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2009 05 07 * Klauscondicio * intervista a Gioacchino Genchi * Klaus Davi

fonte: http://www.youtube.com/user/klauscondicio

1 - NON HO PAURA DEI GIORNALISTI...
"Non ho assolutamente paura dei giornalisti. I miei migliori amici lo sono". Intervistato da Klaus Davi per Klauscondicio, la prima trasmissione d'approfondimento politico sul web in onda su YouTube Gioacchino Genchi, il funzionario di polizia, attualmente sospeso e consulente dell'ex Pubblico Ministero di Catanzaro, Luigi De Magistris delle inchieste "Poseidone" e "Why not", spiega la sua scelta di trasparenza: "Non ho paura a comunicare, cosa che è stata, credo, la mia fortuna. Non so cosa sarebbe stato di me se non avessi adottato una strategia mediatica che, fino ad oggi, è forse la cosa che ha funzionato di più. Non si tratta solo delle scelte che ho fatto e degli studi in cui sono andato, il tutto seguendo una precisa scaletta, che aveva un suo significato che andava oltre alla mera cronologia, ma anche in quelli in cui non sono andato".

2 - MIELI? CONTAVA COME IL DUE DI COPPE CON LA BRISCOLA DI BASTONI...
"Penso che all'interno del Corriere della Sera Paolo Mieli, nell'ultima fase, contasse come il due di coppe con la briscola di bastoni. Nutro molto rispetto per un giornalista di altissimo livello come lui e credo che abbia pagato per non essere stato sufficientemente capace nel risultare simpatico al padrone. Probabilmente il fatto di aver scritto determinati articoli, in particolar modo riguardanti la vicenda che mi tocca personalmente, come gli interventi di Mastella, o i pezzi di Martirano e gli ultimi di Bianconi, che ha scritto a sproposito, viene letto in un'ottica che dimostra come il Corriere della Sera, secondo me, abbia perso l'identità storica di un giornale che oggi è alla deriva, anche politica, dal punto di vista di quella che è la sua organizzazione storica e la sua tradizione. Oggi la gente quasi si rifiuta di comprare un giornale indipendente".

Giocacchino Genchi esprime un giudizio impietoso sullo stato di salute del giornalismo in Italia: "oggi non c'è un sistema che controlla la stampa e impone le cose che bisogna dire e cosa no, sono gli stessi giornalisti che fanno a gara ad essere più simpatici al padrone. Questo, a differenza di quanto accadeva nei regimi totalitari in cui c'era un controllo istituzionale della stampa, c'erano le veline di partito, c'erano delle organizzazioni di polizia, come l'OVRA (Organizzazione di Vigilanza per la Repressione Antifascista), una polizia politica ai tempi del fascismo che dava delle disposizioni per cui si sapeva quale era la voce del regime e tutti vi si dovevano uniformare. Sembra un'assurdità, ma quello alimentava un circuito democratico, perché consentiva agli avversari politici, che agivano anche in clandestinità, di modulare delle azioni e delle risposte anche mediatiche attraverso dei fogli clandestini che uscivano ad opera dei vari Gramsci, Togliatti dopo il delitto Matteotti".

3 - ROS, IL PERICOLO SONO GLI APPARATI PARALLELI FUORI CONTROLLO...
"All'interno dei ROS ci sono state e ci sono delle persone che entrano ed escono dagli apparati dei servizi segreti che hanno costituito, all'interno del ROS stesso, una cosiddetta 'genia'".
Il funzionario di polizia, che ha visto il suo ufficio perquisito dai ROS su ordine della Procura di Roma, dice, a proposito della struttura anticrimine dei Carabinieri: "Il problema non sono le cellule impazzite, ma determinati apparati che sono all'interno del ROS e che potrebbero trovarsi anche in altre forze di polizia. Si tratta di soggetti che sono appartenuti ai Servizi di Sicurezza e che vengono prescelti in momenti politici particolari, ad esempio quando vengono chiamati ai vertici dei Servizi di Sicurezza uomini che portano con sé il proprio esercito. Succede poi che nel momento in cui questo esercito, o parte di esso, esce dai Servizi di Sicurezza, anche a causa dei mutati equilibri politici, i loro capi rientrano nei servizi istituzionali e paralleli ai Servizi di Sicurezza stessi.
Nelle altre forze di polizia questo sicuramente non accade: non succede nella Polizia di Stato, dove vige un sistema assolutamente trasparente e democratico anche nella selezione e nella scelta dei dirigenti delle strutture interne. Nei ROS, purtroppo, esiste un corpo all'interno dello stesso e probabilmente non c'è un controllo politico da parte del comando generale dell'arma e questo determina, a volte, come è purtroppo accaduto in questo caso, alcuni inconvenienti". E alla domanda di Klaus Davi se il comando generale controlla questi apparati paralleli la riposta è stata: "probabilmente no". 

