Maurizio TURCO (PD), dopo aver preannunciato il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore, dichiara la propria contrarietà sul merito del provvedimento in esame.
Maurizio TURCO (PD) osserva che i provvedimenti
assunti dal Governo in materia di giustizia in questo avvio di
legislatura evidenziano una incongruità di fondo tra gli obiettivi
dichiarati e gli strumenti che vengono predisposti a tali fini. Si
riferisce, in particolare, all'articolo 2-ter del
provvedimento in oggetto che, per tutelare gli interessi
processuali di una singola persona, mette a repentaglio l'intero
«sistema giustizia». Prevedendo la sospensione dei processi
indicati dalla disposizione in esame, il provvedimento non solo non
assicura la trattazione prioritaria dei processi relativi ai reati
che suscitano maggiore allarme sociale, ma introduce in modo
subdolo l'abrogazione dell'obbligatorietà dell'azione penale.
Il sistema giudiziario italiano è stato criticato, dal comitato dei
ministri del Consiglio d'Europa, a causa delle sue lentezze
procedurali, costringendo il nostro Paese ad impegnarsi al fine di
assumere, entro il prossimo mese di novembre, le opportune
iniziative al fine di superare tali lentezze. La risposta contenuta
nell'articolo 2-ter del provvedimento in oggetto, che
oltretutto rimette ai Presidenti dei tribunali la decisione in
ordine all'individuazione dei processi che devono essere sospesi, è
assolutamente inspiegabile oltre che non condivisibile. Oltretutto,
dietro la sospensione del processo si cela la reale conseguenza
prodotta dalla norma, che è quella di agevolare la maturazione dei
termini di prescrizione.
Conclude invitando la Commissione a riflettere sulle politiche che
il nostro Paese adotta in materia di immigrazione clandestina. Oggi
si propaganda il problema degli immigrati clandestini e le
conseguenti ripercussioni sul tema della sicurezza. Il vero
problema dell'immigrazione irregolare è, invece, un altro, e cioè
lo sfruttamento che i lavoratori irregolari subiscono ad opera del
sistema produttivo, che pure contribuiscono con il proprio lavoro a
mandare avanti ed svilupparsi senza che su di essi si levi alcuna
voce a difesa.
Maurizio TURCO (PD), relatore, illustra il
provvedimento in esame, che ha lo scopo di consentire, agli
elettori che siano affetti da minorazioni gravi e permanenti e che
siano impossibilitati a spostarsi autonomamente dalla propria
abitazione, di esercitare il diritto di voto presso la stessa. Si
tratta di una questione che è già stata affrontata da Governi
passati, in modo particolare ad opera dei ministri dell'interno
pro tempore Maroni e Pisanu, la cui disciplina potrebbe
ora essere perfezionata.
A tale fine, l'articolo unico della proposta novella i commi 1 e 3
dell'articolo 1 del decreto-legge n. 1 del 2006, che ha introdotto
il voto domiciliare per gli elettori affetti da gravi patologie che
si trovino, presso la propria dimora, nella duplice condizione di
intrasportabilità e di dipendenza vitale da apparecchiature
mediche.
Il comma 1 estende tale modalità di esercizio del diritto di voto a
tutti i soggetti portatori di handicap grave che, a causa delle
loro condizioni fisiche di immobilità, sono costretti a non poter
uscire dalla propria dimora.
Il comma 2, sostituendo il comma 3 dell'articolo 1 del
decreto-legge n. 1 del 2006, modifica le modalità di presentazione
della richiesta di ammissione al voto domiciliare.
Si prevede infatti che l'elettore avente diritto il quale intende
esprimere il proprio voto presso l'abitazione in cui dimora deve
presentare, tra il quarantesimo e il trentesimo giorno antecedente
la data della votazione, all'ufficio elettorale del comune nelle
cui liste elettorali è iscritto: una domanda in carta libera nella
quale si indicano il motivo per cui l'elettore richiede il voto
domiciliare e l'indirizzo presso il quale intende esercitare il
diritto di voto; copia della tessera elettorale; copia del
certificato rilasciato dalla commissione medica competente per
l'accertamento delle situazioni di handicap, dal quale risulti
l'esistenza della minorazione grave e permanente; un certificato
del medico di base in cui si dichiara la persistenza della
situazione di gravità e che l'elettore è impossibilitato ad
allontanarsi autonomamente dalla propria dimora, indicandone anche
la motivazione. Conseguentemente a tali modifiche, il comma 3 della
proposta di legge in esame sostituisce la rubrica dell'articolo 1
del decreto-legge n. 1 del 2006.
Sottolinea quindi l'opportunità di giungere ad una celere
approvazione del provvedimento in esame, che è stato sottoscritto
da deputati appartenenti a gruppi di maggioranza e di opposizione,
al fine di assicurare l'entrata in vigore della relativa disciplina
in tempo utile per lo svolgimento delle prossime elezioni per il
rinnovo del Parlamento europeo. In questa prospettiva invita la
Commissione a riflettere sull'opportunità di proseguire l'esame del
provvedimento in oggetto in sede legislativa.
Maurizio TURCO (PD), relatore, osserva che il provvedimento in esame prevede una definizione molto chiara dei soggetti beneficiari, che ammontano ad alcune migliaia. Si tratta di dati di facile acquisizione, che auspica siano posseduti, in primo luogo, dalle prefetture territorialmente competenti.
Maurizio TURCO (PD), relatore, dichiara che è sua intenzione valutare, alla luce dei dati forniti dal Governo e in collaborazione con gli uffici, eventuali correttivi da apportare alla proposta di legge in esame in vista del suo miglioramento. Ricorda, poi, che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri si è detto favorevole a che la misura a favore degli elettori disabili possa essere operativa fin dalle prossime elezioni.
Maurizio TURCO (PD), relatore, presenta una
proposta di testo base (vedi allegato), che tiene conto
delle osservazioni trasmesse al riguardo dal Governo lo scorso 7
gennaio.
Sottolinea quindi l'urgenza di approvare tempestivamente il
provvedimento in oggetto al fine di poterlo applicare già a partire
dallo svolgimento delle prossime elezioni per il rinnovo del
Parlamento europeo. Per questa ragione invita la Commissione a
riflettere sulla opportunità di proseguire l'esame della proposta
di legge in titolo in sede legislativa.
Raffaele VOLPI (LNP) si sofferma sulla proposta di
testo base presentata dal relatore, onorevole Turco, evidenziando
l'opportunità che quest'ultimo tenga in considerazione i rilievi
espressi in questa sede sul testo al fine di elaborare una proposta
il più possibile condivisa: ciò nella prospettiva di trasferire
l'esame del provvedimento in sede legislativa.
Si dichiara favorevole ad attribuire la competenza al rilascio del
certificato che attesta la presenza dell'infermità al medico di
famiglia, rafforzando la sanzione prevista in caso di attestazione
false. I medici di base, infatti, occupano una posizione centrale
nel sistema sanitario nazionale e sono in grado di svolgere
compiutamente questa funzione, mentre le aziende sanitarie locali
potrebbero incontrare serie difficoltà nella predisposizione di
tale servizio.
Si sofferma quindi sulla qualificazione della gravità
dell'infermità dell'elettore. Al riguardo reputa necessario
definire un criterio oggettivo ed inequivocabile, privo di margini
di ambiguità.
Maurizio TURCO (PD), relatore, si riserva di presentare una nuova proposta di
Pag. 19testo base che tenga conto del dibattito svoltosi nella seduta odierna.
Maurizio TURCO (PD), relatore, nel presentare una nuova proposta di testo
Pag. 21base (vedi allegato 1), chiarisce che, nella
riformulazione del testo, ha tenuto conto dei suggerimenti
pervenuti dai gruppi nella precedente seduta: innanzitutto, il
nuovo testo, come richiesto dal gruppo della Lega Nord Padania, non
fa più riferimento a infermità «gravi», bensì semplicemente a
infermità tali che, a prescindere dalla gravità, l'allontanamento
dell'elettore dall'abitazione risulti impossibile o comporti il
rilevante rischio di un sensibile aggravamento. È stato inoltre
eliminato l'onere della presentazione del certificato elettorale,
trattandosi in effetti di un adempimento inutile.
Quanto invece all'osservazione del Governo, che ha segnalato
l'opportunità di attribuire le funzioni di certificazione della
sussistenza dell'infermità non ai medici di famiglia bensì a quelli
dell'azienda sanitaria competente per territorio, ha ritenuto per
il momento di non accoglierla, atteso che il sistema sanzionatorio
previsto dal testo nei confronti dei medici che certifichino il
falso costituisce, a suo parere, un deterrente idoneo a scoraggiare
abusi: si prevede infatti la sospensione dal rapporto e
dall'attività convenzionale con l'azienda sanitaria per la durata
di tre mesi per ogni certificato rilasciato, ferma restando ogni
responsabilità penale e disciplinare del medico.
In conclusione, propone l'adozione del nuovo testo da lui elaborato
come testo base per il seguito dell'esame, invitando nel contempo
la presidenza a valutare la possibilità di fissare un termine per
la presentazione di emendamenti che sia il più ravvicinato
possibile.
Maurizio TURCO (PD), relatore, preso atto dei rilievi formulati dagli intervenuti, rileva che eventuali modifiche al testo potrebbero a questo punto essere introdotte nella fase emendativa, per cui conferma la proposta di adottare il nuovo testo da lui presentato come testo base per il seguito dell'esame.
La Commissione delibera di adottare come testo base per il seguito dell'esame il nuovo testo della proposta di legge in titolo elaborato dal relatore (vedi allegato 1).
Maurizio TURCO (PD), relatore, esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.15, 1.14, 1.13, 1.10, 1.16, 1.11 e 1.12 del Governo, nonché sull'articolo aggiuntivo 1.01 del Governo. Esprime quindi parere contrario sui restanti emendamenti.
Maurizio TURCO (PD) osserva preliminarmente che, per
consentire l'esercizio del voto domiciliare da parte degli elettori
in condizioni di dipendenza continuativa e vitale da
apparecchiature elettromedicali, è stato necessario un periodo di
tempo estremamente lungo, pari a quasi tre legislature.
Con questo provvedimento può essere raggiunto un obiettivo
significativo, che, anche tenendo conto dell'istruttoria svolta in
proposito dal Governo, sembra costituire il massimo risultato
possibile in questo momento: secondo il testo base, infatti,
potranno votare al proprio domicilio anche gli elettori affetti da
infermità tali che l'allontanamento dall'abitazione in cui dimorano
risulti impossibile o comporti il rilevante rischio di un sensibile
aggravamento.
Fa quindi presente di avere più approfonditamente valutato
l'emendamento 1.7 Favia, e di avere mutato il potere su di esso,
che è ora pertanto favorevole.
Maurizio TURCO (PD), relatore, si dichiara favorevole a non modificare il procedimento per l'espressione del voto domiciliare, nel quale sono previsti termini ragionevoli per la richiesta di esercizio del voto domiciliare, che tengono conto delle problematiche illustrate dal rappresentante del Governo.
Maurizio TURCO (PD) spiega che il suo articolo aggiuntivo 1-ter.01 tende a rendere effettivo quel che la Corte dei conti chiede da tempo, ossia che i rimborsi per le spese elettorali siano effettivamente tali e corrispondano quindi a spese effettivamente sostenute e non costituiscano invece
Pag. 63un veicolo di arricchimento dei partiti, i quali, tra l'altro, a
causa della mancata attuazione dell'articolo 49 della Costituzione,
sono spesso privi di democrazia interna.
Per quanto riguarda i referendum, la sua parte politica
non chiede necessariamente l'abbinamento dei referendum
alle elezioni, ma che almeno si anticipino i referendum rispetto
alle elezioni, in modo che questi non si debbano tenere durante
l'estate. Quanto allo strumento referendario, osserva che esso è
stato vanificato non dalla mancata partecipazione degli elettori
alla consultazione, ma dal Parlamento, che ha spesso tradito i
responsi delle urne: i rimborsi per le spese elettorali
costituiscono un lampante esempio di questi tradimenti. Chiede
pertanto alla maggioranza di dire apertamente se essa sia o non sia
d'accordo sul principio che i rimborsi devono corrispondere alle
spese effettivamente sostenute dai partiti nel corso della campagna
elettorale e non configurarsi come forma occulta di
finanziamento.
Donato BRUNO, presidente, avverte che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Stracquadanio 1-bis.1, risultano preclusi gli emendamenti Sposetti 1-bis.2, Gregorio Fontana 1-bis.3 e Vassallo 1-bis.4. Ricorda quindi che l'emendamento Sposetti 1-bis.5, l'articolo aggiuntivo Zaccaria 1-bis.01 e l'emendamento Gregorio Fontana 1-ter.1 sono stati dichiarati inammissibili. Invita quindi il deputato Maurizio Turco a valutare la possibilità di ritirare il suo articolo aggiuntivo 1-ter.01, in vista di una ulteriore riflessione nella fase di discussione in Assemblea.
Maurizio TURCO (PD) insiste per la votazione del suo articolo aggiuntivo 1-ter.01.
Pag. 64Sesa AMICI (PD) dichiara l'astensione del suo gruppo dalla votazione sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1-ter.01.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1-ter.01 e l'emendamento Vassallo 3.1.
Maurizio TURCO (PD), considerate le circostanze, invita la presidenza a scrivere al presidente Giorgetti per sollecitare l'espressione del parere da parte della Commissione Bilancio.
Maurizio TURCO (PD), relatore, preso atto dei pareri espressi dalle Commissioni competenti in sede consultiva, presenta l'emendamento 1.1 (vedi allegato 2), che recepisce la condizione posta dalla Commissione Bilancio. Per quanto riguarda invece le condizioni poste dalla Commissione Giustizia e l'osservazione formulata dalla Commissione Affari sociali, ritiene preferibile affrontare le questioni ad esse sottese al momento della discussione del provvedimento in Assemblea.
Il sottosegretario Michelino DAVICO esprime parere favorevole sull'emendamento presentato dal relatore.
Maurizio TURCO (PD) sottolinea che l'articolo 41-bis ha rappresentato un fallimento per il nostro sistema giudiziario. Ritiene che proseguire sulla strada delle modifiche di questo articolo contribuisca ulteriormente a ridurre le garanzie del sistema.
Jole SANTELLI (PdL), relatore per la I Commissione, esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 45 ad esclusione degli emendamenti del Governo 45.102, 45.100 e 45.101, nonché degli identici emendamenti 45.2 dei relatori, Mussolini 45.21, Turco 45.44, Narducci 45.35, Zaccaria 45.66, Contento 45.37, Di Biagio 45.18, Capano 45.10, Vietti 45.29, Bernardini 45.8 e Palomba 45.51.
Donato BRUNO, presidente, constata l'assenza dei deputati Di Biagio, Palomba, Livia Turco, Zaccaria, Bordo e Murer: si intende che abbiano rinunciato ai loro emendamenti 50.1, 50.4, 50.3, 50.5, 50.6 e 50.2.
Livia TURCO (PD) illustra il subemendamento Lenzi 0.5.100.17, sottolineando l'importanza della presa in carico del malato da parte del Servizio sanitario nazionale e della continuità assistenziale.
Livia TURCO (PD), intervenendo sul nuovo subemendamento 0.5.100.41 del relatore, esprime il proprio rammarico per il clima in cui si sta svolgendo la discussione su un provvedimento tanto importante e delicato e rileva come proprio il citato subemendamento del relatore confermi l'inconsistenza dell'intervento legislativo in esame. Ritiene che questo modo di procedere mortifichi l'argomento in discussione e lo stesso ruolo del Parlamento.
Massimo POLLEDRI (LNP) invita la collega Livia Turco e tutti i colleghi dell'opposizione a non limitarsi al comma 1 dell'emendamento 5.100 del relatore e a prendere atto degli interventi previsti dai commi successivi. Osserva, inoltre, che anche la rilevazione prevista dal subemendamento 0.5.100.41 del relatore risponde a precisi problemi segnalati dalle regioni.
Carla CASTELLANI (PdL) invita la collega Livia Turco e gli altri colleghi dell'opposizione a riconoscere che il testo risultante dall'eventuale approvazione degli emendamenti del relatore è più snello e maggiormente rispettoso delle competenze costituzionalmente garantite alle regioni. Scopo del provvedimento deve essere, infatti, la promozione delle cure palliative nelle regioni in cui queste non sono ancora sufficientemente sviluppate, senza ledere l'autonomia organizzativa delle regioni in cui esiste già un livello sufficiente di servizi.
Livia TURCO (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene che sarebbe opportuno sospendere la seduta alle 15.30, per l'inizio dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Assemblea.
Giuseppe PALUMBO, presidente, fa presente, rivolto alla collega Livia Turco, che lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Assemblea non è mai stato considerato incompatibile con l'esame di un provvedimento in sede referente da parte di una Commissione.
Livia TURCO (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede da che cosa dipenda l'evidente fretta con cui la maggioranza procede nell'esame delle proposte emendative riferite al provvedimento in titolo e, in particolare, se tale fretta non sia dettata esclusivamente dalla volontà di iniziare l'esame del provvedimento in materia di dichiarazione anticipata di trattamento. Stigmatizza, inoltre, la conduzione dei lavori della Commissione nella fase finale dell'esame del provvedimento in oggetto.
Giuseppe PALUMBO, presidente, ricorda, rivolto alle colleghe Livia Turco e Farina Coscioni, che l'ordine del giorno della seduta odierna prevede, tra l'altro, l'inizio dell'esame delle proposte di legge in materia di dichiarazione anticipata di trattamento. Peraltro, è chiaro che nella seduta odierna sarà svolta soltanto la relazione introduttiva.
