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2011 10 02 * * Panorama Economy

Un'incognita da 150 miliardi di vecchie lire pende sul Corriere della Sera e dovrà chiarirsi a breve. Non ha nulla a che vedere con le baruffe fra Diego Della Valle, Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi, ma con un nome che rimanda a una storia ben più lontana: quello di Angelo Rizzoli, ultimo rampollo della grande dinastia editoriale proprietaria per quasi dieci anni del primo quotidiano d'Italia che ora, ormai 67enne, vuol trascinare in giudizio coloro che glielo «sfilarono», pagandolo appena 9 miliardi di lire, nel 1984, identificati con l'intera proprietà attuale.

Oggetto del contendere, il mancato versamento dell'aumento di capitale (i 150 miliardi, appunto) dovuto dall'allora Banco Ambrosiano (di cui è erede Intesa Sanpaolo) e la conseguente perdita del controllo da parte dei Rizzoli al culmine di una vicenda familiare devastante, marchiata da una detenzione di 13 mesi dello stesso Angelo, allora come oggi malato di sclerosi multipla, dalla morte d'infarto del padre Andrea e dal suicidio della sorella Isabella, poco più che ventenne.

Ora, dopo essere stato assolto in tutti i processi, Rizzoli attende con ansia un altro responso. «All'udienza del 18 gennaio scorso» spiega a Panorama Economy «il giudice si è preso un mese per decidere se andare avanti con il giudizio o accettare l'obiezione delle controparti, secondo cui l'eventuale obbligo di risarcimento sarebbe ormai in prescrizione. Entro la fine di febbraio dovremmo sapere se si potrà finalmente accertare la verità sulle violenze inaudite di cui fu oggetto la mia famiglia al solo scopo di impossessarsi del Corriere».

Con quali conseguenze?
Nessuna se prevarrà la tesi della prescrizione. Se si va avanti, potrebbero essercene diverse, compresa la messa in discussione dell'assetto proprietario del Corriere.

Ma lei non ha detto più volte di non avere alcun interesse a rientrarne in possesso?
Lo confermo, anche perché ci ho passato alcuni fra gli anni più orribili della mia vita.

Allora perché dovrebbe essere in discussione la proprietà?
In più di 25 anni gli azionisti non sono riusciti a produrre un solo documento che testimoni il versamento dei 150 miliardi di lire dell'aumento di capitale da parte della Centrale Finanziaria (società controllata dal Banco Ambrosiano, ndr). Inoltre mi fu fatto capire che se mi fossi opposto alla cessione sarei tornato in galera.

Quindi?

Il contratto di vendita potrebbe essere annullato, nel qual caso sarebbero nulli anche tutti gli atti che ne derivano, il che renderebbe ben difficile ricostruire la proprietà di oggi. Il giudice potrebbe nominare un commissario.

Sarebbe clamoroso.
Ma in linea con la gravità dei reati che furono commessi. Nel frattempo i soci della Rcs continuano a litigare: 17 azionisti e un patto di sindacato con 13 soggetti diversi? Qualunque giudizio dato da me, che sono l'ultimo editore professionale del Corriere della Sera, sembrerebbe dettato da rancore personale. Mi limito a osservare: è un'azienda fiorente? Non mi pare.

Un'anomalia?

In Italia non direi, i quotidiani sono nati tutti per sostenere lobby economico-finanziarie.

E il Corriere è il più importante.

Che sia appetibile è dimostrato da tutto quel che è stato fatto per impossessarsene. Posso presumere che ci sia un dividendo politico, in sostituzione di un dividendo economico che non c'è più. Del resto, perché un assicuratore, un fabbricante di auto, un banchiere, un cementiere dovrebbero possedere giornali, se non per esercitare pressioni sul potere politico? Il Corriere serve a quello.

Allora ha ragione Della Valle quando attacca Geronzi e Bazoli?

Un momento. A Della Valle, che apprezzo, vorrei ricordare che i due «arzilli vecchietti» di cui parla sono personalità notevoli. Non ho certo motivi di simpatia per Bazoli, che è mia controparte nel processo. Ma ha preso il Banco Ambrosiano quando era un cadavere e ne ha fatto una grande banca. Lo stesso vale per Geronzi, che dalle scassatissime banche romane è riuscito a fare un gruppo importante.

Insomma non vede arrivare una resa dei conti?
A me pare si tratti più che altro di scaramucce. Non credo che il tempo di Geronzi e Bazoli sia finito. Chi ci può essere all'orizzonte per sostituirli?

Forse lo stesso Della Valle?
Ma no. Della Valle è un bravissimo industriale, mentre gli altri due sono uomini abituati a muovere migliaia di miliardi, sia pure dei loro clienti. Sono due mestieri completamente diversi.