 
4 - SE MI UCCIDONO, VERREBBERO FUORI GRANDI SEGRETI...
"Se uccidono me, probabilmente si aprirebbe un dossier su tutto mio lavoro e allora, veramente, verrebbero fuori grandi segreti. Io sono una persona molto riservata, ho utilizzato tutte le informazioni in mio possesso per celebrare i processi, per sostenere l'accusa o l'innocenza, ma mai per fare gossip". Gioacchino Genchi risponde così alla domanda di Klaus Davi che gli chiede se rappresenti una minaccia per la casta politica: "diciamo che più che timore di me, hanno paura della loro coscienza. Non ho mai utilizzato le informazioni per fare gossip, non le mai vendute ai giornali scandalistici -rincara il funzionario di polizia- lo dico a tutti i politici che mi hanno attaccato e a quelli che sperano che la Procura di Roma metta mano e apra quell'archivio. Fino a quando certi dati erano in mio possesso, erano da considerarsi riservati: quelli che servivano, venivano utilizzati nei processi.
Le persone che mi hanno attaccato, e sono molte, adesso cominciano ad essere preoccupate, perché, andando queste informazioni in mano ad altri, basta fare una seconda copia di questi documenti per fare sì che diventino centomila. Cosa ne sarà adesso che andranno alla mercé di tutti, visto che gli interessi del sinedrio della magistratura e della politica sono un tutt'uno?
Ci sono intercettazioni che io avevo esaminato che riguardano il Presidente del Consiglio, che riguardano il Ministro della Giustizia, indagini che non avevano nessuna rilevanza penale e come tali erano state considerate, e non sono state depositate né trascritte né utilizzate perché la mia attività, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, non è mai servita per fare gossip, per alimentare i giornali scandalistici di destra e di sinistra.
Io sono entrato nella riunione del Copasir ma sono legato al segreto, non posso dirle i particolari. Posso dirle solo che, prima di sedermi, ho detto una cosa ai signori deputati e ai signori senatori: "fatemi pure tutte le domande che volete ma l'unica cosa di cui vi prego è di non attaccarmi delle etichette del tipo 'Genchi uomo di destra' o 'uomo di sinistra'".

5 - C'È IL RISCHIO CHE I DATI DELL'ARCHIVIO FINISCANO IN MANI SBAGLIATE...
Alla domanda di Klaus Davi su che fine faranno i dati dell'archivio, Genchi risponde: "Quelli che mi hanno attaccato, che sono in molti, adesso cominciano ad essere preoccupati perché i documenti dell'archivio andando in mano di altri, basta farne una seconda copia per far si che diventino centomila. Non a caso le più grandi invenzioni della storia sono la fotocopiatrice, il dvd, e le chiavette usb. Fino a quando questi dati erano nel famoso archivio Genchi, pur essendo dati acquisiti, utilizzati e conservati in modo legittimi, come confermato dal Tribunale del riesame di Roma, questi dati erano come in una teca. Cosa ne sarà adesso?"
 
6 - HO PAURA, MA NIENTE SCORTA, ACCATTONAGGIO NON E' IL MIO FORTE...
"Chi ha detto che non ho paura? Io non sono disposto ad arrendermi per la paura, ma ne ho, è normale: abbiamo dato ergastoli ogni giorno". Genchi spiega il motivo per cui, pur vivendo a Palermo, rifiuta la scorta: "Ho rifiutato qualunque tipo di protezione, innanzitutto per l'indipendenza e libertà mia e della mia famiglia. Sono dei beni che non permetto a nessuno di compromettere, quindi, se i giudici vogliono incarcerarmi o mettermi agli arresti domiciliari, lo facciano pure, ma io non ho intenzione di farlo da me. Queste scorte poi, specie per come vengono scelte, sono solo dei palliativi: se devo farmi la scorta per risparmiare la benzina della macchina o le spese del taxi, allora dico che l'accattonaggio non è mai stato il mio forte".
 
