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2009 06 23 * "L'Unto del Signore" Rizzoli * La strana alleanza tra Silvio, Carnelutti e Mills: nel segno di Sindona * Ferruccio Pinotti e Udo Gumpel

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-7196.htm

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Nell'occuparsi di David Mills, i magistrati italiani hanno messo l'accento sul fatto che «le compagnie oltremare erano amministrate dalla CMM Corporate Services Limited/Edsaco Limited con l'assistenza dell'avvocato Mills: «Crediamo che il materiale documentario della nostra investigazione debba probabilmente essere trovato sia alla Sceptre House che in possesso di Mr. Mills, nella ditta di Withers dove ora è socio».

Ed è proprio alla CMM che si cela la parte più interessante della storia, quella mai raccontata e che cela soprendenti legami con la figura di Michele Sindona e con la finanza cattolica di matrice andreottiana.

Per capirlo abbiamo investigato sul CMM Corporate Services Limited, lo studio sito al 169/173 di Regent Street (Londra), un snodo cruciale dell'intera vicenda dei fondi neri del Gruppo Fininvest e della creazione della sua galassia off-shore.

Nella bagarre scatenata dagli scandali generati prima dalla scoperta del vasto impero segreto di Silvio Berlusconi e poi dall'imputazione di David Mills, accusato di essere stato corrotto proprio dal Cavaliere, c'è un aspetto che i mass media hanno trascurato, e che è racchiuso in quella sigla: CMM.

Le tre lettere infatti stavano per Carnelutti Mackenzie Mills: Mackenzie è il secondo nome di David Mills e Carnelutti è il nome di un famoso studio legale di cui David Mills è socio a Londra dal 1981, cioè dall'inizio della collaborazione fra Fininvest e l'avvocato inglese.

Il giornalista investigativo inglese John Burnes1 segnala che David McKenzie Mills, «un avvocato d'affari con connessioni nel mondo dell'intelligence», iniziò a rappresentare in Gran Bretagna lo studio Carnelutti nel 1981 e che il suo primo incarico «nel periodo contiguo alla morte di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri», fu proprio l'assistenza, nel Regno Unito, al gruppo Berlusconi.

«Approfittando dei vantaggi offerti dai numerosi possedimenti britannici all'estero, caratterizzati da legislazione off-shore e della deregulation dei servizi finanziari varata nel 1984, Mills creò le offshore shell-companies attraverso le quali Berlusconi avrebbe gestito la Fininvest», scrive Burnes. Il 23 giugno 1996 anche il quotidiano inglese The Independent collegherà la CMM Corporate Service alla galassia off-shore del Cavaliere, imputando allo studio legale la costituzione di cinque società nelle British Virgin Islands2.

Ma chi sono "i Carnelutti" che nel lontano '81 si allearono con Mills per servire al meglio gli interessi dell'Unto del Signore?

Fondato a Venezia alla fine del 1800 dal professor Francesco Carnelutti, uno dei maggiori avvocati e giuristi italiani, scomparso nel 1965, lo studio Carnelutti è oggi guidato dal figlio Tito e dal figlio di Tito (nipote di Carnelutti senior) Alessandro, attraverso gli storici uffici di Roma e Milano, oltre a quelli di Napoli e Parigi.

Professore di diritto commerciale internazionale nella capitale francese, Alessandro Carnelutti è divenuto nel 1999 partner dell'impresa di famiglia, nella sede di Roma. Lo Studio Legale Associato vanta una ampia esperienza in diritto civile, commerciale e amministrativo e una forte specializzazione per quanto riguarda fusioni e acquisizioni, joinT venture, contenzioso e arbitrati, EU e antitrust, bancarotta, assicurazioni, proprietà intellettuale e questioni fiscali.

Ma è Tito Carnelutti, il fondatore dello studio CMM con Mills, il membro delle famiglia che riserva le maggiori sorprese. Vicinissimo a Giulio Andreotti, il suo nome appare già in un libro di Camilla Cederna del 1978 su Giovanni Leone3 in cui si parlava dello scandalo generato nella metà del novembre 1977 dal caso Finabank, la banca ginevrina di Michele Sindona.

I giudici milanesi Urbisci e Viola vennero allora a conoscenza di un traffico di valuta fra Italia e Svizzera, transazioni avviate già tre anni prima dal Banco di Roma che aveva acquisito la gestione della finanziaria del bancarottiere. Erano 500 i nomi degli italiani che detenevano danaro nelle casse della Finabank, eleggendo Sindona a loro investitore di fiducia.

A Mario Barone, amministratore delegato del Banco di Roma, era stata allora (parliamo del luglio '94) consegnata la "lista dei 500", ma quando anni dopo verrà interrogato dai magistrati dirà loro di non ricordare più alcun nominativo. Gli basterà però un mese di carcere per rinfrescarsi la memoria ed iniziare a snocciolare qualche nome; dalla sua collaborazione si inizierà a intravvedere un filo rosso che convoglia nella Finabank grossi nomi di un tipo di finanza che si rifà ai soliti noti ambienti di stampo cattolico-vaticano, ma anche massone-mafioso.

Fra le persone ricordate da Barone infatti compaiono Filippo Micheli (segretario politico democristiano), Flavio Orlandi (massone e segretario amministrativo del Psdi, Licio Gelli (capo della P2), Carmelo Spagnuolo (massone iscritto alla P2, già procuratore generale presso la Corte di Cassazione e Presidente del Tribunale di Roma, fermo sostenitore di Sindona), Anna Bonomi Bolchini (mitica signora della finanza italiana degli anni '70-'80)4.

