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1984 07 04 * La Repubblica * Per passare la mano Rizzoli attende "un'offerta decorosa" * Antonio Ramenghi

MILANO - Nell'ultima assemblea degli azionisti Rizzoli, che ha deliberato l'abbattimento del capitale sociale da 24,4 a 6 miliardi, la proposta del consiglio di amministrazione di aumentare successivamente il capitale da 6 a 127,5 miliardi ha trovato concordi gli azionisti: sia i rappresentanti della Centrale (che ha il 40%) sia il sequestratario delle azioni di Angelo Rizzoli (titolare di un altro 40%) si sono astenuti. Il che, tradotto, significa che entrambi gli azionisti mentre hanno valutato congruo e necessario quell'aumento per far uscire il gruppo editoriale dalla amministrazione controllata, contemporaneamente si sono dichiarati nella impossibilità di effettuare, ciascuno per la sua quota, l'aumento di capitale stesso. Il 10% della Fincoriz di Bruno Tassan Din, su questo argomento, come sugli altri, non ha votato: il sequestratario, l'avvocato Traccanella, non può votare in quanto il voto Fincoriz è inibito in assemblea in base alla legge sull'editoria. E'da questo punto che occorre partire per capire cosa succederà ora, dopo che gli azionisti Rizzoli hanno ufficialmente e per la prima volta dichiarato l'impossibilità a sostenere un aumento di capitale che avrebbe definitivamente risolto i problemi finanziari dell'azienda. L'assemblea degli azionisti, che come si ricorderà ha deciso anche l'azione di responsabilità civile nei confronti di ex amministratori e sindaci (il sequestratario delle azioni di Angelo Rizzoli, l'avvocato Granata, ha votato a favore di questa azione astenendosi invece per quanto riguarda la persona di Rizzoli che tra l'altro ha riconosciuto a proprio debito 11 dei 29 miliardi che mancano nelle casse della società), ha invitato il consiglio di amministrazione a formulare proposte alternative. E'evidente dunque che queste dovranno prevedere un più limitato intervento finanziario degli azionisti e scaricare una parte consistente del fabbisogno finanziario sui creditori, in particolare nelle banche attraverso un consolidamento dei debiti che la Rizzoli ha soprattutto nei confronti del Nuovo Banco Ambrosiano. E'in questa prospettiva che va letto l'interessamento nei confronti della quota detenuta da Angelo Rizzoli da parte di gruppi interessati all'ingresso nel nuovo capitale. Supponendo che l'aumento di capitale richiesto dal nuovo progetto, che verrà messo a punto dal consiglio di amministrazione nei prossimi giorni, sia di 50 miliardi, ecco che chi riuscisse ad acquistare da Angelo Rizzoli il suo 40%, potrebbe poi intervenire nell'aumento di capitale sopportando un onere relativamente modesto. E con il 40% in mano e con l'altro 40% controllato dalla Centrale o dal Nuovo Banco Ambrosiano tramite la conversione di crediti in azioni, i nuovi azionisti potrebbero evidentemente ambire alla gestione del gruppo editoriale non potendo essa essere affidata a istituti di credito in base alle note disposizioni delle autorità monetarie che vietano il possesso stesso di aziende editoriali. Qualche sondaggio nei confronti di Angelo Rizzoli risulta essere stato fatto per esempio dal gruppo di industriali che fa capo al professor Victor Uckmar anche se su questa strada vi è da superare il sequestro predisposto nei confronti delle azioni di Angelo Rizzoli. Quest'ultimo, che è assistito in questa vicenda dagli avvocati Jaeger e Predieri, è disponibile a vendere. "Sono disponibile a una soluzione decorosa", ha detto ieri alla Repubblica Angelo Rizzoli, "che non sia però di tipo espropriativo. Non debbono cioè essere ripetute nei miei confronti quelle scorrerie predatorie che negli anni passati mi hanno di fatto espropriato dell'azienda che porta il mio nome e alla quale la mia famiglia ha sacrificato tutto". Alla domanda se ritiene congrua la valutazione data dalla Centrale al suo 40% e cioè una iscrizione a bilancio per dieci miliardi, Angelo Rizzoli ha risposto: "Si tratta di una valutazione molto prudenziale. Ma non sono quello che pretende l'impossibile. Certamente dieci miliardi per il 40% di una società che chiude il primo semestre '84 con 8,5 miliardi di attivo è decisamente poco. Sono tuttavia disponibile a trovare una soluzione che innanzitutto garantisca il futuro del Gruppo per quel che esso rappresenta nella vita economica e sociale del paese e poi, ma in subordine, che sia tale da chiudere definitivamente le questioni aperte che mi riguardano e che mi sono costate anche la galera. In tutta questa storia molti si sono arricchiti ma questo, è ormai chiaro a tutti, non è il mio caso. Anche l'azione di responsabilità avviata contro ex amministratori e sindaci deve tener conto della diversità della mia posizione".