Privacy Policy Cookie Policy Termini e Condizioni

2010 04 03 * La Repubblica * Malta, gli orrori nell'orfanotrofio "E i preti pedofili sono ancora qui" * Davide Carlucci

Alla vigilia della visita del pontefice, la rabbia delle vittime: "Benedetto XVI ci chieda scusa"
Tra il 2001 e il 2009 ben 845 i casi di abusi su minori. E almeno undici religiosi coinvolti

Due settimane fa Lawrence Grech ha implorato aiuto al Vaticano. "Sono cresciuto per vent'anni in un orfanotrofio a Malta. Voglio raccontarvi la mia storia e quella di altre nove vittime di abusi sessuali come me. Lo abbiamo già fatto con le autorità ecclesiastiche maltesi, non è servito a niente". Gli autori delle violenze, spiega, sono quattro. "Uno è fuggito in Italia, gli altri tre hanno ammesso le loro responsabilità alla polizia. Ma la Chiesa qui è molto potente, hanno i migliori avvocati...". Finora Grech non ha ricevuto risposte alla sua mail. Ma continua a sperare: la sua grande occasione è la prima visita di Benedetto XVI nell'arcipelago, prevista per il 17 e il 18 aprile. "Vorrei che prima del suo arrivo il papa riflettesse e chiedesse scusa".

L'appello di Grech, costretto, tredicenne, a farsi toccare dai frati dell'orfanotrofio di Santa Venera o a vestirsi da donna - per non dire dei veri e propri stupri denunciati da altri suoi compagni - arriva dopo i continui rinvii di un processo che si trascina ormai da sette anni. La pedofilia tra i sacerdoti a Malta non è purtroppo una novità: una commissione d'indagine diocesana sul fenomeno calcola che siano 45 i religiosi coinvolti negli ultimi undici anni. Nessuno di loro, però, è stato mai condannato né ha mai scontato un giorno di carcere. E il giudice che presiede la commissione, Victor Colombo Caruana, in un'intervista al Times of Malta ha difeso la linea della Chiesa: "Denunciare i casi alla polizia sarebbe inutile, senza il consenso delle vittime".

Ma quando nel 2003 un assistente sociale scoprì gli orrori nell'orfanotrofio di Grech, la Chiesa maltese tentò di bloccare l'inchiesta, appellandosi a un concordato con il governo che sottrarrebbe i preti alla giurisdizione ordinaria. Il tribunale respinse il ricorso ma assicurò che gli atti sarebbero rimasti segreti. Nessuno ha potuto così leggere i verbali con le confessioni di uno dei frati, Joseph Bonnet: "A Leonard (una delle vittime, ndr) piaceva stare sulle mie gambe... Un giorno eravamo tutti e due nudi... Può darsi che in quel momento io mi sia toccato davanti a lui...". O l'ammissione di Charles Pulis: "La mia camera era come un club, tutti i ragazzini venivano a stare sul mio letto. E da allora è cominciata tra il 1982 e il 1983, la mia debolezza. Questi abusi sessuali sfortunatamente erano molto frequenti". Pulis dice di aver cercato di contenere i suoi impulsi. "Volevo uscirne. Così sono andato a Roma a visitare la Casa dei bambini. E lì mi hanno suggerito di seguire un programma di recupero. La terapia mi ha fatto molto bene, sono diventato sensibile ai bambini vittime di abusi".

Tra gli imputati c'è anche padre Godwin Scelli, sfuggito a un arresto in Canada per altri abusi. Scelli trovò facilmente riparo a Roma e a Malta: l'arcivescovo dell'epoca, pur essendo a conoscenza dei suoi precedenti, lo aveva accolto nella sua diocesi, bollando le notizie su Scelli come "indiscrezioni giornalistiche".

L'agenzia Appogg si è occupata, tra il 2001 e il 2009, di ben 845 casi di abusi, sessuali e non, su minorenni. "Ma se a commetterli sono preti e suore, quasi sempre le denunce restano in parrocchia", accusa Grech. A Gozo, nel villaggio contadino di Nadur, incontriamo un sacerdote sospeso dalla Curia: non può recitare messa in pubblico ma continua a farlo in privato. "Fu la madre di un ragazzo a denunciarmi. Aveva avuto un esaurimento, povera donna...". La gente del paese è con lui: "E' innocente - assicura una fedele - e comunque, chi siamo noi per giudicare?".

È finita con le scuse dell'arcivescovo di Gozo - ma senza nessuna conseguenza penale - anche l'inchiesta interna sul convento di Ghajnsielem, che nel 2008 confermò le accuse sulle sevizie alle quali erano sottoposte le bambine, costrette a ingoiare il loro vomito e frustate con la cinghia sin dagli anni Settanta.

A Gozo, nel capoluogo Victoria, vive anche padre Anthony Mercieca, divenuto famoso, nel 2006 per aver molestato il deputato repubblicano Mark Foley quando era ancora tredicenne. Fu Foley a fare il suo nome dopo essersi dimesso perché accusato, a sua volta, di aver importunato i suoi giovani collaboratori. "Facevamo il bagno nudi e forse una volta lo toccai...", ammise poi Mercieca in un'intervista. Poi si fecero avanti altre due presunte vittime, una delle quali raccontò di essere stato costretto anche a rapporti orali. "Ho negato tutto. E non ho voglia più di resuscitare questi fantasmi, ormai è acqua passata: ho già sofferto molto", taglia corto ora Mercieca, che a Victoria è ancora molto rispettato: una foto che lo ritrae da giovane è in bell'evidenza nella fornitissima - grazie alle sue donazioni - biblioteca della Cattedrale.

In questi giorni molti, a Malta, chiedono verità. Nei forum e nei gruppi Facebook che da tempo chiedono l'istituzione di un registro dei pedofili - da poco approvato dal parlamento maltese - si parla apertamente di "omertà" e si propone una commissione d'indagine come in Irlanda. Ma dal governo fanno sapere: "Non è nella nostra agenda".