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2010 09 23 * La Repubblica * Al setaccio i conti dello Ior Troppe operazioni sospette * Carlo Bonini

La notizia del sequestro di 23 milioni di euro dello Ior destinati a due distinte operazioni di bonifico a favore della filiale di Francoforte della banca d' affari "Jp Morgan" (20 milioni) e della sede di Roma della "Banca del Fucino" (3 milioni), nonché le accuse di inosservanza delle norme antiriciclaggio mosse ai vertici dell' Istituto, fanno il giro del mondo. E, per la seconda volta in ventiquattro ore ("Avvenire" ha parlato ieri di "drammatizzazione inspiegabile") costringono la Segreteria di Stato vaticana, questa volta attraverso le colonne dell' "Osservatore Romano", a riproporre una generica risposta di merito sulla natura e i beneficiari di quel tentativo di transazione. «Si tratta - si legge - di operazioni di tesoreria, il cui destinatario è lo stesso Ior, su conti di sua pertinenza presso altre banche». E dunque, quel che è accaduto non è altro che «un inconveniente, causato da una incomprensione, in via di chiarimento, tra lo Ior e la banca che aveva ricevuto l' ordine di trasferimento (il "Credito Artigiano", ndr). Nella certezza che nessun nuovo conto è stato aperto senza la stretta osservanza delle regole dettate da Bankitalia». C' è di più. L' Osservatore ricorda che il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, «in vista dell' adeguamento delle operazioni dello Ior alle procedure antiriciclaggio (l' agenzia Apcom ipotizzava ieri un intervento motu proprio del Papa)», ha voluto la creazione di «un apposito ufficio di informazione finanziaria guidato dal cardinale Attilio Nicora, presidente dell' Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica». Ma ricorda soprattutto - e la circostanza è tutt' altro che irrilevante perché rivolta ai magistrati della procura di Roma- che «lo Ior è al di fuori della giurisdizione delle diverse banche nazionali», che «non può essere considerata una banca nell' accezione corrente, perché amministra beni di istituzioni cattoliche a livello internazionale ed è ubicato nello Stato della Città del Vaticano». È un fatto che la loquacità della diplomazia vaticana abbia il suo reciproco nel silenzio di tomba dei vertici dello Ior nei confronti di chi - a questo punto - è diventato il suo principale interlocutore nella vicenda del sequestro. Anche ieri, infatti, in Procura, si è atteso inutilmente (come inutilmente aveva atteso la Banca d' Italia tra il 15 e il 20 settembre scorsi) un' iniziativa spontanea degli indagati, il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e il suo direttore generale Paolo Cipriani (quantomeno prima che si decida di convocarli), per «un chiarimento» formale e non a mezzo stampa sulla natura dell' operazione. Come del resto altrettanto inutilmente, da tre anni a questa parte si attende che il Vaticano, oltre ad annunciarlo, adegui davvero le sue procedure bancarie agli standard dei Paesi dell' Unione inclusi nella cosiddetta "lista bianca" (la normativa antiriciclaggio è datata 2007). Una scelta - quella di tacere - che si spiega verosimilmente con la consapevolezza che «spiegare» per lo Ior significherebbe impegnarsi a una verifica da parte della Procura, riconoscendone la piena giurisdizione. Ma anche con le difficoltà presentate dalla storia dei movimenti registrati su quel conto 49557 acceso presso il "Credito Artigiano" e su cui sono stati sequestrati i 23 milioni di euro. Tra il 31 dicembre del 2007 e il 30 novembre del 2009 - come documenta il decreto di sequestro del gip Maria Teresa Covatta - nelle voci di uscita (pari a 116 milioni 310 mila euro) e quelle di entrata (pari a 117 milioni 606 mila 581,48 euro) si registrano infatti operazioni che sollecitano domande difficilmente liquidabili con la semplice risposta «operazioni di tesoreria». Accade infatti che, nel 2009, in tre occasioni e a distanza di tre mesi esatti (17 marzo, 17 giugno, 16 settembre) il conto 49557 venga alimentato da tre versamenti (di 22 milioni il primo, di 25 milioni gli altri due) provenienti dalla "estinzione" di altri conti dello Ior «verosimilmente accesi presso lo stesso Credito Artigiano». Perché? E perché con quella cadenza trimestrale? E ancora: sul conto 49557 vengono versati in due anni assegni circolari per 2 milioni 132 mila 297,44 euro. Ebbene, «tali versamenti- scrive il gip- si riferiscono ad assegni tratti da altri su banche terze,a favore di numerosi soggetti ora non elencabili nel dettaglio, ma in ogni caso mai coincidenti con lo Ior, che vi appone solo il timbro di girata». Lo Ior sa spiegare cosa c' entri questo con le "operazioni di tesoreria" per cui sarebbe stato normalmente utilizzato quel conto?