Intervista a Gianluigi Nuzzi
Gianluigi Nuzzi, firma del quotidiano ‘Libero’ e volto del programma televisivo in onda la scorsa stagione su la7 ‘Gli intoccabili’, dopo le inchieste “Vaticano Spa” e “Metastasi”, torna a raccontare i segreti del Vaticano. Questa volta lo fa con il libro "Sua Santità" (ed. Chiarelettere) in cui svela intrighi di potere, corruzione e intrecci tra il Governo italiano e la Chiesa, attraverso carte segrete di Papa Benedetto XVI, inedite e private, al centro di polemiche in queste ore dopo l’arresto dell’uomo che secondo il Vaticano avrebbe trafugato i documenti riservati.
Immediatamente dopo la
pubblicazione del suo libro ‘Sua Santità’, il Vaticano ha comunicato che agirà
per vie legali.
Questa è una risposta
oscurantista da parte del Vaticano. Il giornalista ha il dovere deontologico di
rendere pubbliche le notizie che trova. Io ho fatto solo il mio mestiere. Mi fa
ridere pensare che il Vaticano chieda aiuto ai magistrati italiani dopo che non
ha mai risposto alle rogatorie che ha ricevuto su tante vicende. Gliene indico
solo una: l’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Lo stesso pm del caso Calvi
ha detto che alcune rogatorie sono rimaste del tutto inevase. Da una parte,
sulle vicende di sangue, il Vaticano non risponde. Dall’altra, dopo l’uscita
del mio libro, ricorre alla magistratura italiana per stanare le mie fonti.
Non c’è stata nessuna
violazione della privacy?
Ma sta scherzando?
Qui si tratta di dovere di cronaca. Quando si entra in possesso di un
memorandum del Papa in occasione dell’incontro con il Presidente Napolitano,
credo che il dovere di cronaca sia preminente. Capire chi sono stati i
congiurati che hanno fatto fuori Boffo, secondo le sue stesse parole, è
prioritario. Sapere che c’è stato un lavoro diplomatico che si è sviluppato tra
l’Italia e il Vaticano per evitare che il Vaticano pagasse una multa sugli
arretrati della tassa dell’Ici e che questa trattativa si è sviluppata in
incontri tra Tremonti e l’ex presidente della Banca dello Ior Gotti Tedeschi,
interessa tutti gli italiani che pagano le tasse. Come pure il memorandum sulle
leggi da modificare che finisce nelle mani del Santo Padre alla vigilia dell’incontro
con il Presidente Giorgio Napolitano. È interessante sapere che il Vaticano è
intervenuto perché l’Eta deponesse le armi. Sono storie che non riguardano solo
il Vaticano, ma tutta la politica italiana e internazionale, si intrecciano con
essa e con le scelte economiche. Ci sono vicende singolari, come quella dell’automobile
targata ‘Stato Città del Vaticano’ condotta da alcuni gendarmi del Vaticano che
vanno a cena con colleghi dell’Interpol e quando escono ritrovano la macchina
crivellata di colpi. Vogliamo rassicurarci dicendo che sicuramente è stato un
balordo? Cos’è successo? Non lo sappiamo.
I ‘reati’ imputati dal Vaticano
sono furto e ricettazione.
La ricettazione di
notizie è un brutto segnale, indica un bavaglio all’informazione. È curioso che
in un Paese, il Vaticano, dove hanno introdotto soltanto nel 2009 la legge
antiriciclaggio, proprio loro indichino alle autorità italiane il reato di
ricettazione. È surreale. Comunque in Italia per la Cassazione non esiste la
ricettazione di notizie. Se io avessi dei documenti e li tenessi nel cassetto,
farei un altro mestiere. Ancora peggio se tenessi per me una parte dei
documenti senza pubblicarli, qualora li reputassi ‘compromettenti’, perché
sarei da considerare un ricattatore che distilla notizie per il suo tornaconto.
I cassetti dei giornalisti devono essere vuoti.
Si aspettava tanto clamore o è
abituato, date le tematiche del suo precedente libro ‘Vaticano spa’?
