teniamo fuori dalla lotta al riciclaggio e alla corruzione del Consiglio d'Europa e dei quaranta Paesi che lo compongono; altrimenti, il resto è incomprensibile. È incomprensibile come possiate pensare di sconfiggere i paradisi fiscali se non comprendete l'origine di quel denaro. Ma perché l'Italia è osservatore, ma non è membro, del comitato di esperti per la valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio dei capitali e il finanziamento del terrorismo (il MONEYVAL), un comitato di cui anche San Marino è membro, mentre solo noi, insieme alla Santa Sede, ne restiamo fuori? Nell'ordine del giorno n. 9/2714/263 dei deputati radicali chiediamo di ratificare subito queste Convenzioni e di diventare subito membri del comitato di esperti per la lotta contro il riciclaggio e la corruzione. Ciò avviene nel momento in cui, il 28 settembre scorso, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha fatto sapere che non vi sono più Paesi nella lista nera, né in quella grigia, per quanto riguarda i paradisi fiscali, nel senso che ormai tutti i Paesi hanno deciso di adeguarsi all'accordo internazionale promosso dal G20. Fuori da questo elenco resta, però, un Paese, ed è lo Stato Città del Vaticano. Sicuramente non l'avete potuto sentire alla televisione, né leggerlo sui giornali, ma per capire cosa significa lo IOR andatevi ad ascoltare cosa ha detto, appena un mese fa, Angelo Rizzoli a Cortina. Andate a leggere quelle parole, andate ad ascoltare come, dopo 26 anni di una procedura giudiziaria che lo ha assolto, l'origine della sua fine sia stata proprio lo IOR, la commistione tra la criminalità politica, comune, massonica e lo IOR. D'altronde, Paolo Panerai, il direttore de Il Mondo, nel 1978 scriveva una lettera aperta a Giovanni Paolo I, quindici giorni prima della sua morte, in cui diceva: è giusto che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore?

Maurizio TURCO È giusto che il Vaticano abbia una banca con cui di fatto favorisce le esportazioni di capitali e l'evasione fiscale degli italiani? Questo non va chiesto al Vaticano, va chiesto al Governo italiano. Perché continuate ad opporre in sede di Consiglio d'Europa ed Unione europea il Trattato del 1929...

Maurizio TURCO ...anziché fare, come vi chiediamo, una ricognizione di quali sono i Trattati con Stati terzi che sono, se non formalmente...

Maurizio TURCO Un attimo...

Seduta n. 225 di venerdì 2 ottobre 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO Guardi lì!

Maurizio TURCO Signor Presidente, ho trovato incomprensibile la motivazione secca del parere contrario, rispetto ad un impegno che mi sembra quasi un atto dovuto. Ho piacere che sia presente anche il Ministro Frattini, che è stato commissario europeo e che, quindi, potrà comprendere di cosa stiamo parlando.  Impegnare il Governo ad effettuare una ricognizione degli accordi internazionali in essere con Stati terzi che risultino ancora paradisi fiscali, mi sembra un atto quasi più scontato, che dovuto. I trattati del Consiglio d'Europa, già firmati dalla Repubblica italiana, inerenti al riciclaggio, alla ricerca, al sequestro e alla confisca dei proventi di reato e ai protocolli sulle convenzioni penali e civili sulla corruzione - lo ripeto, già firmati dalla Repubblica italiana - devono essere unicamente ratificati. Ritengo che questa sia l'occasione anche per mettere a tacere alcune voci malevole sulle intenzioni che vi sarebbero dietro al provvedimento in oggetto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 235 di martedì 20 ottobre 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO Signor Presidente, sostanzialmente proprio il comma 1 è estraneo a tutto il resto del provvedimento. Come ricordava e in aggiunta a quanto diceva la collega Gatti, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che vorrebbe sanare eventuali denunce presso la Corte di giustizia europea, ma in realtà si sta pianificando la violazione delle direttive comunitarie e lo si sta facendo con un gioco subdolo. È sempre lo stesso gioco dell'ufficio legislativo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che già in diverse occasioni ha avuto modo di sbagliare e di perdere cause, ed è per questa ragione che voteremo contro; ma soprattutto, vorremmo che il Ministro Gelmini si rendesse conto della gravità di questa azione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo per ricordare all'Assemblea, ma soprattutto al Ministro, che questo è l'emendamento che potrebbe evitare al Ministero dell'istruzione di continuare a perdere le cause. Ne avete già perse tre, avete pagato, non avete presentato ricorso e avete accettato che decine e decine di migliaia di precari possano, da domani, ricorrere al tribunale del lavoro. Continuerete a perdere e con queste nuove disposizioni raddoppierete il contenzioso, perché si aprirà il fronte europeo. Forse lei ha ragione quando dice, all'inizio del suo intervento, che il problema del precariato nella scuola ha origini lontane. Condividiamo questa sua valutazione ma, allora, il precariato va governato, né rimosso né rinviato alle aule giudiziarie perché quel contenzioso ricadrà sulla vostra responsabilità, non solo... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Seduta n. 236 di mercoledì 21 ottobre 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO Signor Presidente, aderisco certamente alla richiesta che ha formulato la relatrice, l'onorevole Pelino, di ritirare tutti gli emendamenti innanzi tutto perché ritengo che la nuova formulazione - direi molto ragionevole, dal mio punto di vista naturalmente - evita a questo Parlamento di dover pianificare la violazione delle direttive comunitarie. In caso contrario, a mio avviso si sarebbe verificato un fatto molto grave, che soprattutto il Comitato dei nove e il presidente Moffa sono riusciti ad evitare. Tuttavia, nel ritirare anche gli altri emendamenti non posso tacere che il sottosegretario Pizza, durante i lavori della Commissione di merito, ha detto il falso. Non voglio sostenere che sia stato costretto a dire il falso, ma sicuramente è stato indotto dall'ufficio legislativo del Ministero della pubblica istruzione a dire il falso. Il sottosegretario Pizza ha testualmente affermato - e la lettera, intestata all'ufficio legislativo del Ministero della pubblica istruzione, è stata distribuita - che l'articolo 53 della legge n. 312 del 1980 è da ritenersi abrogato. Questo è giuridicamente falso. È giuridicamente falso perché l'articolo 146 della normativa vigente del contratto collettivo nazionale del comparto scuola prevede che l'articolo 53 della legge n. 312 del 1980 continua a trovare applicazione. È falso ed è stato accertato da tre tribunali del lavoro della Repubblica italiana. La sentenza del luglio 2008 è passata in giudicato. Il Ministero non ha presentato ricorso, non voleva pagare quanto era stato condannato a pagare. Abbiamo effettuato il pignoramento presso la Banca d'Italia ed il Ministero è stato costretto a pagare. L'ufficio legislativo del Ministero della pubblica istruzione ha dichiarato il falso alla Commissione europea nell'ambito di un procedimento contro la Repubblica italiana. Pertanto, chiediamo due cose, signor Ministro. La prima è che si apra un'inchiesta rispetto alle attività dell'ufficio legislativo del Ministero della pubblica istruzione. Vogliamo sapere se il Governo condivide quanto affermato dal sottosegretario Pizza (indotto dall'ufficio legislativo) o se, invece, queste iniziative dell'ufficio legislativo debbano trovare un riscontro in un'azione disciplinare da parte del Ministro. Aggiungo che se non volete ritrovarvi, di qui a poche settimane, con decine di migliaia di ricorsi da parte di precari che hanno diritto, fin dal 1980, in base alla legislazione in vigore, a scatti biennali del 2,5 per cento - lo Stato ha violato una propria legge grazie anche all'ufficio legislativo del Ministero della pubblica istruzione - vi proponiamo semplicemente, per evitare appunto che vi sia un'inondazione di ricorsi presso il tribunale del lavoro, di aprire un tavolo per arrivare a una conciliazione. Il futuro di tutto questo è nelle vostre mani ed è vostra responsabilità quello che potrà o non potrà accadere nelle prossime settimane (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, prendo la parola brevemente. L'ordine del giorno ha cercato di raccogliere l'impegno manifestato dal sottosegretario Pizza durante il dibattito. Se il problema è dovuto all'impegno temporale, la invito ad eliminare il riferimento temporale; però non può oggettivamente non riconoscere nell'ordine del giorno l'impegno da lei preso. Vi è solo l'impegno temporale in più, oltre al suo impegno politico manifestato.

Seduta n. 260 di giovedì 17 dicembre 2009

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intendo intervenire, seppur brevemente, su un emendamento presentato all'articolo 3 e su di un altro all'articolo 4.

Maurizio TURCO Signor Presidente, non voglio rovinare il clima che si è creato, però ci sono alcune cose che vanno dette (poi ritirerò anche tutti gli emendamenti, visto come andrà a finire). Abbiamo presentato questi emendamenti che sono tutti finalizzati ad evitare che questa Assemblea si renda complice di un atto palesemente incostituzionale. Il comma 7 dell'articolo 3 proroga fino al 30 luglio del 2011 i mandati dei consigli della rappresentanza militare, privando circa 400 mila cittadini in divisa del loro diritto di eleggere democraticamente i propri rappresentanti alla scadenza naturale dell'attuale mandato che avverrà tra pochi mesi, nell'aprile del 2010. Ma la cosa grave, nella gravità di questa proroga, è il contesto. Vogliamo far finta che non vi siano diversi delegati dell'esercito che, pur essendo sottoposti ad indagini o essendo addirittura imputati in procedimenti penali presso il tribunale militare di Napoli, continuerebbero in proroga a svolgere questo delicato compito. Vogliamo far finta che non siano state concesse onorificenze della Repubblica a delegati imputati in procedimenti penali. Voi sapete che vi sono membri dei consigli della rappresentanza militare dei carabinieri che non hanno esitato ad aggredire e picchiare selvaggiamente un loro collega rappresentante di un organismo di base colpevole, secondo i suoi aggressori, di aver denunciato l'esistenza di illeciti riguardanti fogli di viaggio di alcuni delegati dell'attuale rappresentanza militare che voi tutti volete prorogare. Proprio su questa denuncia il pubblico ministero della procura militare presso il tribunale di Roma ha chiesto di procedere per il reato continuato di minaccia e violenza ad inferiore nei confronti di un carabiniere membro della rappresentanza. Vorrei dare atto a qualcuno che in passato è stato facilmente dimenticato da quest'Assemblea: il maresciallo capo Ruggiero Piccinni, l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna, il vicebrigadiere Antonio Tarallo e tutti gli altri che nel 2002 fecero una meritoria lotta ed ottennero la sospensione della proroga che allora, nel 2002, il Governo aveva concesso. Proprio coloro che, a quel tempo, fecero un ricorso, che naturalmente dopo la vostra approvazione agevoleremo, e lo vinsero contro il Governo oggi sperano nella vostra complicità. Sono proprio loro quelli che lo scorso 28 ottobre, giorno in cui il Governo ha inserito il comma 7 nell'articolo 3 del presente provvedimento, hanno detto e scritto che il Governo ha concesso loro la proroga nel timore che potessero scendere in piazza per manifestare a fianco degli appartenenti alle forze di polizia di Stato.  La rappresentanza militare per noi radicali rappresenta oggi uno strumento al servizio di pochi e questi pochi, con il silenzio informato dei vertici militari e con il trascorrere del tempo, finiscono per non rappresentare più il personale. Vorremmo sapere una cosa: qual è la necessità ed urgenza di inserire questo provvedimento nel decreto-legge riguardante le missioni?

Maurizio TURCO Noi vorremmo votare il decreto-legge sulle missioni mentre voi ce lo impedite (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico) perché vi inserite una norma anticostituzionale. Signor Presidente, ritiriamo tutti gli emendamenti: non vogliamo essere complici nemmeno in questo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, gli emendamenti che abbiamo presentato all'articolo 4 sono tutti finalizzati ad evitare che quest'Aula modifichi il codice penale militare di pace. Tale modifica ha molto poco a che fare, peraltro, con le disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace. Queste norme, se convertite in legge, renderanno poco credibile, a nostro avviso, il senso e lo scopo delle missioni militari, che non potremo più definire di pace. Il Governo vuole evitare che si compiano accurate indagini sulle cause della morte dei numerosi militari che sono deceduti, ad esempio, in Afghanistan per l'inadeguatezza dei mezzi e delle dotazioni in uso alle nostre Forze armate. Non a caso, all'indomani del sequestro di alcuni mezzi Lince su cui hanno trovato la morte alcuni nostri giovani militari, il Ministro della difesa ne chiedeva la restituzione per riutilizzarli come pezzi di ricambio. Questo, a nostro avviso, è stato un astuto modo ed un astuto tentativo per sottrarre quelle che sono oggettive prove alla magistratura inquirente. Gli emendamenti che noi abbiamo proposto non solo vogliono impedire che ai militari sia concessa l'impunità o l'immunità per eventuali reati che potrebbero essere commessi solo in azioni di guerra. Perché volete modificare il codice penale militare di pace per reati che potrebbero essere commessi solo in azioni di guerra, quando l'Italia non solo non è in guerra, ma non può neanche entrarci in guerra? Quindi, non vi è alcuna ragione di procedere alla modifica del codice penale militare, se non quella di impedire alla magistratura oggi, per restare nell'attualità, di trovare i colpevoli per la morte del caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, del tenente Antonio Fortunato, del primo caporalmaggiore Matteo Mureddu, del primo caporalmaggiore Davide Ricchiuto, del primo caporalmaggiore Massimiliano Randino, del sergente maggiore Roberto Valente, del primo caporalmaggiore Giandomenico Pistonami e di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita non in guerra ma in pace a causa dell'inadeguatezza dei mezzi e delle dotazioni che i vertici militari hanno ritenuto di far loro adoperare. Per queste considerazioni anche in questo caso non sottoporremo le nostre proposte emendative all'onta di un voto che la stragrande maggioranza di quest'Aula darebbe in senso contrario e, quindi, ritiriamo anche su questo punto i nostri emendamenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 280 di martedì 9 febbraio 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, proprio perché le missioni internazionali dovrebbero essere un punto centrale della nostra politica - e noi Radicali non siamo contrari alla partecipazione delle Forze armate italiane alle missioni internazionali - non possiamo però accettare, come in questo caso, che le missioni internazionali diventino una scusa per introdurre norme (come vengono introdotte all'articolo 9) che consentiranno alla Difesa di aggirare i suoi stessi decreti in materia di gestione degli organismi di protezione sociale, o che garantiranno la più completa immunità ai militari in tema di reati ambientali o per la mancata osservanza delle norme sulla tutela della salute e sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Per dirla in altri termini, stiamo parlando di quelle vittime del dovere e del servizio, che poi, in diversi casi, diventano vittime dello Stato; stiamo parlando di quelle vittime dei vaccini, dell'amianto, dell'uranio, delle polveri sottili, che spesso sono vittime o per incompetenza o per interesse di quei vertici militari che non abbiamo il coraggio di sanzionare, ma anzi adesso gli garantiamo anche l'impunità. Noi non possiamo accettare tutto questo, e, proprio per il rispetto che portiamo alle vittime del dovere, del servizio, dello Stato, ai ragazzi che partecipano a queste missioni internazionali, noi ci asterremo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 307 di giovedì 15 aprile 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Tassone dell'attenzione che ha prestato alle posizioni espresse dai deputati radicali della delegazione del Partito Democratico. L'onorevole Tassone ha parlato di interessi complessivi del nostro Paese che inducono, lui e il suo partito, a votare a favore di questa proposta di legge. Ma come si può parlare di interessi complessivi del nostro Paese se siamo qui chiamati a votare contro la stabilità e la certezza del procedimento elettorale che sono oggetto di una raccomandazione fondamentale del Consiglio d'Europa? Come possiamo parlare di interessi complessivi del nostro Paese quando la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo, appena un anno fa, ha condannato un Paese per aver modificato la legislazione elettorale soltanto - udite bene: soltanto - due mesi prima delle elezioni? La Corte europea dei diritti dell'uomo ha sottolineato che curare la certezza del diritto relativo alle elezioni è un dovere dei pubblici poteri. Figurarsi cosa potrà dire la Corte europea sulla situazione italiana, quando riusciremo ad arrivare ad una conclusione dopo i nostri ricorsi e le nostre denunce; una situazione nella quale il Governo interviene con decreto-legge ad operazioni elettorali già iniziate e dove le regioni applicano leggi proprie che avrebbero dovuto avere efficacia solo dalla prossima tornata elettorale. Inoltre, il decreto-legge viene bocciato dalla Camera dei deputati e, in seguito, la maggioranza presenta una proposta di legge per salvaguardare gli effetti del decreto-legge bocciato dalla Camera dei deputati. Ma cosa deve pensare la Corte europea dei diritti dell'uomo quando di fronte a queste violazioni, onorevole Tassone, lei si appella agli interessi complessivi del nostro Paese?  I cittadini italiani nel corso di questa campagna elettorale non sono stati in nessun modo informati delle modalità del procedimento elettorale e nemmeno del loro diritto di sottoscrivere le liste di candidati. Duecentomila persone a cui la legge affida la funzione di autenticare le firme non hanno ricevuto nessuna disposizione per esercitare utilmente il loro potere-dovere di farlo. E ancora: comuni, province, tribunali e procure non hanno predisposto ed organizzato un servizio pubblico di autenticazione che la legge prevede possa svolgersi anche al di fuori degli uffici. Il 75 per cento dei comuni non si è dotato della posta elettronica certificata, obbligatoria dal 30 giugno 2009, e ciò ha impedito ad alcune liste e solo ad alcune di inviare a costi ridotti e tempestivamente le liste provinciali da far sottoscrivere ai cittadini. È accaduto però che gran parte dei comuni sono stati solerti nel non applicare e nel non rispettare gli obblighi di legge quanto a orario d'apertura degli uffici, semplicità per i cittadini nella sottoscrizione, presenza di avvisi pubblici visibili anche negli uffici chiusi. La RAI, violando quanto previsto dal regolamento approvato da questo Parlamento nella Commissione parlamentare di vigilanza, non ha trasmesso le informazioni relative alle procedure elettorali e alle modalità per sottoscrivere le liste di candidati. Abbiamo fatto di tutto per scongiurare la violazione di norme, leggi, regolamenti, finanche della Costituzione. Emma Bonino, durante la campagna di raccolta firme e non a liste depositate, con tre giorni di sciopero della sete, ha cercato di mettere in guardia gli organi istituzionali di questo Paese per le gravi violazioni che già allora si stavano compiendo. Nelle tredici regioni interessate da questo voto, i cittadini non hanno potuto votare per alcune liste, non solo la nostra, non solo la lista Bonino-Pannella, ma anche le liste del Partito Comunista dei Lavoratori e di Fiamma Tricolore, le liste di Grillo in Umbria, le liste Verdi in molte province; liste alle quali è stata, di fatto, impedita la presentazione a causa delle omissioni di obblighi di legge poste in essere da Ministeri, comuni e RAI-TV. Gli elettori di molte regioni hanno potuto conoscere le liste ed i candidati ufficiali solo sei giorni prima del voto. Le tribune elettorali ed i messaggi autogestiti, che la RAI era obbligata a trasmettere nelle ultime quattro settimane in prima serata, anche in sostituzione dei talk-show, sono andate in onda, in forma ridottissima e quindi con basse possibilità di ascolto, solo nelle ultime due settimane prima del voto. Vi è stata l'evidenza di liste presentate irregolarmente, in alcuni casi con firme - uso una clausola di stile - probabilmente false; ne dico una, la più evidente; ieri i quotidiani di Mantova riportavano una notizia in prima pagina: venticinque indagati per firme false. Venticinque indagati per firme false nella sola competizione comunale di Mantova! Ebbene ancora oggi, nonostante il decreto-legge sia stato bocciato da questa Camera, nonostante oggi cerchiate, attraverso questa proposta di legge, di salvaguardare gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti sulla base di quel decreto-legge, lo ripeto, bocciato da questa Camera, resta incerto l'esito elettorale a causa di possibili - per quanto ci riguarda certi - interventi dei giudici amministrativi e penali. Signor Presidente, violazioni a leggi, norme, regolamenti ed alla stessa Costituzione noi, dal nostro punto di vista, le abbiamo ampiamente documentate nel dibattito svoltosi in Commissione. Resta però un punto fisso, che non potete cancellare: non potete cancellare quanto è stato previsto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sulla base di raccomandazioni fondamentali del Consiglio d'Europa.

Maurizio TURCO Se devo concludere, chiudo con la nostra dichiarazione di voto. Onorevole Tassone, sostenere - come lei ha fatto - che vi sono interessi complessivi del nostro Paese che ci dovrebbero indurre a votare a favore del provvedimento in esame non lo possiamo accettare. Sostenere che ormai il voto vi è stato, che va rispettata la volontà popolare e che di conseguenza vanno sanati gli effetti del decreto-legge bocciato dal Parlamento a nostro avviso non è la dimostrazione di avere senso dello Stato, se per Stato intendiamo lo Stato di diritto, ma semmai è la dimostrazione di aver perso quel senso dello Stato al quale tutti diciamo di richiamarci (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, dalla discussione emergerebbe che un decreto-legge anticostituzionale produrrebbe degli effetti «costituzionalissimi», per cui oggi ci troveremmo a sanare il prodotto di effetti giuridici costituzionali. Questo è illogico.

