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2002-12-03_giustizia

GIUSTIZIA
41 BIS: LETTERA A TUTTI I PARLAMENTARI : "DALLA SUA APPLICAZIONE CONCRETA EMERGONO PROBLEMI SERI DI LEGITTIMITÀ". A METAë DICEMBRE IN LIBRERIA IL LIBRO BIANCO

3 dicembre 2002 - Una lettera è stata inviata a tutti i deputati e i senatori da Maurizio Turco, Presidente dei deputati radicali al PE e da Sergio D'Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino e membro della Direzione di Radicali Italiani, i quali questa estate hanno compiuto visite in tutte le 13 sezioni del cosiddetto "carcere duro".
"Al di là della necessità o meno di prevedere nel nostro ordinamento un regime carcerario differenziato, quello che è emerso ai nostro occhi è che dalla applicazione in concreto del regime speciale emergono problemi seri di legittimità", hanno scritto Turco e D'Elia nella loro lettera.
In particolare, gravi irregolarità hanno riguardato: la mancata verifica caso per caso dell'attualità e la concretezza della pericolosità sociale del singolo detenuto; la mancata considerazione del criterio della "dissociazione" e la considerazione invece della collaborazione attiva con la giustizia quale unica prova del recesso dall'associazione mafiosa (una condizione ricattatoria che il diritto internazionale configura come "gross violation"); le "note informative" sulla pericolosità sociale del detenuto redatte da parte degli organi giudiziari e investigativi e che si ripetono in forma sempre uguale di decreto in decreto e costituiscono una sorta di sentenza inappellabile; l'esistenza di un ulteriore girone infernale e di un ulteriore giro di vite nel già infernale e duro circuito del carcere speciale: le cosiddette Aree Riservate; l'assenza di un vero presidio sanitario e la salute spesso usata come arma di ricatto (se ti penti, ti curo); il vetro divisorio ai colloqui che è una limitazione frutto di una libera autodeterminazione dell'amministrazione penitenziaria alla quale non corrisponde una previsione di legge; l'impossibilità di studiare e frequentare corsi se non da autodidatti; le finestre delle celle con tre sbarramenti a Cuneo, L'Aquila e Viterbo: il primo di sbarre vere e proprie, il secondo di una rete abbastanza fitta, il terzo fatto da una serie di fasce di ferro o di vetro antiscasso attaccate una sopra all'altra a formare una specie di tapparella dalla quale filtra poca aria e poca luce (i detenuti di queste celle hanno avuto in questi anni un notevole abbassamento della vista).
"Riteniamo che lo scandalo del 41 bis è hanno scritto Turco e D'Elia - non sia tanto nella sua stabilizzazione ma nella costrizione di un detenuto in una gabbia di vetro e cemento per dieci anni di fila, con poca luce e poca aria, senza diritti e senza dignità, senza cure e senza affetti."
Alla lettera i due esponenti radicali hanno allegato la Prefazione che Marco Pannella ha scritto per il libro sul 41bis da loro curato e che sarà in libreria a metà dicembre con il titolo "Tortura Democratica".
"E' giunto il momento di chiedersi che cosa è avvenuto in questi ultimi dieci anni e cosa continua ad accadere," ha scritto Pannella. "Non si tratta di chiedersi se le norme vigenti siano state rispettate o no, se le procedure siano più o meno corrette; si tratta di chiedersi che cosa Antimafia e Mafia stiano mutualmente facendosi fra di loro e, attraverso quella che è definita una guerra, a noi tutti. E' incredibile che nessuno si preoccupi che nei confronti di, ormai vecchi, ’mafiosi' i magistrati continuino a usare l'arma della tortura, dell'infamia che colpisce non solo i ’mafiosi' ma sta schiacciando tutto e tutti verso la demagogia e il conformismo politico e sociale.