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2010 05 28 * Corriere della Sera * Sulla vendita Rizzoli degli anni ' 80 scontro alla Camera * Bocconi Sergio

IL CASO LA REPLICA DELLA BERGAMINI, CHE HA PROMOSSO L'INIZIATIVA:
È NEI POTERI DEL PARLAMENTO, PROCEDURA NORMALE

Proposta una commissione sulla vicenda.
Parlamentari divisi. Levi: grave e inquietante

MILANO - L' istituzione di una commissione parlamentare d' inchiesta sulla vendita del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera e le vicende del periodo 1981-84. La proposta di Deborah Bergamini del Pdl è stata sottoposta ieri all' esame della Commissione cultura. E subito si è aperto lo scontro. Ricardo Franco Levi del Pd ha definito l' iniziativa «grave» e «inquietante», «bugiarda nella ricostruzione dei fatti, gli stessi alla base di una causa avviata da Angelo Rizzoli per ottenere riparazione dalla "spoliazione" di cui lui sarebbe stato allora oggetto». Levi inoltre definisce il passo «un' intimidazione nei confronti del maggiore quotidiano italiano e della sua proprietà». E si chiede se non si tratti di una mossa «temeraria»: «Hanno davvero interesse, maggioranza e governo, a riportare all' attenzione della pubblica opinione la stagione della loggia P2?». Argomenti condivisi da Pierfelice Zazzera (Idv) e Giuseppe Giulietti, deputato del Gruppo Misto. La replica è stata della stessa Bergamini «L' istituzione di una commissione d' inchiesta è un atto conforme alle prerogative del Parlamento: sua finalità è stabilire con il contributo di tutti e in modo trasparente la realtà storica e politica di un evento che ha determinato alcuni equilibri fondanti l' attuale sistema italiano». «Inquietante è il tono minatorio utilizzato da alcuni colleghi della opposizione, che farebbe bene a partecipare in modo responsabile al processo di chiarezza invece di richiamare paure irrazionali di origine oscura». La richiesta della commissione d' inchiesta parte dopo che Angelo Rizzoli notifica nel settembre 2009 un atto di citazione nei confronti di Intesa Sanpaolo, Mittel, Rcs Mediagroup, Edison e Giovanni Arvedi, cioè gli interpreti (o gli «eredi») della vendita della Rizzoli a una cordata (costituita appunto da Gemina, Mittel, Meta e Arvedi), realizzata nell' 84 dal Nuovo banco Ambrosiano guidato da Giovanni Bazoli. Rizzoli chiede un risarcimento di 650 milioni sulla base di quattro considerazioni: il dissesto della Rizzoli era stato causato dal mancato versamento da parte della Centrale, finanziaria dell' Ambrosiano di Roberto Calvi, dell' aumento di capitale deliberato nell' 81; lui era stato dunque ingiustamente rinviato a giudizio e incarcerato per bancarotta fraudolenta; aveva dovuto svendere alla cordata; la Cassazione nel 2009 ha fatto giustizia riconoscendo la sua innocenza. I fatti cominciano nei primi anni Settanta quando i Rizzoli acquistano il Corriere della Sera al termine di un' operazione che si conclude con la società in un equilibrio finanziario a dir poco precario. Rizzoli ottiene, grazie a Licio Gelli e Umberto Ortolani, cioè alla P2, diversi finanziamenti dall' Ambrosiano di Roberto Calvi, anch' egli piduista. Negli anni successivi l' indebitamento cresce e il fallimento del gruppo è evitato da un aumento di capitale studiato con Calvi che fa pervenire le risorse a Rizzoli attraverso lo Ior. Ma la società soffoca ancora sotto i debiti e nell' 80 viene studiata una nuova ricapitalizzazione sotto la regia di "Istituzione", che era poi la P2. Viene elaborato il "pattone", firmato a Roma nel settembre 1980 da Angelo Rizzoli, Gelli, Calvi, Ortolani e Tassan Din. L' operazione viene realizzata nel maggio ' 81 e la Centrale acquista ufficialmente il 40% della Rizzoli, mentre di fatto sottoscrive l' intero aumento. Questa è la Rizzoli che il Nuovo banco Ambrosiano eredita nell' agosto ' 82 con il passaggio degli asset dal Banco di Calvi in liquidazione. Una casa editrice ancora in dissesto ed è lo stesso Rizzoli (anch' egli piduista) a chiedere poco dopo l' ammissione alla procedura di amministrazione controllata. Commissario giudiziale sarà Luigi Guatri mentre nel corso della procedura presidenti delle due capogruppo saranno Carlo Scognamiglio (che si è dimesso nell' 83), Roberto Poli e Angelo Provasoli. Un anno però non basta per tornare in bonis e, grazie alle rinunce agli interessi da parte delle banche, e in primo luogo del massimo creditore, il Nuovo Ambrosiano, viene concessa una proroga di 12 mesi. Nel frattempo il gruppo è in vendita ma non si trovano compratori. E Rizzoli viene arrestato per bancarotta fraudolenta: sarà riconosciuto colpevole in primo e secondo grado per aver «occultato, dissipato o distratto» oltre 85 miliardi. La Cassazione nel 2009 non entra nel merito ma prende atto dell' abrogazione dell' istituto di amministrazione controllata e revoca la condanna per «abolitio criminis». Il 19 gennaio 2010 poi la Corte d' Appello civile di Roma condanna Rizzoli per condotte distrattive a danno di Cineriz. Il fallimento viene ancora evitato con la vendita alla cordata Gemina nell' ottobre ' 84. Rizzoli, che realizza 10 miliardi cedendo i diritti d' opzione e la quota residua, promuoverà poi giudizio per «illecita cessione». Tutto si conclude con il rigetto della domanda e l' accertamento della congruità del prezzo e del dissesto della società. L' editore viene poi condannato nel ' 98 a risarcire i danni a Bazoli, che lo cita per le dichiarazioni diffamatorie. Rizzoli chiede anche scusa. Ma torna in tribunale. E ora il Pdl chiede la commissione d' inchiesta.