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2008 03 01 * Il Sole 24 Ore * I 300 milioni divisi tra Sanpaolo, Abn e Deutsche Bank * Alessandro Graziani

La maxi-commissione da circa 400 milioni di euro pagata dalla Orascom di Naguib Sawiris per l'affare Wind è al vaglio della Procura di Roma per la parte (compresa tra i 75 e i 95 milioni) che avrebbe incassato il mediatore Alessandro Benedetti. Ma già all'epoca della transazione (primavera del 2005) fece scalpore anche l'importo restante: i circa 312 milioni che si spartirono le banche finanziatrici e advisor dell'operazione. Secondo le ricostruzioni che Il Sole 24 Ore ha potuto effettuare, gran parte delle commissioni (300 milioni) furono divise tra le tre grandi banche che organizzarono il maxi-finanziamento (ccomplessivamente di 9 miliardi) a favore di Sawiris: gli olandesi di Abn Amro, la Deutsche Bank e il Sanpaolo-Imi. I tre istituti si suddivisero i 300 milioni, con un incasso di 100 milioni a testa, di cui 5 a titolo di commissioni di M&A e 95 come commissione di finanziamento. A queste cifre si aggiungerebbero i circa 12 milioni incassati dalla banca d'affari Rothschild, che aveva operato in qualità di advisor di Orascom (5 per l'attività di M&A, 7 per l'organizzazione del finanziamento). 

Complessivamente, la commissione pagata da Sawiris alle banche finanziatrici è stata del 3% circa. Tanto. Almeno il 50% in più rispetto alle fees riconosciute mediamente in operazioni di dimensioni analoghe. Perché Orascom fu costretta a pagare questo extra-prezzo? Le motivazioni, secondo le banche, sono almeno due. La prima: i rischi collegati alla reputazione del gruppo egiziano, certamente non paragonabile a quella di un operatore telefonico europeo né a quella di un private equity statunitense. La seconda: la potenza di fuoco della concorrenza di Blackstone, supportato da Mediobanca e dalle maggiori banche d'investimento Usa.

La battaglia tra i due schieramenti fu durissima. Ancora prima del misterioso giro di offerte e controfferte, la creazione del consorzio di finanziamento di Orascom subì numerose defezioni. I francesi di Bnp Paribas, che inizialmente supportavano Sawiris e che avrebbero dovuto garantire una quota importante del financing, passarono improvvisamente con Blackstone. Ancora più clamoroso il cambio di casacca di Ubs che, a circa tre settimane dalla chiusura del deal, rinunciò ad assistere il magnate egiziano e dette disponibilità a sostenere Blackstone. Ma poi a sorpresa, stando alle indiscrezioni, la partecipazione al finanziamento dell'operazione Wind fu bocciata dal comitato crediti della banca svizzera. Nelle more della preparazione del consorzio, ci fu addirittura una fase in cui Banca Imi (Sanpaolo) restò da sola e l'operazione rischiò di saltare. Poi arrivò a dar man forte Deutsche Bank – che nella primavera del 2005 si preparava a giocare un ruolo di primo piano nelle scalate bancarie a fianco di Popolare Lodi e di Unipol. E infine fu decisivo il supporto degli olandesi di Abn Amro, che proprio in quelle settimane erano protagonisti in Italia dell'ancora incerta sfida per la conquista di AntonVeneta.

È in questo clima infuocato, da vera e propria battaglia finanziaria, che le tre banche finanziatrici di Orascom riuscirono a strappare a Sawiris commissioni difficilmente ottenibili da altri operatori e in contesti diversi. Solo a operazione conclusa, il rischio fu poi frazionato (retrocedendo parte delle commissioni incassate) attraverso una sindacazione bancaria che tentò di coinvolgere 135 gruppi finanziari. Ma anche in questa fase, l'offerta non andò a ruba. E solo il 60% dei circa 6,5 miliardi offerti furono ricollocati.