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2008 04 * Berean Beacon * La storia della chiesa antica invalida la pretesa papale alla successione apostolica * Richard Bennett

1 Caro amico, cara amica, 

La visita del Papa negli U.S.A. (15-20 aprile 2008) ha attirato l'attenzione del pubblico in generale sulla sua presunta successione apostolica da Pietro. È di fatto richiesto nella Chiesa cattolica romana che si creda esistere una continuità storica fra la Chiesa antica e la Chiesa di Roma. La maggior parte dei cattolici romani ritiene che questo sia un fatto incontestabile. Purtroppo anche molti cristiani che basano la loro fede solo sulla Bibbia, non hanno veramente analizzato la questione. Il nostro articolo, che intende esaminare la questione dell'autentica chiesa antica, è uno dei più importanti che abbiamo finora scritto. 

In questo articolo, utile soprattutto per gli italiani come documentazione, esamina quale fosse la vera chiesa antica in Italia. L'articolo, intitolato: “La storia della chiesa antica invalida la pretesa papale alla successione apostolica” lo presentiamo qui sotto. Vi chiediamo di esaminarlo attentamente e di rispondervi anche attraverso le vostre necessarie preghiere. Apprezzeremmo molto se lo ripubblicaste nei vostri siti internet. 

Confidando nella grazia del Signore e nella Sua potenza, 

Richard Bennett 

LA STORIA DELLA CHIESA ANTICA
INVALIDA LA PRETESA PAPALE ALLA SUCCESSIONE APOSTOLICA 

Dal 15 al 20 aprile 2008, Benedetto XVI visita gli Stati Uniti d'America e le Nazioni Unite come il Papa della Chiesa cattolica e primo rappresentante della Santa Sede. Il presidente americano lo accoglie con queste parole: “Questa è la sua prima visita agli Stati Uniti da quando è asceso alla Cattedra di San Pietro” (1). Sia il titolo di Benedetto che la sua “cattedra” gli sono accordati dal dogma della successione apostolica. Di fatto si esige nella Chiesa cattolica che uno creda in una continuità fra la Chiesa primitiva e la Chiesa cattolica romana come definita dal dogma papale della successione apostolica (2). Ai cattolici viene insegnato a non mettere in discussione questo dogma. Su questa base, il Papa afferma senza alcuna remora che: “Le comunità cristiane nate dalla Riforma del XVI secolo non possono essere chiamate 'Chiese' in senso proprio ... [esse] non godono della successione apostolica nel sacramento dell'Ordine e quindi sono prive di un elemento costitutivo della chiesa” (3). 

Egli non parla nel vuoto, ma, di fatto, in un tempo in cui molti sono sedotti, attraverso il dialogo ed altri metodi, ad aderire alla Chiesa cattolica romana. Per esempio, il presidente americano gli dice: “...soprattutto, Santo Padre, lei troverà in America un popolo il cui cuore è aperto al suo messaggio di speranza. L'America ed il mondo ha bisogno di questo messaggio” (4).

Il messaggio del Papa, in quell'occasione, si presenta in modo coerentemente vacuo, totalmente privo dell'Evangelo della grazia. Inginocchiandosi persino a pregare a Ground Zero, le sue parole sono: “O Dio d'amore, compassione, e guarigione, guarda a noi, gente dalle molte fedi e tradizioni differenti, noi che ci raccogliamo oggi in questo sito, scenario di incredibile violenza e dolore. Noi Ti chiediamo, nella Tua bontà, di dare luce eterna e pace a tutti coloro che qui sono morti...” (5). 

Come tali, queste parole, impostate come sono nel quadro di una dottrina anti-biblica, provengono da un uomo che pretende di essere il capo della vera chiesa di Gesù Cristo. Pure i suoi gesti nel celebrare la Messa (che è un rito eretico) sono perfettamente coerenti con la sua posizione avversa al fiorire, durante la Riforma del XVI secolo, di vere chiese, il cui retaggio biblico è innegabile. È per questo che, in questa presentazione, vogliamo documentare il concetto neotestamentario di chiesa e fornire dati storici per mostrare come il concetto biblico di chiesa sia di fatto sopravvissuto dal tempo degli apostoli e precedente alla Riforma [ma non nella forma pretesa dal Cattolicesimo]. 