Maurizio TURCO Non è possibile sostenere oggi da parte di chi ha sostenuto che il decreto-legge era contrario a norme, leggi, regolamenti, alla Costituzione, alla democrazia, allo Stato di diritto, che gli effetti di una simile norma sono rispettosi della volontà popolare. Ma quella volontà popolare è stata condizionata da questo decreto-legge. Non si tratta di un'opinione, perché l'elenco e le premesse dell'ordine del giorno accettato rappresentavano una lista delle violazioni della legge, della normativa, della Costituzione. Quindi venire a sostenere oggi che c'è una ragione di Stato, una volontà popolare da rispettare, quando sino a pochi minuti fa abbiamo sostenuto che quella volontà popolare era stata subornata attraverso un decreto-legge anticostituzionale, è qualcosa che non comprendiamo! Quindi, ribadisco il voto dei deputati radicali contrari a questa legge, ma ribadisco anche il fatto che noi continueremo a presentare ricorsi. Noi tenteremo in tutti i modi di adire la Corte europea dei diritti dell'uomo, e vedremo se qualcuno, al di fuori di quest'Aula, può far comprendere cosa vuol dire la formazione della volontà popolare all'interno di un processo democratico (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Seduta n. 329 di giovedì 27 maggio 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento noi intendiamo proporre l'introduzione della tipizzazione del concorso esterno in associazione mafiosa. A differenza dei colleghi dell'Unione di Centro noi lasciamo al Governo la delega per decidere quale può essere la migliore formulazione. È noto che il concorso esterno è una fattispecie creata dalla giurisprudenza attraverso l'utilizzo degli articoli 110 e 416-bis. Vorrei partire proprio dal 416-bis, lasciando la parola ad un magistrato, il sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto, il dottor Olindo Canali, che nel maxiprocesso d'appello Mare nostrum ha visto un suo memoriale dove lui diceva: mi arresteranno - su questo non ho dubbi - e non so quale sarà l'imputazione; escludo omicidi, droga, rapine, pedofilia, estorsioni, usura, falsi, escludo quasi tutto il codice penale tranne il 416-bis; è in fondo il reato più facile - è un paradosso - da contestare; sarò senza difesa, questo è certo; conosco le regole del gioco, quando ti accusano di qualcosa che non hai fatto, quando i tuoi comportamenti sono letti in una visione che tutti li organizza secondo ipotesi di lettura non puoi difenderti; ho lavorato anch'io da pubblico ministero così, ci lavoriamo tutti così, toccherà anche a me come è toccato a molti, quasi tutti giustamente arrestati, e anche al mio arresto sembrerà giusto, sacrosanto, provato e fondato; non credo neppure ricorrerò mai al tribunale del riesame (a che serve?); se un pubblico ministero chiede ad GIP la concessione di una misura cautelare è il segno che la lettura delle carte è convincente; un tribunale del riesame su certi tipi di indagine può poco o nulla; starò in galera fin quando sarà il tempo per uscire; questo è il rispetto per le regole e per i principi dello Stato di diritto. Noi crediamo che questo non è il rispetto per le regole e per i principi dello Stato di diritto; questa è la negazione delle regole, la negazione della legalità, la negazione dello Stato di diritto. E cos'è il concorso esterno? Ce lo dice la Direzione nazionale antimafia che, sulla base di una rilevazione informatica, ha stabilito che su 7.190 casi di indagati per concorso esterno, appena 542 hanno potuto avere e godere del diritto di una sentenza e la maggioranza di questi 542, su 7.190, sono stati assolti. Non potete rinviare l'assunzione di una vostra responsabilità. Tocca al Parlamento legiferare, non alla magistratura (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che il 18 maggio 1988 moriva Enzo Tortora, arrestato nel giugno del 1983, condannato a 10 anni di carcere sulla base delle parole di alcuni pentiti e assolto tra il 1986 e il 1987. Oggi il principale dei suoi accusatori, Melluso, dichiara, una volta per tutte, che il presentatore Tortora era innocente e che non c'entrava con la camorra, la droga o qualsiasi forma di malavita organizzata. Dichiara, inoltre, che era stato indotto a fare queste dichiarazioni da due suoi complici nella caserma Pastrengo di Napoli.  È quello che abbiamo inutilmente cercato, ormai da decenni, di far accertare. Tutta la vicenda di Tortora si è sviluppata all'interno della caserma dei carabinieri Pastrengo di Napoli attraverso una gestione di alcuni pentiti. Speriamo che, dopo le scuse che vengono oggi da uno di questi pentiti, lo Stato, questo Paese e coloro che lottano per lo Stato di diritto, la democrazia e la legalità vogliano fare ammenda anche nel momento di massima responsabilità, che è quello legislativo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Seduta n. 347 di lunedì 5 luglio 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, inizierei dando la mia solidarietà al relatore, nel cui tono ho riconosciuto una difficoltà, nel senso che vi è oggettivamente un problema di bilanciamento tra i valori della politica e le scelte economiche. In effetti, il Presidente del Sudan, con il quale firmeremo un accordo, è un criminale di guerra: dal 2003, dicono le Nazioni Unite, è riuscito a fare 380.300 morti e 2 milioni 700 mila sfollati e rifugiati. Parlare di generica violazione dei diritti umani mi sembra anche un po' riduttivo rispetto alla situazione in Sudan. Solo nel 2009 sono stati assassinati 2.500 sudanesi e gli sfollati sono stati 350 mila. Sentivo il collega Pianetta dire che dobbiamo fare affidamento sul referendum. Come non fare affidamento sul referendum, quando il Presidente del nord è stato eletto con il 62 per cento dei voti e quello del sud, che è più bravo, con il 98 per cento dei voti? Onorevole Pianetta, lei ricordava la situazione nel sud del Paese: non vi è infatti semplicemente un dittatore criminale (ricercato dalla Corte penale internazionale per i crimini commessi nella regione del Darfur), ma è tutta la situazione in quel Paese ad essere critica, che è preda di un conflitto interetnico e nello stesso tempo interreligioso, vi è un conflitto tra credenze, una guerra religiosa in atto tra religioni. Noi riteniamo che la scelta di calendarizzare un Accordo per il rafforzamento dei rapporti commerciali e finanziari con un tale Paese e con un tale Presidente sia il risultato di una precisa scelta di apertura politica ai Governi autoritari di tutto il mondo. Per il momento è stata realizzata solamente con la Libia e adesso con il Sudan, ma se questa è la strada che il Governo vuol percorrere - e, purtroppo, con una scelta largamente condivisa in questo Parlamento - noi riteniamo invece che vi sia necessità di opporsi decisamente e di sottolineare che ormai non siamo di fronte a una banale e rituale violazione dei diritti umani. Il Sudan è un Paese particolare, al quale non stiamo dando alcuna mano, altro che «l'Italia si è data da fare». Ma se l'Italia si è data da fare e tali sono i risultati, credo che vi sia qualcosa da rivedere anche nella nostra politica e non solo nelle scelte economico-finanziarie: non è frutto del caso. Credo che la campagna per il Sudan che vede impegnate le ACLI di Milano e di Cremona, la Caritas Ambrosiana, la Caritas Italiana, Mani Tese, i Missionari e le Missionarie comboniani, Pax Christi - e non Comunione e Liberazione naturalmente - rappresenti la componente più preoccupata di quanto voi state facendo. Cosa volete di più? Di quali scelte politiche state parlando? Parlateci dunque più approfonditamente delle scelte economiche. Prendiamo in considerazione l'energia. Va bene, ma allora, onorevole Farina, mi scusi, vogliamo cercare di trovare un punto di mediazione? Ogni volta - ripeto - ogni volta, tra politica ed economia, tra diritti umani ed interesse, la bilancia pende sempre sull'economia e sugli interessi. Ma di chi sono gli interessi in questi Paesi? In regioni dittatoriali, quale Corte dei conti controlla i conti delle nostre aziende o di quelle che pagano le nostre aziende?

Maurizio TURCO Altro che paradisi fiscali! Questi sono i Paesi dai quali arriva il nero, non solo il greggio, anche l'altro! Per tali ragioni, e le sono davvero solidale, perché so che lei, relatore, ha difficoltà a dover accettare tutto questo, forse, ogni tanto, bisogna dire qualche «no».

Seduta n. 397 di giovedì 18 novembre 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, in questo breve minuto vorrei semplicemente dire a chi oggi parla della famiglia che in questo Paese ci sono delle famiglie e, se oltre al divorzio ci fosse stato anche il divorzio breve, ci sarebbero molte altre famiglie che esistono nei fatti, ma a cui è negato qualsiasi diritto. Vi è un problema di fondo di ipocrisia sostanziale. Dovremmo chiederci e riflettere del perché il Presidente Berlusconi ha dovuto mancare l'appuntamento. Lo ha dovuto fare perché non ha potuto rivendicare la sua famiglia, la condizione in cui egli vive e in cui vivono milioni di cittadini italiani. Questo è un problema sociale che voi negate. Voi lo negate alla radice e invece di parlare in questi termini di detrazione pensate non alla famiglia del malato, ma al malato, non agli ospedali privati, alla scuola pubblica, agli alunni della scuola pubblica... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei qui ricordare che appena pochi giorni fa, con la «legge mancia», questo Parlamento è riuscito a dare un milione di euro a gestione privata ad una associazione proprio sulla SLA. Nel momento in cui, casualmente, si parla di tutti i malati, i soldi non ci sono. Se ci fossero le associazioni, le organizzazioni o comunque qualcosa che vada al di là del singolo, per assicurare al singolo un diritto, quello di curarsi; ci troviamo di fronte a queste difficoltà. Aveva ragione Luca Coscioni: la battaglia per andare dal corpo dei malati al cuore della politica sarà difficilissima. Vi eravate impegnati a portare in questo Parlamento, entro il 30 settembre, il provvedimento sui livelli essenziali di assistenza.

Maurizio TURCO Non siete riusciti a fare quello, pensate un po' se ci illudiamo che sareste capaci di fare una minuzia come questa (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 404 di martedì 30 novembre 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO Signor Presidente, voteremo l'emendamento Calgaro 21.205, se non altro per restituire un minimo di quello che è stato sottratto al popolo italiano nel momento in cui votarono al 90 per cento per quel referendum. Certo, non è il modo migliore per affrontare la questione, ma sicuramente un modo per porre la questione. Vorrei aggiungere anche la mia firma all'iniziativa sottoscritta anche dall'onorevole Tabacci, ribadendo il fatto che i deputati Radicali voteranno a favore di questo emendamento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 405 di mercoledì 1 dicembre 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO Signor Presidente, il comma 4 dell'articolo 2 intende assoggettare alle stesse pene previste dall'articolo 583-quater del codice penale - che è la norma che punisce con la reclusione da quattro a dieci anni chi procura una lesione personale a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive - anche chi commette lesioni personali nei confronti degli steward. Riteniamo che questa sia una disposizione inopportuna, ingiustificata e sproporzionata, visto che, nel caso di specie, la persona offesa - lo steward - è di tutta evidenza che non riveste la funzione di pubblico ufficiale. Non è coerente da un punto di vista logico-sistematico sottoporre i due eventi, le lesioni a pubblico ufficiale e le lesioni agli steward, allo stesso e identico trattamento sanzionatorio. Per questa ragione proponiamo la soppressione di questa disposizione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo articolo si prevede che tutte le volte in cui la Commissione centrale consultiva per l'adozione delle misure di sicurezza personale viene chiamata ad affrontare questioni inerenti la sicurezza di magistrati, la stessa Commissione debba essere integrata da un magistrato designato dal Ministro della giustizia. La previsione è di tutta evidenza sperequativa rispetto a qualsiasi altra categoria che dovesse avere o meno diritto all'adozione di misure di sicurezza personali; pertanto noi chiediamo di sopprimere l'intero articolo e speriamo che anche i colleghi ritengano questa disparità di trattamento assolutamente ingiustificata.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, penso che l'intervento dell'onorevole Di Virgilio, che voleva stemperare gli animi, abbia invece introdotto degli elementi che meriterebbero ben altro dibattito. Mi limito a contenermi davvero in due minuti. Un minuto per dire all'onorevole Di Virgilio che vi è un solo Paese in Africa che è riuscito a contenere l'infezione da AIDS: l'Uganda. E l'Uganda è l'unico Paese in cui la conferenza episcopale, da oltre 15 anni, non ascolta le direttive vaticane. Certo, è parzialmente una buona notizia, perché si sarebbero potuti evitare migliaia di morti. Per quanto riguarda Monicelli, non voglio aggiungere nient'altro di quello che ha scritto oggi Paola Casella in un ricordo dal titolo «Vivere e morire alla Monicelli».  Monicelli si è tolto la vita non certo per mancanza di voglia di combattere - che quella non gli è mai mancata - quanto probabilmente perché, come ha detto lui, la vita non è sempre degna di essere vissuta. Questo è un passaggio che, a nostro avviso, dovrebbe competere alla coscienza di ciascuno. Non accettiamo che vi siano tribunali della coscienza, non possiamo accettare che vi sia qualcosa che vada al di là di quella che è la libertà di scelta di ciascuno di noi. Poi, se ciascuno o qualcuno di noi vuole rimettere la propria libertà di scelta nelle mani di altri, per noi è liberissimo di farlo. Vorremmo però che gli altri garantissero anche a noi questa libertà.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo per la stessa ragione dell'onorevole Di Virgilio. Non era un «vergognatevi» rivolto alla collega Binetti o a qualsiasi altro collega, ma a certe posizioni politiche, che hanno conseguenze politiche e per le quali, per noi, quello è il termine giusto. Certe decisioni comportano infatti automaticamente - e non bisogna esserne necessariamente convinti assertori - sofferenze, dolore, morte. È stato qui messo in causa - e concludo - il richiamo a una cultura. La cultura dominante, quella che porta i giovani al suicidio e a tutto il resto, non è la nostra. Difatti, le nostre battaglie sono perdenti in questo Paese: è la vostra cultura che porta a tutto quello che vedete! Quelli sono i vostri figli, i figli della vostra cultura e della vostra educazione!

Maurizio TURCO Siete voi che state in televisione a raccontargli come, quanto e con chi devono vivere!

Maurizio TURCO Queste sono le conseguenze dirette di un'educazione, che fa a meno dell'informazione e recide quindi il passaggio verso la libera scelta, che per voi è una bestemmia.

Maurizio TURCO Signor Presidente, l'articolo 1 prevede la proroga di due disposizioni già in forte sospetto di illegittimità costituzionale, in quanto norme eccezionali a termine, la loro efficacia è infatti scaduta il 30 giugno scorso. In particolare, con la proroga fino al 30 giugno 2013 delle disposizioni contenute nel comma 1-ter dell'articolo 8 si vorrebbe confermare la validità nel nostro ordinamento giuridico del cosiddetto istituto della flagranza differita, istituto in base al quale si considera in stato di flagranza di reato colui il quale viene fermato entro 48 ore dalla commissione dal fatto, purché, sulla base di documentazione fotografica, ne risulti essere l'autore. Tale disposizione introduce evidenti contraddizioni. È già una contraddizione parlare di flagranza differita, è una contraddizione all'interno del nostro sistema giuridico e per opinione pressoché unanime della nostra dottrina. È in evidente contrasto con l'articolo 13 della Costituzione, che tutela la libertà personale. Lo stesso vale per il comma 1-quater dell'articolo 8, il quale prevede che nei confronti di chi viola il divieto di accedere ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, possano essere eccezionalmente applicate misure coercitive anche al di fuori dei limiti di pena previsti dagli articoli 274, comma 1, lettera c) e 280 del codice di procedura penale. Proprio perché sono norme eccezionali, sono nate per essere a termine. La prima data di scadenza di queste norme eccezionali risale addirittura al 30 giugno 2006, ma la loro validità ed efficacia giuridica viene puntualmente prorogata ad ogni scadenza. Questo Governo, con una maggioranza simile, già nel 2003 tentò di stabilizzare un istituto quale la flagranza differita. Non so se parlando in qualche consesso internazionale, alla Corte di giustizia delle Comunità europee, al Parlamento europeo o al Consiglio d'Europa, cosa potrebbero capire quando qualcuno - un italiano naturalmente - dovesse esprimersi in termini di flagranza differita. Tentaste, nel 2003, di fare una legge per stabilizzare la flagranza differita, ma non vi riuscì. All'interno di questa stessa maggioranza vi furono forti dubbi. Il fatto che continuate a prorogare, ad andare di proroga in proroga, denota sicuramente un fallimento, cioè la necessità costante di avere degli strumenti di eccezionalità vuol dire che ormai in più di un decennio non siete riusciti a ristabilire la normalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo anzitutto per aggiungere la mia firma a questo emendamento dell'onorevole Tassone. La cooperazione internazionale di polizia va avanti ormai da anni e anni. Due sono le ragioni per dover costituire un comitato come questo. Una è ignota - ha ragione l'onorevole Tassone - in quanto non si riesce a comprenderne la necessità, e come mai, se ci fosse stata davvero la necessità, ce ne ricordiamo oggi, dopo decenni di cooperazione internazionale. Non voglio aprire qui tutto il capitolo sull'Europa. Sono tutte cose dovute e scontate. Siccome non sono chiare le ragioni del perché viene istituito questo Comitato, ci resta solo da rimanere stupiti che lo si voglia costituire oggi, dopo anni e anni di cooperazione. Queste cose le avremmo già, anzi mi auguro che siano già in essere, perché se davvero c'è bisogno di questo Comitato per poter meglio utilizzare e valorizzare il patrimonio informativo, c'è davvero qualcosa che non va, qualcosa di veramente preoccupante.

Seduta n. 406 di giovedì 2 dicembre 2010

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, annuncio il ritiro degli emendamenti Bernardini 8.4 e Bernardini 8.5.

Maurizio TURCO Signor Presidente, stiamo votando per caso la questione di fiducia? Lo chiedo perché l'intervento dell'onorevole Contento mi pare un poco fuori dalle righe. Per il contrasto alla criminalità comune e politica, noi avremmo una ricetta che da sessanta anni, purtroppo, in questo Paese non è possibile somministrare, ovvero quella della legalità, del rispetto, innanzitutto della Costituzione e delle leggi, e non già delle interpretazioni e della prassi. Noi voteremo contro questo provvedimento, come votammo già nella scorsa legislatura, perché siamo contro le leggi emergenziali. Ancora una volta dal 2003 si ripropone il provvedimento emergenziale della flagranza differita. È una cosa inaccettabile, che denuncia però anche un altro fatto: l'incapacità di governare e quindi la necessità di ricorrere ancora una volta all'emergenza. È un'emergenza dettata unicamente dalla volontà di non riuscire a risolvere i problemi, perché non si ha il coraggio e la capacità di affrontarli alla radice.

