Quando si parla di detenuti tutta l'Europa è paese: sovraffollamento, morti
in galera, suicidi sono piaghe che affliggono in maniera drammatica almeno 15 dei
25 paesi di cui è composta 1'Ue. Lo scrive l'eurodeputato radicale
Maurizio Turco nella relazione approvata dal Parlamento
europeo il 9 marzo con 439 voti favorevoli, 49 contrari e 20 astenuti. Un dramma
che coinvolge 539.436 persone e che per quanto riguarda le statistiche della sovrappopolazione
vede al coniando l'Ungheria, con 159,6 persone su 100 posti disponibili. L'Italia
è ben piazzata: 134,5 persone occupano il posto che teoricamente dovrebbe essere
di 100, mentre il "paradiso" è la Germania, con una percentuale di 100,8.
Ecco le altre cifre: Grecia (156,8), Portogallo(120,7), Cipro (119), Polonia (116,7), Lituania (114,1),
Belgio (113,3), Spagna (112,5), Francia (111,5), Inghilterra e Galles (111,1), Svezia
(107,5), Finlandia (106,8), Slovenia (105,9), Scozia (103,1). Per l'Italia, però,
il capogruppo della lista Bonino in Europa ha ritenuto doveroso fare un supplemento
di indagine a proposito di penitenziari e sovrappopolazione. Ecco cosa è venuto
fuori: in base agli stessi parametri del ministero per la Giustizia 29.374 detenuti
(52,08% del totale) vivono in istituti le cui condizioni sono non regolamentari,
21.058 detenuti (37,33% del totale) vivono in istituti le cui condizioni sono intollerabili
e solo 5.971 detenuti (10,59% del totale) vivono in 64 istituti le cui condizioni
sono regolamentari.
Capitolo morti in carcere: il ben poco invidiabile primato è del Portogallo con 78,5 morti
ogni diecimila unità di detenuti, l'Italia è a quota 32,1, l'Olanda è ultima con
15. Di seguito le altre cifre al riguardo: Austria, 53,7; Francia, 48,7;
Finlandia, 44,7; Danimarca, 43,3; Grecia, 40,8; Belgio, 35,7; Scozia, 32,69; Spagna,
30,7; Svezia, 22,2; Germania, 21,7; Inghilterra e Galles, 19,7; Irlanda, 16,1. Occorre
ora chiedersi quante di queste morti siano determinate da un suicidio. La media
è del 50%, quindi una persona su due di quelle che muoiono in galera decide di farla
finita proprio perché le condizioni di vita sono insopportabili E questo benché
a parità di popolazione l'Europa abbia un quarto dei detenuti d'America. Ma anche
meno istituti per ricoverarli. Ecco le statistiche nude e crude sul tasso di suicidi
per 10mila detenuti nei paesi Ue: Danimarca, 30,9; Belgio, 23,4; Francia, 21,5;
Austria, 21,2; Finlandia, 19,1; Scozia, 17,9; Portogallo, 14,1; Germania
e Italia, 12,5; Inghilterra e Galles, 10,6; i Paesi Bassi, 9,2; Svezia, 7,4; Grecia,
6,0; Spagna, 4,3; Irlanda, 3,2.
E' alto anche il tasso dei detenuti ogni 100 mila abitanti: Lettonia (363,1),
Estonia (340,9), Lituania (326,4), Polonia (208,7), Ungheria (177,4), Repubblica
Ceca (164,2), Slovacchia (145,9), Inghilterra e Galles (137,1), Portogallo (132,8), Scozia
(128,7), Spagna (126,2), Paesi Bassi (100,8). Enormemente alto anche il tasso dei
detenuti stranieri sul totale dei detenuti: Lituania (63,9%), Grecia (45,9%), Cipro
(42,9%), Belgio (40,9%), Estonia (35,8%), Lussemburgo (35%), Austria (33%), Italia
(30,1%), Germania (29,9%), Paesi Bassi (29,1%), Spagna (25,4%), che dimostra come
la povertà e l'immigrazione clandestina siano tra le principali cause della commissione
di reati. Infine qualche dato sui detenuti in attesa di giudizio rispetto a quelli
definitivi. Il Lussemburgo conduce la classifica con il 50%, segue il Belgio con
il 47,6%, e poi la Lettonia con il 44,1%. L'Italia è quarta con il 41,2%. L'Italia
si prende anche una speciale menzione al demerito per il famigerato articolo 41bis
e per le sue modalità automatiche e senza appello di applicazione. Inoltre ci si
attende che il gruppo di esperti sui diritti dell'uomo dell'Ue elabori un'analisi
sulla compatibilità di tali regimi con il rispetto dei diritti dell'uomo e le libertà
fondamentali.
Se questa è la diagnosi, esiste anche una cura che in questo caso è sanzionatoria
rispetto agli stati che non osservino i diritti dell'uomo. La Corte di Strasburgo,
oltre a condannare gli abusi compiuti da agenti dello Stato, è passata più recentemente
ad affermare che l'articolo 3 tutela il diritto «a essere detenuto in condizioni
che devono essere compatibili con il rispetto della dignità umana»: essa verifica
in pratica la sussistenza di un maltrattamento che raggiunga un «minimo di gravità»,
da valutare «relativamente» alla situazione di specie. Sugli Stati incombono obblighi
negativi, di astensione, come non sottomettere i detenuti a condizioni di detenzione
che siano costitutive di un maltrattamento contrario all'articolo 3 della convenzione
europea sui diritti dell'uomo, ed obblighi positivi, d'azione: assicurare condizioni
di detenzione conformi alla dignità umana.