IL CONCETTO BIBLICO DI CHIESA 

Gesù di Nazareth fonda la Sua Chiesa sul messaggio evangelico che Egli è “Il Cristo” (l'unto Messia) e “il Figlio dell'Iddio vivente” (6). Dopo la glorificazione del Signore, lo Spirito Santo impartisce la Sua potenza sui credenti che erano riuniti a Gerusalemme affinché portino l'Evangelo in tutto il mondo. Secondo il Nuovo Testamento, la prima chiesa locale ad essere stabilita è quella di Gerusalemme. È da lì che i cristiani partono per diffondere l'Evangelo. Essisi sono: “tutti dispersi per le contrade della Giudea e della Samaria” (7). Il Nuovo Testamento registra pure lo stabilirsi di chiese locali in Giudea ed in Samaria. L'Evangelo poi si diffonde a città di Cipro e di Antiochia. Quando i cristiani di Gerusalemme odono che molti ad Antiochia avevano ricevuto l'Evangelo, essi vi mandano Barnaba. Barnaba prima va a Tarso per chiamare Paolo. Insieme essi passano un intero anno ad Antiochia insegnando l'Evangelo della grazia per la sola fede in Cristo Gesù. È lî che per la prima volta coloro che credono all'Evangelo sono di fatto chiamati cristiani. L'apostolo Paolo stabilisce in queste chiese locali dei responsabili, o anziani (8), e dei diaconi. Questi ministeri, però, non costituiscono in sé stessi l'essenza della Chiesa, ma hanno la funzione di amministrare in modo ordinato la chiesa ed insegnare. Il centro unitario dell'assemblea dei cristiani non è la struttura del gruppo, come il Papa sostiene, ma l'Evangelo. 

La parola greca ekklesia significa letteralmente “i chiamati fuori”. Nel Nuovo Testamento essa è applicata all'intero complesso dei cristiani fino all'era presente, di cui Cristo dice: “Io edificherò la mia Chiesa” (9). La definizione dell'Apostolo Paolo sotto la direzione dello Spirito Santo è che la Chiesa è il corpo di Cristo (10). Piû regolarmente questa parola significa l'assemblea locale dei cristiani. Caratteristica fondamentale delle epistole del Nuovo Testamento è l'Evangelo della grazia per sola fede, come, per esempio, nella lettera ai cristiani di Efeso: “Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori” (11). L'espressione “la Chiesa di Dio” è un termine collettivo, come quando l'Apostolo scrive: “Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla chiesa

di Dio” (12), significando i cristiani, non i Giudei o i pagani. I cristiani ordinari sono continuamente chiamati “la Chiesa”, così come l'apostolo loro si rivolge: “alla chiesa di Dio che è in Corinto ai santificati in Gesù Cristo, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo, loro Signore e nostro” (13); oppure: “E quando questa epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi; e anche voi leggete quella che vi sarà mandata da Laodicea” (14). Chiesa è semplicemente la comunità dei cristiani. Tutti i messaggi trasmessi dal signore attraverso l'Apostolo Giovanni sono pure indirizzati a chiese locali (15). 

1Il fattore unificante che designa le antiche chiese locali è l'Evangelo. Queste chiese locali credono ed insegnano l'Evangelo della grazia di Dio Per loro questo Evangelo è: “La potenza di Dio per la salvezza, di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco” (16). La sola fede, coerente con le Sacre Scritture, era il mezzo attraverso il quale i credenti entravano nella salvezza acquistata dalla vita perfetta e dal sacrificio di Cristo Gesù. Tutto attraverso l'Europa e l'Asia sono stabilite chiese locali quando cristiani ordinari diffondono l'Evangelo. 

IL CONCETTO CATTOLICO-ROMANO DI CHIESA 

Il Vaticano esige che i cattolici professino che vi sia una continuità storica fra la chiesa fondata dal Signore Gesù Cristo e la Chiesa cattolica-romana. Per poter comprendere e valutare ciò in cui crede il Cattolicesimo, è necessario tenere bene a mente che la Chiesa cattolica romana, con la parola “Chiesa” intende qualcosa di molto diverso da ciò che intende il Nuovo Testamento. Sebbene l'insegnamento del Magistero menzioni che la Chiesa è “popolo di Dio”, “corpo di Cristo”, e “Tempio dello Spirito Santo”, essa accentua sempre l'autorità e la missione del sistema dell'organizzazione papale. È così che Roma insegna che: “È Cristo stesso l'origine del ministero nella Chiesa. Egli l'ha istituita, le ha dato autorità e missione, orientamento e fine” (17). Il modo in cui è esercitata questa conclamata struttura di poter è chiaramente delineato dal sistema cattolico-romano: “Non c'è nessuna colpa, per grave che sia, che non possa essere perdonata dalla santa Chiesa” (18). I preti avrebbero ricevuto da Dio un potere tale che uno simile neanche gli angeli e gli arcangeli hanno ricevuto... Dio in cielo confermerebbe ciò che i preti fanno sulla terra (19). “Credere è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre” (20). Il preteso potere assoluto del sistema gerarchico papale è totalmente contrario al concetto neotestamentario di chiesa come “assemblea dei credenti”. La sete di potere del papato è così insaziabile che essa si attribuisce lo stesso potere dello Spirito Santo. È così che il Magistero insegna ufficialmente: “Il Papa, Vescovo di Roma e Successore di san Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli ». « Infatti il Romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e di Pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente »“ (21). 