Giuseppe PALUMBO, presidente, avverte che, in seguito all'approvazione del subemendamento 0.5.100.42 del relatore, i subemendamenti Murer 0.5.100.38, Sbrollini 0.5.100.23, Livia Turco 0.5.100.24, Argentin 0.5.100.25 e Bossa 0.5.100.27 risultano preclusi.
Livia TURCO (PD) chiede di conoscere l'opinione del Governo sul subemendamento in esame.
Livia TURCO (PD) dichiara di non comprendere le ragioni della contrarietà del relatore e del Governo al subemendamento Calgaro 0.5.100.30.
Paola BINETTI (PD) illustra il subemendamento Livia Turco 0.10.100.2, di cui è firmataria, rilevando come le risorse attualmente previste nel provvedimento in esame risultino palesemente insufficienti per la realizzazione della rete per le cure palliative e della rete per le terapie del dolore nelle regioni caratterizzate da una carenza di strutture.
Livia TURCO (PD) ricorda che il progetto «Ospedale senza dolore - Territorio senza dolore» rappresentava un punto qualificante della proposta di legge in esame. Proprio tale progetto, tuttavia, perde totalmente di significato e di valore in mancanza di adeguate risorse finanziarie.
Livia TURCO (PD), preso atto delle precisazioni dei colleghi Polledri e Bernardo, ritiene che, se si vuole andare oltre le buone intenzioni, sia necessario sospendere la seduta e attendere che le Commissioni competenti verifichino la disponibilità di risorse ulteriori.
Maurizio TURCO (PD) esprime il proprio stupore per il fatto che il Governo non si sia pronunciato sulla proposta del collega Duilio, dal momento che le risorse rappresentano l'aspetto più controverso del provvedimento in esame e il Governo non può affidarsi alle sole valutazioni delle Commissioni V e VI.
Il sottosegretario Eugenia Maria ROCCELLA chiarisce che, per il Governo, il divario tra le regioni in ambito sanitario, anche nel settore delle cure palliative, non può essere colmato con il continuo ricorso a risorse aggiuntive. Il meccanismo di finanziamento individuato nel provvedimento in esame, pertanto, appare preferibile, in quanto responsabilizza le regioni, legando le risorse agli obiettivi del Piano sanitario nazionale. Un meccanismo diverso comporterebbe, infatti, il rischio di un mancato o parziale utilizzo delle risorse stanziate o l'impiego di tali risorse ad altri fini.
Livia TURCO (PD) ritiene che quanto testé affermato dal sottosegretario Roccella confermi l'inutilità del provvedimento in esame. Gli obiettivi del Piano sanitario nazionale, infatti, prescindono totalmente da tale provvedimento, che, infatti, si limita a vincolare una parte delle risorse stanziate dal precedente Governo per la realizzazione di detti obiettivi.
La Commissione respinge, con distinte votazioni, i subemendamenti Argentin 0.10.100.3 e Binetti 0.10.100.4.
Pag. 102Livia TURCO (PD) giudica incomprensibile la contrarietà del relatore del Governo sul subemendamento Burtone 0.13.100.3.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge i subemendamenti Burtone 0.13.100.3 e Calgaro 0.13.100.4.
Livia TURCO (PD) invita il relatore e il Governo a riconsiderare il parere precedentemente espresso sul suo subemendamento 0.14.100.3, che risponde, a suo avviso, a esigenze di mero buonsenso.
Giuseppe PALUMBO, presidente, riconsiderando il parere espresso in precedenza esprime parere favorevole sul subemendamento Livia Turco 0.14.100.3.
Il sottosegretario Eugenia Maria ROCCELLA esprime parere conforme a quello del relatore.
La Commissione approva il subemendamento Livia Turco 0.14.100.3. Approva quindi l'emendamento 14.100 del relatore (vedi allegato 1).
Maurizio TURCO (PD) osserva, rivolto al collega Ciccioli, che, nel caso del provvedimento in esame, l'esistenza di risorse aggiuntive fa la differenza tra una legge efficace e una totalmente inefficace. Rileva, inoltre, che una «legge manifesto» in materia di cure palliative appare priva di senso, in quanto il diritto alle cure palliative, in linea di principio, è già sancito dall'ordinamento.
La Commissione respinge il subemendamento Mosella 0.14.102.1.
Paola BINETTI (PD) illustra il subemendamento Livia Turco 0.16.100.1, di cui è firmataria.
Livia TURCO (PD) illustra il subemendamento Murer 0.17.100.2, di cui è firmataria, che dovrebbe essere condiviso dal Governo, in quanto corrisponde al finanziamento che il viceministro Fazio, dopo aver a lungo garantito che il provvedimento in esame sarebbe stato finanziato con risorse aggiuntive, aveva infine proposto alla Commissione, vincolando le risorse del Piano sanitario nazionale.
La Commissione respinge il subemendamento Murer 0.17.100.2. Approva quindi il subemendamento 0.17.100.4 del relatore, nonché l'emendamento 17.100 del relatore.
Livia TURCO (PD), premesso di condividere le considerazione della collega Farina Coscioni, ritiene che la scelta di iniziare questa sera l'esame delle proposte di legge in titolo rappresenti una grave mancanza di rispetto verso i deputati e verso l'intera Commissione.
Maurizio TURCO (PD), dopo aver ricordato come, negli scorsi giorni, si fosse da più parti ribadito che l'esame delle proposte di legge in titolo non sarebbe dovuto iniziare prima della conclusione dell'esame del provvedimento in materia di cure palliative, osserva che la decisione di svolgere questa sera la relazione rappresenta, tra l'altro, una mancanza di riguardo nei confronti del relatore. Ritiene, inoltre, che si possa tranquillamente rinviare l'inizio dell'esame a domani mattina.
Maurizio TURCO (PD), intervenendo per un richiamo al regolamento, ricorda che l'articolo 30, comma 5, del regolamento stabilisce che, salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea. Chiede, pertanto, se sia stata acquisita l'autorizzazione espressa del Presidente della Camera, essendo già iniziata la seduta dell'Assemblea.
Livia TURCO (PD), premesso di concordare con il presidente sull'opportunità che il relatore replichi al termine dell'esame preliminare, dà atto alla presidenza di aver creato le condizioni di un confronto costruttivo e sereno. Condivide, altresì, la decisione del presidente di considerare decaduti dal diritto di intervenire i colleghi che risultino assenti al momento di prendere la parola. Peraltro, in considerazione di quanto concordato ieri in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ritiene che sarebbe
Pag. 40opportuno concludere la seduta entro le ore 10.
Maurizio TURCO (PD) fa presente che, a differenza di
alcuni colleghi che hanno avuto modo di manifestare sia in questa
Commissione che attraverso i mezzi di informazione le loro
granitiche certezze (dalle quali sono inamovibili), manifesterà
alcune perplessità sia sul testo di legge che è stato trasmesso dal
Senato sia sulla «filosofia» che lo ispira e che ispira il
Governo.
Innanzitutto, va premesso che, se oggi discute di questi temi, è
perché i progressi della medicina sono riusciti a creare un tempo
intermedio tra la vita e la morte, dove la vita può essere
protratta anche in assenza di vita cognitiva o, addirittura, della
capacità del malato/i di sopportarla.
Detto in altri termini, la medicina moderna, anche quando sa di non
poter guarire o portare sollievo o produrre una dilazione. per
quanto breve. di una vita degna di essere vissuta. può comunque
posticipare la fine oltre al punto in cui la vita, per il suo
legittimo e unico proprietario, ha ancora un valore, anche quando
questi non sia più in grado di dare un valore alla propria
vita.
Sono queste le ragioni che hanno portato la parola eutanasia a
perdere il significato di morte senza dolore, per assumere quello
di morte anticipata. Ma occorre chiedersi rispetto a cosa tale
morte sia «anticipata». Forse «anticipata» rispetto alle ultime,
residue risorse dell'organismo, ma i continui progressi della
medicina renderanno sempre più arduo riuscire a distinguere tra
accanimento terapeutico e dovere di cura.
Non crede che nessuno vorrebbe una morte disumana, cioè estranea
alla vita, e auspica che tutti desiderino che gli affetti con cui e
per cui hanno vissuto li accompagnassero fino alla fine, invece di
essere brutalmente amputati. Vorrebbe credere che tutti anelassero
a questo, ma, purtroppo, nella realtà accade ben altro.
Crede che, a questo proposito, si dovrebbe riflettere sulle «salme
senza interesse», cioè quei defunti che nessuno vuole o perché i
parenti non ci sono o non si trovano o, molto più semplicemente,
perché essi rifiutano di assumersi le spese per i funerali. Questi
cadaveri restano senza sepoltura fino a quando non intervengano i
servizi pubblici. Le salme senza interesse rappresentano il 30 per
cento del totale a Genova, il 5,5 per cento a Torino, il 5 per
cento a Napoli, il 2 per cento a Bologna e a Milano. E, a proposito
di morte umana, va aggiunto il dato che la morte medicalizzata è
passata dal 18 al 75 per cento negli ultimi quarant'anni. Queste
cifre attestano che la bimillenaria cultura che professa l'amore e
il rispetto per il prossimo ha in realtà desacralizzato la morte
degradandola ad accadimento anonimo, quasi clandestino.
Questo è il contesto e, in questo contesto, è bene inquadrare le
cifre della terapia intensiva: dei circa 540 mila morti all'anno,
il 5 per cento è transitato da una terapia intensiva, luogo in cui
la mortalità si aggira intorno al 25 per cento, cioè un ricoverato
ogni quattro. È noto che chi opera in terapia intensiva non
consente di poterne uscire morti per stanchezza di vivere o per
l'incalzare della vecchiaia; lì la morte viene prodotta
scientificamente, procrastinandola, tant'è che una recente indagine
nazionale ha documentato che il 57 per cento degli intensivisti
ritiene frequente l'accanimento terapeutico.
Desidera ricordare che il termine «accanimento terapeutico» venne
coniato da Pio XII nel 1957, nel corso di un'udienza con degli
anestesisti rianimatori. Pio XII ammise la possibilità di cure
palliative per ridurre la sofferenza, anche se si prevede, ma non
si desidera, che comportino l'abbreviazione della vita. Com' noto,
l'accanimento terapeutico è altresì censurato dall'articolo 37 del
Codice deontologico, il quale recita: «Quando non c'è possibilità
di guarigione il medico
deve limitare la sua opera all'assistenza morale e alla terapia
atta a risparmiare inutili sofferenze, fornendo al malato i
trattamenti appropriati a tutela, per quanto possibile, della
qualità della vita». Ebbene, solo il 26 per cento degli
intensivisti adotta la sedazione terminale con morfina in casi di
diagnosi infausta o di morte in tempi brevi. Questo vuol dire che
solo un intensivista su quattro è disposto non solo a curare per
guarire, ma anche a curare per lenire, con la conseguenza che circa
la metà dei pazienti che muore in terapia intensiva muore in preda
a dolori atroci. Come ricordava ieri in Aula la collega Farina
Coscioni a proposito di cure palliative, la cultura medica italiana
considera la sofferenza come un valore da preservare, altrimenti
come si spiegherebbe il fatto che l'Italia sia al centounesimo
posto al mondo per consumo di morfina: 46 dosi medie quotidiane per
milione di abitanti contro le 1.462 della Francia e le 6.430 della
Danimarca?
Per quanto difficile possa essere, non si può non tener conto del
fatto che ogni decisione clinica ha una sua ineludibile ambiguità.
Dicono gli esperti di bioetica che è etico somministrare oppiacei a
un moribondo se non si intende aiutarlo a morire, avendo messo in
conto che la dose necessaria potrebbe accelerarne il decesso o
risultare direttamente letale. Non è invece etico se si ha una pur
vaga intenzione di aiutarlo a morire, anche quando fosse
esattamente questa la sua volontà.
In terapia intensiva un supporto consueto è quello della
ventilazione meccanica. In Europa sono almeno 45 mila le persone
che dipendono da un ventilatore meccanico: la sensazione di una
macchina che con la forza gonfia il torace, qualora non procuri
dolore fisico, è quantomeno angosciante. Basti pensare che potrebbe
guastarsi all'improvviso o pensare al suono dell'allarme, alle
paure per ogni rumore diverso da quello dello stantuffo.
Non risulta quindi incredibile che il 34 per cento dei un pazienti
deceduti in terapia intensiva abbia chiesto di non essere
sottoposto a ventilazione meccanica e che l'11 per cento dei malati
già intubati implori la sospensione del trattamento.
Molti, anche in Parlamento, temono che se non si è durissimi nel
far rispettare una norma etica, non si sa dove si possa andare a
finire o che, anzi, lo si sappia fin troppo bene: ciascuno farebbe
quello che gli pare e gli fa comodo. Si temeva che accadesse per il
divorzio e per l'aborto, ma non è accaduto. A maggior ragione si
teme che avvenga per l'eutanasia. In Belgio, dove dal 2002 c'è una
legge che regolamenta i suicidi assistiti, nel biennio 2004-2005 le
richieste sono state 742 su 200 mila persone scomparse, cioè il 3
per mille, e la scelta ha riguardato quasi esclusivamente pazienti
neo plastici con metastasi generalizzate o con gravi
mutilazioni.
Il disegno di legge approvato in Senato, all'articolo 3, comma 5,
stabilisce che alimentazione e idratazione, nelle diverse forme in
cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono
forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad
alleviare la sofferenza fino alla fine della vita. Esse non
possono, pertanto, formare oggetto di dichiarazione anticipata di
trattamento.
Insomma, a differenza di una persona cosciente che può
legittimamente rifiutare tali trattamenti, una persona non più
cosciente, e quindi più fragile e indifesa, non potrebbe far
rispettare le sue volontà precedentemente espresse, in palese
contrasto con i diritti del cittadino sanciti dall'articolo 32
della Costituzione e dall'articolo 6, comma 3, della Convenzione di
Oviedo del 4 aprile 1997, ratificata dallo Stato italiano con la
legge n. 145 del 2001.
Lo stesso disegno di legge prevede quindi la possibilità di
esprimere dichiarazioni anticipate su ogni altra forma di
trattamento sanitario, anche altamente invasiva, ad esempio la
ventilazione meccanica. Quindi, secondo la maggioranza, pompare con
una macchina aria nei polmoni non è una forma di sostegno
vitale,
mentre l'alimentazione e l'idratazione forzata sono sostegni
vitali e non terapia; come se per nutrire artificialmente un corpo
si intendesse imboccarlo e non invece prevedere l'incannulamento di
un vaso venoso centrale, un'astomia, il posizionamento nel
lumen intestinale di una sonda di alimentazione, la scelta
della miscela e delle modalità di somministrazione e il
monitoraggio clinico.
A spingere la maggioranza ad agire in questo modo sarebbe la
sacralità della vita. Ma si chiede perché, quando si tratta della
nascita, la sacralità della vita impone di rifiutare i progressi
della medicina, mentre questi sono accolti acriticamente quando si
tratta della morte. In entrambi i casi, comunque, non si fa altro
che produrre sofferenze. Fin quando, tuttavia, chi ha queste
posizioni, infligge sofferenze a se stesso, va guardato con
perplessità, ma anche con rispetto.
Ma quando tali sofferenza si vogliano infliggere ad altri, ritiene
che ci si debba battere perché ciò non accada. Non è un caso che
con le leggi fatte da chi ha queste convinzioni si impedisce sempre
a qualcuno di decidere della propria vita, mentre le leggi di chi
non nutre le stessi convinzioni rispettano sempre le libere scelte
di ciascuno.
Si dichiara convinto, infine, che le leggi del primo tipo faranno
la fine di quella legge inglese contro l'uso del cloroformio in
ostetricia, voluta dalla Chiesa anglicana perché l'uso del
cloroformio appariva contrario al detto biblico: «Tu, donna,
partorirai con grande dolore». Il divieto cessò quando il
cloroformio fu utilizzato per alleviare il parto della Regina
Vittoria.
Maurizio TURCO (PD) esprime profonde perplessità sul
comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, laddove si
escludono gli avanzamenti stipendiali biennali a beneficio dei
docenti - con l'eccezione dei docenti precari di religione - con
contratti a tempo determinato, dando piena copertura legislativa
alla prassi applicativa, seguita finora, in totale spregio
dell'articolo 53, comma 3, della legge n. 312 del 1980 (che - non
essendo mai stato esplicitamente abrogato - prevede, invece, il
riconoscimento di tali forme di maturazione di anzianità per tutti
i docenti precari). Giudica grave una norma di questa natura,
soprattutto alla luce delle numerose pronunce giurisprudenziali - a
livello nazionale ed europeo - che vanno nella direzione contraria
a quella indicata dal Governo, dal momento che si sancisce con
norma di legge, in contrasto con lo stesso ordinamento comunitario,
l'eliminazione di un diritto legittimo dei lavoratori, in tal modo
posti nell'impossibilità di agire in giudizio a tutela dei propri
interessi e discriminati rispetto ad altri loro colleghi. Nel
ricordare che la componente radicale in seno al gruppo del Partito
Democratico è più volte intervenuta su tale annosa vicenda, anche
mediante la presentazione di diversi atti di sindacato ispettivo ai
quali il Governo non ha risposto (o lo ha fatto in modo poco
esauriente), chiede al rappresentante del Governo di fare chiarezza
sul punto, una volta per tutte, fornendo informazioni più puntuali
in ordine alla posizione assunta dallo Stato italiano dinanzi alle
richieste di chiarimenti provenienti dall'Unione europea, in modo
da comprendere se la linea sinora seguita in materia sia
riconducibile alla responsabilità dell'intero Esecutivo o
circoscrivibile a quella degli uffici del Ministero competente.
