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2010 06 19 * La voce delle voci * La scia di sangue del caso Calvi * Antonella Beccaria

In attesa di leggere le motivazioni che lo scorso 7 maggio hanno assolto per la seconda volta gli imputati (Flavio Carboni, Pippo Calo' ed Ernesto Diotallevi) per l'omicidio Roberto Calvi, impiccato sotto il ponte dei Frati Neri di Londra il 18 giugno 1982, esiste una serie di delitti collegati - e per lo piu' irrisolti - che hanno accompagnato la vicenda giudiziaria legata all'eliminazione del presidente del Banco Ambrosiano.

Partiamo con Sergio Vaccari Agelli, indicato come una delle ultime persone a vedere vivo Calvi: insieme - raccontano alcuni rapporti della guardia di finanza di Trieste - avrebbero partecipato all'ultima cena del banchiere. Figlio di tipografi milanesi, Vaccari viveva a Londra e ufficialmente faceva il mercante d'arte. D'indole violenta e politicamente orientato a destra, di fatto, pero', trafficava in opere d'arte rubate, droga e pornografia.
A parlarne fu un confidente triestino delle fiamme gialle, Elio Paoli, la “fonte Podgora”, poi ritenuto inattendibile - tra le proteste della pubblica accusa - dalla seconda sezione della Corte d'Assise di Roma. Secondo la sua versione, Vaccari avrebbe dovuto procurare un'imbarcazione per portare il corpo del banchiere gia' morto sotto il ponte dei Frati Neri. L'antiquario era un uomo di collegamento tra la criminalita' italiana e quella inglese e non era il solo in famiglia a intrattenere frequentazioni discutibili. Suo fratello era infatti socio di un altro imputato del delitto Calvi, Ernesto Diotallevi, e si diceva che Sergio fosse in contatto con personaggi come il capo della P2, Licio Gelli.

Vaccari fu assassinato il 16 settembre 1982 nella sua abitazione londinese, al 68 di Holland Park, non distante dal ponte dei Frati Neri. Lo avevano colpito alla testa e pugnalato una quindicina di volte al viso, al collo e al petto. Le voci che presto iniziarono a circolare su quel delitto, parlavano di torture messe in relazione alle minacce mafiose rivolte al banchiere nei suoi ultimi giorni. Minacce causate dai soldi affidati a Calvi dalla criminalita' siciliana e andati perduti.
Pero', per spiegare il delitto Vaccari, in un primo momento si penso' a un regolamento di conti tra narcotrafficanti. Di certo si escludeva il movente della rapina, dato che chi aveva agito non aveva portato via nulla, nemmeno parte della refurtiva di un colpo messo a segno nel 1980 alla filiale di piazza Navona di Christie's (cinquecentomila sterline il valore del bottino).

MAI DIRE MAY

Un colpo, quest'ultimo, che mette in relazione Vaccari anche ad un'altra vicenda mai chiarita. È quella di Jeanette May Bishop, ex moglie del finanziere britannico Evelyn Rothschild, scomparsa da Sarnano (Macerata) il 29 novembre 1980, insieme alla sua guida e interprete friulana, Gabriella Guerin. Era il giorno che precedeva la rapina nella casa d'aste romana e le due donne salirono su una Peugeot 104 nera targata Siena, ritrovata diciassette giorni dopo a Fonte Trucchia di San Liberato.
I loro corpi ricomparvero solo il 27 gennaio 1982 e a scoprirli furono alcuni cacciatori di cinghiali. Si trovavano nei pressi di Fiastra, nel maceratese, e solo nel 1985 si inizio' a parlare ufficialmente di omicidio premeditato. Di fatto, pero', erano in molti a essersi convinti fin dall'inizio che Jeanette May avesse fatto una brutta fine e la stampa tiro' in ballo subito di varie ipotesi: da traffici di opere d'arte al contrabbando di preziosi, dalla droga alle armi fino ad arrivare al terrorismo nero e alla P2.