In che modo un tale dogma rifletta la continuità storica con la dottrina e la pratica biblica della Chiesa antica?

I PRIMI CRISTIANI E LA SCRITTURA 

I primi cristiani sostenevano che le Scritture fossero l'assoluta verità della Parola di Dio. La Chiesa antica comprendeva la dottrina apostolica come Parola scritta di Dio. Fin dall'inizio dell'era post-apostolica negli scritti dei padri apostolici come Ignazio, Policarpo, Clemente e Barnaba, si faceva appello esclusivo alle Sacre Scritture per insegnare la sana dottrina e contrapporsi agli scritti degli eretici. Negli scritti di questi uomini, l'autorità citata e quella dell'Antico e del Nuovo Testamento. Nei testi scritti degli apologeti come Giustino Martire e Atenagora, è evidente lo stesso appello esclusivo alle Scritture. Nei loro scritti non si trova traccia di appello alcuno all'autorità di una tradizione extra-biblica come corpo separato di rivelazione. È soltanto a partire dagli scritti di Ireneo e Tertulliano nella seconda metà del secondo secolo, che si incontra il concetto di tradizione apostolica, trasmesso alla Chiesa in forma orale. Ireneo e Tertulliano affermano con forza che tutti gli insegnamenti dei vescovi, tramandati oralmente, sono radicati nelle Scritture e possono essere provati dalle Scritture. 

ESEMPI DI CRISTIANI ANTICHI CHE TESTIMONIANO DELL'EVANGELO 

Policarpo di Smirne (nato circa nel 69) muore martire approssimativamente nell'anno 155. Egli testimonia di essere stato salvato per grazia e in Cristo Gesù: “...il Signore Gesù Cristo, in cui voi credente ... sapendo che per grazia siete salvati, non da opere ma dalla volontà di Dio attraverso Gesù Cristo” (22). Clemente di Roma, morto circa nell'anno 100, scrive di essere giustificato per fede: “...quindi anche noi, essendo stati chiamati per la volontà (di Dio) in Gesù Cristo, non siamo giustificati da noi stessi, né attraverso la nostra propria sapienza, comprensione, pietà, opere... ma attraverso la fede” (23). 

Giustino Martire (100-165) scrive dell'essere giusti di fronte a Dio sulla base della fede. Egli afferma: “Non è in ragione della circoncisione di Abramo che Dio testimonia la sua giustizia, ma sulla base della fede. Perché, prima di essere circonciso, si dice di lui: 'Abramo credette in Dio, e questo gli fu imputato come giustizia” (24). 

Ireneo, morto circa nell'anno 190 o 202, spiega chiaramente il messaggio di Romani, capitolo 3: “Quando venne Cristo, Egli compì ogni cosa e ancora, nella chiesa, egli continua a compiere il Nuovo Testamento, predetto dalla Legge, fino alla consumazione. Pure l'apostolo Paolo dice nella sua epistola ai Romani: ma ora, senza la legge, è manifestata la giustizia di Dio. testimoniata dalla Legge e dai profeti: perché il giusto vivrà per fede. Che però il giusto viva per fede, era stato predetto dai Profeti (25). 

Clemente di Alessandria, contemporaneo di Giustino e di Ireneo, a cavallo fra il secondo ed il terzo secolo, mostrano significative evidenze dell'Evangelo della grazia, quando scrive: “Abramo è stato giustificato non da opere, ma per la fede. Dopo il termine della vita, quindi, gli uomini non avranno alcun profitto, anche se hanno eseguito buone opere, se non hanno fede” (26). 

