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2008 01 20 * Il Sole 24 Ore * Consorte alla riscossa: la nuova vita del "Cuccia rosso" * Paolo Madron

Il 29 gennaio Giovanni Consorte ha chiesto di essere interrogato dai magistrati di Milano che indagano sulla scalata della Popolare di Lodi all'Antonveneta ai quali, almeno a sentire le voci di corridoio, ha intenzione di presentarsi con una memoria esplosiva del tipo: se deve morire Sansone che con lui periscano anche tutti i filistei. Gli altri imputati illustri della fu stagione dei furbetti, a cominciare dal suo amico Chicco Gnutti, patron della bresciana Hopa e audace scalatore di Telecom, hanno deciso di patteggiare sborsando fior di quattrini. Anche Giampiero Fiorani dopo aver, in tutti i sensi, cantato, ha dovuto mettere pesantemente mano al portafoglio. Invece lui solo a sentire la parola patteggiare gli viene l'orticaria.

«Lascia perdere Gianni, non infilarti in un tunnel senza fine», hanno invano cercato di dissuaderlo gli amici, vedendo come si sta dannando l'anima in questa personale crociata per ristabilire la verità. Ma Consorte, che ne ha fatto un punto d'onore, non vuol sentir ragione. Non importa se come conseguenza del suo incaponirsi gli tocca una faticosa vita da Jekyll e Hyde: di giorno banchiere d'affari che cerca di intessere una nuova rete di alleanze sbattendosi su e giù per la penisola, di notte imputato che ricostruisce minuziosamente file e file di nomi, dati ed eventi che serviranno alla sua difesa.

La prima condanna

A 59 anni ha appena vinto il cancro e vincerà, lui non ne dubita, anche la battaglia per ottenere giustizia. Intanto però ha dovuto incassare una prima condanna per insider trading, benché - e non è poco di questi tempi- i proventi del reato siano finiti nelle casse di Unipol e non nelle sue tasche. Strana storia, questa di Consorte che aveva portato la compagnia bolognese a un passo dal comprarsi la Bnl, coronando l'ambizione di farla diventare un protagonista della finanza che conta. Storia, come tante di quel rutilante periodo, ancora tutta da chiarire, ma che intanto gli è paradossalmente valsa una riabilitazione non dai suoi amici di fede politica, ma dalla destra, se è vero che la scorsa estate il quotidiano Libero si è profuso in fluviali paginate a sua difesa. E come se, dalle parti della Casa delle libertà, ci sia sempre stato un netto distinguo tra il mondo delle cooperative rosse, colluso e organico fino al midollo con i vecchi e odiati Ds, e Consorte, figura carismatica che comunque merita rispetto e brilla di luce propria.

Nemmeno sui 50 milioni di euro che lui e il suo vice dell'epoca Ivano Sacchetti, con cui poi ha rotto i rapporti, hanno accantonato nelle more dell'operazione Olimpia-Telecom, si è infierito più di tanto. Forse perché, per spiegare come a suo dire quei soldi fossero il frutto di una consulenza per aver aiutato Gnutti a ridiscutere dopo l'11 settembre l'accordo di vendita delle azioni della compagnia telefonica alla Pirelli, Consorte, per mostrare la correttezza del suo operato, ha inanellato passaggi e tecnicismi al cui confronto le attuali ipotesi di riforma elettorale sembrano un compendio di semplicità. Per inciso, quei 50 milioni di euro sono parcheggiati nell'Unione fiduciaria, quella delle banche popolari, in attesa che la magistratura decida sulla loro natura e appartenenza.

«Facci sognare ancora» 

Da quando ha lasciato l'Unipol, nel variegato mondo coop in cui sguazzava come il pesce nel suo stagno sono in molti a rimpiangerlo. Al «facci sognare» di dalemiana memoria qualcuno ha aggiunto un ancora, ricordando i bei tempi della grande avventura bancaria in cui non passava giorno che della compagnia non si parlasse sui giornali. Qualcuna delle cooperative, come la modenese Cpl Concordia del sua amico Roberto Casari, lo ha seguito senza indugi nell'avventura di Intermedia, la merchant bank nuova di zecca da cui Consorte ricomincia la sua seconda vita imprenditoriale. Un'altra, la Cocif di Longiano, che fa serramenti e sponsorizza il pilota Fisichella, non fosse stato per l'improvvisa morte del suo presidente doveva essere della partita. Con una terza, tra le più grosse, Intermedia sta discutendo le modalità d'ingresso.

Consorte spera in cuor suo che l'effetto possa essere contagioso, così che magari prima o poi potrà fare una specie di gigantesco take-over di LegaCoop, approfittando del numero di crescente di scontenti e delusi della nuova prosaica gestione che gli telefonano maledicendo il destino cinico e baro che gli ha soffiato Bnl e la piattezza del presente. In Lega se ne sono accorti, e anche se non hanno messo un divieto formale a fare business con l'ex nume tutelare, stanno facendo le barricate per arginare la diaspora. Ci doveva essere anche un'azione di responsabilità da parte del nuovo cda dell'Unipol, ma nessuno ha avuto il coraggio di andare così di punta contro un pezzo della loro storia, e dunque per ora c'è solo una denuncia per la compravendita di alcuni immobili a prezzi che secondo gli attuali manager dell'azienda non tornano.

