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1987 06 20 * La Repubblica * Un documento 'ripescato' da Gelli accusa lo IOR e Monsignor Marcinkus * Franco Scottoni

E' stato Licio Gelli, il maestro venerabile della P2 a mettere nei guai lo Ior (Istituto Opere di Religione) e di conseguenza l' arcivescovo Paul Marcinkus e i due uomini chiave della banca vaticana, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel. Il capo della P2 era stato accusato di concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Dalla sua latitanza nel sud America, Gelli ha invitato i suoi due legali, Maurizio Di Pietropaolo e Fabio Dean a recuperare alcuni documenti che in modo inequivocabile stabilivano le responsabilità penali dello Ior in merito alla bancarotta di Roberto Calvi. Né conferme né smentite I due legali riuscirono a venire in possesso di un documento firmato da Mennini e de Strobel e indirizzato al Banco Ambrosiano Andino. Lo scritto (prot. 6772652 su carta intestata dello Ior), in pratica affermava che la società Belatrix che aveva un' esposizione nei confronti del Banco Ambrosiano di 144 milioni di dollari, era di proprietà del Vaticano. Il documento, firmato prima della misteriosa morte del banchiere milanese, trovato impiccato sotto un ponte di Londra, non é stata mai pubblicizzato nella forma dovuta. Anche i magistrati milanesi che hanno emesso i mandati di cattura contro i tre esponenti dello Ior, poco hanno parlato di questa attestazione della banca vaticana. Eppure se lo Ior avesse coperto l' esposizione della società Belatrix, il Banco Ambrosiano avrebbe evitato il fallimento e di conseguenza l' accusa di bancarotta fraudolenta. Il Vaticano che nei mesi scorsi aveva commentato in senso negativo l' emissione dei mandati di cattura nei confronti di Marcinkus, Mennini e de Strobel, non ha voluto né confermare né smentire la notizia secondo la quale il tribunale della Santa Sede avrebbe respinto la richiesta di estradizione dei tre imputati. Su questa decisione sono nate diverse interpretazioni relative alle norme che regolano i rapporti tra la Santa Sede e lo Stato italiano. Alcuni giuristi sostengono che non esistendo un vero e proprio trattato di estradizione si debba applicare la norma secondo la quale chi ha commesso un reato, perseguito come tale anche dalle leggi penali vaticane, debba essere consegnato allo Stato italiano preposto come sede giurisdizionale. In tale senso i magistrati milanesi hanno richiesto l' estradizione dei tre imputati, sostenendo che nel codice di commercio del Regno d' Italia, accettato da Pio XI nel 1929, gli articoli 860, 861 e 862 riguardano, appunto, la bancarotta. Il Vaticano, da parte sua, quando furono resi pubblici i tre mandati di cattura dei magistrati milanesi ricordò in un comunicato che i fatti addebitati a Marcinkus, Mennini e de Strobel nella loro qualità di responsabili dell' Istituto Opere di religione rientravano nell' art.11 del trattato lateranense che esenta gli enti centrali della Chiesa Cattolica da ogni ingerenza dello Stato italiano. Un caso intricato Ora si attende che il tribunale della Santa Sede, costituito da Paolo VI nel 1969, comunichi la sua decisione al governo italiano. Il caso, assai contorto e di difficile interpretazione giuridica, sarà esaminato dalle autorità competenti italiane. Tuttavia non essendoci un trattato di estradizione tra l' Italia e la Santa Sede sarà difficile ottenere l' estradizione dei tre imputati. Marcinkus, Mennini e de Strobel, sono gli imputati chiave dell' inchiesta sul Banco Ambrosiano, una loro assenza dal processo rischia di vanificare la laboriosa attività dei magistrati milanesi, così anche il caso Calvi farà registrare un altro mistero dopo quello della sua tragica fine. Sui mandati di cattura contro i tre dirigenti dello Ior, nei prossimi giorni interverrà anche la Cassazione. La Suprema Corte dovrà pronunciarsi sulla legittimità dei provvedimenti restrittivi in seguito ai ricorsi presentati dai legali di Marcinkus e degli altri due coimputati. In Cassazione sono arrivate le 26 pagine del mandato di cattura firmato dal giudice istruttore di Milano, Antonio Pizzi. Nel documento del magistrato vengono riassunte le attività dello Ior attraverso società apprestate e controllate dalla banca vaticana insieme con Calvi e poi messe a sua disposizione per farvi erogare da consociate estere del Banco ingentissime somme figuranti come normali operazioni bancarie. Nel mandato di cattura si fa riferimento a numerose società dello Ior finanziate da Calvi, in particolare la United Trading Corporation di Panama che a sua volta controllava altre società satellite. Ma come abbiamo accennato, il documento dello Ior, fatto scovare da Gelli, e inviato dai legali del capo della P2 ai magistrati milanesi é la prova più consistente delle esposizioni della banca vaticana nei confronti del Banco Ambrosiano.