Maurizio TURCO Non si ha la capacità di essere fino in fondo rispettosi delle leggi scritte e della Costituzione, la capacità di non rifarsi ogni volta a interpretazioni e prassi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo per analoga interrogazione, quindi già molte delle cose che dovevo dire le ha già dette l'onorevole Lo Moro, che ringrazio per aver portato all'attenzione del Parlamento e del Governo questa vicenda assurda. È la prima volta, nella storia della Repubblica, che assistiamo ad un fatto davvero incredibile: mentre lo Stato può sciogliere i comuni per infiltrazioni mafiose, se vi sono infiltrazioni democratiche e le banche tentano di sciogliere il comune, lo Stato non può nulla. Devo davvero ringraziare molto il sottosegretario Davico per quello che ha fatto, ma ha tanto fatto che si è dovuto arrendere di fronte all'evidenza che non siamo in grado, come Paese, come Stato di diritto, di poter far nulla di fronte ad un evento come questo. Il comune è obbligato ad avere la tesoreria, le banche si rifiutano di consentire a questo comune di operare. Non possiamo assolutamente accettare e rimanere passivi di fronte al fatto che delle banche decidano di sciogliere un consiglio comunale legittimamente eletto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 440 di venerdì 25 febbraio 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, il mio intervento è la risultanza di una delibera, la n. 391 del 22 febbraio 2011, che ha per oggetto la sfiducia al CoCeR dei carabinieri che, per la seconda volta, il Governo sta prorogando. Tale delibera è stata adottata dal consiglio di base di rappresentanza del comando legione carabinieri Veneto. Il Cobar dice: da otto mesi ad oggi vi sono state promesse, impegni e ordini del giorno, ma il tutto è stato puntualmente disatteso. Non so se il Governo ha capito: i carabinieri mandano a dire che, da otto mesi, avete disatteso tutte le vostre promesse nei provvedimenti adottati, compreso l'attuale «milleproroghe», che, come ciliegina sulla torta, concede l'ulteriore proroga all'attuale mandato, evidentemente considerato dalla controparte come un ottimo interlocutore. I carabinieri di base hanno capito che quelli che voi avete ormai ridotto a dei satrapi (i satrapi del CoCeR) sono d'accordo con voi, contro gli interessi legittimi della base dei carabinieri, ed è per questo che deliberano di far conoscere al personale la più sentita sfiducia per l'operato posto in essere dal CoCeR, in particolare negli ultimi due anni, quelli in cui voi li avete prorogati. Avete prorogato proprio coloro che oggi sono riusciti a farsi eleggere grazie ad un ricorso! Ecco perché oggi, da qui, noi vogliamo mandare un messaggio alle rappresentanze militari di base: siamo a disposizione per tutti i ricorsi possibili e immaginabili, in qualsiasi sede, a qualsiasi titolo, anche personale, contro oggi sta violentemente cancellando il diritto costituzionale alla democratizzazione delle Forze armate e alla lotta per la sindacalizzazione, anche della rappresentanze militare e, in particolare, dei carabinieri (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

Maurizio TURCO Per illustrare l'ordine del giorno dei deputati radicali contro l'ulteriore proroga della rappresentanza militare - ovvero contro il diritto dei militari di potersela liberamente scegliere - darò lettura di alcuni brani della delibera del Consiglio di Base di Rappresentanza (CoBaR) del Comando Legione Carabinieri «Veneto» n. 391 del 22 febbraio scorso. Delibera che ha proprio ad oggetto la «Sfiducia al CoCeR (Consiglio Centrale di Rappresentanza) dei Carabinieri. Delibera nella quale si premette: «che, solo a leggere l'elenco qui sotto riportato, delle restrizioni negative subite dal personale negli ultimi due anni, il sentimento di sfiducia nei confronti del CoCeR CC è il minimo della pena...: articolo 71 del decreto Brunetta 112/2008 (i giorni di malattia che decurtavano lo stipendio il periodo iniziale di attuazione della norma è stato sanato con i soldi del contratto); contratto scaduto e rinnovato dopo trenta mesi per un importo medio di 50 euro per 6 anni (in pratica dal 1/1/2008 al 31/12/2013); per il personale avente il calcolo della pensione con il sistema misto e contributivo, i 50 euro sopraccitati daranno un montante contributivo pensionistico da fame....  Il valore dell'ora di straordinario che è fermo al 2001 e che è stato aggiornato di 0,25 centesimi (per ogni ora) nell'ultimo contratto, in quanto si era creato il paradosso che l'ora in argomento era addirittura di valore inferiore a quella ordinaria; Il blocco del contratto per i prossimi tre anni; Il limite del tetto retributivo in possesso nel 2010 che non potrà essere superato per i prossimi tre armi (maggior lavoro senza essere remunerati); Blocco degli scatti, avanzamenti ed assegni funzionali per i prossimi tre anni, senza possibilità di recupero economico (anzianità e maggiori responsabilità non pagate); Aggiornamento in negativo del coefficiente di trasformazione della pensione (tra due anni sarà ribassato ulteriormente); Aumento dei requisiti per l'accesso alla pensione e riduzione della buonuscita (vedi primo PREMESSO), in pratica più si rimane e meno si prende; Riordino delle carriere: le trattative sono state annullate, si riparte da zero con l'aggravante che le somme faticosamente ottenute per attuarlo (700 milioni di euro) sono ritornate nelle casse dello Stato; Il mancato avvio della previdenza complementare (16 anni di ritardo), «......mentre Roma discute, Sagunto viene espugnata......» cioè... il personale che andrà in pensione dopo 41 anni nell'Arma dei Carabinieri dovrà trovarsi un altro lavoro perché l'assegno pensionistico sarà insufficiente a garantirgli una tranquilla e serena vecchiaia, come invece oggi la Costituzione Italiana prevede; È stata approvata la norma sulla specificità, che sulla carta ci riconosce i meriti dei nostri sacrifici e della differenza dalle altre tipologie di lavoro, ma che in pratica proprio con il suo riconoscimento ha messo in evidenza che i danni nei confronti del personale delle Forze dell'ordine e delle Forze Armate sono maggiori ed esclusivi rispetto agli altri... (incredibile); Da otto mesi ad oggi ci sono state promesse, impegni, ordini del giorno, tesi a stemperare l'enorme danno sopraccitato, ma il tutto è stato puntualmente disatteso, compreso l'attuale «Milleproroghe» che, come ciliegina sulla torta, concede l'ulteriore proroga all'attuale mandato evidentemente considerato dalla controparte un ottimo interlocutore, non solo per quanto appena descritto, ma forse anche per ulteriori novità negative; che questo CoBaR negli incontri avuti in Padova nel mese di aprile e maggio 2010 con una delegazione del CoCeR, aveva lanciato l'allarme sul provvedimento Governativo molto penalizzante nei confronti del Comparto Sicurezza e Difesa (Arma Carabinieri compresa), richiedendo a più riprese riunioni congiunte, ma puntualmente disattese, e ottenendo dal Consiglio Centrale solo un imbarazzante silenzio, fino all'inaspettato comunicato stampa dell'11.02.2011; che il CoCeR, con la nota informativa datata 9 dicembre 2010, «... ritiene doveroso chiarire al personale rappresentato che gli 80 milioni di euro per il 2011 (più 80 milioni di euro per il 2012), per il pagamento degli emolumenti relativi alle promozioni, verranno regolarmente impiegati con un decreto della PCM in via di predisposizione», palesava certezze oggi però smentite dalla Ragioneria Generale dello Stato e dall'ultimo provvedimento ordinario (Milleproroghe), privo di ogni emendamento utile a sanare le problematiche citate precedentemente; che quanto appena citato evidenzia e conferma la poca incisività dell'Organismo Centrale nell'esercitare il ruolo negoziale riconosciuto con la specificità (articolo 19 comma 3 legge 183/2010); che la fotografia attuale della Rappresentanza Militare fa emergere la poca consistenza del CoCeR, nel rappresentare i problemi e difendere i diritti del personale tanto da indurre i Carabinieri a rivolgersi ad organismi esterni all'Arma, come per esempio i neo costituiti partiti (PSD e PDM); che, come si evince dall'apposita sezione in area intranet, il CoCeR, risulterebbe da mesi non essere in grado di deliberare (altrimenti non si capisce perché non pubblicizzi il proprio lavoro a favore del personale rappresentato); che, il sito del CoCeR, tanto richiesto per una informazione precisa e puntuale, risulta privo di efficacia, dato che lo stesso non viene aggiornato ed alimentato, nonostante i delegati siano ad incarico esclusivo; è possibile che ci siano impegni più importanti che informare il personale rappresentato, ma sarebbe gradito che i delegati centrali, che scrivono relazioni esplicative in siti non istituzionali (non si capisce se a titolo personale o in nome del CoCeR CC) non creino poi incomprensioni con gli altri Sindacati di Polizia, tanto da far chiedere a questi ultimi le dimissioni del CoCeR, difficili da spiegare in periferia sia ai colleghi dell'Arma che a quelli della Polizia di Stato; che si potrebbe continuare all'infinito con i «premesso» per parlare di questo CoCeR e della sua inefficienza a tutela del personale».

Maurizio TURCO prende atto: «che con comunicato stampa dell'11-2-2011 il Co.Ce.R indica chiaramente di aver «...dato ampia dimostrazione di serietà, equilibrio e moderazione in tutte le circostanze in cui si è trattato di aiutare il Governo nella ricerca di quelle soluzioni che potessero permettere al paese di mitigare i negativi effetti della attuale sfavorevole congiuntura finanziaria che purtroppo dura ormai da diversi anni, ....», dimenticando forse che sono stati eletti per risolvere i problemi normoeconomici dei colleghi rappresentati e non del Governo. Infine, tra l'altro, si delibera di «far conoscere al personale che questo Organismo esprime la più sentita sfiducia per l'operato posto in essere dal CoCeR CC, in particolare negli ultimi due anni per non aver tutelato in maniera incisiva il personale rappresentato, per la mancata capacità di analisi e lungimiranza nel prevenire la perdita dei diritti e ancora oggi per la poca reattività e mancanza di progettualità nel coinvolgimento del personale e nelle controproposte da mettere in atto per affrontare e risolvere in maniera professionale tale situazione. E si auspica che »per nessun motivo venga concessa ulteriore proroga al X Mandato della Rappresentanza Militare e se invece (come sembra) questa venisse data, ciò faccia nascere un problema di legittimità (verrebbe meno il fondamento che il Consiglio promani dal mandato elettorale) che dovrebbe essere posto come primo argomento da affrontare in Roma, in un'Assise Plenaria». Il Governo ha ormai trasformato i delegati del CoCerR in satrapi che ricambiano il potere ricevuto dal Governo stesso e non dalla base, come previsto per legge, impedendo ai militari di poter ottenere i loro legittimi diritti.

Seduta n. 462 di martedì 12 aprile 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei riproporre la nostra analisi sulla Costituzione della Repubblica italiana che all'indomani del 1o gennaio del 1948, quando entrò in vigore, fu da subito disapplicata, successivamente violata e tradita, sempre interpretata, raramente applicata. Oggi, proprio oggi, abbiamo la controprova. Oggi, per la prima volta, la Commissione affari costituzionali, anche grazie alla volontà del presidente, onorevole Donato Bruno, si è riunita per la prima volta dal 1948 per applicare e dare attuazione ad uno dei tanti articoli della Costituzione della Repubblica italiana disapplicati, mai applicati. È esattamente uno degli articoli centrali, per quello che riguarda la vita democratica di un Paese, ed è la vita democratica di un partito. Infatti, l'articolo 49 recita: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Questa Assemblea per sessantatré anni ha fatto finta che questo - come tanti altri articoli della Costituzione - non esistesse. Spesso con l'aiuto della Corte costituzionale si è provveduto a continuare nella violazione, nel tradimento, nella disapplicazione di quella che oggi tutti chiamano la «grande Costituzione» della Repubblica italiana. Quindi, torniamo alla Costituzione! Torniamo ad uno Stato democratico! Oggi un'istituzione come il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa sostiene che lo Stato italiano è uno Stato criminale, che abitualmente delinque. Sono vent'anni che il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa continua a dire che in questo Paese lo Stato di diritto è messo in pericolo proprio per la mancanza di una riforma della giustizia.

Maurizio TURCO Signor Ministro, non basta il titolo di una legge: è importante quello che c'è scritto dentro. Noi non crediamo che questa legge aiuterà il nostro Paese ad uscire fuori da quelle violazioni alle quali da trent'anni siamo costantemente e abitualmente condannati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 464 di giovedì 14 aprile 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Sì signor Presidente.

Seduta n. 468 di mercoledì 27 aprile 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, a quanto abbiamo ascoltato - perché di questione pregiudiziale costituzionale stiamo parlando e quindi di questioni come dire tecniche - aggiungerei anche l'articolo 25 della Costituzione, che viene violato dal provvedimento in esame. Com'è noto infatti, sulla base dell'articolo 25 della Costituzione in vigore - o meglio, che dovrebbe essere in vigore nel nostro Paese come in tutti gli altri Stati liberali - i principi di legalità, tassatività, determinatezza e precisione delle norme penali non sono affatto rispettati dal provvedimento in esame. Abbiamo ascoltato nelle settimane scorse dichiarazioni contraddittorie da parte degli stessi membri della maggioranza, preoccupati, sia coloro che sono favore del provvedimento in esame sia coloro che sono contro di esso, della possibilità che questa legge dia ampi margini di manovra al potere giudiziario, ma questo è esattamente ciò che si intende per violazione dell'articolo 25 della Costituzione. Noi chiediamo il voto a tutti i colleghi di questo Parlamento sulle pregiudiziali perché questo tipo di voto, ancor meno di quello sul merito, non riguarda affatto la collocazione nella maggioranza o all'opposizione, la destra o la sinistra o una linea divisoria delle confessioni religiose. È un voto sulla Costituzione, sui principi di uno Stato liberale, sullo Stato di diritto, sul rispetto delle regole fondanti di questo Paese. È stato citato prima dal collega Palagiano il fatto che Aldo Moro avesse partecipato insieme a Giovanni Leone alla stesura della parte finale dell'articolo 32 della Costituzione, laddove dice che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge e che la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.  Tale articolo va necessariamente letto insieme all'incipit dell'articolo 13, laddove si prevede che la libertà personale è inviolabile e soprattutto all'articolo 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo (...)», i diritti inviolabili di quell'uomo, del singolo uomo. Quindi, qui, noi oggi stiamo dibattendo di un provvedimento che vorrebbe impedire a tutti di poter esercitare la loro inviolabile libertà personale, che ancora una volta, la Costituzione dice essere riconosciuta e garantita. Ma Aldo Moro perché aveva così puntigliosamente operato nell'Assemblea Costituente? Aveva operato così perché sosteneva che il limite imposto dal rispetto della persona umana era necessario perché il legislatore non cadesse nella tentazione dell'onnipotenza. Potremmo dire, leggendo la vostra legge, che Aldo Moro aveva previsto che qualcuno - un legislatore - potesse cadere nel delirio dell'onnipotenza, e, nonostante avesse voluto quella parte finale nell'articolo 32 della Costituzione, oggi è dimostrato che quel lavoro è stato del tutto inutile. In altre parole, ancora una volta anziché rispettare la lettera della Costituzione, la Costituzione viene interpretata, cioè violata. Questa è una legge inutile. È una legge sulla dichiarazione anticipata di volontà che nel punto chiave impedisce la dichiarazione anticipata di volontà, cioè la rende vana e senza effetti operativi. Devo necessariamente, ancora una volta, su questo punto richiamarmi agli articoli 32 e 13 della Costituzione. La combinazione di autodeterminazione e libertà è qui intesa a disporre della propria vita e del proprio corpo nelle condizioni estreme. Non si può fare retorica sull'abuso della libertà e sostenere che noi proponiamo un'idea per cui ognuno è libero di fare quello che vuole. Si sta parlando di condizioni estreme: la fine di una vita, una vita che si chiude con la morte. In quelle condizioni il cittadino responsabile e consapevole ha diritto di esprimere un parere vincolante, non un'opinione che qualcuno deve, può, vuole e decidere se interpretare; vincolante per chi deve assisterlo e per chi è tenuto per deontologia professionale a rispettare fino in fondo le sue volontà. Il punto fondamentale che noi stiamo qui ad affermare e che affermeremo sempre, anche dopo che questa pessima legge sarà passata, è il diritto di scelta, il diritto del singolo individuo, non dell'ammasso di un gruppo, di misurarsi con il proprio destino e con la possibilità di decidere una cosa difficilissima, difficilissima per chiunque che può anche essere libero di non decidere sulle proprie condizioni di fine vita. Il diritto di rifiutare trattamenti medici è espressamente riconosciuto nell'articolo 32, è altresì desumibile sia dall'articolo 8 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, sia dall'articolo 3 della Carta europea dei diritti dell'uomo, ed è inoltre parte integrante dei diritti inviolabili della persona di cui all'articolo 2 della nostra Carta fondamentale. Peraltro se, con non poco azzardo, si volesse negare persino la qualifica di trattamento sanitario alla nutrizione e idratazione artificiali o ad altri interventi salvavita che non ripristinano ma sostituiscono funzioni compromesse, esse sarebbero comunque pienamente rifiutabili secondo l'articolo 13 della Costituzione, come qualsiasi altra ingerenza sulla persona fisica: se non è un atto sanitario a maggior ragione qualsiasi atto sul mio corpo senza la mia volontà non può essere fatto. Abbiamo sentito uno strano silenzio nonostante la presenza di tanti medici in quest'Aula. Vi è l'articolo 53 del Codice di deontologia medica il quale afferma che, quando una persona rifiuta volontariamente di nutrirsi, se è consapevole delle possibili conseguenze della propria decisione, il medico non deve assumere iniziative costrittive. La vostra proposta di legge impone al medico di assumere iniziative costrittive...

Maurizio TURCO ... queste sono le ragioni per le quali noi chiediamo, sulla base della lettera della nostra Costituzione, di votare le pregiudiziali di costituzionalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, desidero intervenire sull'ordine dei lavori nel senso che siamo stati chiamati d'urgenza ad esprimerci su un testo che sembrava essere di estrema attualità ed urgenza per il popolo italiano e ci ritroviamo, dopo un'ora e mezzo, che era tutto uno scherzo, ancora una volta, perché quando si parla delle libertà personali c'è, come sempre, un'estrema, quando va bene, disattenzione, altrimenti c'è un estremo sfregio delle libertà personali.

Maurizio TURCO Noi riteniamo che quanto sia accaduto - lo dico con un termine popolare - ha più l'aria di una buffonata che di un qualcosa davvero sentito come urgenza. Improvvisamente abbiamo assistito ad un cambiamento del nostro ordine dei lavori e non si è capito bene perché dopo un'ora dovevamo improvvisamente smettere di discutere. Ci è stato spiegato che era un'emergenza, non se ne poteva fare meno e bisognava fare presto. Abbiamo fatto prestissimo, andrà a finire che abbiamo consegnato ancora una volta a un'iniziativa parlamentare unicamente il valore elettorale. Vedremo quando riprenderemo il dibattito, di certo un simile comportamento politicamente non può che essere censurabile. È un comportamento, posto in essere innanzitutto dall'Unione di Centro con il Popolo della Libertà e la Lega che sicuramente che non fa onore a quest'Aula.

Seduta n. 470 di martedì 3 maggio 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo giusto per informare l'Assemblea che, sulla base delle considerazioni svolte dall'onorevole Donadi, un membro della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il collega Beltrandi, non è presente in Aula proprio perché, in base alla legge referendaria di diretta applicazione costituzionale, da tempo la RAI avrebbe dovuto iniziare il dibattito sui referendum. Questa è la ragione per la quale, a cominciare dal collega Beltrandi, da oggi la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è occupata. Mi auguro che altri colleghi, che condividono questa impostazione del rispetto della legge scritta, raggiungano il collega Beltrandi e che, fino al raggiungimento dell'obiettivo, cioè il rispetto della legge, si occupi la Commissione suddetta in segno, anche per ciascuno di noi, del fatto che la legalità viene prima di tutto, soprattutto prima dell'interesse di parte (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, essendo eventualmente precluso il mio emendamento intervengo su questo. Credo che, a parte la questione dell'una tantum, che appare a dir poco ridicola, il provvedimento sia la solita toppa mal messa, che si rivelerà, come al solito, un sistema per dare ai dirigenti quello che ai ruoli non direttivi e non dirigenziali viene abitualmente tolto. Avete fatto e fate la vostra propaganda, potendo contare unicamente sulla dedizione al dovere della truppa, alla quale, sino ad oggi, avete riservato un trattamento a dir poco vergognoso. Infatti, li avete illusi e maltrattati sotto ogni aspetto, dal lavoro alla dignità che meritano, restringendone i diritti e tagliando indiscriminatamente gli stipendi, per arrivare ad affossare anche quella stessa promessa di riordino delle carriere sulla quale avete fatto incetta di voti e di fiducia. Fiducia che non meritate, e lo state dimostrando ogni giorno, presentando provvedimenti per favorire gli alti gradi, creando nuovi posti di poteri, gestione e comando, mantenendo in piedi una rappresentanza militare che, sicuramente, vi serve come strumento di controllo. Per ben due volte l'avete prorogata, negando ai militari di poter scegliere i propri rappresentanti: li avete scelti voi, per una tazzina di caffè, perché in cambio gli avete dato la gestione delle macchinette del caffè all'interno delle caserme. Questo è semplicemente vergognoso, da parte vostra e da parte di chi ha accettato questo scambio! Voi ricompensate la dedizione delle Forze dell'ordine con una tazzina di caffè! Solo per alcuni, però! Sin dalla scorsa estate abbiamo detto che i 170 milioni di euro che avevate stanziato per il biennio 2011-2012 erano totalmente insufficienti. L'avete capito anche voi, ma lo sapevate: li stavate ancora una volta truffando, come abitualmente fate dall'inizio della legislatura. Inoltre, è ormai accertato che i soldi che voi togliete alla truppa (come avete fatto sino ad oggi) all'80 per cento vanno agli alti gradi e ai generali. Su questo avete continuato a far finta di nulla, avete continuato a derubare la truppa per arricchire i generali. Perché? Perché i generali vi servono. Dalla Finmeccanica a Difesa Servizi Spa i generali vi servono, vi servono per fare affari, vi servono per fare il «nero» necessario, dalla Libia al Kazakistan. Su questo avete parole per la truppa, o avete solamente il vostro accordo tacito ma segreto solo con i generali (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?

Seduta n. 477 di martedì 24 maggio 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, non faremo l'errore di considerare i componenti della maggioranza come i nuovi barbari che sono contro il rispetto del diritto, della democrazia e della legalità. Sono semplicemente gli ultimi a fare ciò. Per anni, come è già stato ricordato, anche con il contributo della Corte costituzionale, i cittadini non hanno potuto usufruire della seconda scheda elettorale, quella referendaria. Per ben cinque volte il Parlamento ha preferito le elezioni anticipate al voto referendario! Oggi non si recepisce il quesito referendario, ma si rinvia la decisione perché, come ben sa l'onorevole Calderisi, con il voto referendario, per cinque anni, non avreste potuto riprendere in mano il provvedimento in oggetto, cosa che potreste fare il giorno dopo!

Seduta n. 495 di martedì 5 luglio 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei rivolgermi al relatore e al rappresentante del Governo. Avete espresso parere contrario su una serie di affermazioni testuali di quel codice deontologico, signor relatore, che lei rispetta ogni giorno nella sua vita privata e professionale. Qui no! Qui è obbligato, da questa proposta di legge, a dover negare quelle sue regole, le regole della sua professione perché questo provvedimento va contro tutti e non rispetta nemmeno la volontà professionale del medico e lei non ha potuto esprimere parere favorevole su tutti questi nostri emendamenti premissivi. Questo è un ulteriore motivo per una riflessione. Penso che vi sia ancora il tempo per raccogliere quello che è stato fin qui detto e penso che vi sia il tempo per restituire ...

