Di molte banche minori si erano già occupati. Ora tocca alle grandi. La vigilanza della Banca d'Italia ha alzato il tiro e negli ultimi mesi intensificato l'attività ispettiva, visitando le due grandi banche commerciali Unicredit e Intesa Sanpaolo e la merchant Mediobanca. Alcuni controlli sono ancora in corso, altri sono conclusi e hanno portato a qualche rilievo.
Le aree sotto esame sono quelle da cui sono emerse maggiori criticità negli ultimi tempi: derivati, crediti strutturati, controlli interni. Un modo con cui gli uomini – e le donne: capo della vigilanza è Anna Maria Tarantola, che proprio lunedì porterà alla Bpm le conclusioni di una severa ispezione – di Mario Draghi rispondono alla cangiante complessità dei mercati e degli istituti, e declinano il nuovo corso normativo e culturale che li vede più agili sulle ispezioni, svolte con finalità più "conoscitive" che non quelle passate, sanzionatorie a priori. Ne sarà lieto il ministro Giulio Tremonti, spettatore ma di lusso che ama pronunciare sulla vigilanza lo slogan «Meno sermoni, più ispezioni».
Unicredit è la banca oggetto di più verifiche. A febbraio è finita l'ispezione mirata sugli strumenti derivati, con l'avvio di una procedura sanzionatoria. Già l'anno scorso la Consob aveva multato 34 manager di Unicredit per totali 511mila euro, dopo avere riscontrato carenze nella produzione e distribuzione di derivati nel 2003 e 2004. Il gruppo peraltro ha fatto autocritica in materia, poi ha ridotto (del 20% come valore nozionale a fine 2007) e riqualificato la presenza sui derivati, transando le posizione critiche e adottando un approccio a matrice che campiona la clientela sulle reali esigenze.
C'è però un'altra, recente ispezione a piazza Cordusio che riguarda i controlli interni ed è iniziata in primavera. L'input sarebbe giunto alla vigilanza leggendo alcuni verbali interni. La struttura dei controlli del colosso guidato da Alessandro Profumo è assai articolata: la holding capogruppo ha un suo dipartimento di audit, la controllata Uni-audit si occupa dei controlli sulle altre società italiane, le entità legali estere hanno strutture proprie. Tutti si relazionano ai reparti gestione rischi e compliance (ossia controlli preventivi di legittimità). Alle prime attività cartolari sono seguite audizioni e approfondimenti.
È prematuro prevedere gli esiti ma non sorprenderebbe se l'apparato dei controlli di Unicredit andasse verso una semplificazione, anche per aderire meglio ai criteri di Basilea 2, normativa che punta su una gestione "rotonda", ampia e integrata dei rischi aziendali. Su questo concetto, infatti, Draghi e i suoi insistono pubblicamente, ed è probabile una futura revisione delle varie fonti normative in materia di controlli, per semplificarle e razionalizzarle. Anche per questo le strutture audit delle banche saranno seguite con particolare attenzione.
Intesa Sanpaolo ha ospitato i funzionari di Bankitalia da metà 2007 fino al gennaio scorso. Oggetto della "visita", l'area derivati e gli strutturati di credito (quelli che hanno affossato i bilanci di tante big bank estere con l'apertura dei margini sui tassi). Il gruppo guidato da Corrado Passera, dopo un'ampia nota sul tema nel bilancio 2007, ha dichiarato a fine marzo un saldo perfino positivo tra esposizione indiretta ai subprime (49 milioni) e coperture (77 milioni). Tuttavia, secondo fonti bancarie, la relazione finale che Tarantola ha consegnato a Passera tempo fa non sarebbe stata esente da critiche.
Per Mediobanca, invece, la visita degli ispettori è frutto di attività ordinaria periodica, che mancava nella banca d'affari da otto anni. Un pugno di ispettori si è presentato a fine aprile e stanno analizzando i settori operativi e le strutture di governance e controllo. Si vedrà con che esiti; certo piazzetta Cuccia non dovrebbe temere le aree legate ai crediti strutturati e simili, su cui finora si è distinta per non aver perso un soldo.