‘Vaticano Spa’ non ha sortito alcuna reazione del Vaticano. Hanno
cercato di far passare tutto sotto silenzio nonostante avessi migliaia di
documenti e parlassi di come la maxi tangente Enimont fosse passata per lo Ior,
la banca vaticana. Anche lì c’erano tante lettere, ma forse non davano fastidio
ad altri.
Perché ‘Sua Santità’
indispettisce il Vaticano?
Per la prima volta
abbiamo occasione di conoscere il dietro le quinte delle attività tra l’Italia
e il Vaticano. Sappiamo dei timori del Vaticano rispetto alla situazione
economica mondiale, soprattutto in relazione alla crisi delle offerte. Inoltre,
veniamo a conoscenza del conto personale del Papa nella banca vaticana, lo Ior.
Si sono adirati perché abbiamo una molteplice varietà di notizie e di
informazioni. Ma non con me, mi auguro, perché sarebbe un brutto segnale per la
libertà di stampa. Ce l’hanno con le mie ‘fonti’. Ora cercheranno di
individuare chi ha passato i documenti.
Nel suo libro sostiene che una
delle priorità del papato attuale è di tenere unita la Chiesa. Fino a che
punto?
È un tentativo dal Santo Padre rispetto alla
crisi dei fedeli, che, certo, di questi tempi non aumentano. C’è l’impegno di
tenere unite le varie anime della chiesa, tutti i movimenti interni: da
Comunione e Liberazione all’Opus Dei e altri. C’è anche un tentativo di dialogo
con la chiesa ufficiale cinese. Poi c’è stata un’apertura anche quando il Papa
ha revocato la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. Benedetto XVI cerca di
recuperare lo scisma che c’è stato con tutti i gruppi, anche con i Legionari di
Cristo emerge in maniera forte il tentativo di non criminalizzarli. Peccato che
poi ci sia molto disagio e subbuglio all’interno di questi movimenti.
Lei dedica anche un capitolo
alle offerte destinate al Vaticano. Ci sono varie personalità, tra cui Bruno
Vespa, che versa un assegna di 10.000 euro.
Trovavo
interessante questo viavai di oboli che arriva in Vaticano la vigilia di
Natale. Volevo evidenziare il flusso di denaro proveniente da tante personalità.
Credo che il fatto che Bruno Vespa ceni a casa sua con il Segretario di Stato
Tarcisio Bertone non sia un fatto proprio usuale. C’è un mondo, che non
conosciamo, che dialoga con il Vaticano, un mondo di relazioni che è
emblematico e che si manifesta anche con quell’assegno. Mi piaceva e mi
interessava il fatto che Vespa chiedesse un appuntamento a Papa Benedetto XVI
nella stessa lettera in cui versa diecimila euro. Letta, Geronzi, Bisignani,
sono tutti uomini che hanno ruotato in quel mondo, tutta quella rete
relazionale è stata un pezzo importante del potere politico ed economico in
Italia ed era giusto raccontarlo. Vespa rappresenta un’interfaccia mediatica.
Mi incuriosiva perché lui chiede un appuntamento con il Papa e c’è un’attenzione
che normalmente, se lei scrive al Papa o a chi per lui, certo non le rivolgono,
non valutano la sua lettera.
A suo avviso, quali sono le
differenze tra il papato di Benedetto XVI e quello del suo predecessore
Giovanni Paolo II?
Benedetto XVI cerca
di cambiare le cose, al contrario del precedente pontificato, però incontra
tante resistenze. La priorità per Giovanni Paolo II era soprattutto far cadere
il comunismo nei Paesi dell’Est e liberare la sua Polonia con qualsiasi mezzo,
anche finanziario. Benedetto XVI è molto meno simpatico, mediaticamente
parlando. Però ha compiuto dei cambiamenti importanti. Durante il papato di
Giovanni Paolo II, la pedofilia non era perseguita come oggi. Questo papa ha
rimosso cinquanta vescovi, Giovanni Paolo II ha coperto la pedofilia. Inoltre,
ho notato da questi documenti che nel precedente papato rivolgersi a Giovanni
Paolo II era un fatto raro ed eccezionale, ci si rivolgeva alla Segreteria di
Stato. Oggi invece molti scavalcano la Segreteria di Stato e si rivolgono
direttamente al Santo Padre. Anzi, indicano nella Segreteria di Stato una sorta
di ‘problema’. C’è un’ipoteca sulla Segreteria di Stato da parte di diversi
cardinali. Tant’è che andarono a Castel Gandolfo per chiedere al Papa di
dimettere Bertone.
