La legge sui “rimborsi” elettorali è una vera e propria truffa non solo semantica. Ci troviamo infatti di fronte ad una legge imposta dai cittadini attraverso il referendum radicale del 1993. Oggi quindi non si parla più di “finanziamento pubblico ai partiti” ma di “rimborsi elettorali”, ma il referendum non chiedeva di cambiare nome alla legge ma la sua sostanza. E’ successo esattamente l’inverso: oggi il finanziamento pubblico ai partiti chiamato “rimborso” è aumentato del 600%.
E’ evidente che se i partiti solo per le elezioni politiche del 2006 ricevono 500milioni di euro avendone speso poco più di 117 milioni la differenza, quando va bene, è utilizzata per far vivere le strutture di partito. Dico se va bene perché la gestione di questo denaro è ormai nelle mani di una o al massimo pochissime persone che lo utilizzano come meglio credono.
Oggi un partito che raccogliere l’1% alla Camera dei deputati non elegge deputati ma incassa 2milioni e mezzo di euro a prescindere se e quanto ha speso.
Che fare? Noi radicali crediamo che sia necessaria una legge come quella che abbiamo depositato nella scorsa legislatura e che ripresenteremo il primo giorno utile della prossima. Una legge che preveda che i partiti siano retti secondo principi democratici e quindi che il singolo iscritto abbia possibilità di ricorrere qualora i propri diritti siano violati. Per quanto riguarda il rimborso delle spese elettorali proponiamo che sia di massimo un euro per ogni voto raccolto dal partito e per ogni euro la cui spesa sia stata giustificata. Infine proponiamo di sottrarre all’interna corporis di Camera e Senato la gestione dei finanziamenti e di creare una sezione della Corte dei Conti che vigili sui contributi pubblici destinati a soggetti privati singoli od organizzati.
Per quanto riguarda il sostegno ai partiti noi siamo per dei benefit in servizi ma non in denaro. E crediamo che l’autofinanziamento debba essere il principio guida di qualsiasi soggetto organizzato che abbia scopi di rappresentanza e non di rappresentazione. Certamente i partiti ma anche i sindacati e le confessioni religiose tra gli altri. A chi ci obietta che così solo chi ha i soldi potrà fare politica indicandoci l’esempio Berlusconi, per l’ennesima volta è dimostrato che Forza Italia è finanziata dallo Stato. Semmai, attraverso le sue imprese, Berlusconi i soldi li riceve.
D’altronde la stessa Corte dei conti ha molti “dubbi” sull’attuale sistema. E i dubbi della Corte dei Conti non sono riferiti ai massimi sistemi ma a questa massa di denaro che va a finire nelle casse dei partiti, se questo termine ha ancora un senso in questo paese.