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2008 03 16 * La Provincia di Cremona e Crema * Faccia a faccia Turco-don Rini * Gilberto Bazoli

Radicali e cattolici. A sorpresa 25 minuti di colloquio tra i protagonisti della polemica del giorno

I seguaci di Pannella ieri nella redazione del settimanale diocesano «Dev’essere chiaro che non abbiamo dichiarato guerra alla Chiesa»

Quasi un miracolo, visto il contesto e le premesse: Maurizio Turco, il radicale candidato al terzo posto (sinonimo di elezione certa) per il Partito democratico nella circoscrizione Lombardia 3, e don Vincenzo Rini, il direttore del settimanale diocesano Vita Cattolica che ha duramente criticato l’accordo tra Veltroni e Pannella, si sono incontrati. Un colloquio di venticinque minuti durante il quale i due ‘contendenti’ sono rimasti sulle rispettive posizioni, ma che è servito per rasserenare gli animi. Sono stati Turco, che è anche segretario dell’Associazione nazionale on line anticlericale, e i radicali cremonesi a chiedere con insistenza il faccia a faccia. Turco, accompagnato da Sergio Ravelli ed Ermanno de Rosa, è arrivato in via Stenico, dove sorge la sede del settimanale diocesano, alle 14 precise. Don Rini, che aveva preceduto la delegazione, gli ha aperto le porte della ‘Casa della comunicazione’, la palazzina della Curia in cui, oltre alla redazione di Vita Cattolica, sono ospitati l’Ufficio comunicazioni sociali, il Nucleo tv e Radio Cittanova. Don Rini e i suoi ospiti sono ricomparsi poco meno di mezz’ora dopo. Una stretta di mano, poi il saluto: «Devo scappare a Soresina», ha detto don Rini, che ha preferito non rilasciare dichiarazioni sul contenuto del colloquio «anche perché era rigorosamente privato». «Sono stato io a chiedere l’incontro e don Rini ne l’ha concesso - ha detto, al termine, l’on. Turco dando la sensazione di aver letto tutta la raccolta stampa dei giorni scorsi sulle polemica tra il settimanale diocesano e i suoi compagni di partito -. Capisco benissimo la posizione del direttore e quella che ha espresso sul giornale. Ho voluto vedere don Rini perché fosse chiaro che l’obiettivo dei radicali non è non far parlare la Chiesa. Ma soprattutto desideravo far presente che non è nelle nostre corde, nel nostro Dna un sentimento antireligioso. Ho anche spiegato a don Rini che noi non gli abbiamo dichiarato guerra e che lui non deve smettere di dire ciò che pensa». Turco ha confermato a don Rini che i radicali presentatisi nelle liste con il Pd si sono impegnati a non alzare i toni delle polemica con i cattolici concentrandosi invece su tre temi: economia, giustizia, riforme istituzionali. Turco ha raccontato a don Rini di se stesso, radicale nato in una famiglia di cattolici. Il candidato radicale si è poi concesso una pausa pranzo prima di aprire ufficialmente, con una conferenza stampa, la campagna elettorale. E nella saletta del Cittanova Turco è tornato sul faccia a faccia con don Rini solo per dire «che ci siamo visti per un incontro privato». L’esponente radicale si è soffermato, alla fine di un intervento che ha spaziato dai referendum del 2000 al «proibizionismo di Tremonti», sull’intervento con cui il sen. Paolo Bodini, giovedì prima del comizio di Veltroni in piazza Stradivari, ha affrontato la questione cattolici-Pd. Turco ha sottoscritto parola per parola la filosofia dell’ex sindaco: «Mi riconosco nella sua analisi. Non siamo noi che dobbiamo dare la patente di cattolico buono o cattivo. Le affermazioni di Bodini ricordano il modo di intendere le cose da parte di quei cattolici impegnati in politica che riescono a cogliere il limite tra le convinzioni personali, attinenti alla propria coscienza, e lo spazio pubblico». Il fatto di non aver riconfermato Bodini significa «aver sottratto energie al Pd. Quelle energie, mi auguro, che potranno tornare utili al Partito democratico».