Ritiene, in conclusione, inaccettabile che il Governo, con un atto
«isolato» e dall'impatto fortemente discriminatorio ponga in essere
molteplici violazioni del diritto vigente, che hanno ad oggetto
disposizioni di legge, direttive comunitarie e pronunce
giurisdizionali.
Maurizio TURCO (PD) insiste per poter esaminare il suo emendamento 1.38, il quale - a differenza dell'emendamento 1.39 - modifica solo una specifica disposizione relativa al trattamento retributivo degli insegnanti di religione.
Silvano MOFFA, presidente, preso atto della richiesta testé formulata, ritiene di poter considerare ammissibile l'emendamento Maurizio Turco 1.38.
Maurizio TURCO (PD) raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.6, che pone l'esigenza di rimediare ad una palese forzatura prodotta con il comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento in esame.
Maurizio TURCO (PD) chiede, in attesa degli auspicati chiarimenti da parte del Governo, di accantonare i suoi emendamenti 1.6, 1.34, 1.7 e 1.8.
Silvano MOFFA, presidente, propone di accantonare gli emendamenti Maurizio Turco 1.6, 1.34, 1.7 e 1.8.
La Commissione delibera di accantonare gli emendamenti Maurizio Turco 1.6, 1.34, 1.7 e 1.8.
Maurizio TURCO (PD) ritira il suo emendamento 1.9.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Maurizio Turco 1.10 e 1.11.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che il comportamento del Governo non sia affatto chiaro e trasparente dal momento che, a fronte di numerose sentenze che hanno riconosciuto ai docenti non in ruolo il diritto alla maturazione dell'anzianità a fini retributivi, esso ha preferito ottemperare a tali pronunce giurisdizionali piuttosto che ricorrere in appello. Osserva inoltre che con tale atteggiamento il Governo sembrerebbe voler scaricare a livello comunitario la risoluzione di problematiche che non è riuscito a risolvere in sede nazionale.
Silvano MOFFA, presidente, considerato che nel seguito dei lavori della Commissione il rappresentante del Governo potrà fornire gli opportuni chiarimenti sulle questioni sollevate, propone di accantonare gli emendamenti da Ghizzoni 1.12 a Maurizio Turco 1.38.
La Commissione delibera di accantonare gli emendamenti da Ghizzoni 1.12 a Maurizio Turco 1.38. Respinge inoltre, con distinte votazioni, gli emendamenti Maurizio Turco 1.40 e 1.41.
Silvano MOFFA, presidente, considerata la connessione con le proposte emendative già accantonate, propone di accantonare anche l'emendamento Maurizio Turco 1.42.
La Commissione delibera di accantonare l'emendamento Maurizio Turco 1.42. Respinge inoltre, con distinte votazioni gli emendamenti Delfino 1.43 e Maurizio Turco 1.44, 1.45 e 1.46.
Silvano MOFFA, presidente, propone di accantonare l'emendamento 1.300 del relatore e l'emendamento Maurizio Turco 1.49, che risulta strettamente connesso.
La Commissione delibera di accantonare l'emendamento 1.300 del relatore e l'emendamento Maurizio Turco 1.49. Respinge inoltre, con distinte votazioni, gli emendamenti Maurizio Turco 1.50 e 1.51.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che l'intervento testé svolto dal rappresentante del Governo non rechi alcuna risposta rispetto alla questione sollevata dalla sua parte politica in relazione agli insegnanti di religione. Il sottosegretario ha, infatti, prima affermato che l'articolo 53 della legge n. 312 del 1980 è abrogato, ma poi ha aggiunto che il comma 6 di quell'articolo, che disciplina il trattamento economico del personale non di ruolo di religione, è tuttora in vigore, in quanto richiamato nella contrattazione collettiva nazionale. La verità, a suo avviso, è che è stato commesso un errore e che il Ministero dell'istruzione, anziché ammetterlo, preferisce perseverarvi. La sentenza del
Pag. 121tribunale di Roma da lui richiamata nella seduta antimeridiana, la quale ha accertato che l'articolo 53 è in vigore, è infatti passata in giudicato e il Ministero non l'ha impugnata, preferendo pagare quanto previsto dalla pronuncia giudiziale. Ritiene tuttavia che il Governo, avendo deciso di aggirare sia la sentenza del tribunale sia quella della Corte di giustizia delle Comunità europee, cerchi di far figurare, nel testo in esame, i precari come qualcosa di diverso, in modo che essi non possano far ricorso richiamandosi a questa giurisprudenza.
Silvano MOFFA, presidente, fa presente che, in seguito all'approvazione dell'emendamento 1.300 del relatore (Nuova formulazione), gli emendamenti Maurizio Turco 1.49, Ghizzoni 1.52 e Delfino 1.57 possono conseguentemente considerarsi assorbiti. Avverte, pertanto, che è così concluso l'esame degli emendamenti accantonati e che, dunque, la Commissione potrà ora riprendere l'esame dei restanti emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che gli emendamenti da Maurizio Turco 1.75 a Maurizio Turco 1.95 intendono introdurre il principio di una specifica definizione dei progetti richiamati nel comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, che sarà ora posto in votazione.
La Commissione respinge il principio posto in votazione, intendendosi così respinti gli emendamenti da Maurizio Turco 1.75 a Maurizio Turco 1.95.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che gli emendamenti da Maurizio Turco 1.96 a Maurizio Turco 1.127 intendono introdurre il principio di una modifica del termine di tre mesi previsto dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, che sarà ora posto in votazione.
Pag. 125La Commissione respinge il principio posto in votazione, intendendosi così respinti gli emendamenti da Maurizio Turco 1.96 a Maurizio Turco 1.127.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che gli emendamenti da Maurizio Turco 1.128 a Maurizio Turco 1.163 intendono introdurre il principio di una modifica del termine di otto mesi previsto dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, che sarà ora posto in votazione.
La Commissione respinge il principio posto in votazione, intendendosi così respinti gli emendamenti da Maurizio Turco 1.128 a Maurizio Turco 1.163. Respinge, quindi, l'emendamento Maurizio Turco 1.164.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che gli emendamenti da Maurizio Turco 1.165 a Maurizio Turco 1.169 intendono introdurre il principio di una specifica definizione delle attività previste dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, che sarà ora posto in votazione.
La Commissione respinge il principio posto in votazione, intendendosi così respinti gli emendamenti da Maurizio Turco 1.165 a Maurizio Turco 1.169.
Maurizio TURCO (PD) rileva come la materia oggetto del provvedimento in esame sia alquanto complessa, considerato che esistono buone ragioni tanto a favore quanto contro l'istituzione di un autonomo Ministero della salute. A favore ci sono sia il fatto che un Ministero della salute esiste nella gran parte dei Paesi industrializzati, sia il fatto che la sanità è un settore della
Pag. 11massima importanza dal punto di vista degli interessi coinvolti,
vale a dire l'interesse dei cittadini alla salute, innanzitutto, e
gli interessi degli operatori: basti pensare che la sanità pesa per
il 10 per cento del prodotto interno lordo del Paese e impiega
oltre un milione di persone. Contro l'istituzione del ministero ci
sono invece il fatto che l'evoluzione del sistema sanitario negli
ultimi trent'anni in Italia è andata verso un modello decentrato e
federalista, il che ha per conseguenza naturale la soppressione del
Ministero della salute e il conferimento delle funzioni statali
residue ad un Dipartimento di altro Ministero, nonché il fatto che
il Ministero della salute si è tradizionalmente costituito come
interlocutore privilegiato dei numerosi portatori di interessi
operanti nel comparto della sanità ma non come garante dei diritti
dei cittadini in materia di salute, e innanzitutto del diritto dei
cittadini ad una informazione corretta e completa sui servizi
sanitari.
In definitiva, dichiara che la sua parte politica, vagliate le
ragioni pro e contro l'istituzione del Ministero della salute,
ritiene prevalenti le ragioni contrarie. Tale giudizio avrebbe
potuto forse essere diverso se tra le funzioni del nuovo Ministero
fosse stata prevista quella, essenziale, della valutazione
indipendente della qualità dei servizi erogati dal sistema
sanitario regionale e della informazione ai cittadini in merito
agli esiti di tale valutazione, in modo da mettere i cittadini in
condizione di decidere consapevolmente le strutture cui rivolgersi
e i percorsi terapeutici da seguire.
Preannuncia pertanto la presentazione di emendamenti finalizzati a
ricondurre l'istituzione del Ministero all'interesse dei
cittadini.
Maria Antonietta FARINA COSCIONI (PD) si associa alle
considerazioni svolte dal deputato Maurizio Turco e stigmatizza
inoltre il fatto che si approfitta dell'istituzione del nuovo
ministero per aumentare il numero complessivo dei membri del
Governo, quando ciò non era strettamente necessario dal momento che
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha
già un viceministro e un sottosegretario con delega in materia di
salute.
Sottolinea che, tra le funzioni del Ministero, non è prevista
quella, che è invece essenziale, della valutazione dei servizi
sanitari e dell'informazione ai cittadini in merito ai risultati di
tale valutazione.
Rileva, ancora, che si prevede che ai fini della funzionalità delle
strutture, per i Ministeri indicati nel disegno di legge, si possa
provvedere alla copertura dei posti di funzione di livello
dirigenziale, e procedere all'assunzione di personale non
dirigenziale. Al riguardo osserva che non si capisce per quale
ragione il Ministero della salute abbia bisogno di nuovo personale,
considerato che il trasferimento degli Istituti di ricovero e cura
a carattere scientifico dalla competenza gestionale del Ministero a
quella delle regioni ha disimpegnato un gran numero di dirigenti e
dipendenti, che possono quindi essere impiegati nelle attività del
nuovo ministero.
Infine, ritiene che il concerto del Ministero dell'economia e delle
finanze sui profili finanziari dell'attività del Ministero della
salute sia superfluo, e in questo caso non dovrebbe essere previsto
espressamente in quanto è sottinteso, oppure serva a stabilire una
sostanziale dipendenza del Ministero della salute da quello
dell'economia e delle finanze.
In conclusione, esprime l'auspicio che gli emendamenti che la sua
parte politica presenterà siano presi in considerazione dalla
maggioranza in vista del miglioramento del testo.
Livia TURCO (PD) ricorda come la sua parte politica abbia fin dall'inizio della legislatura sostenuto la necessità di un apposito dicastero della salute, anche in considerazione dell'evoluzione in senso federale del sistema sanitario italiano. Si tratta di un punto sul quale il Partito democratico e lei stessa hanno nel tempo mutato avviso. A suo tempo, infatti, quando lei era ministro, la sua parte politica aveva ritenuto necessario costituire un unico grande ministero del welfare che potesse controbilanciare adeguatamente il peso del Ministero dell'economia e delle finanze in modo da permettere un giusto contemperamento tra le esigenze di contenimento della spesa pubblica e quelle di inclusione sociale e di tutela dei cittadini in tutte le fasi della vita; oggi la sua parte politica, e lei stessa, ha cambiato idea e ritiene che quel ragionamento fosse bensì corretto, ma astratto: astratto in quanto l'evoluzione in senso federale del sistema sanitario, da una parte, e l'aggravarsi delle diseguaglianze sociali, dall'altra, rendono necessario un programma politico intersettoriale per la tutela della salute - come del resto richiesto dall'Unione europea - e quindi un centro di riferimento nazionale in questo campo. Occorre evitare che, a seguito della regionalizzazione del sistema sanitario, non siano assicurati a tutti i cittadini, in tutto il territorio, i servizi compresi nei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie. A questo scopo, è indispensabile un Ministero che accompagni la crescita dei servizi
Pag. 13sanitari regionali. Soprattutto, è indispensabile un Ministero
che curi il monitoraggio a livello nazionale dell'erogazione dei
servizi e la valutazione dei risultati: una funzione nella quale
l'amministrazione statale è sempre stata carente.
Ancora, ritiene necessaria l'esistenza di un Ministero della salute
al fine di perseguire, da una parte, il potenziamento della ricerca
e la razionalizzazione degli istituti di ricerca in Italia e,
dall'altra, l'integrazione socio-sanitaria, ossia l'integrazione
tra i servizi sanitari e quelli socio-assistenziali.
Rispetto a queste esigenze, il Ministero della salute delineato dal
provvedimento in esame appare del tutto inadeguato e il disegno di
legge che ne prevede l'istituzione non può che giudicarsi
deludente. Non c'è infatti traccia nel testo né dell'integrazione
socio-sanitaria né della programmazione politica intersettoriale
per la promozione della salute, che pure costituisce un indirizzo
europeo. Si rinvengono inoltre, nel testo, gravi omissioni quanto
alla definizione delle funzioni del ministero: omissioni che
saranno forse sanate dai decreti attuativi, ma che sarebbe meglio
fossero colmate già nella legge. In definitiva, l'unica funzione
essenziale attribuita al Ministero della salute è quella per la
prevenzione. Quanto invece alla programmazione sanitaria, e quindi
alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, il
ministero non ha alcuna autonomia. Di fatto, si tratta di un
ministero commissariato dal Ministero dell'economia e delle
finanze. È ovvio, quindi, che le regioni insorgano, denunciando la
lesione della propria autonomia in materia di organizzazione
sanitaria. Dovrebbe essere infatti il sistema stesso della sanità,
e quindi il Ministero della salute insieme alle regioni, a
garantire la sostenibilità finanziaria delle politiche sanitarie,
senza l'ingerenza del Ministero dell'economia e delle finanze.
Diversamente, l'equilibrio di bilanciamento tra le esigenze di
sostenibilità finanziaria e quelle di tutela della salute viene
pregiudicato a favore delle prime. Un Ministero della salute che
abdichi alla supremazia nel proprio settore di competenza
difficilmente potrà conseguire gli obiettivi istituzionali che si
prefigge.
Sesa AMICI (PD), nel richiamare quanto evidenziato
dalla collega Livia Turco, ricorda come all'inizio della
legislatura, quando il Governo ha presentato il provvedimento
sull'organizzazione dei ministeri - prevedendo un numero
inderogabile di rappresentanti - il suo gruppo aveva chiesto di
evitare modifiche in corso d'opera, circostanza che si è invece
verificata poco dopo con la nomina di un nuovo sottosegretario per
l'emergenza rifiuti in Campania.
Il disegno di legge in esame interviene quindi sulle previsioni
della legge finanziaria incrementando il numero dei rappresentanti
del Governo.
Concorda, quindi, pienamente con quanto evidenziato dalla collega
Turco sul fatto che sarebbe stato opportuno prevedere l'istituzione
di un autonomo ministero della salute già dall'avvio della
legislatura.
Richiama quanto evidenziato dal vice ministro Fazio riguardo alla
lettera scritta dal Presidente della Conferenza dei presidenti
delle regioni, Errani, in cui si sottolinea il forte rischio di
un'invasione delle competenze regionali.
Al riguardo, ricorda come la situazione italiana sia particolare e
vada tenuta in considerazione. Nel testo del disegno di legge non
compare più il riferimento alla «programmazione sanitaria» che
attiene al fabbisogno di salute e serve per l'individuazione di
livelli essenziali delle prestazioni omogenei sul territorio mentre
si prevede il concerto con il ministero dell'economia e delle
finanze. Come evidenziato dal presidente Errani, dunque, si
interviene sull'organizzazione sanitaria, di competenza delle
regioni.
Evidenzia come la conseguenza del provvedimento in esame è quella
di fare, di fatto, dell'istituendo Ministero della salute una
struttura tecnica del ministero dell'economia e delle finanze,
prevedendo altresì l'assunzione di personale dirigenziale
e non, intervenendo con una logica che pone la spesa e la
sostenibilità finanziaria come un prius.
Rileva che tale profilo è tanto più grave se si pensa ai dati
drammatici provenienti dalle regioni che sono chiamate ad assumersi
la responsabilità sostanziale del finanziamento della spesa
sanitaria. Il provvedimento in esame inserisce un elemento di
deresponsabilizzazione delle regioni con il rischio di fare passi
indietro senza possibilità di ritorno. Ritiene che, sopratutto su
un tema prioritario quel'è quello della salute, tale manovra non
possa essere consentita.
Ricorda, quindi, per coerenza rispetto a quanto evidenziato in
precedenza, che il suo gruppo aveva più volte auspicato
l'istituzione di un autonomo ministero della salute cui fossero
però attribuite determinate funzioni. Tali profili non sono in
alcun modo recepiti nel testo del disegno di legge governativo che,
se non cambia, porterà il suo gruppo ad esprimere un voto di netta
contrarietà. Ritiene che nel corso dell'iter si potrà
verificare se vi è disponibilità da parte dell'Esecutivo a tenere
conto delle proposte emendative formulate dai vari gruppi.
Altrimenti, si faranno solo passi indietro nel settore della
salute, nonostante i risultati positivi che sono stati conseguiti
con la firma del patto siglato con le regioni.
Sesa AMICI (PD) ritira gli emendamenti presentati dalla deputata Livia Turco, dei quali è cofirmataria, precisando che gli stessi saranno ripresentati in Assemblea. Inoltre sottoscrive e ritira gli emendamenti presentati dai deputati Borghesi, Favia, Mantini e Mosella.
Maurizio TURCO (PD) sottoscrive e ritira gli emendamenti presentati dalla deputata Farina Coscioni, precisando che gli stessi saranno ripresentati in Assemblea.
Maurizio TURCO (PD) segnala che l'articolo 43 del provvedimento presenta profili di dubbia costituzionalità e si riserva di formulare eventualmente una proposta di relazione alternativa a quella della relatrice per richiamare l'attenzione della Commissione di merito su questo problema.
