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2008 02 18 * Reseau Voltaire * Jean- Claude Paye : Sorveglianza di regime * Silvia Cattori

Nel dicembre 2005, i media degli Stati Uniti hanno rivelato che la NSA, un’agenzia che ufficialmente ha compiti di spionaggio estero, aveva intercettato le conversazioni telefoniche di cittadini americani. Un anno dopo gli stessi media hanno rivelato che la NSA aveva schedato milioni di comunicazioni e che la CIA sorvegliava tutte le transazioni finanziarie internazionali.
In Europa, nell’indifferenza generale, una legislazione che impone la conservazione dei dati personali è già stata adottata dai parlamenti nazionali. Mentre negli Stati Uniti i media si sono mobilitati e le organizzazione per la difesa della libertà individuale hanno condotto una campagna contro queste norme, senza tuttavia riuscire a suscitare una mobilitazione popolare, in Francia e in Germania progetti di legge analoghi, che permettono alla polizia di introdursi nei computer delle persone sospettate di terrorismo, non hanno praticamente suscitato reazioni.
In questa intervista il sociologo belga Jean-Claude Paye dimostra come le leggi antiterrorismo svuotino di sostanza le normative nazionali ed europee in materia di protezione dei dati personali e rileva la portata delle disposizioni che legalizzano l’intrusione di programmi spia nei computer di privati cittadini.


Silvia Cattori: Esiste una legislazione europea in materia di controllo dei cittadini?

Jean-Claude Paye [1] : Nella maggior parte degli stati membri dell’Unione Europea norme che impongono alle compagnie telefoniche e ai fornitori di accessi internet di conservare i dati relativi alle connessioni dei loro clienti per un tempo più o meno lungo o, come nel caso del Belgio, per un tempo indefinito, sono già in vigore. L’Unione Europea ha elaborato a più riprese progetti, sempre abortiti, di leggi-quadro che vanno nello stesso senso e che mirano a imporre un periodo minimo di due anni di conservazione dei dati.
A questa violazione del diritto alla riservatezza dei dati personali si aggiungono progetti, per esempio, per consentire l’intrusione nei computer di privati cittadini a loro insaputa. In Francia, il progetto di legge di indirizzo e programmazione per garantire la sicurezza interna (LOPSI), depositato al consiglio dei ministri nel gennaio 2008, prevede l’autorizzazione dello spionaggio elettronico nel corso di inchieste di polizia.
In sostanza, si vuole autorizzare la polizia a introdursi segretamente nei computer di persone sospettate di terrorismo o criminalità organizzata. La Germania sta preparando un progetto di legge analogo. Le forze dell’ordine potrebbero essere autorizzate a spiare la navigazione internet e il contenuto dei dischi rigidi di ogni persona sospettata. Un « Cavallo di Troia » (software spia) e unsistema di registrazione (keylogger) verrebbero introdotti per mezzo di una mail proveniente da un’agenzia ufficiale.
Concretamente, ciò significa che la polizia può utilizzare un programma-spia per leggere, all’insaputa degli interessati, il contenuto di un computer privato.
Già dal 2001 negli Stati Uniti la polizia ha la possibilità di introdursi legalmente e segretamente in un computer. Questa procedura, chiamata « Lanterna magica » fa parte delle norme liberticide introdotte dal famoso « USA Patriot Act » [2]. Queste misure, votate inizialmente per avere una durata di quattro anni, sono diventate permanenti [3].

Silvia Cattori: In precedenza non era già possibile porre sotto sorveglianza il telefono e la posta delle persone?

Jean-Claude Paye : Anche prima del 2001 i servizi segreti sorvegliavano le persone seguendo le tracce elettroniche che lasciavano, ed entravano come volevano nei loro computer, ma queste pratiche erano illegali. Di nuovo c’è adesso che i dati raccolti possono servire ad avviare un procedimento giudiziario.

Silvia Cattori: Una persona che nella sua posta elettronica manifesta simpatia per un gruppo iscritto nelle liste dei “terroristi” potrebbe essere perseguita per collusione con il terrorismo?

