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2015 07 31 * Googlegroup : VIII Congresso italiano del Partito Radicale * querelle Marco-Emma * Angiolo Bandinelli

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Caro Gianfranco,

non oserei mai mettere in discussione le tue ricostruzioni dei fatti, e dunque anche di quelli che tu evochi nel tuo intervento. Sei stato un eccellente giornalista, della miglior scuola, e ho sempre invidiato la tua capacità di raccontare fedelmente e intelligentemente la politica. Quando io accozzavo insieme, in tipografia, quel foglietto - “Sinistra Radicale” - attorno al quale cominciavano a riconoscersi i primi pannelliani, tu scrivesti e io misi in pagina la cronaca di una drammatica direzione del partito radicale che segnò la fine del suo periodo pannunziano e rossiano: quella tua cronaca è stata per me, per anni, un modello da seguire; ma ho sempre dovuto riconoscere di non essere capace di eguagliarti. Dunque, chapeau - anche questa volta.

Consentimi solo qualche postilla, insignificante ma forse capace di inettare nuovo interesse sul reale svolgimento della vicenda: non quella del rapporto Pannella-Bonino, ma la complessiva vicenda radicale, nei suoi ben più che cinquanta anni... Per inciso: potrei semplicemente e comodamente rimandarti all'articolo che, sul "Foglio", Massimo Teodori dedica - da gossiparo allevato alle logiche della Commissione Stragi (o roba simile) che assiduamente frequentò da parlamentare - alla storia dei rapporti tra Marco ed Emma. Teodori è persona che ha ricevuto, da Marco e dal partito, una quantità di onorificenze e prebende che io manco mi sogno. All'esterno, è considerato pur sempre un esponente radicale, almeno alla tua pari, alla tua altezza. E anche tra i radicali c'è chi lo stima, lo apprezza, gli dà credito, gli offre amicizia e sponda. Io no, e quindi lo tolgo subito di mezzo da questa faccenda.

Dunque: quel che tu rimproveri sostanzialmente a Marco, almeno come spunto iniziale, è che Marco “scelse una strategia diversa da quella che (Emma) aveva suggerito e proposto”. E perché stupirsi? Perché indignarsi? TU? A mia memoria, non ricordo UNA sola volta in cui Marco abbia dato spazio ad una strategia “diversa” dalla sua, quella che tenacemente persegue da una vita. Credevo lo sapessi bene anche tu, perché tu sei stato, per quasi mezzo secolo, l'interprete ed esecutore fedele, prezioso, insostituibile della linea di volta in volta imposta da Marco. Posso anzi dire che, se e quando Marco ha vinto sulle sue opposizioni interne ed esterne, lo deve in grandissima parte a te, alla tua fedeltà tignosa, alla tua abilità e capacità anche tecnica nel tradurre in atti e fatti le indicazioni che da lui venivano. Tu sei stato, per me, in tutti quei (lontani) tempi, l'indiscusso numero due del partito, ed ho invidiato, dalla periferia dell'Impero dove io mi ero relegato, la tua prossimità al Sol Invictus, Marco, che ti ha sempre considerato suo primario interlocutore politico.

