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2005 10 06 * La Repubblica * Via al processo Calvi, subito un rinvio * Marino Bisso

ROMA - E’ destinato a essere un processo fiume ma la prima udienza si è chiusa dopo pochi minuti. Secondo le previsioni più ottimistiche, per via della lunga lista di testi, durerà almeno due anni il dibattimento per la morte di Roberto Calvi, l’ex presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri, a Londra, il 18 giugno 1982. Ieri l’inizio. E il primo rinvio. Così dopo 23 anni, davanti alla II corte d’assise di Roma presieduta da Mario D’Andria, compaiono come imputati per concorso in omicidio l’ex cassiere della mafia Pippo Calò; l’uomo d’affari Flavio Carboni; la sua ex compagna Manuela Kleinszig; l’ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi e l’ex contrabbandiere Silvano Vittor. I sostituti procuratori Luca Tescaroli e Maria Monteleone, ieri sostituta dal collega Giancarlo Capaldo, hanno depositato una lista di 177 testi che con quelli indicati dalle difese saliranno a cinquecento. Nell’aula bunker di Rebibbia degli imputati era presente solo Flavio Carboni assistito dall’avvocato Renato Borzone. «Considero assurde queste accuse - ha spiegato Carboni ai giornalisti - dal momento che non c’è alcuna prova contro di me. Avevo interesse che Calvi vivesse. è giusto che il tribunale ponga fine a 23 anni di chiacchiere». Presente ma con collegamento in videoconferenza dal carcere di Ascoli Piceno anche Pippo Calò. La corte ha dichiarato la contumacia per Diotallevi, Kleinszig e Vittor. La svolta sulla morte di Calvi, bollata per molto tempo come un suicidio, arrivò da alcune perizie che accertarono l’omicidio. Secondo i pm Tescaroli e Monteleone, la morte di Calvi sarebbe stata determinata da una serie di intrecci torbidi: la cattiva amministrazione del denaro di Cosa Nostra, affidato al banchiere, il pericolo di rivelazione sui segreti del riciclaggio attraverso il Banco Ambrosiano.