Jean-Claude Paye : Sì, perché c’è stata un’evoluzione delle leggi antiterrorismo. Manifestare simpatia nei confronti di gruppi etichettati come “terroristi” costituisce già una violazione della legge. In Gran Bretagna affermare per esempio che «Hamas o Hezbollah sono movimenti legittimi di resistenza» potrebbe, secondo la legge inglese “Terrorist Bill of 2006”, costituire un atto di sostegno indiretto al terrorismo. In Gran Bretagna le leggi antiterrorismo sono le più palesemente liberticide. Nel 2006 la Gran Bretagna ha introdotto i reati di “glorificazione” e “sostegno indiretto” al terrorismo [4].
Le incriminazioni cui danno origine non si fondano su fatti, ma si basano sulla resistenza al potere semplicemente espressa per mezzo della parola, o su rivelazioni di fatti che sono in contraddizione con la politica del governo. Per esempio, dei militanti sono stati posti sotto inchiesta con l’accusa di “incitazione indiretta al terrorismo” perché avevano pubblicato i nomi dei soldati inglese morti in Irak. Il potere ritiene che chi enuncia fatti di tal genere pubblicizza atti catalogati come “atti di terrorismo” (le azioni di resistenza) e così facendo crea un “clima favorevole” al terrorismo.
Anche azioni o espressioni di sostegno alla resistenza palestinese potrebbero servire da base per azioni giudiziarie analoghe. Del resto, non è necessario che si tratti di conflitti contemporanei: anche parole o scritti che inneggiano ad attentati del passato potrebbero essere perseguibili se una persona, che compie un atto come mettere una bomba nel metro, dichiara di essere stata indotta a farlo da parole o scritti incriminati. C’è un effetto retroattivo che non ha un limite temporale oggettivo [5].
In altri Paesi dove il reato di sostegno indiretto al terrorismo non esiste, per esempio in Belgio, si tenta di introdurlo attraverso la scorciatoia della giurisprudenza [6].
Porre attenzione a ciò che accade in Inghilterra non è perciò inutile. Si tratta della nazione europea più avanzata nello smantellamento dello stato di diritto. Bisogna aspettarsi che prima o poi ciò che viene fatto in questo Paese venga imposto al resto dell’UE.
La legislazione inglese, che criminalizza, peraltro in contrapposizione con la politica estera del governo britannico, l’atto di manifestare un semplice sostegno verbale o scritto a una delle parti coinvolte in un conflitto internazionale nonché l’atto di riferire fatti che contraddicono la politica governativa, è in agguato e ci minaccia.
In Belgio e negli altri Paesi europei, il tentativo di criminalizzare delle persone per mezzo della giurisprudenza è, per il momento, fallito [7].L’evoluzione della situazione dipende dalla capacità di reazione dei cittadini europei di fronte ai progetti dei governi.
In questo contesto – possibilità crescente di criminalizzare, non solo azioni, ma anche parole o scritti critici nei confronti della politica di un governo su un conflitto violento in corso in una parte qualunque del mondo – è opportuno prendere in considerazione tutte le possibilità di incriminazione che lo spionaggio legale dei cittadini da parte della polizia offre.
Accadrà che queste procedure permetteranno di utilizzare ciò che è stato raccolto come elemento di prova nell’ambito di ciò che viene definito sostegno indiretto o glorificazione di atti e organizzazioni “terroristiche”.
La violazione del contenuto di computer per mezzo di programmi informatici spia, chiamati Cavallo di Troia in Europa e Lanterna magica negli Stati Uniti, va collocata proprio in questo quadro.

Silvia Cattori: In cosa il progetto di legge quadro dell’Unione Europea si differenzia dalle leggi adottate, per esempio nel dicembre 2001 dalla Germania e dall’Italia, che impongono alle banche, poste, operatori delle telecomunicazioni e compagnie aeree l’obbligo di fornire i dati personali dei loro clienti? Le leggi dei Paesi membri decadranno?

Jean-Claude Paye : Queste leggi sono tuttora in vigore. La futura legge quadro dell’Unione Europea non rappresenta niente di nuovo rispetto alle legislazioni che già esistono nella maggior parte dei Paesi membri. Si tratta solamente di forzare la mano agli ultimi Paesi recalcitranti e d’imporre un termine minimo di conservazione dei dati.
In sostanza, consiste soprattutto in una razionalizzazione e unificazione delle procedure a livello d’insieme dell’UE.
Ciò detto, il controllo delle comunicazioni elettroniche non è che uno dei mezzi di controllo globale messo in opera dal 2001.