7 - POLLARI OSSERVATO PER I SUOI RAPPORTI IN CALABRIA...
"De Magistris ha dato una serie di elementi in base ai quali ha disposto l'acquisizione del tabulato del Generale Pollari. Posso assicurare che quei tabulati vengono guardati bene anche nell'interesse dello stesso ex direttore del Sismi che, forse, si è fidato delle persone sbagliate e, probabilmente, non è più a capo dei Servizi Segreti per gli stessi fatti che noi abbiamo accertato. Il tabulato non si acquisisce con volontà inquisitoria, ma è da considerarsi uno strumento, un mezzo d'indagine. Se c'è un omicidio, i primi tabulati telefonici che si acquisiscono sono quelli del morto e della moglie".
Gioacchino Genchi spiega le motivazioni delle intercettazioni a carico del Gen. Pollari nell'inchiesta "Why Not", e a proposito delle relazione del presidente del Copasir che esprimeva preoccupazione, dice: "il presidente Rutelli non ha capito o non gli è stato fatto capire che Pollari è stato al centro di una serie di vicende, sia come protagonista che passivamente. L'ex capo del Sismi aveva dei rapporti in Calabria, come emergeva anche nelle intercettazioni fatte dalla Polizia Giudiziaria e quindi da me, e aveva dei rapporti anche con altri ufficiali". 

 
8 - MASTELLA TRAVOLTO DAL SISTEMA CHE PENSAVA DI CONTROLLARE...
Per Genchi, "Mastella ha pagato il conto: ha perso la carica di ministro, quella parlamentare. Mastella pensava di essere divenuto immortale, avendo raggiunto un accordo con il sinedrio della magistratura, così come accade a chi stringe un patto con il diavolo. Alla fine è stato travolto dallo stesso sistema che lui pensava di controllare. Da qui la sua sofferenza.  Io non ho per niente goduto di quelle scene dove si vede una persona soffrire umanamente, nonostante tutto quello che aveva detto su di me. Anche sua moglie, una signora così gentile, è stata sottoposta agli arresti domiciliari".
E a proposito del duro provvedimento a carico dei coniugi Mastella voluto da Mariano Maffei, procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, prima del suo pensionamento, afferma: "Probabilmente bisognerebbe rivedere l'età pensionabile dei magistrati, perché, con tutto il rispetto, non si può tenere questo incarico dopo una certa età, con gli acciacchi fisici. Un magistrato che è alla fine della sua carriera non può pensare di chiudere bene o male, ma arrivare a fine carriera in maniera dignitosa. Abbiamo tutti visto le interviste: da cittadino, dico che ci ho sofferto, perché dentro di me c'è la capacità di essere obiettivo anche nei confronti di persone che mi hanno fatto molto male e le assicuro che Mastella me ne ha fatto parecchio.
Sono convinto -prosegue il funzionario di Polizia- che De Magistris, con gli stessi fatti, e sono fatti molto gravi e con quelle stesse intercettazioni, non avrebbe chiesto quelle stesse misure per la signora Mastella. Questo ci fa capire la differenza che c'è nel lato umano di un magistrato che è stato fustigato, attaccato e messo alla berlina dalla sua categoria e dalla politica, dopo che la sua categoria lo aveva lasciato solo".

 
9 - SPERO CHE MASTELLA SI PENTA DI AVERMI ATTACCATO...
"Speriamo che si penta anche di essersela presa con De Magistris e con Genchi" così risponde Gioacchino Genchi alla provocazione di Klaus Davi sul motivo per cui l'ex Guardasigilli si sarebbe pentito per aver fatto cadere il Governo Prodi, e, a proposito del Premier del precedente esecutivo, afferma: "Prodi suscita consenso e simpatia, ma per dire la verità soprattutto quando non è al governo".
 