Il Segretario di Stato Tarcisio
Bertone è una figura chiave.
È Il numero due del
Vaticano. La Digos scandaglia anche il rapporto tra lui e Benedetto XVI, è
interessante capirne le radici e comprendere che tipo di rapporto c’è tra il
Papa e lui. Benedetto XVI lo ha voluto fortemente, si fida di lui, lo ha avuto
con sé dal 1995 al 2003 come segretario della Congregazione per la Dottrina di
Fede, quando il Papa era ancora prefetto. Bertone è fondamentale per i suoi
legami e i contatti con il mondo della politica italiana.
Quali scenari politici ed
economici odierni spaventano il Vaticano?
La paura
oggi non viene dal patto di Varsavia, naturalmente siamo in un altro periodo
storico. Il timore oggi è rappresentato dalla Cina e dai paesi emergenti. La
preoccupazione, come si deduce dai documenti che ho pubblicato, è di vedere i
paesi occidentali impoverirsi a causa della crisi economica e del sistema che
stanno soffocando l’economia americana, italiana, spagnola, tradizionalmente i
paesi più generosi nei confronti della Chiesa. Mentre i paesi che sarebbero da
evangelizzare, come l’India e la Cina, stanno diventando la locomotiva economica
del mondo. L’allarme è che la Cina, oltre a questa sua bulimia finanziaria,
economica, industriale, metta le mani sull’estrazione delle materie prime,
controlli le borse e i fondi di investimento, compri il debito dei paesi e,
oltre a tutto questo, esporti l’ateismo, lo diffonda. Questo spaventa i sacri
palazzi.
Il ‘caso Boffo’ rivela scuole
di pensiero distinte, all’interno del Vaticano, nei confronti della politica
dell’ex governo Berlusconi.
Non riduciamo la
questione a pro e contro Berlusconi. Ci sono davvero tante individualità all’interno
del Vaticano. Sicuramente c’è Dino Boffo che afferisce alla scuola di Ruini e
di Bagnasco, i quali sostengono che la Chiesa deve avere un ruolo attivo nei
confronti della politica italiana perché la missione politica e sociale fa
parte del compito della Chiesa stessa. Dall’altra parte, c’è una scuola più
tradizionale che dice il contrario, cioè che non ci deve essere questa ‘ingerenza’.
In realtà, vediamo che i rapporti sono strettissimi. In Vaticano ci sono tante
anime che si sovrappongono, non è una partita di calcio. Il caso Boffo è stata
un’operazione partita all’interno del Vaticano che è finita sul tavolo di
Vittorio Feltri con tanto di documenti. Mi perdonerete, ma io credo che Feltri
fosse in buona fede, aveva verificato la sua ‘fonte’, non aveva motivo di
dubitarne. Ha fatto il suo ‘scoop’ in una logica per taluni discutibile: Boffo
criticava di malcostume Berlusconi, poi lo stesso Boffo era condannato per
molestie omosessuali. Essendo il giornale di Feltri di proprietà di Berlusconi,
è evidente che questa cosa ha assunto un rilievo politico tutto italiano. Si è
detto: Berlusconi e Feltri attaccano Boffo, da lì ‘il metodo Boffo’ e si è
vissuta questa vicenda nel solito dramma agrodolce all’italiana, senza
chiedersi chi avesse portato questo documento a Feltri e perché. Oggi Boffo
indica dei nomi, sono quelli veri? Non lo so, lo dice Boffo. Di certo, lui è
stato riammesso all’interno della Chiesa e gli è stato dato un altro ruolo di
grande rilievo, la direzione della tv della Cei, Tv 2000. Se io dico delle
falsità il mio datore di lavoro non mi promuove, ma nemmeno mi riassume. Dall’altra
parte anche le persone che accusa Boffo sono rimaste tutte ai loro posti. È una
situazione gemella a quella di Viganò e troviamo le stesse persone coinvolte
nella faccenda. I congiurati sono sempre gli stessi.
Quali sono stati gli uomini
politici del Governo Berlusconi che hanno mediato con il Vaticano e quali sono
quelli del Governo Monti?