Le rivelazioni di Barone furono seguite, dopo poco tempo, da quelle altrettanto scottanti di un altro personaggio chiave, Carlo Bordoni, ex braccio destro del finanziere Sindona, che, mentre era detenuto, decise di parlare della Finabank e regalò ai magistrati un'altra fila di nomi di "tutto rispetto", fra i quali compare anche quello di Tito Carnelutti.

Sempre nel libro della Cederna si legge il resoconto di parte del memoriale di Bordoni, attraverso il quale il quadro delle transazioni finanziarie in questione si fa più nitido: Mario Olivero - emerge dalle dichiarazioni del socio del bancarottiere - curava fra le altre, in qualità di amministratore delegato, le operazioni dello Ior, della Dc, di Mauro Leone, dell'altro socio di Sindona Michele Bagnarelli e del famoso avvocato Tito Carnelutti.

Dei collegamenti fra Carnelutti e l'Istituto per le Opere di Religione parla anche N. Tosches in Power on Earth (1986)5. Nella medesima opera, così come in St. Peter's Banker di L. DiFonzo6, sono inoltre evidenziati i legami fra Carnelutti e il principe Massimo Spada, che dagli anni Cinquanta e Sassanta si impone come banchiere dello Ior. Ai vertici della Banca Vaticana e di quaranta grandi società, istituti finanziari e assicurazioni, Spada stringerà stretti rapporti con Michele Sindona che dichiarerà di aver conosciuto già nel lontano nel 19587.

Ma la ragnatela è estesa. Nel suo libro8, Tosches fa anche riferimento ai legami fra Tito Carnelutti e John Mc Caffery. Quest'ultimo, in contatto con Sindona sin dagli anni Sessanta e definito da Sindona stesso «molto vicino all'Opus Dei», è il rappresentante della Hambros Bank in Italia ma è anche un uomo dei servizi segreti inglesi.

Qualche mese prima di morire, Sindona fece un accenno diretto ai suoi rapporti con L'Opus Dei e raccontò «di essere entrato in contatto con membri spagnoli dell'Opus Dei tramite John Mc Caffery, l'ex capo del servizio informazioni britannico per l'Italia, che dopo la seconda guerra mondiale è diventato rappresentante della Hambros Bank9 di Londra nel nostro Paese»10.

David Mills rimarrà "senior partner" della Carnelutti Mackenzie Mills sino al 1995, anno in cui essa verrà rilevata dalla Edsaco Ltd, del gruppo Ubs11. I conti tornano, parlando delle relazioni fra Silvio Berlusconi e un certo tipo di finanza cattolica. Letta in un'ottica un po' diversa, anche la vicenda processuale di David Mills che ha interessato il Cavaliere, riporta ai suoi legami con Santa Madre Chiesa e con le più scottanti vicende economiche che hanno riguardato il Vaticano.


TITO CARNELUTTI E MARINO BASTIANINI: NEL SEGNO DI SINDONA

Tito Carnelutti fu persino presidente di una delle più importanti società di Sindona, la Chesebrough Pounds Italia, e, secondo un rapporto della polizia di Milano, l'ufficio di Sindona era situato allo stesso indirizzo degli uffici di Carnelutti a Roma in via Parigi 11. Significativamente, il complesso sistema di società offshore di Sindona era differenziato in modo analogo al labirinto off-shore che David Mills doveva istituire per Silvio Berlusconi.

Nel 1997 il giornalista Fabio Tamburini scriveva che Mills, parlando bene l'italiano, fungeva proprio da punto di riferimento a Londra per Tito Carnelutti, che anche lui definisce essere stato «per lungo tempo crocevia tra il mondo dell' imprenditoria e il potere romano. Conosceva bene ogni risvolto dell'attività del finanziere Michele Sindona, ha seguito uomini chiave del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, è stato consulente delle famiglie romane più blasonate come i Lefebvre d' Ovidio»12.

Rileggendo attentamente "L'orgia del potere13", il libro inchiesta di Mario Guarino, si nota come, nella cerchia professional-relazionale di Carnelutti, c'è un altro nome a cui è necessario prestare particolare attenzione: a confermare al magistrato Francesco Greco che, nonostante Berlusconi lo negasse contro ogni evidenza, la All Iberian faceva capo proprio al Cavaliere, fu un altro importante legale, l'avvocato Marino Bastianini, partner dei Carnelutti. E proprio la Chesebrough Pounds Italia (Milano) raccoglierà attorno a sé rispettivamente Sindona in qualità di amministratore delegato, Carnelutti come presidente e Bastianini come sindaco.

«Bastianini - ricorda Guarino ricostruendo un importante rete di legami- siede a fianco di Tito Carnelutti nei cda di altre società: Brioschi Istituto biochimico e nell'industria elettronica Retam; di questa è presidente l'avvocato Sergio Carnelutti. A sua volta Tito Carnelutti è nel collegio sindacale della società ippica Razza Dormello Olgiata assieme a Guido Severgnini; e quest'ultimo nella Chesebrough Pounds Italia - presieduta da Tito Carnelutti e amministrata da Sindona - ha il ruolo di Sindaco. Severgnini è all'epoca presidente di Punta Volpe Agricola Industriale, la società di Olbia che anni dopo finirà nel Gruppo Fininvest. Bastianini oggi siede nel cda del Corriere della Sera»14.

Curiose coincidenze, che fanno riflettere su come la vicenda Mills, tramite le connessioni dell'avvocato inglese con l'ex socio in affari Tito Carnelutti, sia da inquadrare in un universo di relazioni molto più ampio e potente di quello che è stato comunemente tratteggiato dai principali mezzi di informazione.