10 - CONOSCEVO ALMIRANTE, L'HO PURE SOGNATO...
"Non ho la tessera di AN, ma conoscevo Almirante e lo ho pure sognato che correva a prendere a calci Gasparri per le cose che diceva". Gioacchino Genchi si sbottona per la prima volta circa il suo orientamento politico, confessando la sua stima per il defunto leader missino. A proposito dei suoi  difficili rapporti con il Sen. Gasparri, afferma: "Mi sono chiesto pure io e, con me, tanti miei amici perché mi odi. Se lo sono chiesto anche dei ragazzi di Azione Giovane che volevano organizzare una protesta sotto casa sua,  ma io li ho fermati".
 
11 - GASPARRI? MAI DETTO NULLA D'INTERESSANTE, NEANCHE AL TELEFONO...
"Gasparri, eletto in Calabria, ha rapporti con delle persone su cui stavamo facendo delle indagini. Abbiamo centinaia d'intercettazioni in cui lui è stato passivamente sentito, ma nessuna di queste che possa rilevare elementi incriminanti: non ha detto nulla d'interessante nemmeno al telefono. Probabilmente deve tutelare una serie di persone amiche che facevano parte delle indagini attive".
Genchi conferma a Klaus Davi l'estraneità del Sen. Gasparri da traffici illeciti, nonostante i numerosi attacchi da lui ricevuti e commenta: "io sono un investigatore che sa fare mediamente il suo lavoro. Escludo categoricamente qualunque collusione in affari illeciti di Gasparri. Il Senatore, nella sua gestualità politica, sembra esprimersi come un soggetto che sembra di soffrire di un'eccessiva terapia da parte del logopedista. Gli attacchi più gravi da parte sua non sono quelli indirizzati a me, ma quelli alle istituzioni dello Stato.
L'ultimo, in particolare, in cui diceva che ‘verrà il tempo in cui il protettore di Stato di Genchi pagherà il conto. Questa è una minaccia a un ben preciso soggetto istituzionale, che è il mio capo e che io ho il dovere di difendere come cittadino, perché l'istituzione della Polizia di Stato salvaguarda la democrazia e l'ordine del Paese. Mi dispiace che Gasparri non sia stato ripreso dal Governo, anzi che quest'ultimo abbia preso un atteggiamento assolutamente prudente: il ministro Brunetta è andato in parlamento a difendermi e nessun ministro mi ha attaccato".

 
12 - NON FACCIO PARTE DEI SERVIZI SEGRETI...
"Non si capisce a quali servizi dovrei appartenere Sismi, Ex Sismi, ROS, Contro ROS, forse per quelli stranieri". A proposito della sua attuale condizione di lunga aspettativa in Polizia, afferma: "l' aspettativa è una scelta di deontologia. Avrei potuto rimanere in Polizia, prendere lo stipendio e fare carriera. Per me il denaro è come non esistesse. Io spesso viaggio senza un euro in tasca" dichiara in riferimento alla pubblicazione su La Repubblica da parte di Luca Fazzo dei suoi redditi che ammonterebbero a  250.000 euro all'anno. Intanto, non esclude un rientro al lavoro: "adesso sono in discussione, intanto continuo a lavorare per le Procure"

13 - LA MAFIA? NON HA LEADER, LI HA CREATI LO STATO...
"Lo Stato spesso ha fatto l'errore di creare dei leader della Mafia. Ritengo invece  che oggi non ci sia un capo di Cosa Nostra, non credo che ci sia più una struttura verticistica nella Mafia". Genchi prosegue: "Messina Denaro è certamente un criminale assassino che ha un grosso potere nella provincia in cui opera, nella zona di Castelvetrano".
 