Seduta n. 496 di mercoledì 6 luglio 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, a titolo personale vorrei continuare ad incalzare il relatore per sapere perché continua a dire «no» a proposte emendative che riprendono affermazioni del codice deontologico del medico. Perché dite «no», quando noi affermiamo che il medico deve operare al fine di salvaguardare l'autonomia professionale e non deve avere comportamenti non conformi alla deontologia professionale? Dite «no» perché questa proposta di legge impone ai medici di venire meno ai loro impegni professionali, alla loro deontologia. È per questo che non avete bisogno di motivare il no a queste nostri articoli premissivi, perché non vi è alcuna ragione, e ci sarebbe da vergognarsi, a dire «no» a quelle parti che riprendono testualmente il codice deontologico. Ed è incomprensibile come dei medici...

Maurizio TURCO Signor Presidente, per rettificare un'errata informazione: in Germania una legge c'è, c'è dal 2002 (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), è stata modificata per la terza volta nel 2009, la legge dice testualmente che se un maggiorenne capace di prestare il proprio consenso abbia predisposto per iscritto il consenso o il rifiuto a sottoporsi a determinati esami per l'accertamento del proprio stato di salute, cure mediche o interventi medici non ancora programmati nel momento della predisposizione, per il caso in cui si trovasse in stato di incapacità di prestare consenso, l'amministratore di sostegno valuta se tali disposizioni si riferiscono alle condizioni attuali di vita e di salute dell'amministrato. È esattamente quello che noi vorremmo. Se volete la legge tedesca, traducetela, portatela qui e noi la voteremo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, come dicevo poc'anzi, avremmo volentieri votato la legge tedesca, ma, a titolo personale, avrei anche firmato le disposizioni assistenziali sanitarie del paziente cristiano, predisposte dalla Conferenza episcopale tedesca, dove è previsto che il procuratore possa rifiutare o fissare l'interruzione di singole misure mediche dirette all'analisi dello stato di salute, di interventi chirurgici e del trattamento terapeutico, anche se da queste risoluzioni dovessero seguire la morte del paziente o danni gravi o durevoli alla sua salute. Onorevole Buttiglione, qui non vi è alcun pregiudizio. Vi è un giudizio dei fatti. Vi è chi rispetta la persona e chi nega alla persona una propria individualità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

Maurizio TURCO Signor Presidente, per l'ennesima volta l'onorevole Buttiglione ci viene a dire che queste proposte emendative sono ridondanti ed estranee alla materia. La materia è l'alleanza terapeutica? Ci sono i medici di mezzo? La garanzia è che quei medici siano richiamati al proprio codice deontologico. Noi comprendiamo, non potete farlo perché questa proposta di legge va contro quel codice deontologico. Non potete sopportare che quei passaggi del codice deontologico siano a premessa di una proposta di legge che non solo li contesta, ma induce alla violazione costante. Ecco perché li abbiamo voluti inserire. Questa non è cattiva pratica legislativa, è chiarezza legislativa. Siccome voi andate cercando invece tutt'altro tipo di legislazione e di pratica legislativa che mette sul titolo...

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo articolo premissivo che disciplina il fine vita prevediamo che la ventilazione artificiale, l'alimentazione e l'idratazione, in quanto trattamenti sanitari, possano essere sospesi da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi, in linea con quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione. Ogni trattamento sanitario somministrato in assenza del consenso informato o ad esso contrario è perseguibile penalmente e civilmente a tutti gli effetti. Quindi con questo articolo premissivo prevediamo che tutti i trattamenti sanitari siano soggetti alla volontà di chi li deve subire e di punire chi, invece, li imponesse a chi ha in quel momento esprime la volontà di non ricorrere a quei trattamenti sanitari. È un punto qualificante della proposta che ripone in colui che deve accettare o meno quel trattamento che la sua volontà sia l'unica volontà da rispettare (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, cercherò di spiegarmi con altre parole, le parole di Piergiorgio Welby quando inviò una lettera al Presidente della Repubblica. Chiedeva, Piergiorgio, cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine, cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni, cosa c'è di naturale in corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte artificiale rimandata. Credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita e il dolore altrui.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei solo sapere se è un'innovazione della prassi.

Maurizio TURCO Signor Presidente, quando si è votato per parti separate, abbiamo votato prima la parte che si doveva togliere, e poi rimaneva il resto; non abbiamo mai fatto l'inverso. Però, se abbiamo fatto sempre l'inverso, e lei può dire questo...

Maurizio TURCO Signor Presidente, ha un senso compiutissimo: sono due parti separate che vivono autonomamente; possono continuare a vivere autonomamente. Non si comprende...

Maurizio TURCO Chiedo di parlare per una precisazione.

Maurizio TURCO Signor Presidente, per memoria collettiva e soprattutto per gli uffici, per il prosieguo dei lavori vorrei ricordare che abbiamo appena votato contro e che l'Aula ha respinto - sì, l'Aula ha respinto! - la seguente affermazione: «è confermato il divieto dell'eutanasia, dell'assistenza e dell'aiuto al suicidio, nonché dell'abbandono terapeutico». Serve soprattutto per gli uffici per il prosieguo dei nostri lavori.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo il rispetto anche della Convenzione di Oviedo, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Il relatore può tranquillamente, come ha fatto, dire di no, l'onorevole Buttiglione può tranquillamente continuare a dire che è tutto ridondante, la verità è che è tutto un contesto che disturba le radici di questa proposta di legge. Non potete giustamente rifarvi alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e alla Convenzione di Oviedo, perché sono in contrasto con la vostra proposta di legge, e con quelle convenzioni dovrete fare i conti. È stato già detto in questa sede che questa proposta di legge è la legge-fotocopia - per quelli che saranno i suoi risultati concreti - della legge 19 febbraio 2004, n. 40, state ancora una volta - voi, che dite di voler sottrarre alla magistratura di decidere della vita dei singoli - riponendo nelle mani della magistratura di dover decidere della vita dei singoli perché non avete la forza e il coraggio di assumersi le vostre responsabilità.

Maurizio TURCO Signor Presidente, chiedo scusa all'onorevole Buttiglione se lo obbligo ad intervenire in continuazione, ma, come lei sa, i nostri avversari sono gli indifferenti e gli ignavi, non quelli che la pensano diversamente da noi. Questo emendamento chiede di garantire ad ogni persona capace il diritto di conoscere e di essere informata in modo completo e comprensibile, in particolare riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici e ai rischi delle procedure diagnostiche e terapeutiche che le verrebbero proposte. Ma è possibile che il paziente non abbia nemmeno il diritto di essere informato? Vi pare una cosa logica che qualcuno, che dovrebbe avere il diritto di fare le proprie dichiarazioni anticipate, non sia messo in condizione di sapere e di conoscere, per poter decidere cosa scrivere in quelle dichiarazioni? Non stiamo ponendo dei paletti, ma stiamo mettendo in risalto quello che è un principio liberale conosciuto in tutto il mondo: il conoscere per deliberare. Luigi Einaudi, le basi e le fondamenta di questo Paese: stiamo dimenticando e cancellando tutto! Ma vi rendete conto? Non si vuole nemmeno garantire al paziente il diritto di conoscere quali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Maurizio TURCO Signor Presidente, questo emendamento vuole affermare il riconoscimento della tutela della salute e il divieto di sottoporre l'individuo a trattamenti medici indesiderati - ma a me pare che l'individuo qui non possa decidere nulla in questa proposta di legge - e garantisce al paziente l'identificazione delle cure mediche più appropriate. L'emendamento è molto simile a quello che abbiamo presentato prima e che la collega Binetti ha cercato in qualche modo di «smontare». La verità è che non vogliamo che il medico stesso si soffermi unicamente sulle cure mediche più appropriate secondo lui, ma noi chiediamo che il cittadino abbia diritto ad essere informato.

Maurizio TURCO È questa la differenza: se il cittadino ha il diritto di essere informato, il medico ha il diritto di dire quello che secondo lui è più opportuno che il cittadino sappia.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo solo per ricordare alla collega Binetti che, almeno in Europa, c'è ancora la libera circolazione dei cittadini. Noi comprendiamo che, per voi, tutto è limitativo, ci deve essere sempre un motivo per cui qualcosa deve essere proibita. La libera circolazione dei cittadini consente anche ai cittadini italiani di potersi curare in un altro Paese europeo, e se c'è in quel Paese europeo l'eutanasia è diritto del cittadino europeo poter usufruire di quei servizi. Voi credete che nei Paesi in cui c'è l'eutanasia ci siano i massacri à gogo; c'è una stretta regolamentazione, una forte legalizzazione, a differenza di quello che accade in questo Paese dove l'eutanasia clandestina...

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo emendamento.

Maurizio TURCO Signor Presidente, colgo l'occasione per rispondere all'onorevole Buttiglione che diceva che saremmo stati noi ad introdurre in questo provvedimento la parola «eutanasia» perché in questo Paese, come è noto, l'eutanasia è una parola e non ha giuridicamente alcuna definizione. L'avete introdotta voi, alla lettera d), del comma 1 dell'articolo 1, prevedendo il divieto di qualunque forma di eutanasia e noi, di fronte ad una valutazione generica per quello che riguarda il dato strettamente giuridico della Repubblica italiana, proponiamo la legalizzazione dell'eutanasia, prevedendo responsabilità certe, a differenza vostra che lasciate del tutto nell'incerto. Lasciate tutto ad una definizione che manca in questo provvedimento, però voi la vietate...

Maurizio TURCO Signor Presidente, intanto vorremmo lasciare agli atti che noi eravamo d'accordo con l'emendamento Buttiglione 1.5. Detto questo, vi è stata molta preoccupazione circa il fatto che vi potrebbero essere gli indigenti che potrebbero ricorrere all'eutanasia per disperazione. Ecco l'emendamento in esame: «in caso di soggetti indigenti o non in grado di provvedere alle spese necessarie, l'azienda sanitaria locale competente si assume tutte le spese relative ai trattamenti sanitari e all'assistenza e, in ogni caso, a tutte le spese necessarie al proseguimento delle cure prescritte dal medico curante.». È facile essere contro l'eutanasia per gli indigenti, per la disperazione, e poi non prevedere alcuna misura per uscire fuori da quella indigenza, da quello stato che, secondo voi, porterebbe al suicidio o alla richiesta di eutanasia! Prevedete delle misure concrete per evitare tutto questo, anziché continuare a sprecare inutili parole, che vi costeranno care!

Maurizio TURCO E costeranno care ai cittadini di questo Paese perché voi state fondando questa proposta di legge su una serie di disposizioni e previsioni inesistenti, che non potranno essere concretamente richieste dai cittadini in una loro chiara e concreta attualità nel momento in cui avranno, come anche voi prevedete, bisogno.

Seduta n. 497 di giovedì 7 luglio 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, l'onorevole Renato Farina ha ragione quando dice che ciascuno di noi ha la propria religiosità e, quindi, in qualche modo, è a questa che deve richiamarsi nella diversità di opinioni nel momento in cui discutiamo sulla proposta di legge in esame. Vi è però una differenza, onorevole Renato Farina: la sua proposta di legge impone a me di non potere portare avanti fino in fondo le mie convinzioni, la mia proposta di legge, invece, le consente di portare avanti le sue convinzioni fino in fondo, la agevola, le consente di potere fare proprio tutto. La mia proposta di legge non le impedisce nulla, lei impedisce tutto! Lei, con la proposta di legge in oggetto, sta impedendo a me e a tutti che coloro che hanno idee diverse dalle sue di potere vivere fino in fondo le proprie convinzioni e la propria religiosità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Maurizio TURCO Signor Presidente, il relatore, forse, potrebbe provare, in due o tre minuti, a dirci come funzionano l'idratazione ed il nutrimento artificiali? No, non ce la potrebbe fare perché questi sono trattamenti medici e non si tratta semplicemente, come ci volete fare credere, di dare da mangiare con il cucchiaino a chi è impedito. Non lo si fa con l'imbuto, è un trattamento medico che ha bisogno di personale specializzato, di attenzioni particolari. Si tratta di qualcosa di delicatissimo per l'equilibrio del paziente. Non potete fare credere che l'idratazione sia equivalente al bere un bicchiere d'acqua e impedisca di fare morire qualcuno di sete, o che la nutrizione artificiale significhi fare morire qualcuno di fame perché non lo si imbocca! Sono dei trattamenti medici che pesano sulla qualità della vita di chi deve subirli.

Seduta n. 499 di martedì 12 luglio 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,45)

Maurizio TURCO Signor Presidente, non stiamo votando una norma sull'eutanasia, ma stiamo votando una norma che dà disposizioni tassative ai becchini, cioè a coloro che dovranno mettere un cadavere in una bara. Noi diamo la disposizione che in quel momento, e solo in quel momento, gli strumenti per la ventilazione, la nutrizione e l'idratazione artificiale andranno tolti. Non provate a dire altro da quello che con termini scientifici, come ha ricordato l'onorevole Binetti, per quanto molto profondi e difficili, avete scritto.  State negando il diritto del cittadino, a norma dell'articolo 32 della Costituzione, di poter disporre di se stesso. Lasciate tutto in mano a chi? Ai medici? No, alle cliniche che ospiteranno, a spese dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Maurizio TURCO Signor Presidente, visto che sono stati accolti tutti gli emendamenti che sostanzialmente fanno diventare le disposizioni degli orientamenti delle cose inutili, noi vogliamo accendere i fari su questo emendamento, con il quale vogliamo ancora una volta ribadire come sulla base degli obblighi deontologici dei medici sia vietato l'accanimento terapeutico. Sono vietati, infatti, gli interventi volti unicamente a prolungare la vita che non siano rispettosi della dignità del paziente. Probabilmente su questo punto siamo tutti d'accordo e lo diamo tutti per scontato. Noi vorremmo che proprio in questo contesto tale principio fosse scritto e che fosse scritto chiaramente (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, illustro questo emendamento con un esempio. Gli ospedali riuniti di Bergamo sin dal 2000 danno la possibilità ai propri pazienti di poter firmare delle direttive anticipate sulla ventilazione artificiale. È previsto che il paziente possa chiedere che la ventilazione non venga attuata, ed è consapevole del fatto che gli sarà possibile chiedere la sospensione della ventilazione anche se questo dovesse comportare la morte. Ecco, ci troviamo di fronte al fatto che anziché andare avanti rispetto a quello che già si fa da 11 anni negli ospedali riuniti di Bergamo, questa legge da domani, da dopodomani, da quando riuscirete a imporla, imporrà ai medici di Bergamo di non poter più avere un rapporto umano con i pazienti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento, che è stato accettato dal relatore per la maggioranza e dal Governo, si prevede che il medico curante, qualora non intenda seguire le volontà espresse dal paziente nelle dichiarazioni anticipate, attraverso una procedura, lo possa fare. Il problema che noi poniamo è un altro: il paziente che volesse vedere le proprie dichiarazioni anticipate rispettate, a chi si deve rivolgere? Voi, infatti, state completamente ribaltando sul medico tutte le responsabilità, togliendo al paziente tutte le libertà, comprese quelle previste dall'articolo 32 della Costituzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di rendere il titolo adeguato al testo e, quindi, di sopprimere le parole: «di alleanza terapeutica,». Questo è un provvedimento antieuropeo, antiliberale, antisocialista, antipopolare, antilaico, anticostituzionale. Non esiste un Paese al mondo che abbia una legge come questa. Portatela in Europa: chiedete agli altri Paesi europei, alle grandi famiglie europee, al Partito popolare europeo, al Partito socialista europeo cosa pensano di questo provvedimento, di questa vostra sapienza nel saper interdire la volontà e la libertà del cittadino, soprattutto, quando è in un momento di grave difficoltà (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

Seduta n. 507 di martedì 26 luglio 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, qui parliamo della golden share per la quale, per aver voluto mantenere soprattutto in Telecom Italia, ENI, Finmeccanica ed ENEL un controllo dello Stato, siamo già stati condannati dalla Corte europea. Non solo, la Commissione europea ha chiesto all'Italia di uniformarsi a questa sentenza. Il 16 febbraio la Commissione europea ha scritto all'Italia per chiedere cosa il nostro Paese intenda fare e il Governo non ha risposto. Noi crediamo che la golden share sia uno di quei principi liberali, come si dice in economia, sul quale nel corso dei decenni abbiamo un po' approfittato per avere un'industria di Stato, ma non dello Stato, un'industria nelle mani dei partiti. Non voglio andare oltre, mi basta citare ENI, ENEL, Finmeccanica e Telecom per mettervi di fronte alle vostre responsabilità, anche penali (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Seduta n. 513 di martedì 6 settembre 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, come lei insegna, tutti i salmi finiscono in gloria, però la forza è nel salmo e non solamente nel gloria finale. Dico questo perché forse ci sono stati alcuni passaggi riassunti troppo velocemente sia dal Governo sia dai relatori. Anche nella parte attraverso la quale si cerca di configurare l'importanza di questo provvedimento, credo vi siano alcune mancanze in termini di ricostruzione. È stato già detto che le attività belliche del primo e del secondo conflitto mondiale hanno disseminato il territorio nazionale di ordigni bellici inesplosi e che dai dati forniti dal Ministero della difesa risultano ancora oggi circa centomila ritrovamenti l'anno. Tra questi ritrovamenti, vi sono numerose e pericolose bombe di aereo. È vero che alla fine della seconda guerra mondiale, con il decreto luogotenenziale n. 320 del 1946, venne normata l'attività di bonifica da ordigni bellici da affidare a ditte private dotate di requisiti specifici, quale ad esempio - sarebbe di attualità, come giustamente ricordava il collega Tortoli - personale specializzato attraverso corsi dello stesso Ministero della difesa. Questa attività preventiva, destinata alla realizzazione di nuove opere, era inquadrata come tutela delle opere da realizzare più che come azione preventiva a tutela innanzitutto della sicurezza delle maestranze impegnate nelle opere di scavo. L'attualità del problema, oltre che essere ufficialmente riconosciuta sulla base dei dati ufficiali del Ministero, è confermata proprio dal ritrovamento dei numerosi ordigni. Sono ritrovamenti peraltro accidentali, che in alcuni casi purtroppo si concludono con l'esplosione non controllata dell'ordigno stesso. In particolare nelle regioni del Nord-Est, fortemente interessate dall'attività della prima guerra mondiale, permane l'insidia di questi ordigni a caricamento speciale o chimico con la presenza di micidiali gas asfissianti o nervini. Penso che ricordare quello che sta accadendo ed è accaduto negli ultimi tempi ci aiuti a comprendere ed a far comprendere l'importanza di questo provvedimento e, quindi, tutto ciò che sino ad oggi non solo non è stato fatto, ma che in alcuni casi ha completamente cancellato quanto bene o male funzionava. Un giorno forse capiremo quanto costerà ciò che è stato fatto nel corso di questi ultimi anni - sappiamo già chi lo pagherà: lo pagheremo tutti -, ma soprattutto capiremo nell'interesse di chi. Solo a titolo di esempio, in quanto il numero dei casi significativi da considerare impegnerebbe probabilmente tutto il tempo che abbiamo a disposizione per il nostro dibattito, vorrei ricordare per esempio: l'esplosione accidentale di un residuato bellico a San Donà di Piave il 17 luglio del 2004, che ha ucciso una persona; l'esplosione di un ordigno nelle mani di un ragazzo che resta ucciso, avvenuto a Reggio Calabria nel 2006; il ritrovamento accidentale, sempre nel 2006, durante scavi archeologici a Pompei; l'esplosione accidentale di una bomba d'aereo da cinquecento libbre, provocata da perforazione di sondaggio nel 2007. Vi è stato l'ordigno della prima guerra mondiale ritrovato il 5 ottobre 2008, che si era incastrato negli ingranaggi di un mezzo agricolo e che, esplodendo a Crocetta del Montello, in provincia di Treviso, ha ammazzato due uomini. Ancora, vi sono poi tutti gli ordigni bellici ritrovati casualmente nel corso del 2010. È da ricordare un caso eclatante e molto particolare, quello accaduto nel centro di via Alberone a Nettuno, in provincia di Roma, dove una bomba di mortaio posta al centro della strada è stata centrata di netto da un automobilista in transito; per fortuna, la granata non è esplosa. Ogni anno apprendiamo che un tratto di strada o di ferrovia viene chiuso al traffico per consentire la neutralizzazione di ordigni che occasionalmente vengono alla luce, con disagi sia per i servizi sia per la popolazione ricadente nell'area a rischio. Nell'ambito della realizzazione della rete ferroviaria ad alta velocità si stimano in circa ventimila gli ordigni bellici ritrovati, tenuto conto che la tratta Roma-Napoli attraversa l'area di Cassino e che la tratta Bologna-Firenze impegna le aree della Linea Sigfrido sull'Appennino tosco-emiliano. Ma sono a rischio le aree ferroviarie, industriali, aeroportuali, portuali e stradali dell'epoca della seconda guerra mondiale, in quanto rappresentavano allora obiettivi strategici. Dobbiamo anche dire che numerosi sono i ritrovamenti in aree non sensibili dovuti al rilascio di bombe delle quali gli aerei si liberavano, letteralmente dove capitava, dopo avere lasciato la zona delle operazioni. Lo scopo delle proposte di legge unificate degli onorevoli Moffa e Farina Coscioni è quello di considerare la bonifica preventiva e sistematica un'attività volta a garantire, prima di ogni altra cosa, la sicurezza degli operai nei cantieri, in particolare dove sono previste attività di scavo manuale e con mezzi meccanici. La sicurezza delle opere, quindi, viene automaticamente assicurata e l'onere per l'esecuzione della bonifica che ne deriva è sempre previsto nei quadri economici dei progetti; quindi, non è da considerare un costo aggiuntivo. A questo proposito, voglio dare atto e ringraziare in particolare il relatore Fedriga per il paziente ed efficace lavoro di sintesi che ha portato al testo unificato. Crediamo che quanto sta accadendo - perché ancora questa proposta di legge deve essere adottata - debba essere richiamato. Il complessivo riordino dell'ordinamento militare, avvenuto con il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ha prodotto, tra gli altri risultati, l'abrogazione del citato decreto luogotenenziale del 1946, con carenza effettiva di normativa tecnica riferibile a questa attività, rendendo, non solo di fatto, ma anche di diritto, nulli tutti gli atti, le direttive tecniche e le prescrizioni e procedure operative che disciplinavano la materia «bonifica ordigni residuati bellici». Quindi, dal 15 marzo 2010 ad oggi non sappiamo - nemmeno il Governo lo sa - cosa è accaduto. Lo presumiamo con ragionevole certezza, ma vi è un buco nero di cui, prima o poi, pagheremo i costi. Nell'attuale situazione di incertezza normativa causata da questo Governo, nonostante le rassicuranti risposte fornite dal Ministro della difesa a diversi atti di sindacato ispettivo, che comprendono anche il fatto citato dal collega Tortoli di una ditta che è arrivata a fare firme false (ne abbiamo fatto oggetto di un'interrogazione parlamentare e non di polemica politica), proprio dalle risposte che abbiamo avuto dal Ministero della difesa si conferma l'esistenza di un pericoloso vuoto normativo, che, di fatto, si è venuto a creare con la soppressione del decreto luogotenenziale. E, nonostante il Ministero abbia riconosciuto la necessità di introdurre una disciplina aggiornata e chiarificatrice sulle bonifiche da ordigni esplosivi e residuati bellici, affermando, altresì, la piena validità intrinseca delle direttive amministrative e delle istruzioni tecniche impartite dalla Direzione generale dei lavori del demanio e dai competenti uffici della Difesa, a noi, dalle imprese e dalle associazioni di settore, sono pervenute numerose segnalazioni di incongruità e di presunti illeciti dovuti proprio alla mancanza di controlli e di responsabilità definiti dalla normativa. Vi è, quindi, una responsabilità cogente, precisa, non indefinita, di quello che in questo anno e mezzo è accaduto e sta accadendo. Vorremmo porre alcuni quesiti di merito nell'ambito di questo dibattito. Eseguita preliminarmente la valutazione del rischio bellico residuale, che tipo di attività dobbiamo prevedere, a titolo di procedura operativa di messa in sicurezza, per eliminare il rischio bellico residuale nelle aree in fase di progettazione, vista l'eliminazione della precedente procedura? Forse il Governo, su questo punto, non avrebbe qualcosa da dire, ma deve dire qualcosa. Ancora, a chi spetta la responsabilità in caso di mancata messa in sicurezza di un sito in attesa di una procedura operativa sostitutiva, visto che l'abrogazione della normativa di riferimento, associata all'eliminazione dell'ex albo AFA del 2003, rendono, di fatto e di diritto, non responsabili i dirigenti tecnici delle imprese che esercitano le attività di bonifica? Forse il Ministero della difesa non dovrebbe, ma deve dare una risposta perché inevitabilmente, e direi anche inequivocabilmente, quella responsabilità è comunque di chi ha voluto cancellare la precedente normativa senza prevedere nulla in sostituzione. A chi spetta la responsabilità nel caso di rinvenimento di residuati bellici inesplosi o di esplosione di ordigno provocante danni materiali o personali in un'area in cui era ampiamente noto e documentato il rischio bellico residuale? A queste domande in parte, ma puntualmente, rispondono il lavoro del collega Fedriga e la proposta di legge in discussione. Oltre agli esempi citati, ci sembra solo il caso di ricordare che in Italia l'attività di bonifica degli ordigni bellici ha permesso, solo nel triennio 2007-2009, di rinvenire sull'intero territorio nazionale, come da documentazione del Ministero della difesa, ben 235.830 ordigni e 534 bombe d'aereo. Tuttavia, rimane ancora indefinito il numero dei ferimenti e la causa del ritrovamento di questi residuati bellici. Il Ministero della difesa dovrebbe avere questi dati. Quali sono le ragioni per le quali non vuole renderli pubblici? Questi numeri non sono conosciuti, nemmeno in modo impreciso o approssimativo. Credo che, forse, qualcuno in questo Paese pensa al recupero bellico come ad un fenomeno di costume, ma in realtà non è così. In Italia, e non solo, la bonifica bellica deve seguire ordinamenti ben precisi, principalmente rivolti nei confronti della sicurezza dei cittadini, dell'eventuale committente e, non per ultima, di quella di chi opera. La proposta di legge in esame, a questo proposito, introduce specificamente la presenza di ordigni bellici inesplosi tra gli altri rischi da valutare e pone la responsabilità di tale attività anche in capo al coordinatore per la sicurezza, direi giustamente, per fortuna, purtroppo, in ritardo. In sede di audizioni nelle Commissioni riunite XI e XII, le organizzazioni sindacali e gli esperti delle Forze armate e di polizia hanno espresso concordemente un parere favorevole e un forte interesse per la soluzione delle problematiche, attraverso e a partire dall'approvazione del provvedimento che stiamo qui discutendo.