Atanasio, nel quarto secolo, testimonia similmente alla grazia ed alla redenzione in un messaggio chiaro e preciso: “Non da queste, ma dalla fede, che un uomo è giustificato, come pure lo è stato Abramo. Avendo così discusso questo punto, l'Apostolo mostra ancora come in nessun altro

modo vi può essere redenzione e grazia ad Israele ed ai Gentili, e neanche il peccato originale che è passato attraverso Adamo a tutti noi, può essere sciolto. Ma questo, egli dice, può essere cancellato in nessun altro modo se non attraverso il Figlio di Dio ... Era impossibile, infatti, che qualsiasi altro potesse sciogliere questa trasgressione. 

È così che, sebbene per uno solo il peccato sia entrato nel mondo, grazia e pace ci siano elargite (27). 

DIFFUSA CRESCITA E DURE PERSECUZIONI 

La diffusione della fede cristiana durante i primi tre secoli è rapida ed estesa. Nella provvidenza di Dio, le ragioni principali sono la fedeltà e lo zelo dei predicatori dell'Evangelo, l'eroismo dei martiri della fede, la traduzione delle Scritture nella lingua del mondo romano, e il sistema ben sviluppato ed esteso delle strade imperiali attraverso le quali è portato l'Evangelo. Sotto l'imperatore Settimio Severo (193-211) i cristiani soffrono tremende persecuzioni. Quella più severa la subiscono sotto l'imperatore Diocleziano ed il suo co-reggente Galerio durante gli anni 303-311. Eppure, lungi dallo sterminare i cristiani e l'Evangelo, la persecuzione purifica coloro che predicano ed aumentano la loro capacità di presentare l'Evangelo. 

LA CHIESA ANTICA: ITALIA DEL NORD ED ALPI COZIE 

Fino almeno al tardo XI secolo (28), la Chiesa cattolica romana insiste nel dire che le antiche chiese dell'attuale Italia del nord (29) fossero semplicemente le chiese che si erano staccate dall'autorità del vescovo di Roma. Pierre Allix, però, scrivendo nel 1690, mostra chiaramente come queste chiese fossero state stabilite localmente nel periodo apostolico e non erano mai state sottoposte all'autorità del vescovo di Roma prima dell'XI secolo. Della loro dottrina e pratica egli afferma: “È sufficiente fare loro meritare il nome di apostoliche dal fatto che esse hanno ricevuto la dottrina degli Apostoli, un'eredità dalle loro stesse mani, che essi preservano molto teneramente attraverso tutti i secoli seguenti” (30). Allix rifiuta l'accusa della Chiesa romana attraverso citazioni della liturgia di queste chiese e da documenti che registrano la pratica della loro fede, che produce sostanziali evidenze del loro disaccordo con le ingerenze del vescovo di Roma. Talvolta Allix cita dei documenti della Chiesa cattolica romana contro i credenti, mostrando come le stesse cose di cui venivano accusati fossero di fatto bibliche. 

Secondo George Stanley Faber, circa nell'anno 406, Vigilantius, nativo dell'Aquitania, pubblica un trattato in risposta alla difesa di Girolamo sull'allontanamento di quest'ultimo dalle Sacre Scritture. In essa, “Vigilantius attacca l'idea che il celibato sia dovere del clero ... censura la pretesa che essi [i martiri] siano potenti intercessori presso il trono della grazia; mette in ridicolo la deferenza cieca e ridicola che viene resa alle loro reliquie; denuncia la follia di accendere candele, come fanno i pagani, alla luce del sole, davanti ai loro sacelli; denuncia la pretesa che questi resti insensati possano operare miracoli ... mette in rilievo l'assurdità dei pellegrinaggi o a Gerusalemme o ad altri cosiddetti santuari” (31). Sebbene il trattato di Vigilantius non sia più reperibile, queste informazioni ci provengono dallo stesso Girolamo che cerca di contestare le tesi di Vigilantius durante i loro scambi epistolari. Secondo Girolamo, che risiedeva a

Gerusalemme, Vigilantius, “scrive da una regione, situata fra le onde dell'Adriatico e le Alpi Cozie” (32). Girolamo non riesce a fare estirpare Vigilantius da questa regione, dove vi opera come presbitero, perché il vescovo di quest'area concorderebbe con Vigilantius. Il punto di Faber è questo: 

“Questo distretto [dove risiede Vigilantius] sul lato est delle Alpi Cozie è esattamente l'area dove risiedono i Valdesi. Essi asseriscono di avervi vissuto almeno fin dal tempo in cui Papa Silvestro, e qui, un dato di fatto, come possiamo supporre dalla notevolissima affermazione di Girolamo, che essi si erano stabiliti già e persino prima dell'anno 406 ... Qui, dunque, solo settanta anni dopo la morte di Papa Silvestro, di fatto noi troviamo una chiesa nelle Alpi Cozie, la cui condizione teologica corrisponde esattamente con quanto è stato tramandato, generazione dopo generazione, fra i Valdesi stessi; vale a dire che noi di fatto vi troviamo una chiesa nella stessa regione dove i racconti ci insegnano a cercarla, una chiesa che protesta, attraverso la bocca del suo legittimo pastore, Vigilantius ... contro le superstizioni dei tempi e che, di fronte a queste superstizioni, differiscono apertamente dai vescovi della corrotta Chiesa di Roma” (33). 