14 - NELL'HINTERLAND MILANESE LE PEGGIORI INFILTRAZIONI MAFIOSE...
"Ritengo che oggi proprio nell'Hinterland del settentrione di Italia ci siano le più grosse e pericolose infiltrazioni di cosche mafiose e 'ndranghetiste". Gioacchino Genchi conferma l'allarme già lanciato dalle telecamere di Klauscondicio dal Sostituto Procuratore di Palermo Antonio Ingroia circa il rischio concreto che queste organizzazioni criminali possano infiltrarsi nell'Expo e traccia l'identikit delle nuove leve mafiose: "I mafiosi hanno bisogno dei vestiti firmati, del Rolex, vuoi perché hanno un'opulenza finanziaria che devono necessariamente spendere, vuoi che, per loro, avere questi simboli del potere è un modo per affermarsi anche all'interno dell'organizzazione. Bisogna pensare che poi subentra anche un certo deficit culturale: molti mafiosi, nonostante il lusso, rimangono semplicemente dei pecorai.
Ci sono dei soggetti che non imbracciano le armi, che stanno dietro e che hanno degli studi professionali alle spalle, probabilmente sono anche laureati alla Bocconi, commercialisti che danno un aiuto e spesso possono essere proprio la cabina di regia. Un buon risultato per lo Stato sarebbe individuare queste centrali di decisione, perché, quando i mafiosi investono nell'economia, quando acquistano aree edificabili in Lombardia, Trentino, Versilia, si fanno degli accordi economici con imprese che non sono assolutamente mafiose il cui flusso di denaro poi non si può più definire tale".

 
15 - TRAVAGLIO? HA SBAGLIATO SULLA PROCURA DI PALERMO...
"I grandi giornalisti come Marco Travaglio, Peter Gomez, Lirio Abbate, Gianni Barbacetto, Enrico Deaglio, senza nulla togliere agli altri, hanno dato, e danno, un grande contributo alla verità nel giornalismo serio della nostra nazione. Io ho dissentito da Travaglio quando alcune sue posizioni proprio sulla Procura di Palermo e su alcuni magistrati della Procura di Palermo nelle indagini sulle talpe, hanno riguardato attacchi pesantissimi che lui ha fatto riguardo a ben precisi magistrati, per esempio il procuratore Grasso, in particolare al procuratore aggiunto Pignatone".
"Forse io non sono la persona più indicata a parlare di Travaglio, sono molto amico di lui, della sua famiglia, di sua moglie anzi sono più amico di sua moglie di quanto non lo sia di Marco, perché se non altro con lei abbiamo più tempo per sentirci anche su Facebook, mentre lui è impegnatissimo e non si riesce nemmeno a parlarci. Io ritengo che Marco mi abbia difeso, intanto, perché è un giornalista bravo e anche coraggioso e, principalmente, perché rispetto al coro che sempre all'unisono gli dà ragione, io su alcune cose ho avuto il coraggio di dissentire da lui e l'ho fatto anche pubblicamente".
Genchi conclude: "C'è una capacità che è l'intelligenza dell'uomo. Una persona non è brava perché fa le cose giuste, perché se ha la fortuna di capitare sempre con le cose giuste può essere anche una persona fortunata più che brava. La vera intelligenza, la vera onestà intellettuale di un uomo si vede quando ha la capacità di fare tanti passi indietro di quanti ne fa in avanti. Il mio problema non è Travaglio, ma salvaguardare l'intelligenza. Il vero amico non è quello che ti sta dietro, ti lecca e ti dice che sei sempre bravo, è quello che ti dice, anche sbagliando, che non ha condiviso quello che tu hai scritto. E' questa la grande ricchezza di Marco e la sua onestà intellettuale.".

 
16 - SAVIANO? L'UNICO GIORNALISTA CHE  SA PARLARE AI GIOVANI...
"Saviano mi è simpatico anche sul piano personale. È un grande comunicatore. E' una persona che ha una grande capacità di parlare ai giovani, cosa che i nostri politici non fanno più, e neppure i giornalisti de Il Corriere della Sera e di Repubblica, facendoli così allontanare dall'informazione". Genchi, non concorda sul fatto che l'autore di Gomorra rischi, suo malgrado di essere considerato come un professionista antimafia, nonché onnipresente sui media: "Saviano stava rischiando, non so se rischia ancora, di diventare capolista del Partito Democratico. Se supera questo non ha problemi. Saviano è uno di quei grandi giornalisti, insieme a Peter Gomez, Lirio Abbate, che ancora riesce a fare un giornalismo antimafia.
Non è vero che è onnipresente, perché è una persona che dosa con assoluta parsimonia le presenze". Genchi approva, infine, che Saviano si esprima, in quanto giornalista, sui temi più importanti del dibattito civile, come il caso Englaro: "Un giornalista fa il suo lavoro se si è studiata la vicenda di Eluana, se si è studiato la vicenda di Israele, secondo me fa bene a parlarne. Tutto al più si può obiettare. Un giornalista specializzato che cura quelle vicende è come se io mi mettessi fare indagini di economia che non ne capisco nulla".

