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2007 01 09 * VATICANO * DEFINIRE AL PIÙ PRESTO LA QUESTIONE DEL RISPETTIVO "ORDINE" DELLO STATO E DELLA CHIESA

"Valuto le dichiarazioni di questa mattina del Presidente Cossiga in merito alla regolamentazione dei Pacs, oltraggiose della dignità del nostro Paese, a maggior ragione perché pronunciate da un ex Presidente della Repubblica Italiana e non di quella papalina che, di fatto, vorrebbe propinarci. 

Vorrei far notare all'Illustrissimo Presidente Cossiga, che il Concordato del 1984 tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede garantisce alla Chiesa cattolica la piena libertà "di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione" e la Costituzione repubblicana riconosce alla Chiesa, come ad altre confessioni religiose, le garanzie contenute nella Parte I, ma questo non può diventare l'alibi per attribuire surrettiziamente alle autorità ecclesiastiche la facoltà di agire come Chiesa di Stato, varcando la soglia di Palazzo Montecitorio e riducendo l'assemblea a una succursale di Piazza San Pietro. 

Cossiga parla dell'autonomia dei parlamentari cattolici con la stessa credibilità con cui Pio IX sbandierava l'"autonomia" e la libertà dei vescovi del I Concilio Vaticano, ma contemporaneamente lancia il monito a quei deputati che, semplicemente perché di opinioni diverse dalle sue, sarebbero di per ciò stesso "infanti". Mi auguro che non si voglia, anche questa volta, nascondersi dietro al dito del "magistero" addotto a ridicola giustificazione delle ingerenze che la Chiesa sistematicamente compie nella vita politica italiana. Come è noto, il Parlamento non è la sede preposta all'esercizio del magistero.

Da membro del Parlamento repubblicano, ritengo che la definizione della questione del rispettivo "ordine" dello Stato e della Chiesa non possa più essere rimandata sine die".