La pretesa della Chiesa cattolica romana di dominare in quell'area è confutata così, come risulta dallo scritto di Girolamo, da Vigilantius. Inoltre, Papa Pelagio i (555) lamenta che “I vescovi di Milano non vengono a Roma per esservi ordinati”, e questo “è in accordo con un'antica loro usanza” (34). Allix nota poi come: “Nell'anno 590, i vescovi dell'Italia e dei Grigioni, dal numero di nove, respingono la comunione con il Papa come se si trattasse di un eretico ... protestando [all'Imperatore] di non potere comunicare con il Papa Gregorio I” (35). 

Allix documenta il fatto che nel nono secolo le chiese dell'Italia del Nord non fossero ancora sotto il giogo dell'autorità papale. Al contrario, esse sono in grado di conservare la loro indipendenza fin dopo la morte di Claudio, vescovo di Torino. Claudio, alla metà del IX secolo, difende strenuamente la sua diocesi contro le ingerenze di Roma mentre, indefessamente insegna l'Evangelo e la Bibbia tutt'attraverso la Sua diocesi predicando e scrivendo. Wylie conferma che non è che alla metà dell'XI secolo che le chiese della pianura padana soccombono finalmente all'autorità papale. Persino allora le chiese delle valli delle Alpi Cozie rimangono fedeli alla Bibbia nella loro fede e nella loro pratica. Si tratta di quelle che saranno conosciute come i Valdesi, o popolo delle valli” (36). 

Faber mostra come il testo del poema valdese Noble Lecon, che porta la data del 1100 è scritto in una lingua “derivata, senza interventi di una lingua derivativa più vecchia, dal ceppo decomposto del suo genitore latino”. Questa era la lingua dei Valdesi, che si erano rifugiati nelle italiane Valli Cozie durante il secondo, il terzo ed il quarto secolo. Dato che la Noble Lecon era uno dei loro documenti, ne consegue necessariamente che la lingua parlata dai Valdesi non fosse cambiata sostanzialmente durante i secoli perché erano sempre vissuti isolati in quelle valli. Questa confessione di fede in forma poetica era usata per insegnare ai loro figli “la fede una volta per sempre trasmessa ai santi”. 

Ecco, così, altre evidenze - ciò che dice Girolamo contro Vigilantius nel 406; Claudio, vescovo di Torino nella prima parte del nono secolo, il linguaggio della Noble Lecon (scritta nel 1100) come pure altri documenti originali antichi ritrovati da Samuel Morland 111655 - che dimostrano

come i Valdesi di fatto siano stati preservati da Dio nella linea ininterrotta della fede apostolica dai primi secoli della nostra era attraverso la Riforma. 

Nei documenti esistenti c'è confusione fra il termine Valdesi e Valligiani. La politica coerente della Chiesa cattolica romana, infatti, è stata quella di cercare di confondere l'origine delle chiese delle Valli valdesi. Afferma essere stato Pietro Valdo a stabilire queste chiese, cercando così di dimostrare che si tratti non della chiesa ma di eretici. Però, i fatti storici ancora disponibili rendono chiaro come il Papato abbia dietro di sé una lunga scia di tentativi revisionisti di falsificare la storia, cosa che rimane a tutt'oggi. Uno dei fatti molto importanti è che Pietro Valdo non era conosciuto se non dopo il 1160, mentre la Nobla Lecon era stata scritta nel 1100. 

Allix contende nel 1690: “Non è vero che [Pietro] Valdo abbia dato il nome agli abitanti di queste valli. Essi erano chiamati già Vallensi o Valligiani prima del suo tempo, dalla valle in cui abitavano. Questo troviamo in ... Ebrardus de Bethune, che scrive nell'anno 1212 dove, egli afferma che essi si chiamassero Vallensi ... perché abitavano nella 'valle di lacrime'. Ecco così come questa etimologia ha più a che fare con il luogo dove vivevano, nelle valli del Piemonte, che con il nome di Pietro Valdo” (37). 

