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2007 03 23 * Il Foglio * Piccola Posta * Adriano Sofri

Sono dunque successe a Cuba, lo scorso 18 marzo, due cose abbastanza straordinarie.

La prima è la manifestazione pubblica di un gruppo di militanti radicali — Maria Fida Moro e Marco Cappato, Elisabetta Zamparutti, Matteo Mecacci e Maurizio Turco — che hanno inalberato cartelli che chiedevano libertà e nonviolenza per Cuba, nel luogo e nel giorno in cui si radunano e sfilano in corteo le "Damas de bIanco", mogli e figlie dei 75 oppositori democratici arrestati quattro anni fa. 65 sono ancora in carcere.

La seconda cosa straordinaria è l'esito della prima: i militanti radicali hanno tenuto indisturbati la loro manifestazione, e sono rientrati indisturbati in Italia. Esito che non era certo nel novero delle cose più probabili, nè, credo, nel loro stesso conto. Sono andati là avendo ragione di aspettarsene conseguenze assai peggiori. Non so che cosa l'episodio segnali circa lo stato attuale del regime cubano. Per certo avrà significato molto per gli incarcerati, i loro famigliari, e chi a Cuba si aspetta finalmente libertà e non violenza.

C'è poi una terza cosa, più ordinaria: il silenzio pressoché completo che in Italia ha accompagnato questo episodio. Non lo attribuirei tanto, ormai, a una complicità o a una indulgenza per il regime cubano, quanto a una indifferenza rispetto ai radicali. Le cose buone fatte dai radicali sono meno buone, perché sono esattamente quello che ci si aspetta da loro. I soliti radicali. Nemmeno il nome di Maria Fida Moro fa abbastanza notizia: la solita Maria Fida Moro.