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1982 08 05 * Notizie Radicali * Ma che bel partito! * Marco Pannella

Questo è l'ultimo numero di NR che giungerà prima del Congresso. Mi pare giusto ed utile ricordare e riesporre, o per la prima volta annotare, nella loro puntualità, incisività, chiarezza, alcune tra le "critiche" più recise e precise che sono state rivolte al Partito, ai responsabili della sua conduzione politica, dal Segretario ai militanti che l'hanno assicurata. Di Valter Vecellio ho trascritto proposizioni e frasi testuali del suo intervento su NR o Il Messaggero. Di Alfredo Barbagallo segretario del comitato delle associazioni del Lazio, presento una mia trascrizione di passi di uno dei suoi interventi al "Congresso" laziale del 17 ottobre; il secondo fra quelli trasmessi da RR. Di Giuseppe Ramadori e di Graziano Laurini – le cui critiche sono da anni meglio conosciute – qualche estratto breve, a titolo delle loro confermate convinzioni.

Non ho risposte da dare in questa sede; lo farò nella mia relazione al Congresso.

Una sola convinzione, mi sia consentito esprimere e ribadire sin da ora. Io sono laico, nulla, quindi, mi costringe o anche mi consente di accettare, per quanto sta in me, di vivere in una setta, per dilaniarmici o dilaniare chicchessia, né da coatto, in una istituzione qualsiasi. Personalmente non riesco a comprendere il senso politico che può avere per qualcuno il sopportare la vita in un partito nefando, o dove le nefandezze sono regola e diritto, potere. Combattere civilmente, e costosamente, contro il sistema dei partiti di regime, la violenza e le violenze neo-naziste nel mondo e nel paese, contro la corruzione imperante, contro lo strazio di legalità e di speranze che si va compiendo, d'accordo. Poiché questo combattere – che non amo – è reso necessario anche a chi importa proporre, non protestare; amare, non odiare; concepire difendere creare vita, democrazia, pace, libertà, giustizia. Ma "combattere" – e perché – "contro" i Vecellio, i Barbagallo, i Ramadori, i Laurini, "Quaderni Radicali", Arnao, o magari gli Spadaccia, gli Stanzani, i Roccella, non mi interessa.

Credo, insomma, fermamente al nostro Statuto, alla nostra regola, nella loro lettera, nel loro spirito. Lo ripeto: esso rappresenta il più prezioso, raro, alto segmento di teoria della prassi, dell'organizzazione, di questi ultimi decenni; il "miracolo" radicale, che c'è e c'è stato non è che il dato del rispetto quasi paranoide di questo pezzo di carta. E il nostro Statuto vuole che ci si unisca, per un anno, fra coloro che ne trovano ragione sociale, ragione comune; fra coloro, quindi, che hanno fiducia che deliberano di essere compagni di un anno, e di una battaglia.

Se si è d'accordo si sta insieme; se no, no. Non ce lo prescrive il medico. Ciascuno ha le sue ragioni. Ciascuno ha la sua moralità. Ciascuno compie (e compia) le sue scelte.

E' possibile che i Barbagallo, i Ramadori, i Laurini, i Vecellio, i compagni anonimi dei seminari di "Quaderni Radicali" in quel ceh hannod i comune abbiano loro ragione, ed io torto. Ma di una cosa sono certo: se ritenessi che il Partito fosse quello che essi denunciano di scorgere o di aver vissuto quest'anno, lo avrei lasciato alla sua sorte: lasciamo i morti seppellire i loro morti. Così non è stato, poiché fortunatamente siamo ben diversi. Ora hanno il dovere di essere coerenti: l'unica alternativa non è quella di tentare di distruggerlo, nella sua nefandezza; il che può anche apparire facile. Ce n'è un'altra, doverosa: si uniscano per combattere tanto male, tante nequizie, tanti errori, tanta intolleranza, tanti tradimenti. E sgombrato il campo da cooptati e da centurioni, da ayatollah feroci e corruttori, da misticizzanti e da clienti, da imbecilli e da maliziosi, da cavalli che digiunano per esser nominati senatori, da non-laici e da iscritti pantofolai e radiofonici, da liquidatori delle battaglie per i diritti civili e logoratori di nonviolenza e referendum, da ultimativi e da filo clericali, da surrettizi utilizzatori del finanziamento pubblico, da oppositori frenetici delle autonomie delle associazioni e dell'associazionismo e di ogni pensiero, lotta, impegno che non sia quello contro-lo-sterminio-per-fame- ecc… , il partito – finalmente – andrà bene e vincerà. Ma quel che mi pare certo è che abbiamo una concezione del Partito, giudizi, volontà, metodi, assolutamente diversi ed opposti. Non posso che prenderne atto. Fare intero credito alle loro parole, ai loro giudizi, alle loro condanne, alla responsabilità e maturità dei loro sentimenti e risentimenti.

Vi sono all'incirca, per usare un "parametro Vecellio" sessanta milioni di italiani che pensano del Partito Radicale del 1982 molto meno male di quanto non dicano alcune centinaia di compagni che si preparano a venire al Congresso di Bologna. Non so quanti degli altri radicali, portati a muoversi quando c'è da combattere gli avversari e molto meno quando c'è da combattere contro dei compagni (ma attenzione: e se ci fosse da difenderli e da difendersi?) verranno. Dalle notizie che abbiamo, per ora, molto pochi. Personalmente attendo il Congresso con piena serenità, anche perché deposta la responsabilità di Segretario, vi sarò senza l'ingombro di certe proclamazioni di fiducia e di stima ormai non più – per fortuna – decentemente proponibili.

Il dovere - che c'è – di ricordarsi e di proclamare (oh! magari, addolorati) che occorre essere amici di Platone ma ancor più della verità, o rigorosi nel comportarsi secondo coscienza, vedrete, sarà più rispettato. Ascrivo anche questo a merito della fatica politica di quest'anno trascorso.

Poteva essere il Congresso della fierezza radicale, della risposta al sistema dei partiti di regime ed alla loro suicida violenza e corruzione, del nuovo assalto alla Bastiglia politica (che quest'anno è stata sul punto d'essere espugnata grazie ad una magnifica battaglia senza precedenti in Europa, come tanta parte dell'Europa, e non solamente, sa) dove sono imprigionate decine di milioni di vite per essere sterminate, della sconfitta dei sondaggi edificati sulla sabbia, della menzogna e della truffa, della salvezza della vita e della qualità della vita qui ed altrove. Può ancora esserlo. Ma c'è anche un altro Congresso possibile, probabile: ed è quello di una setta in cerca di vittime sacrificali, di capi espiatori, guidata dal "cupio dissolvi", nemica di tutti e di se stessa. Questa setta esiste, opera, è forte, contro il Partito qual è stato durante almeno vent'anni. Sono, in questo, perfettamente d'accordo con i nostri accusatori. I fatti diranno da chi è stata composta, nel partito del 1982. E non sono affatto certo che daranno ragione, invece che speculari sorprese, a loro.

Dipende anche da chi verrà, e da chi non verrà (soprattutto a Bologna). Auguri a tutti, compagne, compagni!

M.P.