La testimonianza dei Valdesi, sia negli scritti che nella loro pratica, mostra come l'autorità della Bibbia continui ad essere la regola della loro vita (38). Il primo principio distintivo dei Valdesi, evidente dalla loro condotta quotidiana, era riassunto dalle parole dell'Apostolo: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (39). Il secondo principio era l'autorità e l'uso a livello popolare delle Sacre Scritture, che essi avevano nella loro lingua natia. 

Fra di loro c'erano molte persone che potevano citare a memoria brani della Bibbia. Il terzo principio distintivo era l'importanza della predicazione e il diritto dei credenti di esercitare quella funzione. A questi principi fondamentali, basati sul sermone sul monte, i Valdesi aggiungevano il rifiuto dei giuramenti, la condanna del Purgatorio e delle preghiere per i morti. Non vi sono che due sole vie dopo la morte - essi dichiaravano - la via che porta al Paradiso e la via che porta all'Inferno. I Valdesi di prima della Riforma, nella loro fede e nella loro pratica, durante i secoli influenzano molti popoli. Essi, infatti, mandavano regolarmente missionari (molti fra i quali mercanti) ad evangelizzare l'Europa, e questi missionari attraevano convertiti in grande quantità. Avrebbero, però, dovuto terribilmente soffrire per la loro fede. 

È un fatto storico che queste chiese dell'Italia del nord, che erano rimaste fedeli all'autorità della Scrittura sin dal tempo del loro stabilirsi nel secondo, terzo e quarto secolo,attraverso la Riforma, erano le vere chiese. Era la chiesa papale ad essere, come lo è tutt'ora, eretica e scismatica. È il resoconto storico di queste antiche chiese bibliche nell'Italia del nord e nel sud della Francia che la Chiesa cattolica romana ha cercato di sopprimere almeno per gli ultimi nove secoli - una vera “pulizia etnica” spesso condotta con violente crociate e con seicento anni di inquisizione, distruggendo persino la documentazione della loro testimonianza e con una vera e propria manipolazione revisionista della storia. È solo per la provvidenza divina che la Chiesa papale non è riuscita a tutt'oggi ad eliminarle.

LE CHIESE PAULICIANE DAL PRIMO SECOLO 

Le chiese pauliciane erano d'origine apostolica ed erano state fondate nell'Armenia del primo secolo. “Attraverso Antiochia e Palmira, la fede cristiana si diffonde nella Mesopotamia e nella Persia e, in quelle regioni diventano la base della fede nelle montagne del Tauro fino all'Ararat. Questa era la forma primitiva di cristianesimo. Le chiese del Tauro e le sue valli sembrano formare un rifugio naturale per l'antica fede pauliciana per secoli, isolate come sono dal resto delle chiese” (40). 

Il più antico centro cristiano dell'Armenia era a Tauro, “capitale” dei Pauliciani. Essi affermavano di avere avuto origini apostoliche. Su questo punto Walter F. Adeney (1932) dice: “Quindi, è del tutto sostenibile che esse debbano essere considerate rappresentare la sopravvivenza del tipo più antico di Cristianesimo ... Antichi Battisti orientali, questi popoli erano, sotto molti aspetti, protestanti prima del Protestantesimo” (41). 

Nell'ottavo secolo i Pauliciani, dispersi dalle persecuzioni, si diffondono verso Occidente verso la Bulgaria e lungo le coste del Mediterraneo fino ai Pirenei. Molti si stabiliscono nel sud della Francia, dove diventano noti come Albigesi o Catari. Durante le loro migrazioni, i pauliciani stabiliscono delle chiese locali che rimangono forti nella dottrina e nella pratica biblica (42). Essi non riconoscono persone di altre comunioni come appartenenti alla Chiesa. “Noi non apparteniamo a queste”, dicevano, “esse hanno da lungo tempo rotto la loro connessione con la Chiesa e ne sono stati esclusi” (43). 

