Privacy Policy Cookie Policy Termini e Condizioni

2012 10 27 * Adista * IMU: Per compiacere tutti, il Governo ha fatto un "pap'occhio". Intervista a Maurizio Turco * Luca Kocci

36888. ROMA-ADISTA. Il premier Mario Monti l’aveva assicurato poche settimane dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi: verrà cancellata l’esenzione dal pagamento dell’Ici, frattanto diventata Imu, sugli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici. Non su tutti, aveva precisato il presidente del Consiglio, ma solo su quelli – o sulla parte di quelli – utilizzati per fini commerciali. Quindi i centri di accoglienza per i senza dimora e le mense per i poveri sarebbero rimasti esenti, mentre avrebbero pagato l’imposta gli ex conventi trasformati in alberghi oppure i ristoranti per i pellegrini.

Ad inzio anno, infatti, è arrivata la legge, anzi l’emendamento alla legge sull’Imu, sulla base dei criteri esposti dallo stesso Monti: esenzione solo per gli immobili nei quali si svolge «in modo esclusivo un’attività non commerciale» oppure «limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale». Dopo l’estate, poi, è stata la volta del regolamento attuativo, messo a punto dal Ministero dell’Economia, che avrebbe dovuto rendere attuativa la norma. Pochi giorni fa, però, il Consiglio di Stato lo ha bocciato: per i giudici di Palazzo Spada il regolamento va oltre i poteri che il governo ha indicato con il decreto “liberalizzazioni” per disciplinare il regime di esenzione dall’Imu per tutti gli immobili degli enti non commerciali. Il ministero guidato da Vittorio Grilli secondo i consiglieri di Stato, ha ampiamente superato il potere che la legge sull’Imu gli aveva concesso. Non si è limitato ad indicare le «modalità» con cui calcolare le porzioni degli immobili usati a fini commerciali, per trarne un utile, laddove la situazione è «indistinta» o mista, e dunque da sottoporre a imposta. Ma si è dilungato ad elencare tutte le situazioni in cui un ente non è commerciale, e dunque esente di fatto dall’Imu: per esempio l’ospedale, la clinica o il centro di riabilitazione se è accreditato o convenzionato con lo Stato; gli alberghi o gli ostelli che fanno pagare una quota che non supera la metà di quella media prevista per le stesse attività commerciali svolte nello stesso territorio; oppure le scuole cattoliche la cui retta scolastica pagata dalle famiglie non copre integralmente il costo effettivo del servizio. Ovviamente il Consiglio di Stato non entra nel merito, perché non è di sua competenza: non dice cioè se questi criteri sono giusti o sbagliati. Afferma però che non possono essere contenuti nel regolamento attuativo del Ministero.

A questo punto le possibilità sono due: una norma specifica che consenta al Ministero dell’Economia di disciplinare nei dettagli la materia (come appunto è stato fatto nel regolamento bocciato dal Consiglio di Stato); oppure trasformare il regolamento in un testo legislativo. In ogni caso, andando a leggere tutti i casi di esenzione studiati dal ministero, l’impressione è che a pagare l’Imu – a meno che non venga modificato qualcosa, come Grilli ha garantito dopo la bocciatura di Palazzo Spada – saranno davvero pochissimi immobili.

Per approfondire la questione Adista ha intervistato Maurizio Turco, deputato dei Radicali, partito che ha denunciato la questione all’Unione europea (la quale, a sua volta, ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia nell’ottobre 2010 ipotizzando che l’esenzione alla Chiesa dall’Ici prima e dall’Imu poi possa rappresentare un illegittimo aiuto di Stato). (luca kocci)