Deconsortizzazione 

Chi segue da vicino Consorte spiega che la sua analisi dell'ambiente dove per tanti anni ha bazzicato è impietosa: il movimento imploderà per il venir meno di motivazioni ideali e pratiche. Non c'è più un partito di riferimento, ovvero l'ex Pci-Ds ora diventato per fusione fredda Pd, cardine da cui passava l'oliata cinghia di trasmissione tra vertici e base produttiva. In più c'è una struttura societaria che mostra un po' la corda: in cima alla piramide Holmo, la finanziaria dove una quarantina di cooperative hanno immobilizzato ingenti patrimoni. Sotto Finsoe che controlla Unipol e la sua filiera di attività, tra cui la banca. La "deconsortizzazione" in atto, che passa per l'allontanamento dei manager fedeli all'ex presidente e a un ridimensionamento dopo la sbornia Bnl, pone problemi per chi ha investito i soldi a monte della catena vista la scarsa redditività del titolo Unipol. E già qualcuno parla di una ineluttabile soluzione finale che culminerebbe con la vendita della compagnia e della banca, ipotesi che naturalmente al quartier generale di via Stalingrado respingono con sdegno.

Intanto, nell'attesa che la sua vecchia azienda si squagli e che frotte di cooperatori rimasti senza guida decidano di seguirlo, Consorte ha coinvolto nell'avventura di Intermedia una quarantina di amici che hanno messo sul piatto un centinaio di milioni. Ed è incredibile vedere come uno cui la malaparata in cui si è cacciato consiglierebbe di stare alla larga, goda invece di un enorme consenso. Sarà per il suo riconosciuto proselitismo, sta di fatto che dentro a Intermedia ce n'è per tutti i gusti: costruttori, cartari, chimici, farmaceutici, siderurgici, impiantisti, vivaisti e altro ancora. Insomma, un significativo spaccato della media e medio-grande industria che fa da humus alla ricca provincia italiana.

I partner 

Tra i più conosciuti, due gnuttiani della prima ora come Enrico Consoli e Luciano Marinelli. Il presidente di Lingotto fiere e del Bologna calcio Alfredo Cazzola, l'immobiliarista Leonardo Covarelli, che è anche il padrone del Pisa, e un altro immobiliarista di rango, Pierino Isoldi da Forlì, primo azionista di Intermedia, pescato nella roccaforte che le cooperative saldamente presidiano con la Conscoop, un gigante da quasi 200 milioni di euro di fatturato. E a dimostrare la vocazione bipartisan di cui gode il Cuccia rosso c'è anche il finanziere Alberto Rigotti, che con Marcello Dell'Utri ha appena rilevato da Niki Grauso la free-press di E Polis. Rigotti è un consortiano fervente: «Ha energie e competenze professionali da vendere », dice. E a chi gli fa osservare come Giovanni Consorte nella sua attività abbia mescolato il diavolo con l'acqua santa, Rigotti ribatte che un giorno non gli dispiacerebbe che anche Consorte entrasse nella nuova proprietà di E Polis. Per la verità, avendo sperimentato sulla sua pelle quanto sia importante avere voce in capitolo con i giornali, l'ex capo di Unipol un tentativo l'aveva già fatto trattando l'acquisto di Borsa e Finanza, chiamandosi però fuori quando al tavolo del negoziato irruppe Danilo Coppola.

Adesso il nostro sta girando il Veneto, con l'Emilia il suo terreno di caccia preferito, per imbarcare un'altra ventina di industriali che dovrebbero portargli in cassa altri 40 milioni. In tutto, con i nuovi ingressi da qui a fine anno, i milioni saranno 200, una discreta cifra per cominciare a muoversi senza patemi. Il fatto è che dopo l'uscita di scena di Gnutti e il mesto declino della stella di Interbanca, almeno come l'aveva concepita quel genio dell'ex sindoniano Silvano Pontello, il Nord non ha più un salotto buono per la piccola e media impresa cui far riferimento. Certo, c'è la Palladio dello scatenato duo Meneguzzo- Drago che si sta mangiando la Hopa rimasta priva del suo mentore, ma lì si fa soprattutto finanza. Mentre Intermedia, almeno nelle intenzione, dovrebbe essere tutta ed esclusivamente al servizio delle imprese.

Prime mosse 

Naturalmente però passando per la finanza: infatti le prime mosse della new life di Consorte sono state quelle di comprare una banca, la modenese Emilveneta, e di varcare il fatidico portone di Bankitalia, all'epoca determinante nel fargli perdere la partita Bnl, per chiedere di aggiungere una rete di sportelli all'unico di cui Emilveneta è sinora provvista. Non certo per fare la banca commerciale, ma solo per la finanza corporate e la gestione dei patrimoni. E poi la romana Mutuimm, la rete di mediazione creditizia fondata da Sandro Margaroli. Adesso, nel mirino, c'è una società di brockeraggio assicurativo che farà da completamento all'offerta di servizi. Solo che ogni volta che Consorte mette fuori il naso qualcosa gli si mette di traverso. All'inizio, in pieno fundraising di Intermedia, la denuncia di Unipol sugli immobili venduti a prezzi gonfiati. Adesso che sta per partire la seconda tornata di ingressi persino una strana vicenda che investe una società partecipata da Intermedia per un contratto con la Ragione Calabria che affidava la promozione delle sue bellezze a Oliviero Toscani.

Qualcuno dice che se non fosse stato abbandonato dai suoi sponsor politici la rinascita di Consorte non avrebbe patito di questi intoppi. Ma i suoi sponsor lo hanno davvero abbandonato al suo destino? Quando si rivolge loro la domanda nessuno lo ammette esplicitamente, e in effetti nessuno rinnega Consorte, non foss'altro che qualche merito sulla ristrutturazione del debito dei Ds glielo devono riconoscere. Ma sembra quasi che, schermandosi tra un «non ricordo» e un - causa intercettazioni comprensibile- «non lo sento da un pezzo», sul Cuccia rosso abbiano fatto scendere un manto di oblio.