Silvia Cattori: Allude al controllo delle transazioni finanziarie e dei passeggeri aeroportuali?

Fin_de_l_Etat_de_droit3 Jean-Claude Paye: Sì, soprattutto a questi ultimi. Lo spionaggio elettronico non è che un tassello del sistema di controllo dei cittadini architettato dopo l’11 settembre che, per ciò che concerne il programma di ascolti della NSA, era in vigore anche prima di questa data. La stampa statunitense ha rivelato che questo sistema era già in funzione almeno sette mesi prima dell’11 settembre 2001.
Innanzitutto bisogna ricordare che l’USA Patriot Act conferisce al potere esecutivo la possibilità di controllo sull’insieme delle banche e delle società finanziarie estere che hanno filiali negli Stati Uniti. Gli articoli 313 e 319 b obbligano queste istituzioni finanziarie a rispondere alle richieste dì un’agenzia federale entro 120 ore, e non solamente sui conti aperti nelle loro agenzie statunitensi, ma anche sui movimenti tra il conto statunitense che interessa e gli altri conti aperti all’estero, di modo che il controllo si estende, di fatto, anche a questi. Per conservare il diritto di avere agenzie negli Stati Uniti o relazioni d’affari con società finanziarie statunitensi, le banche estere devono essere certificate dal dipartimento del Tesoro, ossia ottenere il Patriot Act Certification. Per ottenerlo devono sottomettersi a determinate condizioni, come ad esempio, al momento dell’apertura di un conto, l’identificazione precisa dei loro clienti e della provenienza dei fondi. Nell’ambito della globalizzazione finanziaria, l’USA Patriot Act conferisce al potere esecutivo statunitense la possibilità di sorveglianza e di inchiesta su ogni movimento bancario in tutto il mondo nel caso che una parte, anche residuale, di questo movimento transiti negli Stati Uniti.
Questo trasferimento di dati ha luogo al di fuori del quadro legale dello scambio di informazioni finanziarie tra governi, e all’insaputa degli interessati e delle autorità nazionali e dell’UE, deputate a tutelare la vita privata dei cittadini. Come nel caso dell’affare Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunication), si tratta di relazioni dirette tra società private straniere e la loro tutela negli Stati Uniti. Così la legge USA Patriot Act si caratterizza come una legge imperiale. Essa si applica direttamente all’estero, e dunque in territorio europeo, nel momento in cui le società europee decidono di sottostarvi.
Nel giugno 2006 il New York Times ha rivelato che una società basata in Belgio, Swift, trasmetteva segretamente l’insieme dei dati delle transazioni internazionali alle dogane statunitensi, nell’ambito di un programma di spionaggio della CIA [8].
Swift, società statunitense di diritto belga, gestisce gli scambi internazionali di 8.000 istituzioni finanziarie situate in 208 Paesi. È in grado così di assicurare il trasferimento dei dati relativi ai pagamenti o ai titoli, comprese le transazioni internazionali. In questo caso il trasferimento dei dati personali è addirittura massivo e non selettivo, come nell’applicazione delle disposizioni finanziarie dell’USA Patriot Act. Inoltre, questo trasferimento di dati è ancora più vasto dato che riguarda transazioni che non toccano lo spazio statunitense.
La società Swift ha informato, sin dal 2002, le autorità finanziarie di tutela belghe ed europee di questo trasferimento di dati. Ciò significa che le autorità europee e i dirigenti delle Banche Centrali erano al corrente dello spionaggio, ma hanno reputato che quest’attività venisse svolta nell’ambito della lotta al terrorismo e quindi non ritenevano di essere obbligate a riferirne ai rispettivi governi. Le Banche Centrali si sono reputate organi della lotta contro il terrorismo, incaricati da Washington.
Dunque, non solo la società Swift, ma anche le Banche Centrali europee si trovavano nell’illegalità. La società Swift non è mai stata perseguita, e non è stata oggetto di alcuna rimostranza da parte dei governi e delle Banche Centrali coinvolti [9].

Silvia Cattori: Swift avrebbe potuto opporsi alle ingiunzioni degli Stati Uniti, dal momento che le informazioni trasmesse avrebbero potuto permettere l’arresto di terroristi?

