Pubblichiamo un intervento della vicepresidente della Commissione e commissaria Ue per la Giustizia sulle sfide dell'anno in corso per l'integrazione europea: "Il futuro non dipende dal destino, ma dalle nostre scelte"
Chi fa una scelta cambia il futuro. A fine maggio 2014 i cittadini di tutta l'Unione europea voteranno per eleggere il Parlamento europeo. Queste elezioni saranno le più importanti della storia europea perché il 2014 sarà l'anno delle scelte, l'anno in cui i cittadini si pronunceranno sul tipo di Europa in cui vogliono vivere.
Gli elettori potranno decidere se dare
all'Europa un indirizzo più sociale o più orientato al libero mercato, se la
futura maggioranza al Parlamento europeo sarà favorevole all'apertura o alla
chiusura delle frontiere europee nei confronti dell'immigrazione, se sia il
caso di difendere il diritto di tutti i cittadini dell'UE alla libera
circolazione o di introdurre invece nuove norme contro la "migrazione dei
poveri", se i consigli d'amministrazione delle imprese avranno una quota
rosa o meno, se dar prova di fermezza nei confronti degli Stati Uniti per
quanto riguarda la protezione dei dati o la modificazione genetica di piante e
alimenti, od optare piuttosto per i vantaggi economici del libero scambio.
Personalmente ho una risposta personale a tutti
questi interrogativi, e sono certa che l'abbiate anche voi. Ed è giusto che sia
così. Le elezioni sono fatte per dare a ciascuno la possibilità di scegliere e
trovare le proprie risposte.
Ci troviamo però di fronte a una sfida. Il fatto
è che, quando si parla delle elezioni europee, la prima cosa che si chiede la
gente non è necessariamente "Per chi voglio votare?", ma "Ho
intenzione di votare?" o addirittura "A che serve?".
Le cifre sono eloquenti: solo 1 europeo su 3 e
meno di un italiano su 5 ritiene che il proprio voto conti nell'UE. Risultato:
meno della metà degli europei hanno votato alle elezioni europee del 2009 (in
Italia la partecipazione alle elezioni è stata del 65%).
Questo non ha senso: in realtà, le elezioni del
Parlamento europeo sono più importanti delle elezioni nazionali, perché in esse
si decide l'orientamento di un intero continente.
Dobbiamo dimostrare ai cittadini che il loro
voto conta, che le loro scelte contano, perché questa è la nostra arma migliore
contro gli euroscettici: spiegare ai cittadini che il loro voto è veramente
importante e che andrebbe sprecato se lo usassero come voto di protesta a
favore degli euroscettici di destra o di sinistra.
Verso una forte federazione di Stati Uniti d'Europa.
Negli ultimi anni sono stati
conferiti nuovi poteri alle istituzioni europee per evitare che in futuro si
verifichino altre crisi economiche come quella da cui stiamo iniziando ad
uscire. In un certo senso la gestione della crisi ha preso il sopravvento sulla
democrazia, ma ora dobbiamo ristabilire l'equilibrio.
Visto che le decisioni che incidono sulla vita
dei cittadini vengono prese sempre più spesso direttamente a livello europeo,
le istituzioni e i processi decisionali devono diventare più democratici. Ciò
impone alcuni cambiamenti radicali, che devono però essere preceduti da un
ampio dibattito. I cittadini devono essere al centro del dibattito: è il motivo
per cui la Commissione europea organizza, dalla fine del 2012, i "dialoghi
con i cittadini" in una serie di città europee. Lo scopo dei dialoghi è
sostanzialmente quello di ascoltare i cittadini, senza dilungarsi troppo in
prese di posizione o discorsi politici.
Finora sono stati organizzati oltre 40 dialoghi
in tutta l'UE (di cui 7 in Italia, a Napoli, Torino, Roma, Pisa, Ventotene,
Milano e Trieste), e il processo continuerà nel 2014. I dialoghi permettono di
discutere dell'Europa, e non solo di questioni nazionali.
Le prossime elezioni del Parlamento europeo
saranno per i cittadini un'altra importante occasione di esprimersi nel
dibattito sul futuro dell'Europa. Questa volta le cose devono andare
diversamente.
Il 2014 sarà l'anno delle scelte.
Io la mia scelta l'ho già fatta e non ne ho
fatto mistero. Milito per un'Europa forte e unita; un'Europa federale in cui
sia possibile preservare le identità nazionali nell'era della globalizzazione.
Io voglio gli Stati Uniti d'Europa, grazie ai quali 28 voci possano farsi
sentire in modo unanime e autorevole sulla scena internazionale e in cui le
riforme economiche importanti vengano discusse pubblicamente, in seno a un
Parlamento europeo eletto democraticamente, anziché essere decise a porte
chiuse da troiche o esperti finanziari.
Ci vorrà tempo per introdurre questi
cambiamenti, ma non otterremo nessun risultato se non avremo una visione
chiara. È troppo facile fare campagna contro qualcosa, facendo dell'Europa il
capro espiatorio delle scelte nazionali.Voglio che i politici facciano campagna
per qualcosa. Per questo io stessa mi batterò per un'Europa forte che sia al
servizio dei nostri 507 milioni di cittadini.
Il mio unico desiderio è che nel 2014
l'affluenza alle urne superi il 50%.
Il futuro non dipende dal destino, ma dalle
nostre scelte. L'esito delle elezioni è determinato dal numero dei votanti.
Fatene il vostro proposito per il 2014: usate il vostro voto, fate la vostra
scelta.