Maurizio TURCO Riteniamo - e concludo signor Presidente - assolutamente essenziale che con questo progetto di legge si istituisca un albo specifico per le imprese da abilitare a questa delicata attività, sulla base di requisiti oggettivi e dimostrati, in analogia con quanto avviene in altri settori, come per esempio l'albo dei gestori ambientali. Al riguardo c'è da dire che l'albo è esistito fino al 2002. In quanto era un albo fornitori della difesa, non specificamente riguardante l'attività di bonifica, comunque assicurava il possesso dei requisiti da parte delle imprese iscritte e operanti nella bonifica bellica. Dal 2002 niente più. Ciascuno si è arrangiato come meglio ha potuto con sistemi a dir poco discutibili e sicuramente dagli effetti molto pericolosi. Quindi, l'adozione di questo albo rappresenta uno strumento di garanzia per le maestranze impiegate direttamente nella bonifica e per quelle impegnate nella realizzazione delle opere, ma anche per i committenti a monte e per la comunità in genere. Inoltre per l'autorità militare preposta diventerebbero più efficaci i controlli sulla base della certezza dei requisiti. Mi limito quindi e concludo, denunciando anche il fatto che l'autorità militare, proposta dallo stesso Ministero della difesa, non è stata messa in condizione di realizzare gli efficaci e necessari controlli (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 518 di mercoledì 14 settembre 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorremmo chiedere al Governo di rivedere la propria posizione. Stiamo infatti parlando di una cosa molto semplice e cioè quella di evitare una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea. Esiste infatti una giurisprudenza della Corte di giustizia, consolidata, che chiarisce che la normativa in materia di aiuti di Stato si applica a qualsiasi soggetto che eserciti un'attività commerciale. Non adeguarsi a questo vuol dire sostenere la concorrenza sleale e presentarsi di fronte alla Corte di giustizia per perdere certamente la causa. Chiediamo che il Governo riveda il proprio parere e accetti l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4612/143.

Seduta n. 525 di martedì 27 settembre 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, a nome dei deputati radicali dichiaro che voteremo contro questo articolo che, anche in base alle considerazioni che ha avuto l'opportunità di svolgere la collega Lanzillotta, è un articolo non di riforma, ma di controriforma rispetto ad una situazione di per sé già molto grave. La settimana scorsa abbiamo aperto virtualmente le porte del Parlamento ai giovani, oggi chiudiamo le porte del mercato a quegli stessi giovani. Forse dovremmo avere un po' più di coerenza rispetto a quella che è la nostra visione. Quindi, spero che siano diversi i colleghi a voler avere un voto di coerenza con quello che la stragrande maggioranza di noi ha detto durante la campagna elettorale e che oggi ha l'opportunità di far valere attraverso un voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 526 di mercoledì 28 settembre 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, il Ministro non accoglie l'ordine del giorno in esame con la motivazione «problemi di bilancio». Se andiamo a leggere, impegno per impegno, non vi è alcuna spesa. Forse, il Ministro non gradisce nelle premesse il ricordo che questo Governo, il 19 novembre 2010, ha approvato un ordine del giorno con il quale si è impegnato ad emanare i LEA, i livelli essenziali di assistenza, entro e non oltre il mese di novembre 2010. La questione è molto semplice: non è che dal 2010 il Ministero non abbia proposto o fatto spese per mancanza di soldi, ma ha privilegiato altre cose. In altri termini, si è rifiutato e rimangiato l'impegno preso in quest'Aula rispetto ad una scadenza che aveva accettato, cioè quella di emanare nuovi LEA entro e non oltre il mese di novembre 2010. Era un impegno preso dal Ministro dell'economia e delle finanze, cioè dal Ministro che ha la competenza sul bilancio. Oggi, il Ministro della salute ci viene a dire che non è accettabile un impegno concernente non i LEA, ma altre questioni. Comunicare entro novembre l'effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati, quali spese comporta? Scrivere una lettera? O, magari, il problema è che non si vuole comunicare qual è l'effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati per i «comunicatori» di nuova generazione? Ancora, l'impegno secondo il quale noi chiediamo di rendere facilmente accessibile a tutti, anche su Internet, le modalità di accesso all'utilizzazione dei «comunicatori», individuando dei responsabili, non assumendoli, ma individuandoli all'interno di coloro che già lavorano nella pubblica amministrazione, quali problemi di bilancio comporta, signor Ministro? Verificare, entro maggio 2012, le reali condizioni di assistenza, anche domiciliare, presenti nelle varie regioni, quali problemi di bilancio comporta? Intervenire nelle regioni in cui il servizio sia assente, quali problemi di bilancio comporta? Signor Ministro, lo dica chiaramente. Voi sulle questioni di assistenza diretta domiciliare ad un certo tipo di malati non volete parlare, non siete disposti a prenderle in considerazione, nonostante vi sia un impegno del Ministro dell'economia e delle finanze a rivedere i livelli essenziali di assistenza. È un impegno assunto già nel 2010, quindi è già preso: più che un dovere, è un obbligo verso se stessi. Voi avevate detto che lo avreste fatto entro novembre 2010: è passato un anno, non avete fatto nulla e non avete il coraggio di assumervi la vostra responsabilità. Pertanto, ciò che lei dice, signor Ministro, è infondato. Questo ordine del giorno non comporta spese e non vi sono problemi di bilancio. Voi vi state assumendo una responsabilità politica, senza nemmeno avere il coraggio di assumervela fino in fondo.

Maurizio TURCO Signora Presidente, l'Aula è chiamata a dare una delega al Governo: una delega che, già di per sé, in termini di metodo dovrebbe presupporre un minimo, non dico di fiducia, ma almeno di «confidenza» che, poi, questo Governo rispetterà quando andiamo a votare. Signora Presidente, di fronte al fatto già citato che, nella seduta del 19 novembre 2010, questo Governo ha accettato un ordine del giorno con il quale si impegnava ad emanare il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sull'introduzione dei nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) entro e non oltre la fine del mese di novembre 2010, e che questo non è accaduto, il Governo aveva accettato per la seconda volta di impegnarsi a introdurre i nuovi LEA e il nomenclatore entro il mese di novembre 2011. Questo Governo è venuto meno alla parola data a questo Parlamento e oggi ci viene a chiedere in materia una nuova delega. Prima di entrare nel merito, i LEA, i livelli essenziali di assistenza, lo dice la parola stessa «essenziali», sono l'equivalente del pane e dell'acqua, il minimo indispensabile per la sopravvivenza a livelli, nemmeno decenti, dei malati. Su questo il Governo gioca, prendendo impegni, prendendoli due volte, disattendendoli due volte ed oggi addirittura chiedendo una delega per fare cosa? Per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica, per la riforma degli ordini e delle professioni sanitarie nonché altre disposizioni in materia sanitaria. E pensa bene, il Governo, nonostante le precedenti assunzioni di responsabilità di fronte a questo Parlamento, di tenere fuori, ancora una volta, i livelli essenziali - vorrei che ci fosse un minimo di attenzione solo su questa parola, «essenziali» - di assistenza. Siamo fermi a quindici anni fa, la tecnologia è andata avanti, molto avanti, tanto è vero che se ne parla anche in questo disegno di legge delega che ci viene richiesto, eppure il Governo, sui livelli essenziali di assistenza, nonostante i ripetuti impegni presi e disattesi, continua a far finta di non sentire, di non vedere, di non assumersi le proprie responsabilità. Quindi per una questione di metodo noi voteremo contro questo disegno di legge delega al Governo perché non ci fidiamo e non ci fidiamo non sulla base di fatti pregiudiziali, non perché siamo all'opposizione, ma proprio perché con gli ordini del giorno abbiamo dato fiducia a questo Governo che davvero avrebbe potuto adottare un provvedimento su qualcosa che è dovuto e scontato ossia i livelli essenziali di assistenza ai malati. Non possiamo votare a favore di una delega sulla base di una richiesta che peraltro, nel merito, non condividiamo, ma non condividevate neanche voi e non condivideva neanche la stragrande maggioranza di questo Parlamento. Riforma degli ordini, delle professioni...

Maurizio TURCO Sono già scaduti i cinque minuti, onorevole Presidente?

Maurizio TURCO Allora in particolare nel merito, per quanto riguarda la riforma degli ordini delle professioni sanitarie eravate, eravamo, tutti d'accordo o almeno al 99 per cento durante la campagna elettorale che c'era la necessità di liberalizzare. Vecchi programmi degli anni Novanta di forze politiche emergenti e di illuminati economisti liberali che siedono in questo Parlamento oggi sono carta straccia.  È vero che non volete nuovi ordini professionali - avete tentato comunque -, intanto al Senato per fortuna è bloccata una richiesta di 22 nuovi ordini professionali. E noi dovremmo darvi fiducia, dovremmo darvi una delega per rimettere in uno stato di buongoverno della sanità tutto quello che è in contraddizione con le riforme auspicate? Volete una delega per fare una controriforma. Noi siamo contrari e voteremo contro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Contento, ma forse egli non si è accorto che ieri al Senato, in un'Aula pressoché unanime, quindi tutti voi, vi siete rifiutati di porre fine alla criminale illegalità della giustizia e delle carceri italiane. In nome di quella giustizia e dell'amnistia, di fronte a questo ceto politico che inchioda lo Stato alla condizione di criminale, i deputati Radicali continueranno da oggi, da adesso, da questo momento, la loro battaglia per l'amnistia, l'amnistia della Repubblica, l'amnistia della giustizia, l'amnistia delle carceri, e non parteciperanno al voto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 555 di mercoledì 30 novembre 2011

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Maurizio TURCO Signor Presidente, non è affatto vero intanto che si espropria il Parlamento delle proprie prerogative. Peraltro, questo è il Parlamento di persone che o direttamente o indirettamente hanno una grande responsabilità politica nell'aver costruito il debito pubblico italiano e nell'aver rifiutato negli anni Ottanta le proposte radicali di un rientro dolce dal debito pubblico e oggi siamo costretti a prendere queste misure per l'irresponsabilità, direi quasi tecnicamente criminale, nell'aver costruito il debito pubblico del nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che abbiamo presentato da molto, troppo tempo e che riguarda essenzialmente il rispetto della legge n. 262 del 2005 che impone agli enti aventi fini di lucro di restituire allo Stato la proprietà di Banca d'Italia. In sostanza, le banche che oggi sono proprietarie della Banca d'Italia dovrebbero per legge restituire le loro quote. Questo non è ancora accaduto e credo che, in particolare, in questo momento - dovremmo rispettare sempre le leggi ma lo dovremmo fare soprattutto in questo momento - e considerato peraltro che siamo di fronte ad un Governo di tecnici, la tecnica del rispetto delle leggi, cioè il rispetto della legalità, dovrebbe essere prioritaria rispetto a tutto il resto. Quindi mi auguro che questo Governo voglia al più presto dare concretezza ad una disposizione di legge, direi, nonostante tutto, cioè nonostante il fatto che vi potrebbero essere alcune presenze nel Governo che rispetto a questa legge avrebbero alcune difficoltà. Questo però non ci esime dal dover continuare ad esigere il rispetto della legge n. 262 del 2005.

Seduta n. 562 di venerdì 16 dicembre 2011

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Sì, signor Presidente, dopo cinque anni questo Governo ha accolto il nostro ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4829-A/35, che assorbe tutte queste polemiche d'ordine per così dire ideologico. Noi abbiamo posto un problema di legalità rispetto all'Unione europea. Ringrazio il Governo di aver accolto il nostro emendamento. Ricordo agli amici dell'Italia dei Valori che due mesi fa avete votato contro. Oggi, che ideologicamente questa questione diventa strumentale da parte dei media, voi vi accodate!

Maurizio TURCO Ho cinque minuti!

Maurizio TURCO Voi vi accodate in una polemica mediatica infondata (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori), perché qui non è in discussione la Chiesa cattolica, ma è in discussione lo Stato italiano. È stato già accettato il mio ordine del giorno n. 9/4829-A/35. La polemica è tra lo Stato italiano e l'Unione europea. La Chiesa cattolica non c'entra nulla! Voteremo contro il vostro ordine del giorno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 579 di martedì 31 gennaio 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento noi raccogliamo il dibattito svolto nel corso dell'anno passato non solo a livello internazionale, ma anche in questa Aula. C'era stato e c'è un impegno, a livello internazionale, di ridurre la partecipazione dei contingenti nelle missioni, in particolare in quella afgana. Noi siamo favorevoli in linea di principio alla partecipazione alle missioni internazionali, ma riteniamo che, per quello che sono stati il dibattito e gli impegni presi qui non solo dal passato Governo, ma dal Parlamento, per andare incontro ad una riduzione del nostro contingente, in realtà stiamo di fatto perseguendo una strada completamente contraria a quella dei nostri partner internazionali, con i quali credevamo di avere un rapporto paritario. C'è questa fuga in avanti, quasi a voler essere i migliori della classe, quando sappiamo che, a partire dagli armamenti utilizzati sul terreno in Afghanistan, per anni abbiamo continuato a porre il problema - e lo continuiamo a porre - in particolare per quanto riguarda i mezzi lince, grazie ai quali si sono avute non poche perdite di vite umane. C'è una disattenzione totale verso la sicurezza dei nostri soldati, mentre c'è un'attenzione esasperata nei confronti degli interessi delle fabbriche di armamenti.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento proprio ricorrendo alle motivazioni del presidente della IV Commissione (Difesa) Cirielli. Proprio per la pesante incidenza sul bilancio di questi programmi d'arma pluriennali, non si può esautorare il Parlamento con la motivazione che ciò avviene ai fini della semplificazione, perché semplificando per semplificare ci era stato già spiegato che il Governo per lavorare meglio avrebbe comunque potuto fornire un suggerimento. Mi riferisco non a questo Governo, ma al precedente. Pareva una battuta: sarebbero bastati unicamente i capigruppo e ci si sarebbe sbrigati prima. Ecco, non vorremmo che semplificando, semplificando si continuasse ad esautorare il Parlamento di poteri che sono «i poteri» del Parlamento, cioè quelli decisionali, soprattutto quando in discussione c'è un capitolo di bilancio così pesante, ma anche così importante. Quindi aggiungo la mia firma e ovviamente esprimo a nome del mio gruppo il voto favorevole a questo emendamento.

Maurizio TURCO Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, è singolare il fatto che quando questo Parlamento ha deciso di mettere i mitraglieri sugli aerei che erano in Afghanistan era il Parlamento che doveva decidere. Nel momento in cui abbiamo letto che il Ministro della difesa intende decidere da solo di armare gli aerei in Afghanistan, fornendoli di bombe adeguate, chiediamo semplicemente - ma mi pare che costituisca un problema, evidentemente va semplificata la decisione - che sia il Parlamento a discutere di una scelta di questa portata. Non capisco perché il Governo non voglia far discutere il Parlamento in ordine ad una decisione così importante. Lo comprendiamo, tuttavia questo continuo esautorare il Parlamento dei poteri che gli sono propri è incomprensibile quando lo fa il Governo, ancora più incomprensibile quando lo stesso Parlamento lo accetta supinamente.

Seduta n. 580 di mercoledì 1 febbraio 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO Signor Presidente, credo che le argomentazioni in ultimo dell'onorevole Casini siano di una chiarezza accecante. Volevo semplicemente dire all'onorevole Palomba che non si tratta di belle o brutte figure. Stiamo semplicemente difendendo delle nostre prerogative, che non hanno nulla a che fare con le figure che siano belle o brutte. Egli dice che sarebbe un precedente importante non costituirsi in giudizio. Io penso che, invece, sarebbe un precedente molto negativo. Tutto dipende dai punti di vista (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E il punto di vista dell'antiparlamentarismo si ripresenta, puntualmente, sempre con le stesse argomentazioni, cercando di delegittimare innanzitutto il Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).