Donato BRUNO, presidente, nel prendere atto di quanto preannunciato dal deputato Turco, ricorda che l'articolo 43 del provvedimento investe la competenza per materia di altra Commissione. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 12.50.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Giovedì 11 febbraio 2010.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.50 alle 12.55.
Maurizio TURCO (PD) rileva che la relazione dell'on.
Calderisi ha mancato di ricordare un punto essenziale, ossia che la
stabilità e la certezza del procedimento elettorale formano oggetto
di una raccomandazione fondamentale del Consiglio d'Europa. Fa
presente che la Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2009 ha
condannato la Bulgaria per aver modificato la legislazione
elettorale soltanto due mesi prima delle elezioni e ha sottolineato
che curare la certezza del diritto relativo alle elezioni è un
dovere dei pubblici poteri. Figurarsi cosa potrà dire la Corte
della situazione italiana, nella quale il Governo interviene con
decreto-legge a operazioni elettorali già iniziate e le regioni
applicano leggi proprie che avrebbero dovuto avere efficacia solo
dalla prossima tornata elettorale perché sono state approvate
troppo recentemente.
Sottolinea come il Governo abbia cercato di imporre con
decreto-legge una interpretazione normativa tesa a eludere
l'esclusione della lista del Popolo della libertà dalle elezioni
nella regione Lazio. È un fatto che le disposizioni del
decreto-legge presentano gravi profili di incostituzionalità. Il
decreto infatti altera l'equilibrio della divisione dei poteri, in
quanto, attraverso di esso, il Governo surrettiziamente riammette
una lista - peraltro di una sola parte politica, quella che
sostiene il Governo stesso - che era stata legittimamente esclusa
dalla competizione elettorale, e in tal modo viola il regolare
svolgimento della competizione elettorale e il principio di
affidamento nella certezza giuridica. La Corte costituzionale nella
sentenza n. 161 del 1995 ha chiaramente indicato come i rischi sul
piano degli equilibri tra i poteri fondamentali sono suscettibili
di assumere connotazioni ancora più gravi nelle ipotesi in cui
l'impiego del decreto-legge possa condurre a com
primere diritti fondamentali, e in particolare diritti politici,
a incidere sulla materia costituzionale, a determinare nei
confronti di soggetti privati situazioni non più reversibili né
sanabili neanche a seguito della perdita di efficacia della
norma.
Rileva poi come il decreto non rechi norme di interpretazione
autentica, bensì del tutto innovative. Al riguardo ricorda che la
giurisprudenza della Corte costituzionale ha messo in luce che ha
carattere interpretativo solo una legge che, salvando il tenore
letterale della disposizione interpretata, ne chiarisce il
significato ovvero privilegia una tra le diverse interpretazioni
possibili. Non è questo il caso del decreto-legge in esame.
L'articolo 9 della legge n. 108 del 1968 è chiaro e inequivocabile
nello stabilire che le liste devono essere presentate alla
cancelleria del tribunale entro le ore 12 del ventinovesimo giorno
antecedente la votazione. La disposizione è chiara sull'orario ed è
chiara nell'indicare nella cancelleria del tribunale il luogo nel
quale si presentano le liste. Non occorre alcuna interpretazione.
Il decreto-legge ne fornisce invece una lettura che di fatto
innova, in quanto estende i requisiti per ritenere assolto l'onere
di presentazione della lista ritenendo sufficiente l'ingresso nei
locali del tribunale anziché in quelli della cancelleria.
Ritiene ancor più clamorosamente evidente il carattere innovativo
del comma 4 dell'articolo 1, che permette la riammissione in
termini di liste escluse, laddove la legge n. 108 non contiene
alcuna forma di estensione del termine di presentazione delle liste
e non può essere interpretata nel modo in cui la interpreta il
decreto-legge.
Rileva che tutto questo sarebbe di per sé sufficiente a provare
l'incostituzionalità del provvedimento, ma, ad abbondanza, può
farsi anche il seguente ragionamento: se anche le norme del
decreto-legge avessero realmente carattere interpretativo, è
innegabile che si tratta di norme a carattere retroattivo, tese
cioè a modificare e riqualificare situazioni già verificatesi.
Anche sulle leggi retroattive, però, la Corte costituzionale ha
avuto modo di effettuare uno scrutino rigoroso. In particolare, con
la sentenza n. 282 del 2005, la Corte ha chiarito che, al di fuori
della materia penale, l'adozione di leggi con efficacia retroattiva
incontra una serie di limiti che attengono, tra l'altro, alla
salvaguardia di fondamentali valori di civiltà giuridica, tra cui
il principio generale di ragionevolezza e di eguaglianza,
l'affidamento legittimo e l'autonomia del potere giudiziario. Il
decreto-legge in esame, invece, viola l'articolo 3 della
Costituzione sia per l'irragionevolezza sia per la disparità di
trattamento che produce, frustrando l'affidamento dei candidati che
avevano già presentato legittimamente le proprie liste e incidendo
sulle funzioni riservate al potere giudiziario, in quanto vanifica
la decisione della Corte d'appello in sede di ufficio elettorale e
vincola i giudici amministrativi a riammettere le liste
legittimamente escluse.
A livello più generale, osserva che va contestata l'idoneità ad
intervenire sulla materia elettorale con decreto-legge. Tale
divieto viene ammesso dalla dottrina dominante, anche se la prassi
conosce vari casi di decreti-legge in materia elettorale e
referendaria. Dalla giurisprudenza della Corte costituzionale al
riguardo, e in particolare dalla sentenza n. 161 del 1995, si
ricava che i decreti-legge non possono intervenire sul voto. Invece
il decreto-legge in esame tocca il cuore del procedimento
elettorale, andando a modificare i requisiti per la presentazione
delle liste a procedimento elettorale già avviato, anzi a termini
per la presentazione delle liste già scaduti.
Da ultimo osserva che i decreti-legge non possono recare norme di
interpretazione autentica. Del resto, quando il legislatore
costituente decise di non usare, all'articolo 77, il termine
decreti e di optare per il termine provvedimenti, lo fece
presumibilmente per specificare che gli atti di urgenza del Governo
avrebbero dovuto contenere prescrizioni a carattere puntuale e
concreto. Secondo questa linea la giurisprudenza ha sempre negato
che i decreti-legge potessero operare un'interpretazione autentica
di norme.
In conclusione, la sua parte politica è ben consapevole della serietà del problema politico determinatosi nel Lazio, ma depreca che il Governo, anziché affrontarlo con una riflessione politica, sia ricorso alla decretazione d'urgenza, creando un problema più grave. In ogni caso, c'è il tempo per una sanatoria e per il rinvio delle elezioni, che sarebbe opportuno anche perché il decreto ha previsto la pubblicazione delle liste solo pochi giorni prima delle elezioni, rendendo ancor più incresciosa la situazione complessiva.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che le ragioni di contrarietà al decreto-legge da lui esposte nel corso dell'esame del relativo disegno di legge di conversione siano valide anche per la proposta di legge in esame, che tende a far salvi gli effetti di un provvedimento incostituzionale e sbagliato. Ancora ieri il relatore sul decreto-legge, deputato Calderisi, ha sostenuto che l'intervento urgente era necessario per sanare alcune presunte violazioni di legge commesse dagli uffici elettorali. Quand'anche però tali violazioni fossero state commesse, si sarebbe dovuto far ricorso agli ordinari mezzi di tutela. L'adozione di un decreto-legge in materia elettorale ad operazioni elettorali già avviate costituisce un precedente grave. In conclusione, ritiene che non sia possibile salvaguardare gli effetti di disposizioni incostituzionali e per questo si opporrà all'approvazione della proposta di legge in esame.
Valentina APREA, presidente, comunica che è stata assegnata alla Commissione la proposta di legge C. 3535 Maurizio Turco ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla vendita del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera». Vertendo su analoga materia, ne propone l'abbinamento alla proposta di legge all'ordine del giorno C. 3363 Bergamini, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del Regolamento.
La Commissione delibera l'abbinamento della proposta di legge C. 3535 Maurizio Turco.
Maurizio TURCO (PD) rileva che il periodo di riferimento della proposta di commissione d'inchiesta debba essere il decennio tra il 1974 e il 1984, sottolineando che quel che accadde nel 1984 fu una riproposizione di quanto accadde nel 1974 e cioè l'espropriazione della proprietà di Angelo Rizzoli. Non è possibile quindi, a suo giudizio, «amputare» l'inchiesta di un periodo fondamentale. Ricorda inoltre che l'11 luglio 1984, come riportato da «La Repubblica» del 12 luglio 1984, si svolse una riunione del consiglio di amministrazione della Rizzoli Editore Spa, nella quale si discusse dell'aumento di capitale da 6 miliardi - dopo la recente svalutazione da 24,4 miliardi, avvenuta con la riduzione del valore delle azioni da 2.780 a 691 lire - a circa 56
Pag. 59miliardi di lire, con un aumento cioè di circa 50 miliardi e che se l'aumento di capitale fu, come probabile da 6 a 56 miliardi, la quota di Angelo Rizzoli venne abbondantemente «annacquata» - come si dice in questi casi - e passò dal 40 per cento al 4 per cento. Da questo e da altri articoli emerge quindi che non si è trattato di una operazione di mercato. Sottolinea inoltre che a prescindere dalla vicenda processuale di Angelo Rizzoli, la commissione d'inchiesta di cui alle proposte di legge in esame non potrà restituire a Angelo Rizzoli né il patrimonio né i ventisei anni del procedimento giudiziario. Evidenzia poi che nella vicenda in oggetto sono coinvolti sia lo IOR che il Banco ambrosiano, dato che le azioni erano state conferite allo IOR e non al Banco ambrosiano. Osserva quindi che non corrisponde al vero che sullo IOR non si può indagare, visto che è possibile farlo con una rogatoria internazionale.
Ricardo Franco LEVI (PD), ricordando che si è
chiamati a discutere l'abbinamento delle due proposte di legge
Bergamini e Turco riguardanti l'istituzione di una Commissione di
inchiesta relativa alla vendita del gruppo Rizzoli-Corriere della
Sera, sottolinea che le due proposte hanno alcune differenze
significative per quello che riguarda l'ambito temporale. Osserva
che la proposta Turco è stata presentata dalla delegazione radicale
che, come è noto, ha un'autonomia politica all'interno del gruppo
parlamentare del Partito democratico, autonomia che ha ampiamente
manifestato nella presentazione della proposta di legge in oggetto
che non riflette la posizione del gruppo parlamentare del Partito
democratico, da lui già illustrata nella seduta precedente. Ritiene
importante fare chiarezza su alcuni punti, in particolare
sull'affermazione inerente l'assoluzione di Angelo Rizzoli in
Cassazione. Al riguardo, sottolinea come tale affermazione sia
destituita di ogni fondamento, in quanto vi è una lunga serie di
sentenze a carico di Angelo Rizzoli in tutti i gradi di giudizio,
nel 1992, nel 1996 e ancora nel 1998, sentenze che ha avuto modo di
illustrare nel dettaglio nel suo precedente intervento e che in
questa sede richiama. Ricorda che in queste sentenze le
responsabilità di Angelo Rizzoli sono state evidenziate con
chiarezza anche per ciò che riguarda la distrazione di fondi. Al
riguardo, la sentenza della Cassazione del 2009 non ha in alcun
modo smentito quanto già giudicato, ma ha soltanto revocato le
decisioni per ciò che riguarda il profilo penale, in quanto il
reato di bancarotta fraudolenta dal 2006 era stato depenalizzato.
Ritiene quindi importante sottolineare il fatto che la citata
sentenza della Cassazione non ha in alcun modo riscritto fatti o
cancellato attribuzioni di responsabilità.
Ritiene quindi che la vicenda in oggetto sia molto chiara e rimane
scritta in documenti finali della magistratura e negli atti
amministrativi delle aziende. Evidenzia inoltre come la vicenda sia
sorta a partire dal 1974, con la decisione «improvvida e
economicamente temeraria e sciagurata» di Andrea Rizzoli di
acquisire ilCorriere della Sera. Al riguardo, ricorda che tale
acquisizione fu finanziata a debito e che successivamente, con la
cattiva gestione, il Corriere delle Sera e il gruppo Rizzoli si
trovarono in tre anni in uno stato di insolvenza e accumularono poi
in soli 3 anni, tra il 1980 e il 1982, 300 miliardi di lire di
perdite. Sottolinea come la cifra per quegli anni fosse enormemente
ingente e che lo sbilancio era dovuto ad un «passo rischiato e
lungo», compiuto da Andrea Rizzoli. Aggiunge inoltre come da quel
momento si creò una dipendenza dei Rizzoli dal sistema bancario e
che i Rizzoli ricorsero a banche non del tutto commendevoli e a
quel mondo affaristico e finanziario rappresentato allora dalla P2
e dal suo entourage. Ritiene inoltre opportuno
sottolineare che la cessione della Rizzoli non si configurò come
un'espropriazione, se per espropriazione si intende la spoliazione
di un bene a prezzi non corrispondenti al valore del bene stesso;
al riguardo, sottolinea che il gruppo Rizzoli come tale, all'epoca
non valeva più nulla e quanto ottenne Angelo Rizzoli, una cifra
ammontante a 10 miliardi in contanti e la
rinuncia alle legittime attese da parte dei creditori, fu
ottenuto proprio per il nome stesso che Rizzoli portava. Ricorda,
inoltre, che la congruità del passaggio al gruppo Gemina fu
commentata dallo stesso Rizzoli in termini positivi. Ricorda
inoltre che tutti i passaggi amministrativi della vicenda recano la
firma di Angelo Rizzoli a partire dalla richiesta di
amministrazione controllata, così come risulta documentato e
controfirmato da Angelo Rizzoli l'ingresso nelle casse sociali
delle somme corrispondenti all'aumento di capitale. Il fatto che
tali somme siano poi uscite dalle casse sociali per finire in conti
esteri riconducibili a Tassan Din e ai suoi amici configura per
l'appunto la distrazione di cui si è occupata la magistratura.
Ritiene pertanto che la Commissione cultura non possa che
verificare i fatti nel modo più corretto; per ciò che riguarda la
Commissione di inchiesta ritiene non vi siano elementi in quanto
tutto è già scritto nelle carte e nei documenti. A tal proposito,
se cultura vuol dire libera ricerca della verità, non dettata da
motivazioni diverse e ultronee, ritiene che la Commissione stessa
nel segno del nome che porta dovrebbe resistere e respingere la
proposta di inchiesta parlamentare in oggetto.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che la Commissione affari costituzionali non possa restare indifferente alla circostanza che la direttiva in questione è scaduta il 24 dicembre scorso, atteso che l'attuazione degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea è un principio di rilevanza costituzionale. Preannuncia inoltre che la sua parte politica segnalerà alle autorità europee come la mancata attuazione della direttiva 2008/115/CE nel termine prescritto sia dovuta ad una deliberata scelta politica del Governo e della maggioranza.
Donato BRUNO, presidente, avverte che sul
provvedimento in esame sono stati presentati due emendamenti a
firma del deputato Maurizio Turco (vedi allegato) che
saranno esaminati nella seduta odierna, così da poter trasmettere
in tempo utile il testo alle Commissioni competenti in sede
consultiva.
Ricorda, infatti, che il provvedimento è iscritto nel calendario
dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 11 aprile prossimo.
La Commissione sarà conseguentemente chiamata a votare il mandato
al relatore a riferire all'Assemblea nella seduta già convocata per
giovedì 7 aprile.
Annagrazia CALABRIA (PdL), relatore, esprime parere contrario sugli emendamenti presentati, osservando che il personale del comparto difesa è eterogeneo e si rischia quindi di determinare sperequazioni ingiustificate tra gli appartenenti al medesimo comparto.
Maurizio TURCO (PD) insiste per la votazione dei suoi emendamenti.
La Commissione, con distinte, votazioni respinge gli emendamenti Maurizio Turco 1.2 e 1.1.
Maurizio TURCO (PD), preannuncia la presentazione di una proposta di legge a sua firma sulla materia in esame e chiede pertanto che essa possa essere abbinata ai provvedimenti in titolo.
Donato BRUNO, presidente, assicura che non appena la proposta di legge del deputato Maurizio Turco sarà assegnata alla Commissione essa sarà valutata dalla presidenza ai fini del suo abbinamento alle proposte di legge in titolo.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che vada approfondita anche la questione della forza marittima dell'Unione europea che, ricorda, fino al mese di aprile del 2010 era sotto il comando italiano.
Maurizio TURCO (PD) preannuncia il proprio intervento.
Maurizio TURCO (PD) ricorda che nella precedente seduta era stata posta la questione dell'organizzazione dei lavori della Commissione relativi alle proposte in titolo. Invita pertanto la presidenza a chiarire quale sia il programma di lavoro, stabilendo un termine per la discussione di carattere generale.
Maurizio TURCO (PD) preannuncia il proprio voto contrario sulla proposta della relatrice. Ritiene infatti che il provvedimento in esame introduca una ingiustificata discriminazione tra le diverse modalità di comunicazione delle quali le persone sorde possono avvalersi. Si tratta, a suo avviso, di una norma manifesto, tra l'altro priva di copertura finanziaria.
Maurizio TURCO (PD) dichiara di condividere l'intervento del deputato Calderisi e suggerisce che, tra le altre soluzioni da studiare, potrebbe esserci quella di ammettere sottoscrizioni trasmesse in via telematica con le garanzie previste per la firma digitale. In ogni caso, ritiene che si debba esonerare dalla raccolta delle sottoscrizioni chi è già presente nelle istituzioni rappresentative.