Global_War_on_Liberty_3 Jean-Claude Paye: [...] Si può contestare a Swift il trasferimento dei dati personali sul territorio degli Stati Uniti. Infatti, per trasferire dati personali da un paese dell’Unione Europea a un Paese che non ha un livello adeguato di protezione occorre ottenere delle autorizzazioni, rispettare regole di protezione dei dati. La società Swift non ha rispettato tali regole. Il trasferimento di questi dati alle autorità degli Stati Uniti è stato dunque illegale.
Praticamente non ci sono prove che delle persone siano state arrestate grazie allo spionaggio dei trasferimenti finanziari. Del resto si sa che per preparare attentati non occorre molto denaro. Il controllo finanziario globale non serve a nulla.

Silvia Cattori: Il silenzio delle Banche Centrali e delle autorità belghe nell’affare Swift è stupefacente. In seguito i responsabili sono stati sanzionati?

Jean-Claude Paye : Le autorità europee avrebbero dovuto vietare alla società Swift, basata in territorio europeo, il trasferimento dei dati agli Stati Uniti. Non esisteva alcuna ragione tecnica che li obbligasse a trasferire, del tutto illegalmente, i dati agli Stati Uniti. Nessuno è stato condannato.

Silvia Cattori: Qualcuno ha richiesto la cessazione del trasferimento dei dati?

Jean-Claude Paye : Nessun governo ha ordinato alla Swift la cessazione della trasmissione dei dati agli Stati Uniti. È stato permesso alla Swift di continuare a trasmettere i dati alla Cia, anche dopo che lo scandalo è stato portato a conoscenza del grande pubblico.
In seguito l’Unione Europea ha stabilito le modalità per legalizzare questi trasferimenti di dati. Nel giugno 2007 è stato firmato un accordo tra Stati Uniti e Unione Europea.

Silvia Cattori: Non potrebbe trattarsi, da parte degli Stati Uniti, di spionaggio finanziario camuffato da lotta al terrorismo? Il comportamento dell’Unione Europea può significare che ciò fa comodo a tutti quanti?

Jean-Claude Paye : Il trasferimento dei dati permette agli Stati Uniti di beneficiare di una distorsione delle regole di mercato, poiché le autorità amministrative e le società multinazionali, che sono strettamente legate al governo degli Stati Uniti, possono conoscere tutte le transazioni finanziarie internazionali. L’accesso alla rete Swift completa ciò che il sistema di spionaggio « Echelon » già permette [10].

Silvia Cattori: Dunque non si tratta di misure poste in essere per condurre “la guerra contro il terrore”, come dice Bush, ma di qualcos’altro?

Jean-Claude Paye : Lo scopo principale degli Stati Uniti è quello di mettere l’Unione Europea in uno stato di sudditanza e di costringere gli Stati membri a piegarsi a ogni loro esigenza, anche in violazione delle leggi europee. È in questo modo che si concretizza il primato degli Stati Uniti sulle leggi europee e, a partire da questo primato, la trasformazione del nostro diritto.
Il primato del diritto statunitense su quello europeo si esplica anche nelle misure di controllo dei passeggeri che transitano negli aeroporti. Da quando l’amministrazione Bush, nel 2003, ha ottenuto l’accesso ai terminali delle società installate sul territorio europeo, gli Stati Uniti sono in possesso di un insieme di informazioni su ogni persona che si imbarca: nome, religione, abitudini alimentari, numero di carta di credito, itinerario, eccetera. Per esempio, le persone segnalate come non consumatrici di carne di maiale sono suscettibili di essere considerate [musulmani e quindi, ndt] sospetti terroristi e, come tali, messe sotto sorveglianza degli Stati Uniti.
La trasmissione di queste informazioni è completamente in contrasto con le legislazioni europee di protezione dei dati personali. Si tratta dunque di una situazione di fatto, imposta dagli Stati Uniti, che obbliga i Paesi europei a inoltrare immediatamente i dati personali dei viaggiatori. In seguito, l’Unione Europea, per legalizzare una situazione palesemente in contrasto con la propria legislazione, ha dovuto firmare un insieme di concordati.
La procedura di impegno unilaterale da parte degli Stati Uniti, che è stata utilizzata sia nel caso dell’accordo sui passeggeri aeroportuali che in quello sui dati finanziari, segna l’emergere in campo giuridico di qualcosa di nuovo: i Paesi europei non discutono con gli Stati Uniti su un piano di parità, in quanto Stati nazionali aventi la stessa dignità giuridica! Sono gli Stati Uniti che concedono o negano certi diritti ai cittadini europei.

