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2008 03 04 * Il Sole 24 Ore * Scalata Unipol a Bnl: gli indagati sono 31 * Giuseppe Oddo, Beatrice Rioda

Quella progettata da Unipol su Bnl, nel luglio 2005, fu una scalata occulta. Per i magistrati di Milano, l'operazione fu organizzata dai vertici dell'impresa assicurativa di Legacoop eludendo la legge sull'Opa con «atti di manipolazione » del mercato e con la «diffusione di false notizie concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo dell'azione ordinaria Bnl».

A conclusione delle indagini condotte dal sostituto procuratore di Milano Luigi Orsi, con i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, risultano indagate 31 persone e 14 società. Nel 415 bis notificato ai difensori ritroviamo le menti della scalata: l'ex presidente e l'ex amministratore delegato di Unipol, nell'ordine Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, l'attuale direttore generale Carlo Cimbri e l' allora presidente di Holmo (controllante di Unipol) Pierluigi Stefanini, poi succeduto a Consorte. Nella lista spiccano anche i nomi dei "contropattisti", cui faceva capo il 26,78% di Bnl: da Franceso Gaetano Caltagirone ideatore del contropatto, che si opponeva al patto ufficiale tra Bbva, Generali e Dorint a Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Giulio Grazioli, i fratelli Lonati, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto, tutti immobiliaristi. E accanto a loro ritroviamo Crédit Suisse First Boston, Deutsche Bank e Nomura, le banche che avevano rilevato quel pacco azionario di Bnl in veste di fiduciarie, per trasferirlo a Unipol.

Parte di quel 26,78% fu parcheggiato nella Hopa di Emilio Gnutti, nelle cooperative socie di Holmo (Adriatica, Estense e Nova Coop presieduta da Fabrizio Gillone), nonché nella Talea di Alessandro Ghibellini e nella Sias di Marcellino Gavio, tutti a loro volta indagati. E indagati sono anche Popolare Italiana, il suo ex amministratore delegato Gianpiero Fiorani e il suo ex direttore generale Gianfranco Boni; Carige e il suo presidente, Giovanni Berneschi; Bper e il suo amministratore delegato, Giovanni Leoni; Popolare di Vicenza e il suo numero uno, Giovanni Zonin, con l'allora amministratore delegato Divo Gronchi, oggi direttore generale della stessa banca dopo essere passato per la presidenza di Bpi.

Tutti questi istituti, segretamente, avevano rastrellato con Unipol il 24,128% di Bnl che, con la quota rilevata dal "contropatto", consentiva a Consorte di disporre di circa il 51% della banca già prima dell'annuncio dell'Opa. Consorte, Sacchetti e Cimbri con Fiorani e Boni si legge nel 415 bis «da un lato negoziavano con i contropattisti...l'acquisto delle azioni Bnl da questi detenute nell'ambito di una trattativa che, al 7 luglio 2005, già individuava in Unipol il reale acquirente; dall'altro,non essendo Unipol autorizzata a superare la soglia del 10% (sino al 15 luglio 2005) e del 15% (il 15 luglio) del capitale di Bnl e non avendo i mezzi per lanciare immediatamente e da sola l'Opa totalitaria, prendevano accordi con soggetti disponibili ad intestarsi nell'interesse di Unipol le quote dei contropattisti e che si sarebbero palesate al mercato il 18 luglio 2005». Regista dietro le quinte fu Banca d'Italia: l'ex governatore AntonioFazio e l'ex capo della Vigilanza Francesco Frasca, che Orsi considera addirittura gli istigatori della scalata. Brandendo l' «italianità» delle banche e con il sostegno di Fiorani, Fazio e Frasca avrebbero promosso e assecondato «esecutivamente » l'Opa.Essi si adoperarono perché il controllo di Bnl, da cui il Banco di Bilbao era a un passo, passasse a una società che non disponeva dei requisiti necessari per il buon esito dell'Offerta. Prova ne sia che Bankitalia finì per negare l'autorizzazione a Unipol, nel gennaio 2006, per mancanza dei requisiti prudenziali di adeguatezza patrimoniale.

Ieri il Gip di Milano Clementina Forleo ha consegnato alla Procura i testi delle telefonate che erano intercorse tra alcuni politici (tra cui l'attuale ministro degli Esteri,Massimo D'Alema) e alcuni degli indagati della fallita scalata del 2005. Saranno i pm a decidere se iscrivere i nomi di questi politici nel registro degli indagati, rendendo così utilizzabili le intercettazioni in sede processuale.