 
17 - WOODCOCK INCONCLUDENTE? NO, COLPA DELLE PROCURE...
"Woodcock è un magistrato molto bravo e ha concluso diversi processi, con tantissime condanne.  Bisognerebbe vedere cosa si fa nelle procure in cui il sostituto procuratore di Potenza ha mandato le carte, perché poi bisogna vedere se è lui che non ha concluso o sono le altre Procure che non lo hanno fatto. Io ho letto delle intercettazioni su fatti gravissimi a Potenza e poi ho visto che a Roma le hanno archiviate. Bisogna capire se è Woodcock che non ha funzionato o la procura di Roma che non ha saputo sviluppare quello che Woodcock aveva acquisito. Molte altre indagini sono poi passate ad altre procure come Palermo, Roma, Milano. Quindi non sono più state di sua competenza poichè ha mandato ai magistrati di riferimento i dati che aveva acquisito."
 
18 - IO CANDIDATO? NO, NON ACCONTENTO I MIEI DETRATTORI...
"Non mi candido. Io continuo a fare il mio lavoro finché me lo faranno fare e posso dire che mi piace.  Forse un mio inserimento nelle liste politiche è nei piani dei miei detrattori, che mi avrebbero voluto come candidato per togliermi di mezzo".

19 - LO STATO SI MUOVE COME UN ELEFANTE. I CRIMINALI SONO GAZZELLE...
"Lo Stato oggi si muove nella lotta al crimine come un grande elefante, la criminalità è come una gazzella, è più minuta ma molto più veloce l'elefante non riuscirà mai ad inseguirla nonostante il suo peso".

20 - MEA CULPA? PENSINO ALLE AZIENDE CHE HANNO GUADAGNATO SULLE INTERCETTAZIONI...
"Ci vorrebbe un mea culpa di quelli che hanno organizzato dal punto di vista amministrativo le intercettazioni e che hanno fatto guadagnare alle aziende e alle ditte milioni e milioni di euro con le intercettazioni fatte male e spesso utilizzate ancora peggio, questo è il vero scandalo di cui nessuno parla. Spesso dietro queste ditte ci sono i padroni del vapore. Il sistema di intercettazione è assolutamente permeabile all'interno delle procure, però di questo nessuno parla nonostante ci siano dei dati certi che lo dimostrano. Obbiettivamente il problema dell'Italia è Genchi che in qualche suo tabulato è capitato qualche politico che non doveva toccare".
 
21 - ECCO PERCHÉ PRODI CADDE...
Perché cadde il governo di Romano Prodi? Ha chiesto Klaus Davi a Gioacchino Genchi. "C'era in corso il dibattito sulla giustizia. Dopo la pubblicazione di questi dati riguardanti il Presidente del Consiglio, dati di indagine puramente indicativi, il Governo ha ripiegato verso i magistrati. Noi abbiamo ricostruito i rapporti che ci sono stati, del sinedrio della magistratura per dare un nuovo corso alla riforma della giustizia che c'è stata perfino con la revoca dello sciopero. Le chieda a Mastella che le sa queste cose".
 
22 - SANTORO E' ANCORA RAI?
Alla domanda di Klaus Davi su come si fossero comportate le televisioni nei suoi confronti, Gioacchino Genchi afferma: "In Rai ci sono sicuramente tanti giornalisti bravi e sicuramente democratici. Ho semplicemente realizzato la paura che molti di loro hanno avuto solo telefonandomi. Prima mi chiamavano tantissimo".
Continua Klaus Davi chiedendo se Santoro e la sua redazione fossero gli unici a continuare a chiamarlo, Genchi ammette a Klauscondicio: "È Rai? Per lei Santoro significa Rai? Lei identifica Santoro con la Rai? Io no".