Silvia Cattori: Gli Stati membri che hanno firmato accordi contro natura con gli Stati Uniti si sono mai ricreduti?

Jean-Claude Paye : Per ciò che riguarda il controllo dei passeggeri aeroportuali, la Commissione dell’Unione Europea ha già, a più riprese, fatto menzione di un analogo progetto. Fondamentalmente, la maggioranza della classe dirigente dell’Unione Europea ha la stessa posizione degli Stati Uniti. A proposito del controllo dei passeggeri aeroportuali dicevano: «Bisogna assolutamente rispondere positivamente agli Stati Uniti che chiedono alle compagnie aeree europee di trasmettere le informazioni sui loro clienti; se si rispondesse di no, gli aerei europei non potrebbero più atterrare sul suolo statunitense». Come se l’Unione Europea non potesse adottare misure di ritorsione e impedire agli aerei degli Stati Uniti di atterrare sul suolo europeo!
La classe dirigente europea che si è affrettata a svendere le libertà individuali si serve delle esigenze degli Stati Uniti per fare la stessa cosa a livello europeo. Ciò permette a questa classe dirigente di indebolire la posizione di coloro che vogliono salvaguardare le libertà soggettive.

Silvia Cattori: Pensa che, quando gli eletti realizzeranno che tutto ciò porta a un regime totalitario, reagiranno?

Jean-Claude Paye : Tutte queste misure non vengono discusse. Gli accordi sui passeggeri aeroportuali, sulle transazioni finanziarie, sull’estradizione, firmati con gli Stati Uniti, non sono mai stati discussi a livello europeo. Non c’è stato alcun dibattito né sulla stampa né nei parlamenti nazionali.
Quando il parlamento si è occupato di queste questioni, è stato per criticare o rigettare i progetti di accordo, ma la sua competenza in merito si limita a pareri non vincolanti.
Se si vuole comprendere che tipo di subordinazione lega l’Unione Europea agli Stati Uniti bisogna esaminare gli accordi di cooperazione di polizia e giudiziaria.
Ci troviamo in una situazione in cui la Costituzione non regola nulla. Tutti i principi costituzionali degli Stati Europei sono sistematicamente violati. Tutte le leggi che sono state fatte passare da una decina d’anni a questa parte sono in contrasto con lo spirito delle Costituzioni nazionali.
I partiti della sinistra e i movimenti alternativi hanno concentrato tutte le loro forze a dibattere il progetto di Costituzione europea, che è un elemento che ha relativamente poca importanza rispetto alle questioni di cui abbiamo trattato sinora.
Ormai ciò che regola i rapporti tra gli Stati e i rapporti tra Stato e cittadini è essenzialmente il diritto penale. Quest’ultimo si sostituisce al diritto internazionale e acquisisce ora una dimensione costituente in luogo della Costituzione stessa.

Silvia Cattori: Allora noi non siamo a conoscenza di tutto?

Jean-Claude Paye : Naturalmente non siamo al corrente di tutto. Ma tuttavia ci sono fatti che cominciano a emergere. Grazie alle rivelazioni della stampa statunitense della fine 2005, ora sappiano che il programma illegale della NSA sullo spionaggio delle comunicazioni elettroniche e telefoniche, come detto, era in atto sette mesi prima dell’11 settembre 2001.
Ciò dimostra che il sistema di intercettazioni cui gli Stati sottomettono i loro cittadini non è una misura finalizzata alla lotta al terrorismo, ma contro la popolazione stessa. E che le misure che limitano le libertà personali non sono una conseguenza degli attentati dell’11 settembre, ma parte di un sistema già in essere prima degli attentati. Il sistema repressivo ha semplicemente subito un’accelerazione e i suoi presupposti legittimati.

Silvia Cattori: Gli attacchi alle libertà degli individui che ha appena evocato – intercettazione delle opinioni, spionaggio finanziario, controllo dei passeggeri aeroportuali – sarebbero dunque solo la parte emergente di un nuovo ordine che si sta realizzando?