In seconda battuta, tu vivissimamente deplori la “azione di delegittimazione, di boicottaggio”, ecc., compiuta nei confronti di Emma da Radicali italiani e da una parte del gruppo dei parlamentari del tempo. Ovviamente, sei consapevole che quegli attacchi erano, se non fomentati in diretta, eterodiretti da Pannella: che poi, di suo, ha aggiunto, via via nel tempo, la fiumana degli insulti e delle aggressioni verbali che ben conosciamo, anche in questi giorni. Però, carissimo Gianfranco, negli anni Pannella ha delegittimato, boicottato, annullato, stritolato, defenestrato, più di un segmento delle classi dirigenti radicali, e con non minore foga o brutalità di oggi. Io però non ricordo una volta in cui tu ti sia ribellato a quella che era, fin da allora, la notissima, inelegante cifra stilistica del Marco polemista. Per dire, tu non prendesti cappello quando Marco insultò il povero Peppino Ramadori con l'icastica espressione di “lanciatore di merda” perché osava criticare certe sue scelte e decisioni. E non puoi certo replicarmi con l'argomento che Peppino era nessuno e invece Emma è stata ben più che qualcuno: gli insulti sono uguali per tutti. Direi poi che tu, nella tua ineguagliata bravura di numero due del partito, sei stato quello che ha collaborato più intensamente a quelle delegittimazioni e (diciamolo) stragi politiche. A Bologna, quando metà del partito (e non dei suoi minori esponenti) se ne uscì, tu restasti incollato, impassibile, a Marco; in una vicenda che ebbe come location Radio Radicale tu fosti in prima linea nel far rotolare teste insigni... E ricordi bene quando Marco letteralmente espulse (quella volta', sì) metà della classe dirigente, riottosa a seguirlo, a partire dalla Adelaide Aglietta che tu, penso, ricordi almeno quanto me. Sarebbe facile fare l'elenco completo degli episodi, mi diverte ricordarne uno, un episodietto quasi folkloristico di cui tu fosti protagonista: quando, LETTERALMENTE, tu scagliasti fuori della stanza della segreteria del partito l'allora segretario del partito, Giulio Ercolessi, assieme alla sedia sulla quale l'infelice era seduto. Caro Gianfranco, una volta (o più) si è dalla parte dei randellatori, una volta dalla parte dei randellati. La politica del resto - e tu lo sai meglio di me - non è scritta da professorini di università (o da commentatori politici ed editorialisti) perbenisti e scandalizzati quando le buone maniere latitano... Di questi professorini (anche radicali) abbiamo riso assieme più volte e a lungo, ricordi?...

Io non ho nessuna pregiudiziale contro Emma. Ho collaborato con lei, a stretto contatto di gomito, per due volte, l'ultima assai recentemente, quando tu eri lontano dal partito, dalla politica, disinteressato, ecc. Credo che Emma possa riconoscerlo, fra me e lei ci fu una collaborazione stretta, leale, molto fruttuosa, di cui ho un ricordo intenso e felice. Però, non posso non sottolineare quanto il suo distacco, dovuto, come tu dici, a quel lontano episodio “politico”, abbia pesato sul partito, e quanto invece la sua presenza (che Marco in fondo invoca, direi persino con disperazione, e proprio in questi giorni di visibile distacco) sarebbe oggi indispensabile e preziosa. Penso, per dire, all'iniziativa in corso sul Diritto alla conoscenza, che Marco vorrebbe presentare all'ONU. Pensa cosa sarebbe se, quale intermediaria tra Marco e le Istituzioni, ci fosse Emma: una destinazione naturale. Ma lei si è ritirata su un (permettimi la battuta) “monacale” e "ascetico" Aventino, purtroppo non ha (permettimi l'acre osservazione) la intelligente generosità di porsi nel posto che le conviene e converrebbe al partito e allo stesso Marco.

Tu osservi, a difesa politica di Emma, che lei è il volto istituzionale del partito. Lo so anche io. Ma, in queste situazioni, io temo sempre che la fedeltà istituzionale divenga "istituzionalizzazione"... non sempre fruttuosa e politicamente felice. L'Emma istituzionale non ha mai condivisio gli attacchi anche pesanti, grevi, che Marco ha rivolto al Napolitano Presidente della Repubblica. Napolitano l'ha spinta ad essere Ministro degli Esteri. Eccellente scelta. Ma lo stesso Napolitano ha rivolto un drammatico messaggio presidenziale (il suo unico!!!) alle Camere sulla questione carceri-giustizia. Facendola nominare Ministro lui difendeva e si garantiva le sue posizioni filoeuropee, col messaggio alle Camere si è - capisci? - "esposto", messo a rischio. Dunque l'aggressivo Marco ha fatto molto più bene alle Istituzioni repubblicane che la rispettosa Emma: le ha aiutate a legittimarsi... E' stata sempre gloria radicale e di Marco, la profonda, essenziale, rivoluzionaria e conservatrice, attenzione alle Istituzioni repubblicane.

Marco non è stato mai ministro: ma con la sua storia è stato molto di più. Senza nulla togliere, ovviamente, ai meriti di Emma. E' la linea politica rigorosa e intransigente di questo autentico leader liberale (pieno di insopportabili difetti che, forse lo sai forse no, più di una volta gli ho pubblicamente rimproverato).

Un caro abbraccio, Angiolo