Maurizio TURCO Signor Presidente, prima il presidente Pescante ha fatto un accorato appello ad adeguarci alle procedure d'infrazione, adesso ha fatto un appello a venir meno ad esse, nel momento in cui questo articolo 17 chiede di adeguare la normativa nazionale a quella dell'Unione europea e di ottemperare alle procedure d'infrazione. Se è qualcosa che è stato già fatto, è inutile; se è qualcosa che è stato già fatto in un altro provvedimento, è inutile. Dunque, non capisce perché si debba rivotare, magari, anche nell'ipotesi di dover infrangere ulteriormente la normativa europea. Io ho capito ciò che ha detto prima il presidente Pescante, tuttavia, va anche detto il motivo per il quale è stato inserito a questo punto tale adeguamento, quando è stato già oggetto di un voto.

Seduta n. 581 di giovedì 2 febbraio 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO L'ha già detto l'anno scorso!

Maurizio TURCO L'ha già detto l'anno scorso!

Maurizio TURCO Signor Presidente, lasciamo da parte la sentenza Tirrenia; Ministro Moavero è vero o no che la Commissione europea ha adito la Corte europea di giustizia sulla legge Vassalli perché contraria alla normativa europea? Noi di questo stiamo parlando! La legge Vassalli, quella che ha tradito il referendum, oggi è, per volontà della Commissione europea, non certo per resipiscenza di questo Parlamento, oggetto di attenzione della Corte europea di giustizia. Non vi nascondete dietro la sentenza Tirrenia; stiamo parlando di responsabilità civile dei magistrati con riferimento alla quale la legge italiana è contraria al diritto comunitario. Siamo in tribunale, siamo gli imputati. Noi votiamo a favore di questo articolo aggiuntivo.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, l'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11 che abbiamo votato poc'anzi, mi è parso avessimo votato contro?

Maurizio TURCO L'ordine del giorno Garagnani n. 9/4623-A/11?

Seduta n. 586 di mercoledì 15 febbraio 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, mi consenta di fare un intervento, per così dire, a futura memoria per ricordare alcuni fatti e alcune date. Oggi si realizza l'obiettivo di una lotta radicale, del partito radicale, politica e istituzionale; una lotta di vent'anni che siamo riusciti a portare avanti anche grazie al sostegno di coloro, dei vari partiti nazionali, che si sono iscritti al Partito Radicale non violento transnazionale e transpartito e ci hanno consentito, già all'indomani della dissoluzione dell'ex Jugoslavia, di porre il problema dell'ingresso di quei Paesi nell'Unione europea. Oggi si continuano a citare i Paesi balcanici, ma si pensa solo alla Serbia. La nostra lotta comprende anche l'ingresso della Bosnia, della Macedonia, del Kosovo e dell'Albania, cioè di quella enclave balcanica che è nel cuore dell'Unione europea. Ma appunto, a futura memoria: quando a Lubiana fischiavano le sirene degli allarmi della contraerea, lì c'era il Partito Radicale, c'era il consiglio federale del Partito Radicale riunito. Nel 1991, a Zagabria, sotto le bombe del criminale Milosevic, c'era il consiglio federale del Partito Radicale. Nel 1992, nella trincea di prima fila, a Osijek, per segnalare e significare che stavamo dalla parte degli aggrediti e non da quella degli aggressori, in trincea con la divisa croata c'erano i militanti radicali con Marco Pannella. Questa è una storia, cari colleghi, che avete tentato e continuate a tentare di cancellare, la storia di quegli anni, in cui in questo Paese il servizio pubblico radiotelevisivo mandava le dirette non da Sarajevo, non da Lubiana, non da Zagabria, ma dalla Serbia di Milosevic, le dirette di Michele Santoro, confondendo i piani fra aggrediti e aggressori. Noi oggi con questo voto ristabiliamo una verità e ridiamo una dignità a quell'Europa che in quel momento fece finta di non sentire e di non capire e che ha aspettato vent'anni per riconoscere una necessità per l'Europa stessa di allargare i confini a quella enclave balcanica, a quei Paesi che sono circondati dai Paesi europei e a cui non è consentito svilupparsi e vivere insieme agli altri Paesi europei con le regole europee, a partire dal rispetto dei diritti umani fondamentali. Qualcuno qui ha avuto il coraggio di chiedere al Governo che vigilasse sul rispetto dei diritti umani in Croazia. È una vergogna! Noi continuiamo a chiedere agli altri Paesi quello che non abbiamo il coraggio di chiedere a noi stessi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)! Noi siamo abitualmente condannati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per la violazione dei diritti umani fondamentali, dagli anni Ottanta! Signor sottosegretario, noi abbiamo, ormai, condanne di vent'anni in cui si continua a dire che, a causa della nostra giustizia, è in pericolo lo Stato di diritto. Da vent'anni, il Consiglio d'Europa e il Comitato dei ministri continuano a ripetere che, in questo Paese, è in pericolo lo Stato di diritto. Pertanto, io credo che dovremmo fare una riflessione più approfondita.

Maurizio TURCO Sono contento dell'unanimismo, dell'unità che ci vede oggi insieme a votare per l'adesione e l'ingresso della Croazia nell'Unione europea. È stata una lunga lotta, dura e difficile, un obiettivo l'abbiamo raggiunto. Lo ribadisco: voglio ringraziare quei colleghi di altri partiti che, con la loro iscrizione al Partito Radicale, hanno consentito tutto questo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 609 di giovedì 22 marzo 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/5025/2.

Maurizio TURCO Non l'ha accolta!

Maurizio TURCO Signor Presidente, non dubitavo che avrebbe dimenticato l'ordine del giorno a mia firma n. 9/5025/136, che è identico a quello dell'onorevole Lazzari e sul quale anche noi non accettiamo la riformulazione del Governo ed insistiamo per la votazione.

Maurizio TURCO Signor Presidente, è quello che ho detto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, sono un po' contraddittorie le dichiarazioni, ma com'è stato detto questa era una legge, e non ha alcun peso sul bilancio dello Stato. Per questo voteremo a favore di questo ordine del giorno.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo per informare il Governo e la Presidenza della Camera che in queste ore è in corso in Mali un colpo di stato militare, se ne è occupata la televisione, ci sono i primi morti. Vorrei soprattutto segnalare che in Mali in questo momento tra i tanti cittadini c'è Demba Traoré, segretario del Partito Radicale, che la settimana scorsa ha incontrato il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato e il Presidente della Camera Fini. Ci eravamo dati appuntamento per un'importante iniziativa ma era tornato propri in Mali per dare corso alla campagna elettorale per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Si era insomma recato per svolgere il suo dovere democratico di dirigente già parlamentare di quel Paese. Noi vogliamo sollecitare per questo il Governo, affinché attraverso la rappresentanza dell'Unione europea e l'ambasciata francese segua quanto sta accadendo in Mali e prenda una posizione, come ha fatto il rappresentante della politica estera dell'Unione europea, perché ci sia un rapido ritorno alla vita democratica anche in quel Paese.

Seduta n. 619 di mercoledì 11 aprile 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, darei per scontato, per chi ha un po' di memoria, che i radicali voteranno a favore di questo provvedimento. Era il 1997, quindici anni fa, quando proponemmo un pacchetto di venti referendum per liberare il mercato. Lo facemmo in un momento in cui il debito pubblico, cioè la rapina della partitocrazia a danno dei cittadini, aveva raggiunto una cifra, a nostro avviso, già preoccupante. La partitocrazia decise che era meglio continuare a rapinare i cittadini, meglio continuare ad arricchirsi e continuare ad aumentare il debito a carico di ciascun cittadino. In quei venti referendum c'è buona parte di quelle riforme che oggi sono indispensabili. C'era la golden share, ma c'era anche l'articolo 18. Ricordiamo bene quali erano le motivazioni contro quei referendum ed oggi siamo contenti, contentissimi, che siete arrivati tutti a condividere queste riforme. Ma siamo anche molto preoccupati per questa vostra incapacità di prevenire, prevedere e provvedere a quelle che sono le emergenze concrete del Paese. Solo così questa riforma avrebbe avuto un significato molto più forte, cioè quello di evitare la situazione nella quale siamo e dalla quale non siamo usciti. Con l'attuale legge - che ripeto voteremo favorevolmente perché raccoglie proprio quella che era la richiesta referendaria - oggi mettiamo un pannicello caldo.

Maurizio TURCO Ma ancora siamo lontani da liberare il mercato, non solo come l'Europa ci chiede, ma come dovremmo fare per rispetto a quei cittadini che sono stati indebitati indebitamente dalla partitocrazia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 636 di martedì 22 maggio 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questa proposta emendativa avremmo voluto parlare della natura giuridica dei partiti politici, così come previsto dall'articolo 49 della Costituzione. Evidentemente non vi interessa parlare dell'organizzazione del partito dei cittadini, ma vi interessa parlare del partito di Stato che introducete con questa proposta di legge, del partito delle oligarchie di potere, dell'occupazione dello Stato dall'ENI a Finmeccanica alla RAI. Vi interessa l'occupazione di tutto, ma poi entreremo anche nel merito del denaro, del furto del denaro e della vigliaccheria che avete nel non parlare chiaramente del denaro. Siete voi che avete ammesso in Commissione che con la legge sui rimborsi avete usato dell'ipocrisia. Voi state continuando ipocritamente ad assegnarvi del denaro a prescindere da quello che è o deve essere il partito politico. È la vostra storia politica e giudiziaria che parla per voi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, ho ascoltato l'onorevole Zaccaria e spero sia possibile avere delle posizioni diverse e contrapposte.  Noi attendiamo unicamente che vi appropriate di questa legge, così, ad ottobre, possiamo iniziare a raccogliere le firme per il referendum. È molto semplice. Non si può sempre richiamare il fatto che la Commissione affari costituzionali ha ritenuto di separare ...; la partitocrazia, per sessantacinque anni, ha ritenuto di non applicare gli articoli 39 e 49 della Costituzione! È in costante violazione delle norme elementari sul rispetto dei diritti umani! Non si può rivendicare questo sessantacinquennio come se fosse stata l'alba d'oro della democrazia in questo Paese! Questo sessantacinquennio è stato il sessantacinquennio della partitocrazia, la vostra (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

Maurizio TURCO Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, nel senso che chiedo che lei, d'ora in poi, visto che se l'è dimenticato prima, quando annuncia il numero dell'emendamento, possa dire chi è il primo firmatario, qual è il parere dei relatori e qual è il parere del Governo.

Maurizio TURCO Uno se lo è dimenticato, signor Presidente.

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di cambiare nome a questo articolo e di non parlare di riduzione dei contributi, ma direttamente di finanziamento pubblico. È, infatti, vero che dal 1993 - quando il 90,3 per cento (90,3 per cento!) degli italiani al referendum radicale votò contro il finanziamento pubblico ai partiti - il finanziamento è aumentato di sei volte. Oggi voi lo dimezzate, cioè, ancora una volta, lo moltiplicate di tre volte rispetto a quello che era. Per evitare ed evitarvi che fra qualche anno veniate qui a dirci, il velo dell'ipocrisia, di aver parlato di riduzione, vi invitiamo a restituire alle parole il loro significato. Assumetevi la responsabilità, se ne avete il coraggio, di ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi abbiamo l'impressione che i lavori su questo provvedimento stiano iniziando male e che finiranno, certamente, malissimo, viste le premesse. Ho molto apprezzato l'intervento della collega Amici, che ci ha illustrato delle buone pratiche, che oggi sono pratiche di alcuni, ma non sono dettami di legge. Noi avremmo voluto discutere prima di quello, perché, probabilmente, discutendo prima di quello, qualcuno - che è convinto, come lo siete voi, quasi tutti voi, dell'urgenza e della necessità di avere un finanziamento pubblico ai partiti - avrebbe potuto anche dire: stiamo qui a discutere di 90 milioni di euro all'anno per i partiti, quando, da decenni, tacciamo su un miliardo e 200 milioni di euro di finanziamento pubblico all'anno alle confessioni religiose. Ogni anno di finanziamento pubblico per le confessioni religiose equivale a 11 anni di finanziamento pubblico ai partiti, ma non avete la forza e, quindi, non avete il coraggio di porre le questioni per quello che sono. Allora, al massimo qualcuno si può rifugiare in quello che riesce a fare nel suo piccolo, ma non ha la forza di farla diventare questione di Governo all'interno dei partiti, questione che risponda e rispetti la Costituzione. Siete stai voi! Vorrei ringraziare il Governo che molto giustamente si è tenuto fuori da questa partita, che voi avete voluto e state continuando a voler giocare in questo modo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, praticamente si decide che hanno diritto all'aiuto di Stato - così come previsto dal provvedimento che state per approvare - solo quei partiti che hanno degli eletti, cioè se un partito è in grado di autofinanziarsi autonomamente, per fare cosa? Per fare quello che prevede l'articolo 49 della Costituzione: partecipare alla vita politica del Paese; ma voi dite di no, deve stare fuori dal perimetro che avete costituito della nuova democrazia, o meglio della nuova partitocrazia, cioè state cercando sempre più spesso e sempre in maniera più approfondita di tenere fuori tutti coloro che non riescono ad entrare nelle istituzioni e, per non entrare nelle istituzioni, basta approvare leggi elettorali come quelle che state facendo, e il cerchio secondo voi è chiuso. Questo è il più grave pericolo che voi state costituendo per il futuro, per il futuro democratico di questo Paese.

Seduta n. 637 di mercoledì 23 maggio 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiarire il mio pensiero sui diversi interventi frammentati di un minuto - il tempo che, naturalmente, ci è regolarmente concesso - per discutere di finanziamento pubblico ai partiti. Vorrei, intanto, ringraziare il direttore del quotidiano Il Tempo, Mario Sechi, che oggi coglie il punto che abbiamo già posto circa venti giorni fa, quando si voleva chiudere questo dibattito all'interno della Commissione affari costituzionali in sede legislativa. Giustamente, oggi il direttore Sechi dice che il Parlamento dovrebbe avere il coraggio - parola grossa per questo Parlamento - di discutere questo tema con una grande sessione in diretta televisiva. Noi, invece, stasera o, probabilmente, al massimo domattina, chiuderemo questo dibattito. Lo dico tra virgolette perché, in tutta la giornata di ieri, in questa Aula hanno parlato soltanto coloro che sono contrari alla riproposizione del finanziamento pubblico e, a differenza di quello che si legge oggi sui giornali, dove parlano solo quelli favorevoli a questa nuova proposta di legge, non abbiamo sentito in quest'Aula una parola a favore. È chiaro, signor Presidente, che si sta lavorando con un'abile regia. Leggiamo su tutti i giornali grandi titoli che, nel riassumere i lavori parlamentari di ieri, scrivono: «Il Parlamento dimezza i finanziamenti pubblici», ma non è vero! Non è vero! Il Parlamento dimezza i finanziamenti pubblici rispetto all'aumento esagerato dei finanziamenti stessi. Ieri, peraltro, il collega D'Anna citava il senatore Luigi Sturzo, che già nel 1957 non solo aveva capito tutto, ma aveva anche visto tutto e scriveva quello che vedeva. Nella sua proposta di legge del 1958 - che anticipava le proposte emendative che voteremo oggi - diceva: «Il problema è più largo di quel che non sia la spesa elettorale. Noi abbiamo ormai una struttura partitica le cui spese aumentano di anno in anno in maniera tale da superare ogni immaginazione. Tali somme possono venire da fonti impure; non sono mai libere e spontanee offerte di soci e simpatizzanti». Pensate un po': il senatore a vita Luigi Sturzo pensava ad un partito di cittadini, non al partito-Stato, che occupa lo Stato, finanziato dallo Stato, mantenuto dallo Stato per occuparlo, dalla RAI, all'ENI, a Finmeccanica. Lo voglio ripetere: siete voi che avete rovinato lo Stato con le vostre politiche, con le vostre organizzazioni che chiamate «partito», ma che sono delle oligarchie di occupazione dello Stato, al di fuori delle regole costituzionali!

Maurizio TURCO Signor Presidente, non possiamo continuare ad accettare questo modo di andare avanti senza che ci si ponga mai - mai!- un attimo il problema di far comprendere ai cittadini cosa state facendo! Prima o poi, queste sono scelte che si pagano! Voi avete fretta e la fretta non è una buona consigliera.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento.

Maurizio TURCO Signor Presidente, ci sono arrivati 17 emendamenti al testo sul quale stiamo discutendo. Lei ci ha detto adesso che, contrariamente alle previsioni, anziché alle 14,15 possiamo presentare subemendamenti entro le ore 15. Ma noi fino a che era lavoreremo? Infatti, il problema è che dovremmo uscire adesso per andare a fare subemendamenti, anche perché ormai è il gioco delle tre carte: sono sempre gli stessi emendamenti che vengono smontati e rimontati per farci perdere tempo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, noi vogliamo sapere se abbiamo diritto, cioè se il diritto a presentare subemendamenti è un diritto effettivo o nominale. Il diritto c'è, ma non lo possiamo esercitare. Allora, dobbiamo avere il tempo almeno di leggere questi 17 emendamenti e il tempo per fare eventualmente i subemendamenti, anche perché vanno a toccare degli emendamenti già presentati che potrebbero decadere, dover essere riproposti e quant'altro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Ma quando lavoriamo? Quando?

Maurizio TURCO Signor Presidente, faccia rispettare il Regolamento!

Maurizio TURCO Signor Presidente, i deputati radicali condividono la relazione tecnica del presidente Castagnetti che è relativa al singolo atto di richiesta di utilizzazione dei tabulati. Se oggi dovessimo esprimerci sull'indirizzo generale del caso, e in particolare sulla pubblica accusa napoletana, che ben conosciamo da tempo, e così come ci viene confermato dalle cronache di Radio Radicale, che anche su questo caso, offre a tutti la possibilità di farsi un'impressione più diretta, fondata sul processo in corso, il nostro voto sarebbe probabilmente ben diverso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, adesso anche formalmente stiamo lavorando con tre carte, cioè abbiamo tre blocchi di emendamenti sui quali naturalmente non è possibile lavorare. Ma, signor Presidente, noi abbiamo fatto tutto un discorso sul perché era necessario amputare il dibattito sull'articolo 49 dal dibattito sul finanziamento pubblico. Non vi è dubbio che tutto ciò che riguarda gli statuti dei partiti e dei movimenti politici abbia un'intima attinenza con l'articolo 49. Parlo in generale, a prescindere da questo emendamento. È evidente che si sta facendo un'operazione senza capo né coda, perché la via logica era quella di discutere l'articolo 49, compresi gli statuti dei partiti ed il finanziamento pubblico degli stessi. Adesso approviamo alcune norme sugli statuti dei partiti ma lasciamo fuori completamente la concezione e la disposizione di legge su cosa sono i partiti.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di restituire il loro significato alle parole e, quindi, di prevedere che per «rimborso elettorale» si intende un contributo a fronte del numero di voti ottenuti e per spese effettivamente sostenute e documentate. Mi pare che, come è stato più volte sostenuto, con questa legge si vorrebbe togliere quel velo di ipocrisia che è stato messo a seguito del referendum del 1993 con la legge sui finti o falsi rimborsi elettorali. Quindi, mi pare che questa sia una buona occasione per tenere separati i finanziamenti pubblici attraverso le diverse forme da quelli che possono essere dei rimborsi elettorali.

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, nell'attesa che l'entità dei versamenti e delle detrazioni delle ONLUS siano equiparate a quelle dei partiti politici, noi per il momento proponiamo che quelle dei partiti politici siano equiparate alle ONLUS. Ci sarà sempre tempo per fare l'inverso. Nel frattempo noi crediamo che sia corretto, ed anche in linea con quanto è sempre stato detto rispetto a questa disparità di trattamento, e quindi, insistiamo per la votazione.

Maurizio TURCO Presidente! Presidente! Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, potremmo capire dai relatori questi soldi quali sono? È paradossale! Stiamo votando un provvedimento per ridurre i contributi pubblici e, dalla parte ridotta, prendiamo i soldi per pagare il cofinanziamento dell'autofinanziamento. Sbaglio? Lo chiedo. Nel momento in cui voi scrivete che alla copertura di 8,7 milioni di euro per il 2014, 7 milioni di euro per il 2015 e 6,1 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 9 della legge 3 giugno 1999, n. 157, la legge che parla delle nuove norme in materia di rimborso delle spese, andate a riprendere la parte tagliata. Immagino che non state tagliando ulteriormente, più o meno, conoscendo la politica portata avanti con questo provvedimento. Quindi se si può avere un chiarimento in questo senso ve ne sarei grato.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi stiamo votando le detrazioni per le erogazioni liberali in favore di partiti e movimenti politici. Con questo emendamento chiariamo che i movimenti e i partiti politici sono quei soggetti che intendano partecipare alla vita democratica del Paese (Commenti del deputato Calderisi). Onorevole Calderisi, non ho capito che c'è, se me lo dice mi risparmia l'intervento e facciamo prima. Non si sente, ci sono cento metri in linea d'aria.

Maurizio TURCO Se è già assorbito da un altro emendamento della Commissione, lo ritiro.

Maurizio TURCO Se è già assorbito da un altro emendamento successivo, se posso saperlo così lo ritiro.

Maurizio TURCO Non è vero, non è uguale al mio!