Maurizio
TURCO (PD) sottolinea come le
proposte in esame riguardino le frontiere interne dell'Unione
europea e non, chiaramente, quelle esterne che sono già chiuse.
Ritiene quindi anch'egli importante sopprimere l'ultimo periodo
della lettera a) delle osservazioni della proposta di
documento presentata, poiché sono molto utili anche le visite senza
preavviso.
Con tali precisazioni, preannuncia il voto favorevole sulla
proposta di documento presentata.
Maurizio TURCO (PD) ricorda che la codecisione non riguarda il singolo Stato membro.
Maurizio
TURCO (PD) ricorda che lo scopo
delle proposte in esame è quello di garantire la trasparenza e la
correttezza della competizione elettorale, prevenendo la
commissione di reati. Quanto ai partiti più piccoli, osserva che la
raccolta delle sottoscrizioni è un istituto ragionevole in quanto
volto a impedire la presentazione di liste senza alcun collegamento
con la realtà del corpo elettorale, tuttavia questo scopo sarebbe
raggiunto anche se il numero di firme da raccogliere fosse molto
più basso. Fa presente che in Inghilterra sono sufficienti le
sottoscrizioni di 18 elettori per presentare una candidatura. La
previsione di un numero di sottoscrizioni sproporzionato fa sì che
anziché servire allo scopo per cui è pensato, l'istituto della
raccolta delle sottoscrizioni per le candidature si trasformi in
strumento per conservare gli equilibri politici sfavorendo le forze
politiche nuove.
Ritiene comunque che le forze politiche già presenti negli organi
rappresentativi dovrebbero essere sempre esentate dalla raccolta
delle firme in quanto hanno già provato il proprio collegamento col
corpo elettorale. Giudica infine impraticabile la proposta del
deputato Calderisi, recepita dal relatore nel testo base, di
anticipare il termine per la presentazione delle liste rispetto al
termine per il deposito delle sottoscrizioni, in quanto in questo
modo si rischia di comprimere enormemente il tempo per la raccolta
delle firme.
Maurizio TURCO (PD) si sofferma sugli identici emendamenti Ciccanti 8.4, Favia 8.5 e Marinello 8.6, che dispongono una
Pag. 23proroga con riguardo al mandato dei COCER. Auspica che tale
modifica non venga accolta, essendo la terza volta che viene
presentato e finora sono state addotte motivazioni strumentali per
approvarla. Illustra quindi gli emendamenti Beltrandi 28.7 e 28.8,
che riguardano la convenzione tra il Ministero dello sviluppo
economico e il Centro di produzione s.p.a., titolare dell'emittente
Radio radicale. Ricorda che Radio radicale, ai sensi della legge n.
230 del 1990, è l'unica emittente radiofonica riconosciuta quale
impresa radiofonica privata che svolge attività di informazione di
interesse generale. Rileva quindi che è l'unica emittente ad
essersi aggiudicata, tramite una gara pubblica nel 1994, le
possibilità di trasmettere le sedute parlamentari.
Ricorda, infatti, che per svolgere tale servizio devono essere
rispettati determinati requisiti. In particolare, è tenuta a
trasmettere nel corso dell'anno almeno il 60 per cento delle sedute
delle due Camere nella fascia oraria che va dalle 8 alle 20.
Evidenzia poi che Radio radicale ha assicurato, a proprie spese
fino agli anni novanta, con continuità questo servizio. Evidenzia
che l'archivio di radio radicale è oggi l'unico esistente per i
lavori parlamentari di un certo periodo e dispone di 684 riunioni
parlamentari, 742 sedute dei Consigli comunali, 1494 giornate
dedicate a congressi e dibattiti organizzati dal partiti politici,
organizzazioni sindacali o associazioni nonché numerosi interventi
e udienze di processi. Sottolinea che gli emendamenti in questione
sono stati elaborati in conformità ad un ordine del giorno sulla
materia, accolto dal Governo nella seduta del 16 dicembre 2011, e
sottoscritto da 361 deputati e 207 senatori.
Ritiene che non sia ipotizzabile un soggetto potenzialmente
concorrente di Radio radicale o i cui programmi sono confrontabili
rispetto al servizio svolto. Ricorda infine che la stessa RAI è
stata più volte richiamata per avere violato la legge ed essere
stata parziale nell'informazione ai cittadini.
Si sofferma, infine, sull'emendamento dei relatori presentato
all'articolo 28 che dispone una proroga di termini per la
definizione di violazioni in materia di affissioni e pubblicità.
Occorre, a suo avviso, prendere atto che si tratta di un'ennesima
proroga con cui si legalizza l'illegalità. Ritiene sia un furto ai
danni dei cittadini e preannuncia il voto contrario, auspicando
comunque che i relatori lo ritirino.
Maurizio TURCO (PD) annuncia il proprio voto contrario sulla proposta emendativa in discussione.
Maurizio TURCO (PD) si associa alle considerazioni svolte dal collega Fiano, sottolineando inoltre come, prorogando il mandato degli attuali organismi di rappresentanza militare (COCER), si sottragga la possibilità per nuovi potenziali soggetti di svolgere tale funzione di rappresentanza. Ricorda, altresì, come vi sia stato un deterioramento per quanto riguarda gli organismi di rappresentanza militare (COCER) nel corso delle proroghe che si sono succedute. Segnala inoltre che gli attuali componenti degli organismi di rappresentanza militare (COCER) sono coloro che fecero ricorso contro quelli che, prima di loro, tentarono di prorogare il loro mandato. Richiama, infine, le interrogazioni da lui presentate con riguardo ad alcuni membri degli organismi di rappresentanza militare (COCER) che hanno certamente molte ragioni per voler continuare a svolgere tali funzioni, ma di certo non quella di voler rappresentare i loro colleghi.
Guido CROSETTO (PdL) non condivide i giudizi espressi dal collega Turco e sottolinea come la discussione non riguardi il valore della rappresentanza. In base alla propria esperienza personale può dire che gli attuali organismi di rappresentanza militare (COCER) sono di alto livello ed assolvono al loro mandato in modo serio. Ricorda come siano stati già prorogati due volte e a breve vi sarà anche la discussione su importanti questioni che riguardano la difesa per la quale è utile che vi siano persone di grande esperienza. Tuttavia, va tenuto conto come sia intervenuto un fatto nuovo, ovvero il parere contrario espresso dal Ministero della difesa sugli emendamenti in discussione. Ricorda che i COCER non sono un'organizzazione sindacale quanto piuttosto un'associazione che delibera e si rivolge di conseguenza al Ministro della difesa, il cui parere riguardo agli emendamenti in discussione non è pertanto irrilevante. Alla luce di tali aspetti e ricordato che l'emendamento Marinello 8.6 era condiviso da tutto il gruppo, chiede di accantonare l'esame degli identici emendamenti Ciccanti 8.4, Favia 8.5 e Marinello 8.6.
Pag. 21Maurizio TURCO (PD) prende atto dei pareri espressi sull'emendamento Beltrandi 28.7 e preannuncia la ripresentazione dello stesso in Assemblea. Ribadisce che l'emendamento si fonda su un ordine del giorno accolto dal Governo nella seduta del 16 dicembre 2011, in cui il Governo si impegnava entro il 2011 a prorogare per il triennio 2012-2014 la convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e il Centro di produzione Spa. Sottolinea come ci si trovi di fronte alla prima liberalizzazione attraverso la quale un servizio pubblico è stato assegnato a privati anche poiché la Rai, dal 1990 al 1997, si è rifiutata di farlo nonostante lo imponesse la «legge Mammì». Chiede quindi che il Presidente del Consiglio sia informato della questione. Ritira infine gli emendamenti Beltrandi 28.7 e 28.8 riservandosi di presentarli in Assemblea.
Maurizio TURCO (PD) esprime sorpresa rispetto al parere favorevole espresso dal Governo sull'articolo aggiuntivo 28.030 dei relatori che dispone una proroga di termini per la definizione di violazioni in materia di affissioni e pubblicità. Evidenzia che in tale modo si stanno togliendo alle casse di alcuni comuni entrate certe. Si tratta della settima proroga consecutiva e non comprende per quali ragioni questo Governo debba associare il proprio nome a chi vuole legalizzare ciò che è illegale. Invita quindi il Governo a rivedere il proprio parere.
Pag. 33 Maurizio
TURCO (PD) ritiene opportuno
che la Commissione intervenga sul complesso delle questioni che
investono la materia, evitando di procedere attraverso mere
sanatorie o interventi dettati dalle emergenze. Richiama
l'esigenza, da ultimo emersa, di affrontare in modo strutturale il
tema che attiene alle affissioni dei manifesti elettorali.
Rileva che se il Governo è favorevole a restringere la platea dei
soggetti incaricati dell'autenticazione delle sottoscrizioni delle
liste elettorali non può non tenere conto anche della questione che
attiene al numero di firme necessarie. Ricorda che in altri paesi,
come la Gran Bretagna, sono sufficienti le sottoscrizioni di pochi
elettori, anche solo diciotto, per presentare una candidatura.
Donato BRUNO, presidente, comprende quanto evidenziato dal collega Turco ma ricorda che la Conferenza dei presidenti dei gruppi ha previsto che il provvedimento sia inserito nel programma dei lavori dell'Assemblea per il mese di febbraio prossimo. La Commissione è, quindi, tenuta a programmare i propri lavori in modo da poter riferire in Assemblea in tempo utile. Ciò non toglie che si possa discutere delle questioni che investono la materia sulla base degli emendamenti che saranno presentati.
Maurizio TURCO (PD), chiede preliminarmente di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Marsilio 25.0300 e quindi ringrazia il Governo per avere presentato l'emendamento 28-bis.5, sottolineando Sottolinea come sia sempre mancato il coraggio di rivedere la legislazione elettorale di contorno. Ringrazia il presidente Bruno per avere iniziato a promuovere una revisione dell'articolo 49 della Costituzione ed auspica una revisione generale della materia.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che sia stata sbagliata
l'impostazione di partenza: si trattava di un tema da affrontare
nel suo insieme mentre i presentatori delle proposte di legge hanno
deciso di concentrare l'attenzione su una questione che, pur
essendo certamente sentita, riguarda un profilo specifico.
Per quanto riguarda i temi in discussione, ritiene che chi non è
già presente negli organi elettivi sia tenuto a dimostrare un certo
grado di rappresentatività. Richiama però i sistemi adottati in
altri paesi, in cui sono sufficienti le sottoscrizioni di pochi
elettori per presentare una candidatura; ricorda che in Italia
erano originariamente necessarie solo 50 firme mentre
successivamente vi è stata una progressione continua. Rileva come
sarebbe molto più opportuno un forte innalzamento delle pene per le
autenticazioni fatte con leggerezza anziché un aumento smisurato
del numero delle sottoscrizioni richieste.
Auspica quindi che l'iter dei progetti di legge possa
proseguire.
Maurizio TURCO (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva come vi sia un evidente divorzio tra quanto dichiarano i leader politici sugli organi di stampa e nelle televisioni e l'iter parlamentare del provvedimento in esame. Chiede quindi di definire, nell'ambito dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi, un calendario dei lavori che consenta di giungere in tempi certi all'approvazione di un testo da sottoporre alla discussione dell'Assemblea, come avvenuto in analoghe occasioni.
Donato BRUNO, presidente, tenuto conto di
quanto testé evidenziato dal collega Turco, si riserva di
presentare nella prossima riunione dell'ufficio di presidenza,
integrato dai rappresentati dei gruppi, un calendario dei lavori
della Commissione che consenta di giungere in tempi certi alla
conclusione dell'esame in sede referente dei provvedimenti in
titolo.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito
dell'esame ad altra seduta.
Istituzione della Commissione nazionale per la
promozione e la protezione dei diritti umani.
Testo base C. 4534, approvato dal Senato, C. 1720 Giulietti
e C. 1918 Maran.
(Rinvio del seguito dell'esame).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 10 novembre 2011.
Maurizio TURCO (PD) rileva che, come si evince anche
dai pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva, il
testo elaborato dal Senato ha in alcuni aspetti snaturato
l'istituendo organismo, come inteso negli altri paesi e nelle
organizzazioni internazionali.
Evidenzia quindi l'opportunità di configurare una Commissione
dotata di una struttura leggera, ferma restando l'assoluta
opportunità di procedere alla sua istituzione considerato che,
soprattutto nei momenti di crisi, i primi diritti violati sono
quelli fondamentali.
Ritiene quindi che si possa tenere conto dei rilievi formulati
dalle Commissioni competenti in sede consultiva rivedendo il testo
elaborato dalla Commissione al fine di evitare quegli elementi
pletorici che non ne consentono un efficace funzionamento.
Maurizio TURCO (PD) chiede che sia posto in votazione l'emendamento a sua prima firma 8.23 nonché chiarimenti in ordine alla possibilità che la questione dei sergenti possa essere effettivamente risolta nei tempi già previsti dal Senato senza oneri a carico del bilancio dello Stato e cosa accadrebbe qualora ciò non avvenisse. In particolare, chiede se si procederebbe
Pag. 155in ogni caso alla elezione dei rappresentanti ovvero se verrebbe ulteriormente prorogato il loro mandato, che ha già superato i sei anni rispetto ai tre originariamente previsti. Pur confermando il voto favorevole sulla questione di fiducia che presumibilmente verrà posta dal Governo, conferma la propria contrarietà sulle disposizioni in discussione.
Maurizio TURCO (PD) rileva come ci si trovi di fronte
alla terza violazione consecutiva della legge. Chiede quindi di
accantonare l'emendamento in questione, relativo all'articolo 8, in
attesa che il Governo chiarisca, senza lasciare ombra di dubbio,
che entro il 15 luglio saranno terminate tutte le procedure
previste dall'articolo 8, come modificato dal Senato, per poter
procedere al rinnovo degli organismi in questione, a prescindere
dal resto. Non vorrebbe, infatti, che si utilizzasse il testo della
legge come alibi per un'ulteriore proroga del mandato dei
componenti in carica, che sarebbe assolutamente inaccettabile.
Chiede quindi al Governo di chiarire se è disposto ad impegnarsi ad
indire comunque, e nei tempi previsti, le elezioni per gli organi
di rappresentanza militare.
Maurizio TURCO (PD) si dichiara disponibile a ritirare l'emendamento in questione, riservandosi di presentarlo in Assemblea, auspicando che quanto evidenziato dal collega Crosetto sia poi accolto dal Governo, dandovi piena attuazione. Il collega Crosetto ha infatti chiesto certezza da parte del Governo, ed in particolare del Ministero della difesa, nell'assicurare che entro il termine del 15 luglio siano concluse le operazioni concernenti la rappresentanza militare. Ciò che non deve assolutamente accadere è l'insorgenza di nuovi alibi per ulteriori proroghe dei mandati in essere. Chiede quindi al Governo di chiarire in Assemblea l'impegno a seguire tale impostazione.
Le Commissioni respingono l'emendamento Gidoni 8.3.
Livia TURCO (PD) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmataria.
Il ministro Andrea RICCARDI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2). Premesso poi che su questa materia occorrerebbe a suo avviso un ripensamento organico, ribadisce che il suo impegno è per rilanciare il servizio civile, che considera importante e fondamentale, e per trovare le risorse per permettere le partenze dei volontari selezionati anche nel prossimo anno.
Livia TURCO (PD), replicando, esprime apprezzamento
per l'impegno del ministro per il servizio civile. Rileva come la
situazione da lui ereditata dal precedente Governo sia difficile,
atteso che le risorse per il servizio civile e, in generale, per le
politiche sociali sono state letteralmente «massacrate». Non
condivide la tesi secondo cui la partecipazione al servizio civile
degli stranieri metterebbe in discussione la difesa della Patria,
anche perché si parla di giovani che vivono in Italia da sempre e
di fatto sono giovani italiani. A suo avviso, è invece necessario
coinvolgere questi giovani in questa esperienza fondamentale di
integrazione e di formazione civica.
Conclude auspicando che il Governo sostenga le iniziative regionali
in corso e tenga aperto e vivo il dibattito.
Intervengono i deputati Mario TASSONE (UdCpTP) e Maurizio TURCO (PD).
Maurizio TURCO (PD) ritira l'articolo aggiuntivo 6.06 a sua firma.
Maurizio TURCO (PD) insiste per la votazione dell'emendamento Zamparutti 24.3.
Le Commissioni respingono l'emendamento Zamparutti 24.3.
Maurizio TURCO (PD) rileva come egli non faccia parte
di questa maggioranza ma sostiene il Governo in carica. Sottolinea
come, dopo la recente approvazione delle modifiche costituzionali
da parte della Camera che hanno portato alla definizione del
principio del pareggio di bilancio, il provvedimento in esame non
ne sia il migliore esempio.
Preannuncia quindi il suo voto favorevole sul testo elaborato dalla
Commissione così come su un eventuale maxi emendamento che il
Governo dovesse ritenere di presentare.
Maurizio TURCO (PD) evidenzia come l'osservazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali, recepita con l'emendamento 2-bis.100 della relatrice, annulli di fatto la disposizione dell'articolo 2-bis in materia di accesso alle candidature per le elezioni dei consigli regionali.
Anna Teresa FORMISANO (UdCpTP) ricorda che negli ultimi tempi vi sono stati numerosi ricorsi, in tutto il territorio nazionale, per la limitata presenza del genere femminile negli organi esecutivi delle città e delle province. Per quanto riguarda le regioni, comprende le riserve del deputato Turco, ma fa presente che alcune regioni - tra cui il Lazio e la Campania - si sono dotate di proprie leggi su questa materia e che norme nazionali troppo dettagliate rischierebbero di essere impugnate. A suo avviso, inoltre l'importante è dare un segnale sui comuni, che sono l'ente elettivo più vicino al cittadino.