Il governo
Berlusconi aveva due ‘alfieri’, due diplomatici a cui era legata l’attività di
confronto con il Vaticano: Gianni Letta e Giulio Tremonti. Oggi il Vaticano può
contare su ministri che prima di dire sì al Governo Monti hanno chiesto il
beneplacito all’interno dei Sacri Palazzi. Hanno chiesto a Padre Georg Ganswein
se potevano accettare l’incarico di diventare Ministri. Uno su tutti: Andrea
Riccardi, il fondatore della comunità di Sant’Egidio, che è esattamente
Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione. Poi ci sono i
ministri Lorenzo Ornaghi e Corrado Passera. Per dirlo con una battuta: questo è
uno tra i governi ‘tecnicamente’ più filo vaticani che abbiamo mai avuto. Mi
riferisco a questo secolo, perché naturalmente Andreotti e la Dc battevano
tutti.
Sul caso Emanuela Orlandi lei,
fino a qualche tempo fa, diceva che non sarebbe stata mai aperta la tomba del
boss della Magliana Renato De Pedis sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare.
Sono cambiati gli scenari. Quando ho detto che il Vaticano non l’avrebbe
mai aperta, è perché non sapevo che fosse indagato Don Vergari. Il fatto che l’ex
rettore della basilica di Sant’Apollinare sia indagato mette il Vaticano in una
posizione che non può ostacolare lo sviluppo delle indagini, quindi ha dato un
nulla osta, non indispensabile, ma importante, perché venga fatta chiarezza.
Quello che emerge dalle carte è che il prelato Giampiero Gloder, capo dei
ghotstwriters del Papa, scrive al Santo Padre di non intervenire sulla vicenda
durante l’omelia dell’Angelus, perché sarebbe un riconoscimento indiretto del
problema. Comunque, credo che si debba sempre ragionare sulla vicenda Orlandi
ricordandosi di Mirella Gregori. Entrambe le ragazze sono scomparse a un mese
di distanza. Penso che questa sia la giusta chiave di lettura.
Lei racconta di una ‘nota
preparatoria’ scritta da monsignor Dominique Manberti, ministro degli Esteri
della Santa Sede, per Benedetto XVI in occasione di una cena segreta con il
nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Nella nota, Dominique Manberti indica al Papa una serie di appunti
relativi all’incontro del 19 gennaio 2009, giorno in cui vedrà Napolitano. Il
primo paragrafo è dedicato a una biografia di Napolitano. Ho trovato ‘divertente’
il fatto che sottolinei che Napolitano si è sposato con rito civile e non con
quello religioso. Poi si entra più nel dettaglio nel secondo paragrafo, perché
si introducono i temi di interesse della Santa Sede e della Chiesa in Italia.
Si evidenzia la centralità e il valore della famiglia e, in seguito, i temi
eticamente sensibili. In questi appunti è scritto che si devono evitare
equiparazioni legislative e amministrative tra le famiglie fondate sul
matrimonio e altri tipi di unione. Magari il Papa non li ha neanche usati, ma
il fatto stesso che siano stati evidenziati questi temi è grave. Non hanno
evidenziato il problema della fame nel mondo, la disoccupazione, le tasse.
Hanno sottolineato i problemi legati a temi eticamente sensibili. C’è scritto,
inoltre, che riguardo all’ipotesi di intervento legislativo in materia di fine
vita e di fine trattamento, si deve evitare che l’eutanasia passi. Poi si parla
anche di parità scolastica e di calo demografico. Ci sono indicazioni precise.
il Papa deve fare leva su Napolitano. Lei si immagini Napolitano che fa
pressione su Obama su delle leggi americane. Perché lo stato vaticano può far
pressione sullo stato italiano? Perché uno stato sì e l’altro non può farlo? La
mia è una provocazione, ma credo che qui ci sia una rilevanza della notizia.
Il Vaticano ha paura di essere
delegittimato dalle rivelazioni contenute nel suo libro?
Ma scusi, sono io che delegittimo le Sacre Istituzioni o sono loro che
si autodelegittimano con l’omicidio Calvi, con Emanuela Orlandi, con la strage
delle guardie svizzere, con la banca dello Ior?