Maurizio TURCO Sì, signor Presidente. Vorrei anche intervenire per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi chiediamo che i controlli siano estesi non solo ai partiti che godono del finanziamento pubblico, ma a tutti quei soggetti politici, che chiamiamo partiti, che godono di qualsiasi tipo di provvidenza pubblica, non necessariamente direttamente statale, ma anche controllata dallo Stato, ossia quella pletora di società che, magari, hanno nei consigli di amministrazione i nominati che poi dovranno contribuire all'autofinanziamento cofinanziato dallo Stato. Questo semplicemente per una questione di chiarezza e per togliere la cappa che avete messo al concetto di partito di Stato, che è unicamente quello elettorale con gli eletti, e per riportarlo ad un senso più vasto, che è quello previsto dalla Costituzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi chiediamo che, oltre alle società di revisione, possano fare la revisione anche dei revisori legali iscritti nell'apposito registro. Io capisco tutto, però va anche detto, per esempio, che la Parmalat era controllata da una società di revisione. Allora non si capisce perché la società di revisione debba offrire più garanzie di revisori legali, iscritti in un albo professionale. Vuol dire che, se non sono società, non ci fidiamo? Non ho capito qual è problema da parte dei relatori ad accettare il fatto che la revisione possa essere fatta o da una società di revisione o da revisori legali.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che ci siano delle pene effettive per i responsabili di omissione di iscrizione di voci obbligatorie nel bilancio, oppure che espongono fraudolentemente fatti non veri. È inutile che faccia esempi relativi all'attualità. Noi chiediamo che per questo ci sia la condanna all'interdizione temporanea dai pubblici uffici.

Maurizio TURCO In realtà, signor Presidente, confesso: questo emendamento l'ho copiato dalla proposta di legge n. 124 del 1958 del senatore Luigi Sturzo. Esso prevede, contro la centralizzazione dei partiti e soprattutto delle finanze dei partiti, che vi sia anche una predisposizione di una rendicontazione per quello che riguarda le uscite delle sezioni periferiche, distinguendo quelle che sono le entrate dell'amministrazione centrale, da quelle del partito ottenute localmente. Evidentemente qui si vede che il senatore Sturzo era un uninominalista americano, che però si rifiutava di fare, come spesso accade in Italia, le americanate.

Seduta n. 638 di giovedì 24 maggio 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Signor Presidente, innanzitutto, le chiedo se può controllare l'orologio, perché ieri sono stato richiamato al terzo minuto: se mi può richiamare al quarto minuto e mezzo, forse, è meglio.

Maurizio TURCO Non c'era lei, c'era il Presidente Fini, è tutto registrato.

Maurizio TURCO Va bene, siccome ho cinque minuti, la ringrazio se mi può richiamare al quarto minuto e mezzo.

Maurizio TURCO Signor Presidente, penso che sia sfuggita ai lavori dell'Assemblea una delle cose più importanti che dà il senso della misura e, cioè, la lettera del presidente della Corte dei conti - che è arrivata ieri alla Camera dei deputati, ci è stata consegnata -, in cui, ad un certo punto, il presidente della Corte dei conti...

Maurizio TURCO Vuole rigo per rigo? Mi dica lei come funziona. Siccome ci sono dei precedenti...

Maurizio TURCO Signor Presidente, ho capito che dobbiamo perdere cinque minuti! Si può intervenire sul processo verbale per chiedere una rettifica o per chiarire il proprio pensiero. Ma il pensiero che devo chiarire è il mio. Va bene?

Maurizio TURCO Poiché devo chiarire il mio pensiero, prendo a pretesto, perché non ho mezz'ora di tempo a disposizione, la lettera del presidente della Corte dei conti, in cui ci spiega tutto quello che avete fatto: attenua il vulnus costituzionale, a meno che non ci fosse il coordinamento di questa vostra Commissione attribuito ai rappresentanti della Corte. Ciò non elimina il vulnus costituzionale, né c'è il pieno rispetto della Costituzione. Noi crediamo, signor Presidente, che manchi il dibattito. Si può dire che qui non c'è dibattito, non perché manchi il tempo, ma perché non c'è la volontà di confrontarsi politicamente su questo testo? C'è solo una parte, cioè chi non è d'accordo; noi qui non abbiamo sentito le voci di chi, invece, è d'accordo. Avremmo voluto sentire le ragioni di chi è d'accordo con questo provvedimento. È un provvedimento che andrà letto dopo, quando sarà concluso, e nella sua interezza. Questo è il problema. Non a caso, ieri, signor Presidente, avrei voluto chiarire al Presidente Fini che, in realtà, il tempo che ci era consentito per leggere, capire ed eventualmente subemendare gli ulteriori emendamenti della Commissione, era di mezz'ora e, cioè, tra le ore 13,30, quando avremmo finito i lavori, e le ore 14, quando sarebbero iniziati i lavori delle Commissioni, che, peraltro, erano in sede legislativa. Signor Presidente, ciò che sta accadendo non è un problema di oggi, ma è un problema di domani: mi riferisco al fatto che state comprimendo i tempi regolarmente, cioè prevedendolo secondo le regole. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso questi tempi. Sto dicendo che è irregolare? No, è tutto legalissimo. Ma perché, il regime fascista non aveva una sua legalità? Ce l'aveva e la rispettava! Ognuno ha la sua legalità. Ognuno si dà la legalità che gli è propria! Chi ha una formazione liberale, chi ha il senso dello Stato e delle istituzioni queste cose le percepisce, oltre a vederle. Noi di questo stiamo parlando. Non volete parlare? Va bene, è un vostro diritto non farlo. Tuttavia, a questa legge verranno apposte delle firme: quelle firme sono delle assunzioni di responsabilità personale. Di questo dobbiamo parlare, signor Presidente. Dobbiamo parlare del fatto che il dibattito politico che ci viene negato, è il dibattito politico con riferimento al quale vorremmo capire perché si è arrivati a questo. Lo fate per convinzione o per convenienza? Lo fate sulla spinta di un'urgenza dettata non dal Parlamento, né dalle vostre convinzioni e dalle vostre idee, o dagli articoli di giornale, o da un uso disinvolto dell'informazione pubblica che vi è sfuggito di mano? Si può dire, o è un reato, vedere quello che accade? Si può dire, o è un reato, che il consiglio di amministrazione è il consiglio di amministrazione dei partiti? È estraneo a questo dibattito? Noi crediamo di no, signor Presidente. Non è estraneo a questo dibattito ed è chiaro che, con interventi di minuto in minuto, manca la collocazione politica, l'intelligenza politica di quello che viene detto. Allora noi, signor Presidente, rispetteremo i vostri tempi, i tempi che vi siete dati, tuttavia, se lei consente, ne utilizzeremo pochi, ma, quei pochi tempi, li utilizzeremo.

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, questo è l'emendamento del 1957, del senatore Luigi Sturzo, in cui si prevede che è vietato ai partiti e ai candidati di accettare contributi di ministeri, enti e gestioni statali, di enti locali territoriali, enti o banche di diritto pubblico di interesse nazionale, di cooperative, federazioni di cooperative, consorzi, enti consortili e relative federazioni, e di ogni altra gestione autonoma, statale e non statale, che per legge è sottoposta alla vigilanza e al controllo ministeriale. Probabilmente il senatore Sturzo aveva la vista lunga perché, sebbene scritto nel 1957, questo emendamento fotografa e censura tutto quello che sta accadendo ed è sotto gli occhi di tutti.

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, dall'articolo 4 della proposta di legge sempre del senatore Sturzo è fatto divieto ai partiti di assegnare, sui fondi propri, concorsi personali alle spese che ciascun candidato intende fare a proprio vantaggio. Parrebbe quasi che Luigi Sturzo abbia letto i giornali dell'ultima settimana nel 1957, quando scriveva queste cose. Evidentemente era tutto chiaro, a lui; ai suoi soci era invece tutto chiaro altro, cioè che tutto questo doveva essere fatto, tant'è vero che gli è stato impedito di poter vedere il suo progetto di legge discusso.

Maurizio TURCO Signor Presidente, per rispetto all'intelligenza di tutti, anch'io ho una posizione che è quella del presidente della Corte dei conti che, in una lettera al Presidente della Camera, ieri ha sostenuto che la commissione che si vorrebbe fosse costituita da magistrati di diverse Corti, rappresenta una semplice attenuazione del vulnus costituzionale. Il presidente della Corte dei conti accetterebbe il vulnus costituzionale solo nel caso in cui il coordinamento fosse attribuito ai rappresentanti della Corte dei conti. Noi non accettiamo attenuazioni del vulnus costituzionale, noi siamo per il pieno rispetto delle norme costituzionali. L'articolo 100 è chiaro, dev'essere la Corte dei conti, disponendo dei poteri che nel passato questa Camera, con la legge 10 dicembre 1993, n. 515, gli ha negato, a svolgere tale funzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Maurizio TURCO Signor Presidente, è possibile allegare agli atti dei nostri lavori la lettera che il presidente della Corte dei conti ha inviato ieri?

Maurizio TURCO Allora incomincio a leggerla: «Onorevole Presidente Fini, le scrivo con riferimento alle proposte di legge attualmente all'esame del ramo del Parlamento da lei presieduto in tema di disciplina di contributi pubblici in favore di partiti e movimenti politici. È mia opinione, condivisa da tutta la Corte che ho l'onore di presiedere, che la competenza a svolgere qualsiasi forma di controllo su tale pubblica contribuzione non possa che spettare alla Corte stessa in ragione della sua posizione costituzionale di organo ausiliario del Parlamento e suprema magistratura nelle materie di contabilità pubblica. Conseguentemente, soluzioni diverse, quale pure quella che è stata prospettata di affidare un simile controllo ad un organismo composto dai presidenti...

Maurizio TURCO Continuo dopo o posso finire la frase?

Maurizio TURCO Un organismo - come stavo riportando - composto dai presidenti delle tre supreme magistrature non potrebbe non apparire sospettabile di incostituzionalità...

Maurizio TURCO Signor Presidente, dice ancora il presidente della Corte dei conti: «L'ultima ipotesi su cui l'Aula sta lavorando, quella cioè di affidare il suddetto controllo ad un'istituenda commissione composta da cinque magistrati di cui tre designati dal presidente di questa Corte, uno dal presidente della Corte di cassazione e uno dal presidente del Consiglio di Stato, rappresenta una semplice attenuazione del citato vulnus costituzionale accettabile per il presidente ma non per noi, se del caso, solo nella misura in cui il coordinamento della commissione sia attribuito a rappresentanti di questa Corte». Signor Presidente, è vero che questo provvedimento è molto più duro, molto severo, ma la Corte dei conti non aveva poteri di sanzionare i partiti perché questo Parlamento nel 1993 non lo ha voluto, lo ha volutamente escluso e la Corte, sin da allora, l'ha fatto presente.

Maurizio TURCO Signor Presidente, in questo minuto vorrei ringraziare l'onorevole Contento, perché con il suo intervento ha dimostrato che vi era una profonda necessità di un dibattito approfondito. Vorrei semplicemente dire che non ritengo che state violando la legalità che vi siete dati: anche il regime fascista rispettava la propria legalità e voi rispettate la vostra: qual è il problema? È chiaro che la lettera del presidente della Corte dei conti non è il Vangelo, è una posizione, che noi condividiamo e voi no. Vi segnalo semplicemente che il presidente fa presente che le vostre scelte rappresentano, o possono rappresentare, un vulnus costituzionale. Questo rischio noi con voi non vogliamo correrlo.

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi con questo emendamento chiediamo che sia fatto divieto ai partiti di investire la propria liquidità in strumenti finanziari. Pensiamo che sia un emendamento logico, nel senso che riteniamo, anche alla luce del successivo emendamento della Commissione, che prevede invece strumenti finanziari di titoli emessi da Stati membri dell'Unione europea, che cambi di poco la questione. È proprio lo strumento finanziario in sé che riteniamo inadatto rispetto ad una certa visione di partito. Poi c'è un'altra visione, un po' più commerciale ed imprenditoriale di partito, che giustamente ha bisogno degli strumenti finanziari.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei solamente leggere cosa fa la commissione: «la commissione invita direttamente i partiti e i movimenti politici a sanare eventuali inottemperanze ad obblighi di legge o irregolarità contabili». Parla appunto da solo questo emendamento. Noi votiamo contro.

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vi è un problema di platea di riferimento. Quando diciamo qual è la cifra a partire dalla quale dovrebbe essere registrato un contributo, crediamo che 1.000 euro, come contributo ad un partito da parte di un cittadino, sia una cifra elevata. Con questa proposta di legge si vuole stabilire, però, un limite di 5.000 euro: evidentemente, ci si rivolge ad una particolare platea che, di fatto, esclude la stragrande maggioranza dei cittadini. Si tratta proprio di una questione di punti di vista e di riferimento che si ha con questa proposta di legge.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi siamo favorevoli al testo originario del collega Fontanelli. Era precisissimo, parlava esattamente dell'anagrafe pubblica e di quello che è necessario pubblicizzare. Non siamo d'accordo sulla riformulazione. Vorrei anche dire: smettiamola di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Non c'è ancora l'anagrafe obbligatoria pubblica degli eletti e dei nominanti, ma in quest'Aula siamo solamente in 250 ad avere volontariamente depositato la dichiarazione dei redditi. Quindi, è inutile che ci allarghiamo a chiedere ai partiti cose che nemmeno nel nostro piccolo siamo in condizione di fare e dovremmo fare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con quest'ultimo emendamento proponiamo di dare a questo provvedimento il titolo più opportuno rispetto a quello che contiene ossia: Norme in materia di finanziamento pubblico dei partiti e dei movimenti politici. Sostanzialmente pare più opportuno dare a questo provvedimento il giusto titolo, per evitare che tra vent'anni accada quello ciò che è accaduto in queste settimane, in cui si è riconosciuto che la legge sui rimborsi elettorali in sostanza era una grande ipocrisia, perché era solamente l'escamotage per non dare seguito alla decisione del 90,3 per cento dei cittadini, che attraverso il referendum avevano abolito quella legge e attraverso un referendum aboliranno questa legge.

Maurizio TURCO Signor Presidente, ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Ventura, devo dire la verità, perché ha posto i temi di un dibattito possibile che non abbiamo fatto. Noi voteremo contro la legge Bressa-Calderisi per due motivi: il primo di merito ma il secondo di metodo. Voi avete voluto anteporre il dibattito sul finanziamento pubblico al dibattito sul modello di partito, così anticipandolo di una settimana, non di mesi e lo avete fatto per pregiudicare il dibattito sul modello di partito, perché il vostro modello di partito lo avete già scritto, è il modello del finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Il modello del finanziamento pubblico non si esaurisce solo nei denari del finanziamento pubblico, quel modello, di cui il finanziamento pubblico è la punta dell'iceberg, è il modello dell'occupazione dello Stato. Liberate l'ENI, liberate la Finmeccanica, liberate la RAI, liberate le migliaia di municipalizzate! Liberatele dalla vostra occupazione e poi parliamo del modello del partito e anche del finanziamento pubblico! Noi siamo disposti, dispostissimi a fare questo dibattito. Solo noi e l'onorevole Castagnetti, che viene da quella identità sturziana che già nel 1957 aveva posto il problema. Altro che referendum del 1993! Nel 1974 vi siete dati il finanziamento pubblico; nel 1974 vi siete dati il finanziamento pubblico perché c'erano i furti. Per evitare i furti di regime avete inventato il finanziamento pubblico. Lo abbiamo abolito, il 90,3 per cento dei cittadini l'ha abolito, voi lo avete ripristinato perché così sarebbero diminuiti i furti. Oggi di nuovo: furti e finanziamento pubblico. Allora, la settimana prossima, quando discuteremo dell'articolo 49 e della democrazia interna dei partiti, la settimana prossima portate un modello di partito che non sia quello che state oggi prefigurando, per discutere sul futuro. Evitiamo - onorevole Ventura - i referendum del 2014. Prefiguriamo il modello di partito dei cittadini. Prefiguriamo il modello di partito dei servizi. Prefiguriamo il modello di partito che non occupa la RAI, ma che mette il servizio pubblico radiotelevisivo a disposizione del diritto dei cittadini di conoscere per deliberare. Oggi la RAI è un servizio privato della partitocrazia. E in tutto questo quadro, pene sempre più severe, tutto quello che volete, ma lo sapete che la giustizia in questo Paese non funziona? È una giustizia in violazione della Costituzione e di tutti gli accordi internazionali, in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo è da trent'anni che vi dice che lo Stato di diritto in Italia è in pericolo. Allora, se lo Stato di diritto in Italia è in pericolo, cosa facciamo insieme? Non chi è più bravo ad arrivare prima o a fare qualcosa in meglio per se stesso. Cosa facciamo per il Paese insieme? La settimana prossima nell'articolo 49 sui partiti mettiamo che i partiti non nominano più il consiglio di amministrazione dell'ENI, della Finmeccanica, della RAI, delle municipalizzate, e poi raddoppiamo il finanziamento pubblico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 674 di martedì 31 luglio 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi chiediamo di cancellare quello che è stato introdotto al Senato al comma 2, cioè la proroga di una delega scaduta, volta al cosiddetto riordino della Croce rossa. Mi permetta una leggera valutazione politica, davvero leggera: mettere le mani sul patrimonio immobiliare della Croce rossa italiana e contemporaneamente licenziare migliaia di operatori non è esattamente un'operazione di privatizzazione, ma è un furto. Detto questo, con questo emendamento abbiamo corrisposto al parere del Comitato per la legislazione di questa Camera. Il 24 luglio il Comitato per la legislazione, con tassatività, ha chiesto che si sopprima la disposizione introdotta al Senato nell'articolo 1, comma 2, del disegno di legge di conversione, in quanto, tenuto anche conto della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012, non appare corrispondente ad un corretto utilizzo dello specifico strumento normativo rappresentato dal disegno di legge di conversione. Signor Presidente, ricorderà - io di sicuro lo ricordo - l'enfasi e la solennità con la quale lei ci ha letto in quest'Aula la lettera del Presidente della Repubblica del 23 febbraio 2012. Scriveva il Presidente della Repubblica: «...a tutela dello speciale procedimento di conversione in legge previsto dall'articolo 77 della Costituzione: un procedimento» - sottolinea il Presidente - « - rileva la Corte - che ha un oggetto ben definito, appunto la conversione di un provvedimento di urgenza, e per ciò stesso è soggetto ad una particolare disciplina regolamentare che prevede tempi circoscritti e predeterminati e, conseguentemente, richiede una rigorosa delimitazione degli eventuali emendamenti secondo un criterio di stretta attinenza alle finalità e al contenuto originari del decreto-legge. Già con la lettera da me inviata» - scrive il Presidente Napolitano - «il 22 febbraio 2011 ai Presidenti di Senato e Camera e al Presidente del Consiglio dei ministri, richiamata dalla stessa sentenza, sottolineavo la necessità di limitare gli emendamenti ammissibili, in sede di conversione dei decreti-legge, a quelli sostanzialmente omogenei rispetto al testo originario del decreto, in considerazione della particolare disciplina costituzionale e regolamentare del procedimento di conversione, nonché a garanzia del vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione del decreto-legge e di quello successivo sulla legge di conversione, anche per la difficoltà di esercitare la facoltà di rinvio prevista dall'articolo 74 della Costituzione in prossimità della scadenza del termine tassativo di 60 giorni fissato per la conversione in legge». Siamo riusciti, dunque, signor Presidente della Camera, a mettere il Presidente della Repubblica nelle condizioni di non poter rinviare alla Camera un provvedimento che è sanzionabile di incostituzionalità. È chiarissimo che vi saranno ricorsi - le preannunzio, centinaia di ricorsi - fondati esattamente sulla sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012 e sulla lettera, sul richiamo solenne del Presidente della Repubblica alle Camere parlamentari. È incredibile che il Senato della Repubblica abbia accettato un emendamento di quel tipo ed è incredibile che il Governo, di cui non porta alcuna responsabilità, non abbia avuto la bontà, in Commissione e in Aula, di stigmatizzare quanto accaduto. Per questo, noi chiediamo di votare l'emendamento soppressivo, in quanto stiamo proponendo un problema di legalità e di costituzionalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO No, Signor Presidente.

Seduta n. 696 di mercoledì 3 ottobre 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Maurizio TURCO No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con questa proposta emendativa completiamo il quadro di quello che diceva il presidente Moffa, con il tentativo di adeguare a quello che è il sistema del Parlamento europeo la politica relativa agli assistenti e ai collaboratori parlamentari. Noi chiediamo, così come previsto dal Parlamento europeo - rispetto al quale nessun parlamentare europeo eletto in Italia ha mai avuto modo di ridire - che l'elenco dei collaboratori accreditati, con l'indicazione del parlamentare dal quale dipendono, sia pubblicato sul sito Internet della Camera a cui appartiene il parlamentare. Ho sentito parlare di una obiezione: la privacy. La privacy è relativa ai dati personali che meritano protezione e i dati che meritano protezione sono quelli relativi agli orientamenti politici, agli orientamenti sessuali, alle origini etniche, agli stati di salute, ai dati giudiziari, ma non al fatto di dipendere da un parlamentare. Allora, vorrei capire qual è l'obiezione ad adeguarci ad un quadro che abbiamo voluto, come ha detto il presidente Moffa, essere il più simile a quello in vigore al Parlamento europeo. Per essere identico manca solamente il passaggio della trasparenza (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 717 di martedì 13 novembre 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

Seduta n. 722 di giovedì 22 novembre 2012

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Maurizio TURCO Signor Presidente, vi sono molti interventi che non hanno nulla a che fare con il testo dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5534-bis-A/108. Ma, attenendomi al suo testo, preannunzio che lo voterò. Vorrei semplicemente segnalare che, fuori da quest'Aula, a livello europeo vi è un dibattito non solo sull'esercito europeo, ma sull'unificazione dei sistemi d'arma. Stiamo continuando ad investire su una strada destinata a morire, mentre vi è una prospettiva alla quale dovremmo guardare. Tra parentesi, forse le cronache di questi giorni dovrebbero indurci a interrogarci e a impegnarci sulla fase della vendita dei sistemi d'arma all'interno e all'esterno del Paese da parte di industrie nazionali, dove vi è la golden share dello Stato, visto che la cronaca ci parla di qualcosa che la mancanza di trasparenza porta con sé, e cioè la corruzione.