MISSIONARI PRE-RIFORMA IN EUROPA 

Dall'anno 405, quando Patrizio arriva in Irlanda, ci sono più di 600 anni in cui il chiaro messaggio evangelico di Patrizio ha prodotto frutti abbondanti in coloro che sono stati segnati dal suo ministero. Vi erano molti famosi missionari irlandesi come Patrizio, come Colombano, Kilian e Forannan, che portano l'Evangelo fino al decimo secolo in Britannia, Germania, Francia, Svizzera, Italia ed oltre, con la stessa sua fedeltà. Almeno dall'undicesimo secolo in poi, i Valdesi mandano i loro missionari, chiamati Barbet (dal piemontese “barba”, cioè “zio”, per differenziarli dai “padri” cattolici), attraverso l'Europa. Essi portano lo stesso messaggio evangelico dei missionari irlandesi. Nel 1209, il Papato comincia la sua prima crociata contro i cristiani europei che non vi si conformano. Coloro che possono fuggire lo fanno, e diffondono l'Evangelo dovunque si rechino.Nel 1332 circa, Papa Giovanni XXII manda i suoi inquisitori nel territorio dei Valdesi per esegire le leggi dell'Inquisizione contro i non conformisti. Da allora i Valdesi si spargono per la Francia, i Paesi Bassi, la Germania, la Polonia, la Boemia, la Moravia, l'Inghilterra ed il sud Italia. Anch'essi, dovunque vadano, diffondono l'Evangelo (44). 

CONCLUSIONE: IL RETAGGIO DELLA CHIESA ANTICA 

Abbiamo dunque identificato la vera chiesa del Signore Gesù Cristo attraverso due segni - essa si attiene alla sola autorità delle sacre Scritture ed al vero Evangelo. Abbiamo brevemente documentato la vera chiesa del signore Gesù Cristo com'è esistita in diversi paesi prima della

Riforma del VI secolo. Attraverso i secoli questi cristiani si diffondono da Gerusalemme fino nelle valli piemontesi, la Francia, la Spagna, la Scozia, l'Irlanda, l'Inghilterra, attraverso l'Europa intera. Abbiamo documentato come vi siano stati vari popoli che hanno onorato la vera fede portando alta la verità delle Sacre Scritture. 

La netta realtà dei fatti della storia della vera chiesa permeata dall'Evangelo della grazia di Dio nella dottrina e nella pratica, sconfessa completamente la pretesa papale di una continuità storica fra i primi cristiani e la chiesa papale con il loro dogma della successione apostolica. Al contrario, è la chiesa cattolica romana a comprovarsi scismatica dalla Chiesa del Signore Gesù Cristo. 

Quando la vera Chiesa vede (prima della Riforma e dei riformatori protestanti) il sistema papale con le sue bestemmie contro l'opera redentrice del Signore Gesù Cristo, la sua idolatria ed Inquisizione, le sue pretese alla successione apostolica - tutto questo mostra: “ una donna che sedeva sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia e che aveva sette teste e dieci corna” (45). La stessa donna è “ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù” (46). Essa ancora oggi fa mercato di anime, pur pretendendo di “dialogare” con i veri cristiani come “fratelli e sorelle in Cristo”. 

Chi ha discernimento, però, sa che l'amore per il Papato non vuol dire altro che “andare dietro alla bestia” (47). Essi lo hanno notato al funerale di Giovanni Paolo II, come pure nella visita che nell'aprile del 2008 Papa Benedetto ha reso agli Stati uniti d'America. In entrambi i casi si è manifestato molto più che rispetto verso la figura del Papa, ma vera e propria adorazione. 

Come i veri cristiani del passato, anche noi dobbiamo unirci alla battaglia. Il Signore è con noi. Avremo vittoria finale. Il comando dello Spirito Santo è: “Perciò prendete l'intera armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi dopo aver compiuto ogni cosa. State dunque saldi, avendo ai lombi la cintura della verità, rivestiti con la corazza della giustizia” (48). La certezza che Lo conosciamo e siamo Suoi dovrebbe animare i nostri sforzi e incoraggiarci nella nostra lotta. La gloria dell'Evangelo della grazia basato sulla sola Parola delle Sacre scritture, rimane il retaggio, l'eredità della Chiesa antica disponibile a tutto il popolo di Dio ? 

Richard Bennett of Berean Beacon ministry—Website: http://www.bereanbeacon.org 

Si autorizza a copiare questo articolo se fatto nella sua interezza e senza cambiamenti. Si permette di copiare questo articolo nella sua interezza in pagine Internet. 