Inoltre venne provato che Sergio Vaccari Agelli e Jeanette May si conoscevano, arrivando a non escludere un “rapporto d'affari” tra i due a proposito della presunta ricettazione di preziosi sottratti alla famiglia Rothschild nel corso del divorzio. Ma c'e' anche un altro fatto: a pochi giorni dalla scomparsa e dal furto di Christie's, all'hotel di Sarnano in cui le due donne alloggiavano arrivo' da Roma un telegramma per “Jeanine May” che recitava: «Ti aspettiamo giovedi' in via Tito Livio 130, appartamento 130. Roland». Lo stesso contenuto giunse anche alla sede romana di Christie's: li' si sarebbe trovata la refurtiva della rapina. E in via Tito Livio - ma al civico 76 - abitava Pippo Calo', tra i sospettati eccellenti del delitto Calvi, il trait d'union tra mafia e Banda della Magliana.
Nella seconda meta' degli anni Ottanta venne accolta l'ennesima richiesta di archiviazione per il delitto May-Guerin, e il nome di Jeanette fu rievocato quando si mise a segno un'altra rapina clamorosa: quella al Knightsbridge Deposit Centre di Brompton Road, a Londra, dove, senza sparare un colpo, vennero saccheggiate 126 cassette di sicurezza portando via 60 miliardi di lire. Per quel reato, fu arrestato e condannato un italiano, Valerio Viccei, riparato in Gran Bretagna per motivi legati alla sua militanza nell'organizzazione neofascista dei Nuclei Armati Rivoluzioni (Nar).
Nel novembre 1993 il Mail on Sunday riporto' alcune dichiarazioni del bandito italiano: tra le cassette svaligiate, ce n'era una che avrebbe contenuto alcuni documenti da far sparire appartenuti a Calvi e a Francesco Di Carlo, un mafioso di Altofonte (Palermo) condannato in Gran Bretagna a venticinque anni di reclusione per traffico di droga.

DA DI CARLO A CASILLO

Lo stesso Di Carlo nel 1991 sara' indicato dal pentito di mafia Francesco Marino Mannoia - poi smentito, nonostante le conferme della famiglia del banchiere avute da un'indagine privata condotta dalla Kroll, agenzia vip il cui nome e' tornato a proposito del crac Parmalat e del fronte brasiliano del caso Telecom - come uno degli esecutori materiali del delitto Calvi. Di Carlo si difese spuntandola e addossando la responsabilita' a Vaccari e al camorrista Vincenzo Casillo, ucciso da una autobomba il 29 gennaio 1983 a Roma, in via Clemente VII, a pochi passi dal carcere militare di Forte Boccea. Anche la sparizione della fidanzata del boss di camorra, Maria Matarazzo, una ballerina soprannominata Baby Doll, avvenuta nel febbraio 1984, sara' per un breve periodo accostata al caso Calvi. Accadra' nel giugno 1988 quando ne parla il fratello del banchiere a Corrado Augias, nel corso della trasmissione Telefono Giallo.

Alla verifica dei fatti, le rivelazioni di Viccei (a cui il neofascista e pluriomicida Angelo Izzo ha dedicato una autobiografia inedita, dedica estesa anche ai camerati e banditi Gianluigi Esposito, Danilo Abbruciati, Rolando e Pasquale Battistini, Albert Spaggiari) furono giudicate inattendibili. Cio' non pregiudico' comunque il suo trasferimento in un carcere italiano, a Campobasso, e la concessione nel 1997 della semiliberta'. Viccei, dopo aver dichiarato di voler cambiare vita, verra' ucciso nel 1991 in uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine mentre - si disse - stava preparando l'ennesima rapina con un complice dalle parti di Teramo.

IOR e DOSSIER

Infine, va citata la morte di Giorgio Di Nunzio, assassinato, come Sergio Vaccari Agelli, il 16 settembre 1982. Il delitto si consumo' a Roma e la vittima era un vaticanista che lavorava per Il Borghese. Personaggio chiacchierato, si disse tra l'altro che sarebbe stato in possesso di uno scottante dossier redatto dal cardinale Egidio Vagnozzi, presidente della prefettura degli affari economici della Santa Sede, sui rapporti tra il banchiere Michele Sindona e il vescovo Paul Casimir Marchinkus, a capo dello Ior, la banca vaticana. Sulle tracce di quello stesso fascicolo ci sarebbe stato pure Calvi per costringere lo Ior a salvare la sua banca. Scomparso Calvi, l'unico che ne avrebbe avuto una copia sarebbe stato Di Nunzio. Ma tolto di mezzo anche lui, il dossier, sempre che sia esistito, e' scomparso nel nulla.