Jean-Claude Paye : Sicuramente. La prova più significativa è l’accordo sull’estradizione firmato nel 2003 tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Si tratta dell’esito di discussioni segrete che sono durate anni. Ora, se abbiamo potuto intravedere una piccola parte di questi accordi, è perché questo testo ha dovuto essere ratificato dal Congresso Usa, altrimenti non ne avremmo saputo nulla. Infatti, da parte europea non era necessario ratificarlo poiché i funzionari permanenti del COROPER hanno pieni poteri, e non sono controllati né a livello di Unione Europea né a livello degli Stati membri.
Da allora non si ha la minima idea di ciò che sta accadendo. Si sa solo che negoziazioni segrete sono tuttora in corso e che gli Stati Uniti hanno avanzato nuove pretese. Si è visto dunque emergere solo una piccola parte dell’iceberg costituito dall’insieme di discussioni e accordi.

Silvia Cattori: C’è ancora qualcuno che può sottrarsi a una qualche forma di schedatura?

Jean-Claude Paye : In questo sistema di sorveglianza nessuno dei dati personali appartiene più all’individuo; appartengono alle autorità amministrative e alle società private. Sono automaticamente messi a disposizione degli Stati. È la fine dell’habeas corpus, del diritto della persona di disporre di se stessa ed è anche la fine della proprietà di sé. La vita privata non esiste più.


[1] Jean-Claude Paye, sociologo, é l’autore di :
"La fine dello Stato di diritto", Manifesto libri, 2005. La versione originale francese "La fin de l’Etat de droit", La Dispute, 2004. In tedesco è publicato da Rotpunktverlag.
Global War on Liberty. Éditions Telos Press, New York 2007. La traduzione in turco uscirà prossimamente edita da IMGE, in spagnolo da HIRU, in olandese da EPO.

[2] USA Patriot Act è l’acronimo di Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism, (Legge per l’unificazione e il rafforzamento dell’America per mezzo di strumenti idonei a intercettare e ostacolare il terrorismo). Più che di una legge si tratta di un voluminoso codice antiterrorismo che la Federalist Society, sotto la direzione del professore John Yoo, ha iniziato a redigere in segreto almeno due anni prima dell’11 settembre 2001. L’USA Patriot Act è stato adottato dal Congresso degli Stati Uniti senza dibattito, sull’onda dell’emozione dell’11 settembre. Con esso si danno pieni poteri alla polizia di Stato, all’FBI, ai servizi di immigrazione, in materia di arresto, interrogatori, tortura e detenzione illimitata, all’insaputa e senza la richiesta di un magistrato, di cittadini che non sono originari degli Stati Uniti, sulla base di semplici presunzioni. Con esso si autorizza anche l’intercettazione delle conversazioni telefoniche e della corrispondenza elettronica, le perquisizioni domiciliari, sia notturne che diurne, anche in assenza dell’interessato e senza mandato.

[3] A permanent state of Emergency, di Jean-Claude Paye, Monthly Review, novembre 2006.

[4] Préoccupation sécuritaire, di Jean-Claude Paye, La Libre Belgique, 27 giugno 2007.

[5] Beyond intention, di Jean-Claude Paye, Le Monde diplomatique, edizione inglese, novembre 2006.

[6] Un procès qui engage nos libertés, di Lieven De Cauter, Jean-Marie Dermagne e Bernard Francq, La Libre Belgique, 16 novembre 2007.

[7] DHKP-C : Bahar Kimyongur acquitté à Anverse, di Marc Metdepenningen, Le Soir, 7 febbraio 2008.

[8] La CIA a contrôlé les transactions financières du monde entier via la société SWIFT, di Grégoire Seither, Réseau Voltaire, 26 giugno 2006.

[9] SWIFT : le Trésor états-unien au-dessus des lois européennes, Réseau Voltaire, 29 settembre 2006.

[10] « Echelon » è un sistema di spionaggio elettronico messo in piedi da Stati Uniti e Regno Unito nel 1947, cui si sono aggiunti Canada, Australia e la Nuova Zelanda. Le stazioni di questi Paesi costituiscono un’unica rete integrata. Sull’argomento si segnala il libro di Ducan Campbell, « Surveillance électronique planétaire », edizioni Allia, Parigi 2001. Questo libro riprende il rapporto che l’autore ha redatto per il Parlamento Europeo.