NOTE A PIÈ DI PAGINA 

(1) http://z22.whitehouse.gov/news/releases/2008/04/20080416.html 4/21/08 (2) “I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuità storica tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica. Infatti, l’unica Chiesa di Cristo “sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui” (Cost. dogm. Lumen gentium, n. 8). Per quanto riguarda “l’esistenza di numerosi elementi di santificazione e di verità 10 

4/21/2008 (6) Matteo 16:16-17). (7) Atti 8:1. (8) I termini “sovrintendente” (vescovo) e anziano/pastore, possono essere usati in modo insdifferente fra di loro (Atti 20:17, 28; 1 Pietro). (9) Matteo 16:18. (10) Efesini 1:22-23. (11) Efesini 2:8-9. (12) 1 Corinzi 10:32. (13) 1 Corinzi 1:2. al di fuori della sua compagine” (ibidem), ovvero nelle Chiese e Comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica, bisogna affermare che “il loro valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa Cattolica”“ Dominus Iesus, paragrafo 16. (3) RISPOSTE A QUESITI RIGUARDANTI ALCUNI ASPETTI CIRCA LA DOTTRINA SULLA CHIESA. (4) www.whitehouse.gov/news/releases/2008/04/20080416.html 4/21/2008 (5) http://www.wnbc.com/news/15937320/detail.html 

(14) Colossesi 4:16. 

(15) Apocalisse 1:11. 

(16) Romani 1:16. (17) Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 874. 

(18) Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 982. 

(19) Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 983. 

(20) Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 181. 

(21) Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 882. 

(22) Traduzione tratta da: George Stanley Faber, The Primitive Doctrine of Justification, Investigated (London: R. B. Seely and W. Burnside, 1837) Ch. IV, p. 87. 

(23) Ibid. p. 80. 

(24) Ibid. p. 89. 

(25) Ibid. p. 94. 

(26) Ibid. p. 96. 

(27) Ibid. p. 100-101. 11 

(28) J. A. Wylie, History of Protestantism Vol. I, pp. 10-15. See also Peter Allix, Some Remarks upon the Ecclesiastical History of the Ancient Church of Piedmont, originally printed in 1690; 1989 reprint of 1821 edition, p. 192. 

(29) Allix, Ancient Church of Piedmont, p. 1. See also Thomas M’Crie, History of the Progress & Suppression of the Reformation in Italy in the Sixteenth Century (Edinburgh & London: Wm. Blackwood & Sons, 1856). 

(30) Allix, p. 4. 

(31) George Stanley Faber, Personal letter to Dr. Gilly quoted in William Stephen Gilly, Vigilantius and His Times (London: Seeley, Burnside, & Seeley, 1844) Reprint. pp.335-338. 

(32) Ibid. 

(33) Ibid. 

(34) James Aitken Wylie, History of Protestantism, Vol. I, Book I, p. 19 

(35) Lettera all'imperatore Maurizio come registrata in Baronius, ad h. annum, n. 29, in Allix, Ancient Church of Piedmont, p. 35. 

(36) Peter Allix, Remarks upon the Ecclesiastical History of the Ancient Churches of the Albigenses, first published in 1692. 1989 Reprint of the Clarendon Press, Oxford, 1821 edition. 

(37) Allix, pp. 182-183. 

(38) Vedi The Noble Lesson and other works, a catalog of which is recorded in Samuel Morland, The History of the Evangelical Churches of the Valleys of Piemont (Henry Hills, 1658) Reprint. Morland era stato inviato da Oliver Cromwell a fare pressione sul Duca di savoia perché facesse cessare il “sanguinoso massacro” di valdesi nel 1655. Moorland ottiene molti manoscritti originali dei Valdesi di quel tempo e li fa conservare nella biblioteca pubblica dell'Università di Cambridge, dalla quale presto scompaiono. Morland, nei suoi due volumi della sua storia è attento a citare puntigliosamente da queste fonti originali. 

(39) Atti 5:29. (40) Bury’s edition of Gibbon’s History, VI. p. 543. (41) Walter F. Adeney, The Greek and Eastern Churches, pp. 217-219. (42) George Stanley Faber, The History of the Ancient Vallenses and Albigenses (London, 1828) Book II & III. (43) Questa è la testimonianza di Gregory Magistos, A. D., 1058, la cui storia è una delle nostre maggiori fonti d'informazione. Vedasi: “Paulicians and Bogomil Churches “ 4/8/2008. (44) Wylie, Vol. III, Book 16th. (45) Apocalisse 17:3 Raynerius, inquisitore papale vissuto nel tredicesimo secolo testimonia dei Valdesi così: “Essi sostengono che la Chiesa di Roma sia la meretrice di Babilonia e chi le ubbidisce sarà dannato...” Citato in Allix, pp. 209-211. (46) Apocalisse 17:6. 12 

(47) Apocalisse 13:3. (48) Efesini 6:13-14. 

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Tutte le citazioni, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione “La Nuova Diodati”, Revisione 1991/03, Edizioni La Buona Novella, Brindisi.