Onorevole Turco, per quale motivo il Consiglio di Stato ha bocciato il provvedimento? Si tratta di un governo tecnico, dovrebbero essere in grado di scrivere una legge formalmente corretta…
Dal nostro punto di vista la legge è chiara e corretta, cioè rispondente a quanto prevedono le direttive comunitarie. La legge però prevede che il principio enunciato nella norma sia trasposto nella pratica attraverso un regolamento. E il “funzionariato ministeriale” che ha predisposto il regolamento attuativo secondo il Consiglio di Stato è andato oltre i poteri che la legge gli aveva dato.
Mi pare interessante soprattutto andare a vedere come aveva, per dirla con il Consiglio, «esulato» dai propri poteri e quali proposte aveva formulato «in assenza di criteri o altre indicazioni normative atte a specificare la natura non commerciale di una attività». E qui, grazie al Consiglio di Stato, veniamo a conoscenza di quello che l’ignoto regolamento definiva attività non commerciali, e quindi esenti dal pagamento dell’Imu: si va dal criterio dell’accreditamento o convenzionamento con lo Stato (attività assistenziali e sanitarie); a quello della gratuità o del carattere simbolico della retta (attività culturali, ricreative e sportive); a quello dell’importo non superiore alla metà di quello medio previsto per le stesse attività svolte nello stesso ambito territoriale con modalità commerciali (attività ricettive e in parte assistenziali e sanitarie); a quello della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche). Insomma il “funzionariato ministeriale” invece di far pagare le tasse ha tentato per l’ennesima volta di legalizzare il non pagamento forzato.

Ora cosa succederà? Si azzera tutto oppure il governo farà in tempo a recuperare per l’inizio del 2013?
La Presidenza del Consiglio ha dichiarato che interverrà, «integrando la norma primaria (ovvero la legge, ndr), nel punto in cui autorizza l’intervento regolamentare, inserendo anche i requisiti che devono avere le attività per essere definite come non commerciali». Si tratta però ora di vedere se il governo procederà dando attuazione ai principi che erano stati chiariti con la legge o se intenderà legalizzare quanto era stato scritto nel regolamento. Lo capiremo solo quando leggeremo il nuovo testo. L’obiettivo dichiarato da Palazzo Chigi è quello di far pagare l’Imu per il 2013 anche agli immobili commerciali di proprietà ecclesiastica, con «pieno adeguamento al diritto comunitario». E così mi pare che finalmente si ammetta che l’attuale legislazione viola il diritto comunitario: fatto che sosteniamo dal 2006 con le nostre denunce davanti alla Commissione europea.

Ma è così complicato mettere a punto una norma che faccia pagare l’Imu anche gli immobili commerciali di proprietà ecclesiastica? Oppure c’è una precisa volontà del governo e delle forze politiche  trasversale agli schieramenti  a mantenere l’esenzione intatta, tanto più ora che siamo in campagna elettorale e che è bene avere il favore della Chiesa?
I fatti dimostrano che è complicato mettere a punto una norma che non faccia pagare facendo credere all’UE il contrario. E questi tentativi soprannaturali sono stati messi in campo in tutti i periodi politici, sia in prossimità che il giorno dopo le lezioni, in tempi di vacche grasse e nei momenti difficili come quelli di oggi, da tutti gli schieramenti politici senza distinzione alcuna, a parte noi Radicali.

Come potrebbe intervenire l’Europa? A che punto è l’iter dell’indagine europea su questo «aiuto di Stato» alla Chiesa?
L’Europa politica dovrebbe prendere atto di quello che gli uffici tecnici hanno detto loro: la legge italiana di esenzione di attività commerciali effettuate da enti no profit è in contrasto con le direttive europee. Evidentemente anche in Europa ci sono figli e figliastri, violazioni che a qualcuno si fanno pagare con particolare durezza e violazioni sulle quali si chiude un occhio. Infatti le prime denunce le abbiamo promosse nel 2006; poi di fronte al tentativo subdolo di chiudere la procedura senza chiuderla siamo ricorsi alla Corte europea di Giustizia che ha costretto la Commissione a fare un’indagine approfondita. Indagine che non si conclude perché l’Italia continua ad annunciare provvedimenti campati in aria che dovrebbero risolvere il problema. Ma il problema si risolve solo facendo pagare e non certo cercando i più fantasiosi escamotage per non farla pagare. Diciamo che tutto il mondo è paese e che ormai la peste italiana è arrivata in Europa. (l. k.)