La Commissione, con distinte votazioni, approva gli emendamenti 2-bis.100 e 2-ter.100 della relatrice.
Maurizio TURCO (PD) rileva come il testo in esame cerchi di spostare altrove la responsabilità che attiene al mancato rispetto della rappresentanza di genere considerato che le responsabilità principali appartengono ai partiti. Ricorda quindi che la I Commissione sta esaminando alcune proposte di legge Costituzionale che intervengono sull'articolo 49 della Costituzione, ponendo un'importante questione di democrazia interna ai partiti. Ritiene quindi che l'atteggiamento dei gruppi rispetto a tali proposte di legge sarà il vero banco di prova.
Maria Piera PASTORE (LNP) concorda su quanto affermato dal collega Turco in merito al fatto che un'adeguata presenza
Pag. 17femminile presso tutte le rappresentanze istituzionali deve
essere in primo luogo assicurata dai partiti. Fa quindi presente
che il suo movimento politico cerca di assicurare il rispetto di
tale principio.
Per quanto riguarda il testo in esame preannuncia - diversamente
dal suo gruppo - il suo voto favorevole al mandato alla relatrice a
riferire in Assemblea, ritenendo comunque positivo il fatto che, in
Commissione come in Assemblea, si discuta di tali questioni.
Maurizio TURCO (PD) ritira i propri emendamenti 91-bis.1 e 91-bis.6, riservandosi di riproporli in Assemblea. Intende tuttavia chiedere al Governo le motivazioni della propria posizione contraria, visto che l'emendamento 91-bis.1 è volto a rispondere ad una procedura di esame in materia di aiuti di Stato aperta dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia, e che l'emendamento 91-bis.6, del quale ugualmente è primo firmatario, ricalca esattamente gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio nel corso dell'esame del provvedimento presso il Senato. Si chiede pertanto cosa motivi oggi l'orientamento del Governo.
Il sottosegretario Claudio DE VINCENTI ribadisce il parere contrario del Governo sugli emendamenti Maurizio Turco 91-bis.1 e 91-bis, valutando equilibrata la formulazione dell'attuale articolo 91-bis.
Maurizio TURCO (PD) sottolinea come sul tema in
discussione vi sia certamente urgenza ma nessuna fretta: si tratta,
infatti, di norme che saranno comunque applicate a partire dalle
prossime elezioni politiche e, quindi, dal 2013.
Ricorda che nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai
rappresentanti dei gruppi, era stato definito un calendario dei
lavori della Commissione per l'esame delle proposte di legge in
titolo. Rileva, peraltro, che la costante assenza del relatore alle
sedute della Commissione dedicate ai provvedimenti in esame rischia
di rallentare i lavori ed invita quindi la presidenza a valutare la
possibilità di sostituirlo. Nei mesi scorsi ci sarebbe infatti
stato tutto il tempo per un dibattito pubblico e vero.
Esprime quindi contrarietà rispetto all'ipotesi di intervenire sul
tema attraverso lo strumento del decreto-legge, come emerso in
questi giorni dagli organi di stampa, così come alla discussione in
sede legislativa, che non consentirebbero a suo avviso di dare ai
cittadini adeguate forme
di pubblicità sui lavori parlamentari e sulle motivazioni di ognuno rispetto all'intervento normativo in esame.
Maurizio TURCO (PD), constatato come il relatore sul provvedimento in esame sia assente anche oggi, rinnova alla presidenza la richiesta già formulata nella seduta di ieri di procedere alla sua sostituzione. Ricorda infatti che la discussione di carattere preliminare si è di fatto esaurita e che la Commissione sta attendendo ormai da tempo di poter discutere sulla proposta di testo unificato che il relatore avrebbe dovuto presentare.
Maurizio TURCO (PD) osserva che la materia della trasparenza dei bilanci dei partiti e del controllo sugli stessi è parte integrante del provvedimento all'esame della Commissione affari costituzionali e che trasfonderla in un emendamento al decreto-legge n. 16 del 2012 comporterà, data l'ampiezza di questo decreto e la ristrettezza dei tempi di conversione residui, che su questo tema non potrà esserci un vero e approfondito dibattito pubblico.
Maurizio TURCO (PD) riconosce la difficoltà del
lavoro del relatore, ma ribadisce che la discussione su questo
provvedimento, tra l'altro previsto in Aula già nel prossimo mese,
è sospesa da tempo perché il relatore non ha presentato la sua
proposta di testo unificato, nonostante l'avesse preparata da
tempo, e sottolinea che su una materia importante e delicata come
quella trattata dai provvedimenti in esame non si può pensare di
concludere tutto all'ultimo momento in modo affrettato.
Quanto alla proposta di legge C. 5123, si limita a rilevare che la
stessa dà per presupposto - come emerge dalla relazione
introduttiva - una cosa che nell'ordinamento italiano non esiste,
vale a dire il finanziamento pubblico dei partiti, e che forse
potrà esistere a seguito della introduzione di una disciplina
attuativa dell'articolo 49 della Costituzione. A suo avviso,
quindi, la proposta C. 5123 dovrebbe essere abbinata alle proposte
in titolo per essere esaminata assieme ad esse, anche perché la
discussione in sede legislativa di un provvedimento che verte su
materia elettorale, anche se di contorno, suscita dubbi di
costituzionalità con riferimento all'articolo 72, ultimo comma,
della Costituzione.
Maurizio TURCO (PD), ricordato che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, riunitosi oggi ha convenuto su un calendario di esame delle proposte di legge relative all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione (C. 244 e abbinate), il quale prevede l'adozione del testo base il 9 maggio e subito dopo la votazione degli emendamenti ad esso riferiti, chiede al presidente di valutare l'opportunità di prevedere tempi più ampi per la discussione di carattere generale sul testo base, prima del passaggio alla fase emendativa. Ritiene infatti essenziale che sul testo base si svolga un ampio dibattito.
Maurizio TURCO (PD) ricorda che la Commissione ha
avviato l'esame delle proposte di legge in titolo nel mese di
aprile 2011. Paventa il rischio che qualsiasi gruppo potrà rinviare
ulteriormente ed indefinitamente l'esame preannunciando la
presentazione di ulteriori proposte di legge sulla materia. Ricorda
infatti che in precedenza era stato fissato un calendario
differente che è stato poi posticipato considerato che dovevano
essere presentate nuove proposte. Sottolinea quindi come il
relatore si trovi di fatto in una situazione che non dipende da
lui.
Ritiene che si stia continuando a procedere, sotto altri profili,
con una fretta eccessiva. Richiama ad esempio i rilievi contenuti
dalla documentazione fornita dagli uffici sulla proposta di legge
C. 5123, che sono di particolare interesse ma che probabilmente i
relatori non hanno fatto in tempo a leggere prima di svolgere la
relazione illustrativa.
Sottolinea come, a suo avviso, l'attuazione dell'articolo 49 della
Costituzione si risolva preliminarmente definendo cos'è un partito
politico, come evidenziato anche dalle audizioni svolte sulla
materia
dalla Commissione. Se non viene infatti definita la cornice, l'iter parlamentare rischia di proseguire all'infinito sulla base di proposte di legge che vengono continuamente preannunciate sulla materia.
Salvatore VASSALLO (PD) si associa ai deputati Turco
e Vanalli. Fa presente che anche dal testo predisposto dal relatore
come contributo ai lavori si ricava che i controlli sui bilanci dei
partiti rientrano nella materia più generale dell'attuazione
dell'articolo 49 della Costituzione, rappresentando il momento
finale di un ragionamento che deve partire dalla definizione di che
cosa siano i partiti politici ed affrontare, oltre al resto, la
questione delle condizioni di accesso dei partiti al finanziamento
pubblico.
Chiede pertanto alla presidenza di rivedere l'organizzazione dei
lavori, anche perché, allo stato, il conferimento del mandato ai
relatori sulla proposta di legge C. 5123 dovrebbe intervenire ben
14 giorni prima del conferimento del mandato al relatore sulle
proposte di legge in titolo, il che è irragionevole e
incomprensibile, anche perché le proposte di legge per l'attuazione
dell'articolo 49 della Costituzione sono già previste nel programma
dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio. Trattandosi,
quindi, di materie oggettivamente intersecate e di calendari di
lavoro paralleli, non si vede la ragione di non discutere i
provvedimenti insieme.
A suo avviso, se la volontà è quella di dare un segnale al
Paese, si rischia in questo modo di mandare un segnale sbagliato,
dal momento che si lascia capire che si è pronti ad approvare una
parte della disciplina che serva al paese su questa materia, mentre
sul resto si vedrà.
Maurizio TURCO (PD) richiama quanto da lui già
evidenziato nella seduta di ieri dedicato al provvedimento in esame
nonché nell'ambito dell'esame delle proposte di legge che recano
l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione.
Rileva che vi è un dato politico da evidenziare: la necessità di
definire un sistema di controlli adeguato non deriva dall'emergenza
del momento quanto piuttosto dai rilievi che, dal 1994, la Corte
dei Conti ha sollecitato, segnalando che la legislazione è carente
sul punto.
L'esigenza di un sistema di controlli è quindi insita nella stessa
legge: il dibattito va pertanto inquadrato correttamente anche per
quanto riguarda il contesto di riferimento e le ragioni della
necessità di un intervento del legislatore. È infatti una questione
che va avanti dal 1994 e riguardo alla quale ci sono delle
responsabilità politiche ben precise.
Maurizio TURCO (PD) si associa al collega Vanalli, chiarendo che nella precedente seduta c’è stato un problema nella trasmissione audio della seduta.
Maurizio
TURCO (PD) prende atto che
l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi,
ha ritenuto di confermare l'irragionevole separazione dell'esame
del provvedimento in titolo rispetto a quelli relativi
all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione (C. 244 e
abbinati) e di estenderla alle proposte di legge in materia di
finanziamento pubblico dei partiti: una decisione con la quale si è
sancita la completa inversione della sequenza Pag.
29logica del ragionamento, che vorrebbe che, prima
che le modalità dei controlli sui loro bilanci, si stabilisse che
cosa sono i partiti e quali le loro fonti di finanziamento.
Ciò premesso, chiede ai relatori di tenere conto di tutti i
rilievi segnalati nella documentazione predisposta dagli uffici in
merito alla proposta di legge in esame e, in particolare, di
formulare proposte volte ad attuare le 16 raccomandazioni contenute
nel rapporto del Gruppo di Stati contro la Corruzione (GRECO)
sull'Italia, nel quale vengono indicate criticità notevoli in
materia di attribuzione di risorse pubbliche ai partiti politici e
dei relativi controlli. Quanto poi alla disposizione che vieta ai
partiti di investire la propria liquidità derivante da risorse
pubbliche in strumenti finanziari diversi dai titoli di Stato
italiani, ricorda ai relatori che essa contrasta con il principio
europeo di libera circolazione dei capitali, nonché con la
giurisprudenza della Corte di giustizia in materia.
Infine, ritiene che i controlli previsti dalla disposizione
transitoria per l'ultima rata dei rimborsi elettorali non ancora
corrisposta dovrebbero essere estesi a tutti i rimborsi successivi
al 2008, in quanto essa fa parte del pacchetto di rimborsi di
questa legislatura, a tal fine si dovrebbero prendere in esame i
bilanci pubblicati dai partiti per verificare se essi siano
veritieri e se le somme erogate a carico del bilancio pubblico
siano state destinate agli usi per i quali sono previste, fermo
restando che è noto a tutti che, come la Corte dei conti ha
segnalato, al di là delle spese documentate nei bilanci, possono
esistere spese molto ingenti non documentate.
Maurizio
TURCO (PD) ricorda che la prima
proposta di legge per l'attuazione dell'articolo 49 della
Costituzione fu presentata nel 1956 da Luigi Sturzo. Sono passati
da allora oltre cinquanta anni senza che si arrivasse a una legge.
È quindi evidente che il dibattito su questa materia è maturo e che
non si vuole arrivare a una legge e non si vuole parlare delle
funzioni dei partiti. La sua parte politica ritiene necessario che
si faccia una volta per tutte chiarezza su questa resistenza di
fondo della politica rispetto a questo argomento.
Per quanto riguarda il relatore, ricorda che la sua assenza non è
di una settimana, ma dura ormai da mesi, che lo stesso ha
presentato una bozza imbarazzante, dalla quale ha preso le distanze
nel momento stesso in cui la presentava, e che ci sarebbe stato il
tempo in questi mesi di svolgere una discussione vera
sull'argomento, mentre invece non si è fatto nulla di concreto.
Preannuncia infine che, se giovedì il relatore sarà nuovamente
assente, rinnoverà alla presidenza la richiesta di sostituirlo.
Maurizio
TURCO (PD), premesso di
condividere l'intervento della deputata Lanzillotta, ribadisce che,
a suo parere, i controlli dovrebbero essere affidati a una sezione
speciale della Corte dei conti.
Rileva quindi che si succedono quasi ogni giorno su queste
materie proposte teoriche del tutto scollegate dalla attualità dei
problemi, che non possono essere risolti senza affrontare la
tematica dell'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione nel
suo complesso. Osserva, ad esempio, che se si definisse un modello
di finanziamento dei partiti basato esclusivamente sui contributi
privati degli iscritti, non avrebbe senso prevedere poi un
controllo pubblico sui bilanci, mentre sarebbe necessario
assicurare agli iscritti il potere di sindacare le scelte degli
organi direttivi in merito all'utilizzo delle risorse del partito.
D'altra parte, se si decide di prevedere anche un finanziamento
pubblico, la funzione di controllo dovrebbe essere affidata, come
già detto, alla Corte dei conti, che è l'organo costituzionalmente
competente in materia di bilanci. Si dovrebbe, tuttavia prevedere
bilanci separati per la parte di contributi che provengono dagli
iscritti e dai sostenitori di un partito e per la parte del
finanziamento pubblico. Ne consegue, ancora una volta, che non è
possibile discutere dei soli controlli sui bilanci dei partiti, ma
occorre invece un ragionamento più ampio sull'attuazione
dell'articolo 49 della Costituzione.
Maurizio
TURCO (PD) nel richiamare
quanto già evidenziato nell'ambito della discussione sulla proposta
di legge C. 5123 Angelino Alfano, Bersani, Casini e altri fa
presente come, a questo punto, sia evidente che l'unico dibattito
che si vuole evitare è quello sulla democrazia interna ai partiti.
Altrimenti non vi è ragione di «spezzettare» tutto e separare il
dibattito su controllo e finanziamento da quello sull'attuazione
dell'articolo 49 della Costituzione. Non si meraviglia se per legge
si vogliono introdurre i partiti di Stato.
Preannuncia che presenterà, come emendamenti, alcune proposte di
modifica «lessicali» volte a prevedere che si faccia riferimento al
tema del «finanziamento pubblico» e non più del «rimborso», per
un'esigenza di chiarezza nei confronti dei cittadini, oltre che una
proposta di legge per l'abrogazione dell'articolo 49 della
Costituzione.
Ritiene infatti incongrue le decisioni della Conferenza dei
presidenti dei gruppi ed evidenzia come vi sia una forte differenza
tra le affermazioni fatte sugli organi di stampa e ciò che si
compie realmente. Rileva come, alla fine, si farà in modo di far
emergere sugli organi di stampa che si tagliano i finanziamenti ai
partiti ma occorre vedere cosa realmente sarà fatto.
Chiede quindi che nell'ambito dell'ufficio di presidenza,
integrato dai rappresentanti dei gruppi, si tenga conto del
calendario già deciso con riguardo all'esame delle proposte di
legge in titolo.
Maurizio TURCO (PD) rileva tuttavia che il tema del finanziamento dei partiti politici è strettamente legato al modello di partito.
Maurizio
TURCO (PD), condivide quanto
affermato dall'onorevole Amici.
Riguardo a quanto esposto in sintesi dal relatore sul contenuto
del testo unificato in via di predisposizione, ritiene che
Pag. 6l'adozione di un sistema analogo a
quello tedesco richieda un adeguato momento di riflessione.
Sul termine per gli emendamenti e sul loro esame chiede che sia
mantenuto quanto già stabilito. Si era infatti convenuto di dare ai
deputati almeno ventiquattro ore dall'adozione del testo base per
la presentazione degli emendamenti e di dedicare due sedute al loro
esame.
Maurizio
TURCO (PD), ritiene che
l'articolato sia molto chiaro nella sua impostazione che, peraltro,
non condivide.
Ringrazia preliminarmente il Presidente per aver permesso un
ampio dibattito sul tema all'ordine del giorno e per aver anche
permesso la distribuzione del rapporto del GRECO (Group of
States against corruption). Questo rapporto è infatti
incentrato sul tema delle politiche contro la corruzione, ma anche
sul tema della trasparenza e del finanziamento ai partiti politici.
Ricorda che l'adesione dell'Italia al GRECO è nata sulla base di
una battaglia del partito radicale e su un intervento determinante
dell'allora presidente del Consiglio Prodi.
Passando all'esame del testo emerge prima di tutto un problema di
fondo. Si parla di partiti senza definirli e questo dimostra la
necessità di affrontare prima la disciplina di attuazione
dell'articolo 49 della Costituzione e la risoluzione del problema
della democrazia interna ai partiti, come da lui indicato in più
occasioni, e poi la regolazione del finanziamento e del controllo
dei bilanci dei partiti medesimi.