Seduta n. 732 di martedì 11 dicembre 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, come ho già fatto presente al Presidente della Camera, il protocollo che rimandava ad un accordo con la Conferenza episcopale italiana non è stato mai siglato. Peraltro, l'otto per mille copre esattamente le stesse funzioni che dovrebbe coprire l'ordinariato militare. È veramente una duplicazione di spesa incomprensibile a fronte di un contributo dello Stato che ammonta a un miliardo di euro. L'otto per mille oggi ammonta ad un miliardo di euro di cui 330 milioni sono proprio destinati a coprire la vecchia congrua, cioè diciamo così lo stipendio che adesso viene inteso come secondo stipendio per chi invece è un ordinariato militare. Credo davvero, Presidente, che su questo non c'è la chiarezza che sarebbe necessaria. Comprendo e l'ho già fatto presente al Presidente della Camera.

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, se posso, chiedo di depositare una nota sull'emendamento dichiarato inammissibile e di lasciarla agli atti.

Maurizio TURCO Signor Presidente, poiché è una nota lunga e concerne l'ordinariato militare, noi ribadiamo che non esiste alcuna intesa...

Maurizio TURCO Signor Presidente, non esiste alcuna intesa tra lo Stato italiano e la CEI a tutela dell'ordinariato militare. La dichiarazione di inammissibilità del nostro emendamento, volto a porre a carico della Chiesa i costi per la paga dei cappellani militari e il mantenimento dell'ordinariato militare, non trova alcun conforto né giuridico né normativo. L'ordinariato militare, fino al 9 ottobre 2010, era disciplinato da alcune norme. Il testo dell'articolo è, poi, stato modificato integralmente dal decreto legislativo del 24 febbraio 2012, che stabiliva che il servizio di assistenza spirituale alle Forze armate, istituito per assicurare l'esercizio delle pratiche di culto del personale militare di religione cattolica e disimpegnato da sacerdoti cattolici, è disciplinato dal titolo III del libro IV. In questo, il Concordato non c'entra nulla. Quindi, noi riteniamo ancora una volta che, contrariamente alla legge e al diritto, la disciplina del trattamento economico dei cappellani militari non sia tra le questioni tutelate dal Concordato e che, quindi, non sia indirettamente elevata a norma di rango costituzionale.

Maurizio TURCO Signor Presidente, noi stiamo dando una delega a un Governo per una revisione - non una riforma - che esplicherà i suoi effetti in quindici, venti anni, in cui mettiamo su un piatto della bilancia alcune decine di migliaia di persone per fare cosa? Per risparmiare e rientrare in minima parte nel debito pubblico? No, per acquistare sistemi d'arma. E cosa dobbiamo fare di questi sistemi d'arma? È appena tornato il sottosegretario Magri dalla Libia, dobbiamo aiutare la Libia alla formazione del personale per contrastare l'immigrazione clandestina? L'abbiamo già sentita! L'abbiamo già sentita! Dobbiamo aiutare la cooperazione industriale nel settore della difesa? Questa non l'avevamo ancora sentita! È una cosa incredibile... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, a riprova che è un provvedimento di revisione e non di riforma, abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo che, di tutta evidenza, è estraneo, non alla materia, è estraneo alla forma di Governo, diciamo così, che si è voluta mettere in campo rispetto allo strumento militare. Noi abbiamo cercato di fare uno sforzo di visione verso il futuro e non di ancorarci al presente, per cercare di capitalizzare al massimo quelle che sono le incongruenze - a dir poco, le incongruenze - dell'attuale sistema. Noi proponiamo di tornare, per esempio per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri, nell'ambito del Ministero dell'interno. Chiunque ha seguito le vicende della controriforma che portò l'Arma dei carabinieri all'interno del Ministero della difesa oggi può compitare i danni che ha comportato. Così, signor Presidente, proponiamo, con questo articolo aggiuntivo, la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza, una cosa che esiste in tutta Europa. Anzi, la militarizzazione di un Corpo di finanza esiste solo in Italia. Perché? Perché non si vuole che la guardia di finanza possa esplicare fino in fondo le proprie professionalità tecniche e deve essere, invece, subordinata indirettamente al potere politico.

Maurizio TURCO Signor Presidente, con l'emendamento 4.1, a mia prima firma, noi chiediamo che le risorse che si recupereranno dall'attuazione di questo processo di revisione attraverso il licenziamento di personale e la vendita di alcuni beni, siano versate al bilancio dello Stato per rientrare dal debito pubblico. Ma se non vengono versate al bilancio dello Stato, queste risorse a cosa serviranno al Ministero della difesa? Ad andare in Libia? A rinforzare la potenza di Finmeccanica? Ad aiutare i mediatori che oggi sono nelle aule di tribunale per come hanno gestito i rapporti tra Finmeccanica e gli acquirenti in India, figuratevi in Libia? Su queste cose una riflessione l'avete fatta? Ce la potete dire? Quali strumenti di controllo, di prevenzione perché questo non accada più, avete messo in campo? Nessuno. Continuate a rafforzare una potenza di fuoco che non serve a nulla, anzi dovrebbe servire ai libici per fermare gli immigrati clandestini tramite le armi che gli vendiamo. Il progetto è perfetto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Maurizio TURCO Signor Presidente, anche in questo caso, quando nel corso di ciascun esercizio finanziario si fanno delle economie e restano i soldi, come vengono spesi? Alla ripartizione delle disponibilità dei fondi si provvede con decreto del Ministro della difesa, su proposta del Capo di stato maggiore della Difesa. Il Parlamento è esautorato. D'altronde, il controllo democratico sul Ministero della difesa e lo strumento militare in capo a chi è a seguito di questa revisione? Un provvedimento che, come abbiamo già detto, avrà delle ripercussioni per quindici o venti anni in termini economico-finanziari. Avete nelle mani decine di migliaia di persone da allocare fuori dalla struttura, un capitale di immobili, al giorno d'oggi diremmo, a parte alcune persone che lo sanno, incommensurabile, che gestirete come meglio crederete. Va bene la fiducia, ma il controllo democratico e parlamentare in quale momento si situa? In questo? In questo in cui vi deleghiamo a fare la revisione, a stabilire voi le regole e noi, semplicemente, a darvi delle indicazioni di massima? Signor Presidente, è il Parlamento che deve controllare, no il Governo che noi deleghiamo a farsi le regole anche per autolimitarsi. Purtroppo è questo che emerge da questo provvedimento in termini concreti.

Maurizio TURCO Signor Presidente, davamo per scontato che avremmo aderito a quelle che sono le discussioni in sede di Unione europea sugli strumenti militari. Cercavamo di uscire fuori un po' da quella che è la specializzazione del nostro Paese: da una parte, la violazione della legalità europea e, dall'altra, il subire le norme europee. Cercavamo di dare lo spunto per essere protagonisti in sede di Unione europea rispetto a un dibattito, quello sugli Stati Uniti d'Europa e la creazione di un esercito comune europeo che forse è qualcosa che verrà, ma è sicuramente qualcosa di necessario oggi. Quindi, ciò sarà l'obiettivo di chi avrà il coraggio, la forza, la visione di andare oltre quelle che sono le convenienze e le aspettative, soprattutto degli altri, da parte dell'Italia, che impongono - io comprendo - di non fare alcun passo avanti, ma di essere lì ad attendere che qualche altro ci trascini in una grande azione europea. Credo, signor Ministro, che accettare questo nostro ordine del giorno e portarlo avanti potrebbe solo dar lustro al nostro Paese e al Ministro che accettasse di farlo. Non accetto la riformulazione proposta dal Governo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seduta n. 737 di giovedì 20 dicembre 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Maurizio TURCO Chiedo di parlare.

Maurizio TURCO Signor Presidente, intervengo non per rettificare quanto risulta a verbale, nel senso che ciò che è scritto è fedele, ma per approfondire e specificare il mio pensiero. Quello che ci è arrivato ieri, quello che ieri è arrivato allo Stato italiano dalla Commissione europea è qualcosa a nostro avviso di molto grave. Ha detto ieri il Vicepresidente della Commissione europea e commissario per la concorrenza che gli enti senza scopo di lucro svolgono un ruolo sociale importante, di cui il regime italiano di imposte sugli immobili tiene conto. Tuttavia, quando gli enti operano sugli stessi mercati degli operatori commerciali, dobbiamo assicurarci che non beneficino di vantaggi indebiti. La nuova normativa italiana sulla tassazione dei beni immobili garantisce che ciò non avvenga. Io credo, signora Presidente, che la stessa Commissione europea, nel 2006, sosteneva che la normativa di allora - quella che parlava di attività di natura non esclusivamente commerciale, il famoso decreto Bersani sulle liberalizzazioni - andava bene. Oggi, dopo sette anni, ci ha spiegato che è contraria alle direttive europee, così come da nostra denuncia, la quale teneva ben conto come gli enti senza scopo di lucro svolgano un ruolo sociale non importante, importantissimo. Questo vuol dire anche intanto che posso preannunciare - in modo che i servizi competenti si possano attrezzare - che noi faremo ricorso presso la Corte europea contro questa decisione della Commissione europea, denunceremo la Commissione europea al mediatore europeo per cattiva amministrazione, avendoci impiegato sette anni, la più lunga indagine nella storia dell'Unione europea, ma soprattutto riapriremo una vertenza sulla normativa appena recepita sull'IMU. Noi crediamo, signora Presidente, che questa sia una pagina vergognosa in termini di incapacità legislativa. Noi chiediamo al Presidente del Consiglio di fare un'inchiesta approfondita all'interno del Ministero dell'economia e delle finanze per capire chi sono i responsabili che nel corso di questi sette anni hanno indotto la Commissione europea a non poter prendere una decisione in tempi rapidi e con soluzioni non solo credibili, ma anche efficaci. Oggi, infatti, la Commissione europea ci dice che questo Paese non è nemmeno in grado di sapere a chi fa i regali - regali! - contro quelle che sono le direttive europee. Questa è una pagina che non finisce qui, non finisce con un comunicato stampa della Commissione europea e non finisce in Europa.

Maurizio TURCO Signor Presidente, vorrei sgombrare il campo rispetto all'emendamento che è stato presentato dal Popolo della Libertà rispetto a qualsiasi valutazione di ordine giuridico. Vorrei semplicemente ricordare, soprattutto a coloro che hanno fatto interventi di tipo giuridico, che, nel 2008, il «decreto Prodi» fu da noi votato - da noi votato -, da tutti coloro che, nel 2008, erano stati eletti in questo Parlamento e sostenevano il Governo Prodi: votammo l'esenzione per tutti i soggetti politici che potevano contare sulla sottoscrizione da parte di due deputati. Non eravamo interessati, ma lo votammo anche noi. Signor Presidente, non so se, poi, alla fine, sarà possibile integrare questa mia relazione depositando la lista di voto, perché io penso che su queste questioni ci voglia anche un minimo di serietà politica. Io non so quanti colleghi abbiano letto la relazione introduttiva a questo decreto. La relazione introduttiva parla di una compressione notevole dei tempi per la raccolta delle numerosissime sottoscrizioni richieste dalla legge. Si parla di compressione notevole dei tempi, e va anche sottolineato di che tempi si tratta: di solito, le firme si raccolgono in primavera, non in inverno, non tra Natale e la Befana. Diciamo che sono delle condizioni ulteriori che non consentono particolare facilità. Ma vorrei anche ricordare che quando noi approvammo il decreto Prodi «taglia firme», lo facemmo il 24 gennaio e andammo a votare il 14 aprile: oltre due mesi dopo. Oggi, andremmo a votare fra poco più di quaranta giorni. Io credo, signor Presidente, che sia importante rileggere ciò che il Governo ha scritto nella relazione introduttiva, perché ciò che il Governo ha scritto nella relazione introduttiva dice semplicemente una cosa: che le numerosissime firme stanno ad indicare una richiesta sproporzionata rispetto alle finalità della legge. Infatti noi non possiamo non tenerne conto; io ho provato, durante i lavori della Commissione, a sollecitare il Governo a fare un piccolo esercizio: andare a leggere la sentenza di condanna della Bulgaria, che è stata emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo appena il 6 novembre scorso. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Bulgaria perché, se uno Stato modifica troppo spesso le regole elettorali fondamentali o se le modifica alla vigilia di uno scrutinio, rischia di scalfire il rispetto del pubblico per le garanzie che si presume assicurino libere elezioni o la sua fiducia nella loro esistenza. Cambiare le leggi elettorali o cambiare le procedure per accedere alla competizione elettorale è un danno che non viene fatto alle forze politiche, è un danno che viene fatto, innanzitutto, ai cittadini. Lo ripeto, è un danno che viene fatto, innanzitutto, ai cittadini! Tant'è che la Corte europea, condannando la Bulgaria, ha detto che anche le condizioni di partecipazione all'elezione imposti alle formazioni politiche fanno parte delle regole elettorali fondamentali. Nei sistemi elettorali che impongono un certo numero di condizioni specifiche alle formazioni politiche perché esse possano partecipare allo scrutinio, l'introduzione di nuove esigenze, poco tempo prima della data delle elezioni, può indurre, in casi estremi, alla squalifica d'ufficio di partiti e coalizioni di opposizione che beneficiano di un sostegno popolare e così avvantaggiare le formazioni politiche al potere. Va da sé che una prassi simile è incompatibile con l'ordine democratico e scalfisce la fiducia dei cittadini; lo ripeto, dei cittadini, non delle forze politiche; scalfisce, infatti, la fiducia dei cittadini nei poteri pubblici del loro Paese. Ancora, per quanto riguarda il termine di un anno, ricordo che abbiamo anche sentito, da parte della Presidenza della Repubblica, che il termine di un anno lo stabiliva una norma, anzi, una raccomandazione senza alcun valore; la Corte europea dei diritti dell'uomo sottolinea che il termine di un anno raccomandato dalla Commissione di Venezia per l'introduzione di modifiche alla legislazione elettorale, nel caso della Bulgaria, non è stato rispettato. L'emendamento che stabilisce il numero di firme necessarie per presentare le liste è intervenuto due mesi prima della data delle elezioni e un mese prima della scadenza del termine per la presentazione delle candidature dei partiti alla commissione elettorale centrale. Questo brevissimo lasso di tempo lasciato a questi partiti certamente ha creato loro difficoltà non trascurabili. C'è poi un passaggio che vi è dedicato, parliamo delle elezioni bulgare del 2005: la Corte europea dei diritti dell'uomo è del parere che un progetto di legge, che prevedesse queste stesse misure, avrebbe potuto essere introdotto, dibattuto, adottato e pubblicato, per esempio, negli anni 2002 e 2003, addirittura anche nel corso del primo semestre del 2004; questo avrebbe permesso di mettere in atto, in tempo utile, una soluzione adeguata al problema dei partiti politici fantasma, pur rispettando il principio della stabilità delle regole fondamentali della legislazione elettorale. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, vi ho letto la sentenza di condanna dell'Italia che interverrà nel momento in cui depositeremo gli atti parlamentari, quello che voi avete detto e scritto. Sempre nella relazione introduttiva - che si ha l'impressione che nessuno abbia letto - il Governo spiega perché c'è la necessità di emanare delle disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche nell'anno 2013. Scrive il Governo: la modifica si rende opportuna in quanto le forze politiche tenute alla raccolta delle firme per le prossime consultazioni non hanno presumibilmente avviato tale adempimento con il dovuto anticipo, poiché si era in attesa dell'approvazione delle nuove regole introdotte dall'auspicata riforma del sistema elettorale. E qui, colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, dobbiamo intenderci: chi auspicava la riforma elettorale? Chi ha auspicato la riforma elettorale, in particolare negli ultimi sei mesi, attraverso gli organi di informazione pubblici, soprattutto? Il Presidente della Repubblica. Siamo stati gli unici a sottolinearlo, e sottolineavamo anche che il Presidente della Repubblica si sbagliava nel ritenere che voi avreste mantenuto la parola data. Si sbagliava nel ritenere che voi avreste voluto abolire il «porcellum», tant'è vero che non lo avete fatto. Non c'era una maggioranza? Basta votare per trovare le maggioranze. Il «più uno» fa la maggioranza. Volevate il «porcellum» e vi siete organizzati per il «porcellum», e oggi fate questi interventi. Ma nel 2008 c'era un'altra Costituzione? Quando avete stabilito - abbiamo stabilito, insieme -, di esentare le liste che avevano il sostegno di due deputati, c'era un'altra Costituzione? C'era un'altra legge elettorale? C'era un'altra Corte europea dei diritti dell'uomo? C'era un'altra Convenzione europea? No, era tutto uguale. Io non vorrei che, nel nome di un rigurgito del fascismo degli antifascisti, la questione oggi fosse La Russa, perché il problema non è La Russa, il problema è la tenuta democratica delle prossime elezioni, della prossima scadenza elettorale. Chi frequenta l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa avrà avuto modo di sapere che vi è un aspetto non secondario. L'ho fatto presente in Commissione e mi si è chiesto: che c'entra? C'entra, è il contesto. Il Consiglio d'Europa spiega che vi è una questione di eguaglianza delle opportunità. E qual è lo scopo? Lo scopo è che le principali forze politiche possano farsi conoscere. Nel rispetto della libertà di espressione, tutti questi diritti devono essere chiaramente disciplinati e il non rispetto da parte delle autorità e da parte dei partecipanti alla competizione elettorale deve essere oggetto di sanzioni appropriate. Scusi, sottosegretario, qual è la sanzione appropriata per coloro che, per cinque anni, hanno negato la possibilità che in questo Paese vi fossero le tribune politiche? Qual è la sanzione appropriata per coloro che continuano ad utilizzare soprattutto i mezzi di informazione pubblici a seconda delle loro convenienze? Posso fare un esempio? Il collega Donadi è sempre più spesso in televisione: cosa rappresenta più di noi sei? Rappresenta il fatto che costituisce di per sé uno strumento del regime per distruggere una forza politica. Oggi Donadi lo vedete tre volte a Porta a Porta, nei telegiornali; ma chi l'ha deciso? Sulla base di quali regole, di quali diritti, di quali principi? E sulla base di quali regole, diritti e principi, ad altri, per esempio i radicali, questa possibilità di far decidere ai cittadini chi scegliere? Non si fa decidere ai cittadini chi scegliere impedendo di presentare le liste. I cittadini possono scegliere anche per chi firmare. Oggi noi siamo stati messi nelle condizioni, in questi anni, denunciandolo puntualmente, di non poterci presentare alle prossime elezioni, alla prossima scadenza elettorale. Siamo stati messi in condizione di non presentarci sulla base di una serie di attività che abbiamo puntualmente denunciato. L'Autorità sulle comunicazioni ha condannato, non una volta, la RAI e ha imposto alla RAi di risarcire e di fare dei dibattiti sulle questioni importanti per il Paese, non per Bruno Vespa, dibattiti sulle questioni importanti per il Paese, magari sulle questioni di cui si dibatte in Parlamento, in assenza ormai dei giornalisti che si occupano della cronaca parlamentare. Ormai è tutto retroscena e gossip, ma c'è una cronaca parlamentare, ed è scritta nei nostri atti, ed è lì che possiamo trovare le contraddizioni dei nostri comportamenti. Ma c'è qualcuno che può spiegare perché, nel 2008, l'esenzione a due deputati andava bene e oggi a venti no?

Maurizio TURCO Può spiegare perché oggi si devono trovare degli escamotage per non far presentare il massimo numero di formazioni politiche che partecipano alla vita politica del Paese presenti in Parlamento, o non presenti, con un occhio di riguardo a quelli che non sono presenti? Io vorrei rivolgere un ultimo appello al collega La Russa e ai colleghi che hanno fatto parte di una minoranza, ai colleghi della Lega, che sono stati minoranza in questo Parlamento: guardate che la legge elettorale non è un gioco tra maggioranza e minoranza. La legge elettorale, per contribuire al gioco democratico, deve occuparsi delle minoranze, non degli interessi degli uni e degli altri. Non deve prevenire la campagna elettorale, o magari pregiudicare il risultato elettorale. Deve mettere nelle condizioni coloro che partecipano alla vita politica del Paese di poter partecipare alla competizione elettorale (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

Seduta n. 738 di venerdì 21 dicembre 2012

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,13)

Maurizio TURCO Signor Presidente, rivolgo un ultimo appello alle Ministre Cancellieri e Severino perché diano disposizioni tassative e controllino che comuni e tribunali mettano a disposizione, anche durante il periodo festivo, i necessari autenticatori, per consentire alle minoranze di raccogliere le firme necessarie per potersi presentare alle elezioni, minoranze che dovranno compilare le liste un mese prima delle altre forze. Infine, signor Presidente, rivolgo un appello al Presidente del Consiglio perché siano risarcite le forze politiche ostracizzate dal servizio pubblico radiotelevisivo e perché vi siano regole certe tuttora inesistenti anche per la campagna elettorale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).