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2004 03 12 * Il Riformista * Se queste sono prigioni (dignitose) * Dimitri Buffa

Quando si parla di detenuti tutta l'Europa è paese: sovraffollamento, morti in galera, suicidi sono piaghe che affliggono in maniera drammatica almeno 15 dei 25 paesi di cui è composta 1'Ue. Lo scrive l'eurodeputato radicale Maurizio Turco nella relazione approvata dal Parlamento europeo il 9 marzo con 439 voti favorevoli, 49 contrari e 20 astenuti. Un dramma che coinvolge 539.436 persone e che per quanto riguarda le statistiche della sovrappopolazione vede al coniando l'Ungheria, con 159,6 persone su 100 posti disponibili. L'Italia è ben piazzata: 134,5 persone occupano il posto che teoricamente dovrebbe essere di 100, mentre il "paradiso" è la Germania, con una percentuale di 100,8. Ecco le altre cifre: Grecia (156,8), Portogallo(120,7), Cipro (119), Polonia (116,7), Lituania (114,1), Belgio (113,3), Spagna (112,5), Francia (111,5), Inghilterra e Galles (111,1), Svezia (107,5), Finlandia (106,8), Slovenia (105,9), Scozia (103,1). Per l'Italia, però, il capogruppo della lista Bonino in Europa ha ritenuto doveroso fare un supplemento di indagine a proposito di penitenziari e sovrappopolazione. Ecco cosa è venuto fuori: in base agli stessi parametri del ministero per la Giustizia 29.374 detenuti (52,08% del totale) vivono in istituti le cui condizioni sono non regolamentari, 21.058 detenuti (37,33% del totale) vivono in istituti le cui condizioni sono intollerabili e solo 5.971 detenuti (10,59% del totale) vivono in 64 istituti le cui condizioni sono regolamentari.
Capitolo morti in carcere: il ben poco invidiabile primato è del Portogallo con 78,5 morti ogni diecimila unità di detenuti, l'Italia è a quota 32,1, l'Olanda è ultima con 15. Di seguito le altre cifre al riguardo: Austria, 53,7; Francia, 48,7; Finlandia, 44,7; Danimarca, 43,3; Grecia, 40,8; Belgio, 35,7; Scozia, 32,69; Spagna, 30,7; Svezia, 22,2; Germania, 21,7; Inghilterra e Galles, 19,7; Irlanda, 16,1. Occorre ora chiedersi quante di queste morti siano determinate da un suicidio. La media è del 50%, quindi una persona su due di quelle che muoiono in galera decide di farla finita proprio perché le condizioni di vita sono insopportabili E questo benché a parità di popolazione l'Europa abbia un quarto dei detenuti d'America. Ma anche meno istituti per ricoverarli. Ecco le statistiche nude e crude sul tasso di suicidi per 10mila detenuti nei paesi Ue: Danimarca, 30,9; Belgio, 23,4; Francia, 21,5; Austria, 21,2; Finlandia, 19,1; Scozia, 17,9; Portogallo, 14,1; Germania e Italia, 12,5; Inghilterra e Galles, 10,6; i Paesi Bassi, 9,2; Svezia, 7,4; Grecia, 6,0; Spagna, 4,3; Irlanda, 3,2.
E' alto anche il tasso dei detenuti ogni 100 mila abitanti: Lettonia (363,1), Estonia (340,9), Lituania (326,4), Polonia (208,7), Ungheria (177,4), Repubblica Ceca (164,2), Slovacchia (145,9), Inghilterra e Galles (137,1), Portogallo (132,8), Scozia (128,7), Spagna (126,2), Paesi Bassi (100,8). Enormemente alto anche il tasso dei detenuti stranieri sul totale dei detenuti: Lituania (63,9%), Grecia (45,9%), Cipro (42,9%), Belgio (40,9%), Estonia (35,8%), Lussemburgo (35%), Austria (33%), Italia (30,1%), Germania (29,9%), Paesi Bassi (29,1%), Spagna (25,4%), che dimostra come la povertà e l'immigrazione clandestina siano tra le principali cause della commissione di reati. Infine qualche dato sui detenuti in attesa di giudizio rispetto a quelli definitivi. Il Lussemburgo conduce la classifica con il 50%, segue il Belgio con il 47,6%, e poi la Lettonia con il 44,1%. L'Italia è quarta con il 41,2%. L'Italia si prende anche una speciale menzione al demerito per il famigerato articolo 41bis e per le sue modalità automatiche e senza appello di applicazione. Inoltre ci si attende che il gruppo di esperti sui diritti dell'uomo dell'Ue elabori un'analisi sulla compatibilità di tali regimi con il rispetto dei diritti dell'uomo e le libertà fondamentali.
Se questa è la diagnosi, esiste anche una cura che in questo caso è sanzionatoria rispetto agli stati che non osservino i diritti dell'uomo. La Corte di Strasburgo, oltre a condannare gli abusi compiuti da agenti dello Stato, è passata più recentemente ad affermare che l'articolo 3 tutela il diritto «a essere detenuto in condizioni che devono essere compatibili con il rispetto della dignità umana»: essa verifica in pratica la sussistenza di un maltrattamento che raggiunga un «minimo di gravità», da valutare «relativamente» alla situazione di specie. Sugli Stati incombono obblighi negativi, di astensione, come non sottomettere i detenuti a condizioni di detenzione che siano costitutive di un maltrattamento contrario all'articolo 3 della convenzione europea sui diritti dell'uomo, ed obblighi positivi, d'azione: assicurare condizioni di detenzione conformi alla dignità umana.