Non condivide assolutamente la previsione che il contributo
pubblico sia dato ai partiti per la loro attività politica. Ritiene
che si tratti di una loro parastatalizzazione. Non comprende poi
l'esclusione dei partiti che vogliano svolgere la loro attività
politica senza presentarsi alle elezioni, senza
istituzionalizzarsi.
A suo avviso l'impostazione dovrebbe essere quella anglosassone,
posizione questa già di eminenti esponenti liberali e
cattolico-liberali, come Salvemini e Sturzo.
Suggerisce di evitare le parole «contributi» e «rimborsi» e di
parlare esplicitamente di «finanziamenti» come è ben chiaro
dall'impianto del testo.
Condivide quanto detto dalla collega Lanzillotta in ordine
all'introduzione di sgravi fiscali e postali per i partiti e
ritiene che soprattutto vada regolamentato l'accesso alla
televisione. È infatti il furto della libertà di informazione il
vero furto che si sta perpetrando ai danni dei cittadini.
Sulle detrazioni ritiene che il sistema vada equiparato a quello
delle ONLUS e delle associazioni di volontariato. Il tetto di
10.000 euro non è, a suo avviso, un tetto popolare, equivalendo
allo stipendio annuo di molti cittadini.
Sull'articolo 5 la sua posizione è quella espressa già da Sturzo:
è la Corte dei conti il luogo deputato dalla Costituzione per il
controllo.
Conviene che il tetto di spesa previsto per il Parlamento europeo
vada esteso a tutte le elezioni e che, in caso di collegi
uninominali, il contributo vada all'eletto e non al partito.
Pag. 63
Conclude osservando come nel testo manchi la previsione di quali
finanziamenti non possano prendere i partiti. Al proposito
preannuncia la presentazione di un emendamento che ricalca la
proposta presentata già da Sturzo nel 1958 nel senso del divieto
per qualsiasi ente o per qualsiasi persona nominata a una carica
pubblica di versare soldi ai partiti, vale a dire, nel caso di
persone, a coloro che li hanno nominati.
Maurizio TURCO (PD) ricorda che il seguito della discussione dipende dalla presentazione di un testo da parte del relatore. Rilevato quindi che il relatore è nuovamente assente e che era assente Pag. 67anche durante la discussione delle proposte di legge in materia di controllo dei bilanci dei partiti (C. 4826), che presentano un indubbio legame con le proposte di legge in titolo, esprime forti dubbi sulla possibilità che il relatore presenti domani una proposta di testo unificato. Preannuncia che, in questo caso, ne chiederà nuovamente la sostituzione, trattandosi di figura evidentemente inadeguata al compito.
Maurizio TURCO (PD) chiede alla presidenza di poter disporre di un lasso di tempo per la predisposizione dei subemendamenti, evitando la concomitanza con la seduta della Commissione.
Donato BRUNO, presidente, tenuto conto della richiesta testé formulata dal collega Turco, sospende brevemente la seduta.
La seduta sospesa alle 9.10 è ripresa alle 9.35.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che la motivazione dei relatori sul proprio articolo aggiuntivo 01.01, così come su altri emendamenti presentati dalla collega Amici al fine di valorizzare il principio della rappresentanza di genere, non possa limitarsi a fare riferimento all'opportunità che il tema sia affrontato nell'ambito dell'esame delle proposte di legge di attuazione dell'articolo 49 della Costituzione (C. 244 e abbinate).
Maurizio
TURCO (PD), dichiara di non
ritirare i trenta emendamenti di cui è firmatario. Non ritiene in
questo modo di intralciare i lavori della Commissione, il cui
dovere è quello di esaminare gli emendamenti.
L'impianto delle sue proposte emendative parte dall'articolo 49
della Costituzione e dalla necessità di una sua attuazione. Il
problema vero sono infatti a suo avviso le riforme da attuare e che
non si vogliono fare, come quella legata alla disciplina dei
partiti politici. La controprova è fornita dal parere dei relatori,
che per esprimere il parere contrario hanno richiamato l'estraneità
alla materia trattata di qualsiasi aspetto riguardante la
disciplina dei partiti. Questa legge andava discussa dopo aver
disciplinato, con la legge di attuazione dell'articolo 49, i
partiti realmente democratici. Dopo la sua approvazione, invece,
avremo dei partiti di stato, centralizzati, in cui la dimensione
locale viene azzerata.
Non è stata accettata l'impostazione di alcune proposte
emendative di prevedere servizi e sgravi, perché la partitocrazia
conosce solo il denaro.
Invita la maggioranza a fare presto ad approvare la legge, sia
alla Camera che al Senato, in modo che già dal 1o
ottobre il suo partito possa iniziare la raccolta delle firme per
il referendum abrogativo, per fare in modo che i cittadini si
esprimano ancora una volta contro il finanziamento dei partiti.
Osserva che la proposta di legge all'esame non è prevista dal
programma del Governo Monti e non fa quindi parte di quelle misure
impopolari ma necessarie per fronteggiare la crisi economica ma
nasce dall'iniziativa di tre partiti. È rilevante poi l'entità del
danno politico che questa proposta ha arrecato al dibattito
democratico, dal quale è stato espulso ogni argomento, ad eccezione
del denaro.
Si dichiara in assoluto non contrario a rimborsi ma non per
partiti le cui decisioni sono prese da un numero esiguo di
persone.
Rileva inoltre come il controllo dei mezzi di informazione sia
dimostrato dai titoli di molti organi di stampa che parlano di
riduzione del rimborso e non di reintroduzione del finanziamento
pubblico. Gli stessi relatori hanno espresso parere contrario a un
emendamento a sua firma finalizzato a dare ai cittadini spazi
informativi per decidere quali partiti finanziare colo loro
contributo. La conclusione è che non si vuole attuare l'articolo
Pag. 2249 della
Costituzione e non si vogliono dare ai cittadini dei partiti
democratici.
Maurizio
TURCO (PD), intervenendo con
riguardo al proprio articolo aggiuntivo 01.01 e preso atto del
parere contrario espresso dai relatori, fa presente che nella
riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti
dei gruppi, chiederà che sia inserito nel programma dei lavori
della Commissione l'esame della propria proposta di legge, già
presentata nella scorsa legislatura, di attuazione dell'articolo 39
della Costituzione.
Sottolinea come la disposizione da lui proposta sia ciò che manca
a questa legge: nel testo non viene infatti chiarito cosa s'intenda
per partiti politici mentre con l'articolo aggiuntivo in questione
si individua proprio la loro natura giuridica. Al contempo, si
stabilisce che lo statuto di ogni partito politico debba, tra
l'altro, indicare le modalità per assicurare che negli organi
collegiali nessun genere sia rappresentato in misura superiore a
due terzi, come proposto da altri emendamenti presentati. Rileva
quindi come nel proprio articolo aggiuntivo vi siano le risposte
alle questioni sollevate ma che di fatto non si vogliono
affrontare. Ricorda oltretutto che il contenuto dell'articolo
aggiuntivo 01.01 è analogo a quello della proposta di legge C. 506
Castagnetti recante attuazione dell'articolo 49 della
Costituzione.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 1.11 volto a togliere finalmente il velo dell'ipocrisia sulla materia in discussione, facendo espressamente riferimento al termine «finanziamenti» anziché a quello di «contributi».
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 1.11.
Maurizio TURCO (PD) illustra il suo emendamento 1.26, che prevede che, per le elezioni dal 2008 al 2011, siano erogati ai partiti rimborsi esclusivamente per le spese effettivamente sostenute e documentate.
Maurizio TURCO (PD) illustra il suo emendamento 1.32, volto a mettere per iscritto in modo chiaro che il provvedimento in esame tratta di finanziamenti pubblici per i partiti.
Donato BRUNO, presidente, avverte che gli identici emendamenti Stracquadanio 2.1, Favia 2.2 e Rubinato 2.3, nonché gli emendamenti Favia 2.4, Cambursano 2.5, Giachetti 2.6 e Maurizio Turco 2.7 sono stati ritirati.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Meroni 2.8 e approva l'emendamento 2.100 dei relatori.
Maurizio TURCO (PD) illustra il suo subemendamento 0.2.101.2, che reca una disciplina volta ad assicurare che il servizio pubblico radiotelevisivo soddisfi il diritto dei cittadini a conoscere per poter deliberare con cognizione di causa in campo politico, nonché per porre a disposizione dei partiti politici, al posto di risorse pubbliche, mezzi e servizi o agevolazioni fiscali o tariffarie.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge il subemendamento Maurizio Turco 0.2.101.2 e approva l'emendamento 2.101 dei relatori, come risultante dai subemendamenti approvati.
Donato BRUNO, presidente, avverte che risultano così preclusi gli emendamenti Zeller 2.13, Moroni 2.14, Vassallo 2.15 Lanzillotta 2.21, Iapicca 2.16 e Maurizio Turco 2.17. Avverte inoltre che l'emendamento 2.18 è stato ritirato.
Maurizio TURCO (PD) illustra il suo emendamento 2.19.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 2.19.
Maurizio TURCO (PD) illustra il suo emendamento 4.8.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 4.8.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 4.12, volto a sopprimere una previsione del testo unificato che non ritiene in alcun modo condivisibile, in quanto fa riferimento a coloro «che abbiano almeno un rappresentante eletto alla Camera o al Senato o al Parlamento europeo o a un Consiglio regionale».
Pag. 31Maurizio TURCO (PD) ritira il proprio emendamento 4.12, riservandosi di presentarlo ai fini della discussione in Assemblea.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Volpi 4.01.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 5.4.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Maurizio Turco 5.4, approva l'emendamento 5.100 dei relatori e respinge gli emendamenti Maurizio Turco 5.7 e 5.8.
Maurizio TURCO (PD), preso atto del parere dei relatori, ritira il proprio emendamento 5.11. Si sofferma quindi sul proprio emendamento 5.12, ricordando che tale formulazione era contenuta nella proposta Pag. 32Sturzo degli anni Cinquanta. Si prevede che anche i terminali dei partiti abbiano diritto alla propria soggettività: rileva in ogni modo come si trattava di altri tempi e di un'altra politica.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 5.12.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 5.13, con il quale si ritiene necessario specificare quanto, ad avviso dei relatori, sarebbe superfluo. Si precisano infatti una serie di divieti per i partiti, tra cui quelli di accettare i contributi di enti o banche di diritto pubblico o di interesse nazionale.
La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Maurizio Turco 5.13 e 5.14, nonché l'emendamento Favia 5.15.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 5.20, che istituisce presso la Corte dei conti una sezione del controllo sulle associazioni.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 5.20.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 5.24, che stabilisce che il controllo in questione avvenga, da parte della Corte dei conti, secondo le disposizioni previste per il controllo sulla gestione finanziaria degli enti sovvenzionati.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 5.24.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 5.25, che stabilisce sanzioni reali ed effettive anziché quelle «simulate» previste nel testo unificato.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Maurizio Turco 5.25 ed approva l'emendamento 5.101 dei relatori.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 5.46 che amplia l'applicazione della norma agli esercizi finanziari dal 2008 al 2012.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 5.46.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento 8.2 che è rivolto al Governo affinché vengano recepiti i rilievi contenuti, a partire dal 1994, nei referti formulati dal collegio di controllo sulle spese elettorali costituiti presso la Corte dei conti sui consuntivi presentati dai rappresentati di partiti e movimenti politici, liste e gruppi di candidati. In tali referti ci sono infatti ampie illustrazioni, di particolare rilievo, con riguardo all'utilizzo delle risorse pubbliche.
La Commissione respinge l'emendamento Maurizio Turco 8.2.
Maurizio TURCO (PD) illustra il proprio emendamento Tit.1 volto ad eliminare ogni incertezza, anche nel titolo del provvedimento, in merito agli interventi che si stanno assumendo.
La Commissione respinge l'emendamento Tit.1.
Maurizio
TURCO (PD) preannuncia che, pur
nutrendo riserve sul testo presentato dal relatore, voterà a favore
della sua adozione come testo base per permettere alla discussione
di andare avanti.
Riservandosi di proporre emendamenti alla luce di una più attenta
riflessione, si limita a svolgere in questa fase due osservazioni.
In primo luogo rileva che il testo contiene una definizione del
partito politico che di fatto esclude tutta una serie Pag.
36di movimenti che svolgono a pieno titolo attività
politica. Infatti vengono definiti come partiti politici soltanto
quelli che partecipano alle elezioni, laddove è possibile prendere
parte alla vita politica di un Paese senza partecipare alle
elezioni.
Quanto alle elezioni primarie, ritiene che, se si fa la scelta di
prevederle, sia pure in modo facoltativo, occorre poi mettere i
partiti nelle condizioni di svolgerle, ponendo a loro disposizione
locali e personale. Diversamente, è preferibile non affrontare
l'argomento. Osserva inoltre che non si comprende la ragione per la
quale gli statuti dovrebbero essere trasmessi ai Presidenti delle
Camere, e non invece al Ministero dell'interno.
Intervengono, per dichiarazione di voto finale, i deputati Maurizio TURCO (PD), Gianclaudio BRESSA (PD), Beatrice LORENZIN (PdL), Giorgio CONTE (FLpTP) e Mario TASSONE (UdCpTP).
Intervengono, per dichiarazione di voto sull'emendamento 33.200 (nuova formulazione), i deputati Maurizio TURCO (PD), Giuseppe CALDERISI (PdL) e Roberto ZACCARIA (PD), relatore.
La Commissione, con distinte votazioni, approva l'emendamento 33.200 (nuova formulazione) dei relatori e l'articolo 33, come risultante dall'emendamento approvato. Quindi, con votazione nominale finale, approva la proposta di legge C. 4518, approvata dalla 1a Commissione permanente del Senato, nel testo risultante dalle modifiche apportate, autorizzando inoltre Pag. 34la presidenza al coordinamento formale del testo approvato.
La seduta termina alle 14.50.
N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.
COMITATO PERMANENTE PER I PARERI
Mercoledì 30 maggio 2012. — Presidenza del vicepresidente Alessandro NACCARATO.
La seduta comincia alle 17.10.
DL 57/2012: Disposizioni urgenti in materia di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel
settore dei trasporti e delle microimprese.
Nuovo testo C. 5194 Governo.
(Parere alle Commissioni riunite XI e XII).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.
Maurizio
TURCO (PD) rileva come al
Senato sia stata introdotta nel disegno di legge di conversione del
decreto in esame la proroga del termine di scadenza di una delega
legislativa che, come rilevato dall'onorevole Zaccaria nella sua
relazione sull'atto del Governo di riorganizzazione della Croce
Rossa, era in realtà già scaduta. Che sia stato necessario
prorogare ulteriormente il termine della delega è, da una parte, a
suo avviso, la dimostrazione dell'incapacità del Governo di
procedere a una reale riorganizzazione dell'ente. Dall'altra parte,
la modifica approvata al Senato va palesemente in senso contrario a
quanto chiesto al Parlamento dal Presidente della Repubblica, il
quale, nella sua lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente
del Consiglio del 23 febbraio 2012, rifacendosi alla sentenza n. 22
del 2012 della Corte costituzionale, aveva richiamato la necessità
di mantenere il carattere omogeneo dei decreti-legge previsto dalla
Costituzione, anche in sede di conversione. Il Presidente della
Repubblica sottolineava anche che, diversamente, viene limitata una
sua prerogativa, diventando impossibile per lui, entro il termine
costituzionale dei sessanta giorni previsti per la conversione dei
decreti, esercitare, ove lo ritenga necessario, il potere di rinvio
alle Camere.
Sottolinea che si è sanata un'illegalità con un'altra illegalità
e che in questo modo il provvedimento corre il rischio di essere
dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale. A suo giudizio
tale norma non dovrebbe neanche essere considerata e preannuncia la
presentazione di un emendamento soppressivo. Osserva, infine, che
la Commissione Affari costituzionali non può non tenere conto della
citata sentenza della Corte costituzionale.
Maurizio TURCO (PD) prende atto di quanto testè evidenziato dal presidente ma rileva come da parte sua non sia possibile ritirare il proprio emendamento Dis 1.1, considerato che esso incide su una disposizione di cui sono evidenti i profili di incostituzionalità.
Donato BRUNO, presidente, avverte che sono stati ritirati tutti gli emendamenti e articoli aggiuntivi presentati, ad eccezione dell'emendamento Turco dis. 1.2, che il presentatore insiste perché sia posto in votazione.
Maurizio TURCO (PD), intervenendo per dichiarazione di voto, raccomanda l'approvazione del suo emendamento, volto a sopprimere la proroga della delega legislativa per il riordino della Croce rossa italiana e quindi a sanare quella che ritiene una vera e propria incostituzionalità del testo. Osserva che la Commissione affari costituzionali non può fingere di ignorare un problema che è stato segnalato anche dal Comitato per la legislazione e preannuncia che la sua parte politica, per impedire l'approvazione del comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, sta valutando la presentazione di una pregiudiziale di costituzionalità sul decreto, anche se ne condivide il contenuto. Conclude affermando che con lo schema di decreto attuativo della delega scaduta si sta cercando di «socializzare» i costi del personale della Croce rossa e di privatizzarne gli immobili.
La Commissione respinge l'emendamento Turco dis. 1.2.
Maurizio
TURCO (PD), premesso che non è
sua intenzione semplificare un quadro che appare complesso, osserva
però che esiste già un parametro di riferimento a livello europeo:
si tratta delle retribuzioni dei parlamentari europei, elaborate
dal Parlamento europeo dopo cinque anni di lavoro. Era un'esigenza
nata dalla presenza di forti sperequazioni, come quella che vedeva
i parlamentari spagnoli percepire dal proprio Paese una
retribuzione inferiore a quella del proprio assistente al
Parlamento europeo.
Sono sicuramente retribuzioni più alte, anche perché comprendono
già i servizi forniti ai parlamentari europei.
È un parametro inoltre che potrebbe essere applicato anche per
gli alti funzionari dello stato, alla stregua di quanto stabilito
dalla Commissione europea per i propri dirigenti.
Naturalmente, nell'applicare tale parametro retributivo a
parlamentari ed alti funzionari statali italiani, non andrebbero
prese in considerazione le indennità di viaggio e di trasferimento,
queste ultime talaltro non più attuali e legate a un momento
storico passato.
I risultati di tale equiparazione potrebbero portare a suo avviso
ad interessanti risultati come una notevole riduzione della
retribuzione di alcuni alti funzionari.
Esiste quindi un punto di riferimento che potrebbe permettere un
rapido esame del provvedimento. Infatti, pur condividendo l'analisi
svolta dal collega Tassone, ritiene necessario trovare un momento
di sintesi.
Maurizio
TURCO (PD) rileva come lo stato
di immobilismo in cui si trova il Parlamento è il meno rispetto a
quanto avvenuto in questa legislatura. La discussione in corso è, a
suo avviso, più che surreale, trattandosi di una discussione
teoricamente possibile se vi fosse la volontà politica di andare
avanti ma gli interventi illustrativi dei relatori del Partito
democratico e del Popolo delle libertà hanno già chiarito questo
punto.
Ricorda poi come nel mese di giugno la Commissione abbia di fatto
sospeso l'esame, in sede referente, delle proposte di legge di
attuazione dell'articolo 49 della Costituzione sulla democrazia
interna ai partiti, che costituisce, a suo avviso, l'unico antidoto
a quanto avvenuto e a quanto accadrà. Ritiene, infatti, che da
quanto avvenuto finora si possa comprendere facilmente quanto
avverrà.
Ricorda, altresì, che il Presidente della Repubblica ha di
recente invitato il Parlamento ad una riforma del finanziamento dei
partiti, consapevole che una legge è già stata approvata in
proposito ma ritenendo, Pag.
8evidentemente, che quanto finora definito non possa
essere considerato come una soluzione soddisfacente.
Ricorda come prima della pausa estiva si sia discusso a lungo
sull'individuazione di un sistema elettorale in grado di garantire
una maggiore governabilità. Ritiene che andrebbe approfondito
quanto evidenziato dal relatore Bressa in relazione alla Repubblica
di Weimar nonché sui sistemi elettorali che hanno portato alla
presa del potere del fascismo e del nazismo e alla tenuta, per
lungo tempo, di regimi nei paesi dell'Est di Europa. Ciò è avvenuto
nonostante fossero previste elezioni con cadenze periodiche: se ne
desume, dunque, come il voto in sé non costituisce spesso l'unico
elemento democratico per un Paese.
Ricorda poi come il Consiglio d'Europa e la Corte europea dei
diritti dell'uomo abbiano affermato come gli Stati non debbano
modificare il sistema elettorale un anno prima del voto, proprio
per evitare che i cittadini non conoscano come il loro voto
influenzi il sistema complessivo.
È vero che vi è stato in Francia un precedente in tal senso
dell'allora presidente Mitterand che lui stesso non portò di certo
come esempio e dopo il quale intervenne il Consiglio d'Europa.
Ritiene quindi che coloro che hanno voluto la legge elettorale
vigente vogliano, in realtà, mantenerla così com’è ed ogni
eventuale aggiustamento va solo in questa direzione o addirittura
in quella di rafforzare l'impostazione originaria.
Evidenzia, quindi, che se negli ultimi mesi della legislatura il
Parlamento intende dare un valido contributo al Paese è opportuno
che giunga all'approvazione delle proposte di legge di attuazione
degli articoli 39 e 49 della Costituzione. Da’ atto al Presidente
della Commissione, Donato Bruno, di aver consentito che una
discussione sull'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione
fosse avviata dalla Commissione ed invita i gruppi a concluderne
l'esame quanto prima.
Maurizio TURCO (PD) preso atto dell'impegno manifestato dal presidente Bruno di procedere celermente nell’iter del provvedimenti in titolo, concludendo l'esame degli emendamenti entro la prossima settimana, rinuncia a svolgere considerazioni politiche riguardo ai ritardi nell'esame dei provvedimento.
Maurizio TURCO (PD) ricorda che i Testimoni di Geova sono accusati di perseguitare, nel vero senso della parola, quelli che tra loro rinnegano la fede e abbandonano la congregazione. A suo avviso, la Commissione dovrebbe quanto meno riflettere prima di decidere di regolare, in nome della libertà religiosa, i rapporti con una confessione i cui adepti conculcano la libertà religiosa nella misura in cui negano la libertà di abbandonare la confessione.
Mauro LIBÈ (UdCpTP) si associa al deputato Maurizio Turco, del quale condivide le perplessità. Osserva che potrebbe essere utile per la Commissione audire qualche magistrato che si sia occupato di casi di persone che hanno incontrato difficoltà per essere fuoriuscite dalla congregazione dei Testimoni di Geova.
Maria Piera PASTORE (LNP) condivide le perplessità nutrite dai deputati Maurizio Turco e Libè, anche perché i Testimoni di Geova non solo rifiutano le trasfusioni di sangue e i trapianti per sé e per i figli, ma – a quanto le risulta – nascondono talora all'autorità giudiziaria i reati commessi all'interno della congregazione, senza contare che non esercitano il diritto di voto, la quale circostanza è anch'essa degna di attenzione nel momento in cui si valuta un riconoscimento da parte dello Stato.
Maurizio TURCO (PD) con riferimento a quanto testé ricordato dal presidente, fa presente che nel corso dell’iter parlamentare della legge n. 96 del 2012 non vi furono obiezioni riguardo a tale aspetto.
Maurizio TURCO (PD) sottoscrive il subemendamento Raisi 0.2.1.11 e lo ritira alla luce del parere del relatore.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che la Commissione e il Parlamento stiano disperdendo la propria concentrazione, con l'esaminare un numero eccessivo di provvedimenti a fronte di un tempo ormai limitato prima della conclusione della legislatura. Ricorda che provvedimenti importanti all'esame della Commissione sono stati di fatto messi da parte, nonostante fossero ad un buon punto di maturazione, per avviare di corsa l'esame di altri provvedimenti che rischiano a loro volta di non essere approvati in tempo. Sottolinea, tra l'altro, che la discussione sulla riforma della legge elettorale non solo si sta trascinando così a lungo che si rischia di concludere l’iter, ma avviene in totale spregio delle raccomandazioni del Consiglio d'Europa e della Corte europea dei diritti dell'uomo, i quali hanno sottolineato che la legislazione elettorale non deve essere modificata nell'ultimo anno di legislatura. Esprime il timore che discutere di così tanti argomenti importanti sia il segno di una volontà di far sembrare che il Parlamento lavori, mentre in realtà si intendono lasciare le cose come stanno. Conclude sottolineando l'importanza di Pag. 54una rigorosa programmazione dei lavori, che selezioni i temi da affrontare limitandoli a quelli per i quali sussiste una ragionevole possibilità di arrivare ad un risultato concreto prima della conclusione della legislatura, e innanzitutto al progetto di legge di attuazione dell'articolo 49 della Costituzione.
Maurizio
TURCO (PD) interviene in merito
all'emendamento 9.900 del Governo, evidenziando come, per la prima
volta, nella relazione di accompagnamento all'emendamento,
consegnata ai deputati, si sottolineano «gli effetti finanziari
negativi conseguenti al rischio elevato di una procedura di
infrazione comunitaria». Rileva come le procedure di infrazione che
riguardano l'Italia siano in realtà, allo stato, 101 ed il Governo
– se volesse – avrebbe molto da lavorare sotto questo punto di
vista.
Rileva come l'emendamento 9.900 del Governo serva, in realtà,
solo a sanare quanto era stato stabilito nella bozza di regolamento
sulla materia, poi «bocciato» dal Consiglio di Stato.
Ricorda come la Commissione europea ha avviato, nel 2005, una
procedura nei confronti dell'Italia che dovrà ora essere conclusa
sulla base di quanto richiesto dalla Corte di giustizia europea
perché lo Stato italiano, attraverso un proprio funzionario
ministeriale, ha continuato a dire falsità alla Commissione
europea.
Ricorda altresì come nel 2006 l'allora ministro Padoa-Schioppa
abbia dovuto costituire una Commissione per comprendere e rendere
pubbliche le difficoltà applicative della norma sulla materia
mentre, nello stesso tempo, il Ministero affermava che era tutto
chiaro.
Ritiene che l'emendamento presentato dai colleghi Lupi e
Toccafondi ed approvato dalle Commissioni avesse quanto meno il
pregio della chiarezza mentre l'emendamento 9.900 del Governo non
fa altro che continuare la politica ambigua che l'Esecutivo ha
avuto a partire dal 2006.
Maurizio TURCO (PD) preannuncia che voterà contro l'emendamento 9.900 del Governo, sostenendo invece l'emendamento presentato dal collega Lupi ed approvato dalle Commissioni, poiché ritiene che quello sia il modo di affrontare il problema. Ricorda come dal 2006 il Governo italiano non dà risposta alla questione delle esenzioni di quella che è adesso l'IMU. Nella motivazione che accompagna l'emendamento 9.900 del Governo si afferma che il testo proposto è volto ad evitare «gli effetti finanziari negativi conseguenti al rischio elevato di una procedura di infrazione comunitaria». Evidenzia tuttavia come dal 2006 il Governo continua ad affermare il contrario, dicendo alla Commissione europea e al Parlamento che non vi è nessun rischio d'infrazione della normativa dell'Unione europea rispetto agli interventi governativi sulla materia. Oggi si viene invece ad affermare che l'emendamento del collega Lupi comporta un rischio elevato in tal senso. Evidenzia oltretutto come la procedura di infrazione comunitaria non si esaurisce in un solo momento ma è un processo articolato in più fasi e non si può addurre come unico motivo contrario un impatto negativo sulla finanza pubblica, considerato che anche nel caso in cui ci fosse un'effettiva infrazione gli effetti sul bilancio non vi sarebbero prima di cinque anni. Evidenzia quindi come, a suo avviso, le reali motivazioni alla base delle valutazioni del Governo non siano queste ma vi sia solo la volontà di sanare la bozza di regolamento «bocciata» dal Consiglio di Stato per abuso di potere da parte del Ministero. Ribadisce come l'emendamento del collega Lupi poneva la questione in termini chiari, mentre il Governo continua a muoversi in termini ambigui sulla materia.
Maurizio TURCO (PD) ritiene che non sia possibile stabilire per legge dei criteri per l'istituzione delle autorità portuali e, al tempo stesso, prevedere che anche chi non vi rientra viene comunque qualificato come tale per espressa disposizione di legge.
Maurizio TURCO (PD) ricorda come l'esame degli emendamenti presentati al testo unificato elaborato dal relatore dovesse avere luogo circa due mesi fa ma continue assenze del relatore e, da ultimo, del Governo, hanno portato la Commissione a rinviare l'esame degli stessi.
Maurizio TURCO (PD) informa la Commissione di aver scritto al Presidente della Camera per segnalargli una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha accertato la violazione, da parte della Bulgaria, dell'articolo 3 del protocollo addizionale n. 1 in materia di diritto a libere elezioni. Ritiene che la sentenza sia rilevante anche per l'Italia e chiede che possa essere oggetto di una discussione.
Jole SANTELLI, presidente, fa presente che la lettera del deputato Turco è stata inoltrata dal Presidente della Camera alla presidenza della Commissione e che di essa sarà data comunicazione nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.
Maurizio TURCO (PD) sottolinea come la finalità del provvedimento in esame sia quella di stabilire regole per assicurare la democrazia interna dei partiti ed esprime il timore che soffermarsi così lungamente su aspetti non decisivi del testo metta a rischio l'opportunità offerta dal dibattito in corso di dare finalmente attuazione, dopo sessant'anni, all'articolo 49 della Costituzione.
Donato BRUNO, presidente, avverte che in seguito all'approvazione dell'emendamento Pag. 12Calderisi 3.48 (nuova ulteriore nuova formulazione) risultano preclusi gli emendamenti Maurizio Turco 3.2, Favia 3.49 e Bragantini 3.3.
Maurizio TURCO (PD) riferisce che ai cittadini italiani residenti in Belgio è pervenuta nei giorni scorsi una comunicazione del consolato italiano con la quale li si avverte che saranno chiamati a votare nel mese di aprile 2013. Considerato che la data delle elezioni non è stata ancora stabilita formalmente, ritiene che il Governo dovrebbe spiegare l'accaduto in una prossima seduta.
Il sottosegretario Carlo DE STEFANO si riserva di approfondire le questioni segnalate dai deputati Fiano e Turco e di riferire eventualmente alla Commissione.
La seduta termina alle 12.30.
SEDE LEGISLATIVA
Martedì 11 dicembre 2012. — Presidenza del presidente Donato BRUNO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Carlo De Stefano.
La seduta comincia alle 13.05.
Pag. 171Sulla pubblicità dei lavori.
Maurizio TURCO (PD) preannuncia la propria astensione dalle votazioni.
La Commissione, con distinte votazioni, approva gli articoli 1, 2 e 3 del testo base.
Maurizio TURCO (PD) preannuncia la propria astensione dalle votazioni.
La Commissione, con distinte votazioni, approva gli articoli da 1 a 30 della proposta di legge.
Maurizio TURCO (PD) preannuncia la propria astensione dalle votazioni.
La Commissione, con distinte votazioni, approva gli articoli da 1 a 28 della proposta di legge.
Maurizio
TURCO (PD), nel ricordare che
la raccolta delle firme serve a verificare in via preliminare che i
movimenti politici che intendono presentarsi alle elezioni abbiano
un qualche seguito nel corpo elettorale, sottolinea come il numero
delle sottoscrizioni richieste sia di per sé alto – come viene
riconosciuto nella stessa relazione introduttiva, che parla delle
«numerosissime sottoscrizioni richieste dalla legge» – e rimanga
comunque spropositatamente alto anche a seguito dell'adozione del
decreto-legge in esame, che riduce il numero delle firme da
raccogliere, ma non in misura proporzionale alla diminuzione di
tempi della campagna elettorale, costringendo quindi i movimenti
politici ad uno sforzo assai più gravoso di quello richiesto
normalmente.
Rilevato che nella relazione di accompagnamento del disegno di
legge in titolo si legge che «le forze politiche, tenute alla
raccolta delle firme per le prossime consultazioni politiche, non
hanno presumibilmente avviato tale adempimento con il dovuto
anticipo, perché si era in attesa dell'approvazione delle nuove
regole introdotte dalla auspicata riforma del sistema elettorale»,
osserva che tale passaggio mette per tabulas che c'era la
volontà di modificare la legge elettorale alla fine della
legislatura, il che costituisce una aperta violazione dei ripetuti
richiami del Consiglio d'Europa alla elementare regola di
democrazia secondo cui non si può modificare la legge elettorale
nell'ultimo anno della legislatura. Ricorda, ancora, che da ormai
cinque anni non sono assicurati a tutti i movimenti politici gli
spazi di tribuna previsti dalla legge e che il controllo degli
organi deputati è di fatto inesistente.
Nel ricordare come nel 2008, quando si modificò la legge
elettorale all'ultimo momento, si previde l'esonero dalla raccolta
Pag. 33delle
sottoscrizioni per i movimenti politici che fossero presenti in
almeno una Camera con due rappresentanti eletti, esprime l'avviso
che sia incongruo prevedere oggi, con tempi di campagna elettorale
più brevi, una agevolazione soltanto per i partiti e movimenti
politici che alla data di entrata in vigore del decreto siano
costituiti in gruppo parlamentare almeno in una delle Camere e che
quindi abbiano eletto almeno venti deputati o dieci senatori.
Chiede infine di posticipare il termine di presentazione delle
sottoscrizioni e di assicurare nella campagna elettorale la parità
delle condizioni di partenza, evitando il più possibile di
escludere qualcuno dalla competizione elettorale.
Maurizio TURCO (PD) ritiene necessario che siano garantiti tempi adeguati per la presentazione degli emendamenti in Assemblea.
Maurizio TURCO (PD) fa presente che valuterà se ritirare gli emendamenti presentati una volta preso atto dei parere dei relatori su tutte le proposte emendative presentate.
Maurizio TURCO (PD) concorda sull'opportunità di una breve sospensione così da poter svolgere un incontro per cercare di definire un'intesa tra i gruppi.
Maurizio TURCO (PD), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta resa. Ringrazia infatti il rappresentante del Governo per i chiarimenti forniti, ma ritiene che la gestione dell'emergenza migranti di cui all'interrogazione in titolo sia criticabile sotto più aspetti: l'afflusso massiccio di migranti poteva non essere un'emergenza, dal momento che era prevedibile; Pag. 14è stata costituita in fretta, al costo di 2 milioni di euro, una struttura per accogliere i migranti, laddove si sarebbero potute utilizzare strutture già esistenti e disponibili, come la ex base militare di Sigonella; il prefetto responsabile era ad Agrigento.
5-08618 Maurizio Turco: Accesso ispettivo antimafia nel comune di Manduria.
Maurizio TURCO (PD), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta. Prende atto, infatti, che il Governo non ha ancora deciso la data delle elezioni per il rinnovo dell'amministrazione comunale del comune di Manduria, che rischia quindi di restare commissariato ancora per molti mesi.