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2015 06 16 * Italia Oggi * Il Papa «è giudice supremo in tutto l'orbe cattolico» * Marco Bertoncini

In Vaticano pene pure retroattive

L'offensiva contro la protezione concessa da taluni vescovi a preti colpevoli di peccati contro il sesto comandamento (come si sarebbe detto molti anni addietro) o di abusi sessuali (come oggi si dice) era stata avviata da Joseph Ratzinger, come cardinale e come pontefice. Procede con Jorge Bergoglio, il quale apre un nuovo fronte: a giudicare i vescovi che commettano un «delitto di abuso d'ufficio episcopale» provvederà la Congregazione per la dottrina della fede.
Sulla retroattività della specifica norma, il portavoce dalla S. Sede, padre Federico Lombardi, ha chiarito come già ci siano «elementi» per questa fattispecie di reato nel codice di diritto canonico, ragion per la quale il tema della responsabilità episcopale «non nasce dal nulla»: semmai, c'è una nuova procedura.
La retroattività non esiste, ha ripetuto padre Hans Zollern, componente della commissione per la protezione dei minori. Certo, l'irretroattività della legge è principio cardine della legalità. Tuttavia, c'è da chiedersi se il diritto canonico rispetti la legalità, come normalmente dicono di adeguarvisi gli Stati.
Vediamo la divisione dei poteri. Non esiste nel diritto canonico, perché il papa è legislatore, esecutore e giudice, insieme. Secondo il canone 1273, «in forza del primato di governo è il supremo amministratore ed economo di tutti i beni ecclesiastici». Nel campo giudiziario, recita il canone 1442, «è giudice supremo in tutto l'orbe cattolico, e giudica o personalmente o tramite i tribunali ordinari della Sede Apostolica oppure per mezzo di giudici da lui delegati» E il canone 1405 gli riconosce «il diritto esclusivo di giudicare le altre cause che egli stesso abbia avocato al proprio giudizio».
Il giudice naturale, poi, non pare garantito dalla legge canonica. Il canone 1417 prevede che «qualunque fedele è libero di deferire al giudizio della Santa Sede la propria causa, sia contenziosa sia penale, in qualsiasi grado di giudizio e in qualunque stadio della lite, oppure d'introdurla avanti alla medesima». Attenzione: anche il vescovo, il quale nella propria diocesi è legislatore ed esecutore, è «giudice di prima istanza» e esercita «la potestà giudiziaria personalmente o tramite altri» (canone 1419).
Anche la certezza della pena, altro cardine della legalità, non turba gli animi Oltretevere, visto quanto sancisce il canone 1399: «Oltre i casi stabiliti da questa o da altre leggi, la violazione esterna di una legge divina o canonica può essere punita con giusta pena, solo quando la speciale gravità della violazione esige una punizione e urge la necessità di prevenire o riparare gli scandali». Dunque, c'è una generica indicazione di delitti non previsti dalla legge, puniti in simile, indeterminata maniera («giusta pena»). Si possono punire fatti non espressamente e tassativamente enunciati dalla legge, e con pene indicate con generica vaghezza.
Persino le nuove disposizioni introdotte negli ultimi anni per punire i chierici colpevoli di abusi sessuali si rivelano giuridicamente insicure e non conciliabili col principio del favor rei: l'allungamento della prescrizione, l'indebolimento delle possibilità di difesa dell'imputato, il possibile passaggio dal processo penale al decreto amministrativo, sono altrettanti colpi inferti alla legalità. La Chiesa può rispondere di agire in vista del bonum animarum, del bene delle anime, e asserire che non si possano applicarle istituti propri della legalità degli Stati. Rimane il fatto che la stessa persona faccia le leggi, le applichi e le interpreti, e possa far giudicare l'imputato da un giudice designato insindacabilmente.
Vedremo se i processi aperti contro vescovi per abuso d'ufficio cederanno alle pressioni giustizialiste o rispetteranno pienamente la legalità. Qualche incertezza può venire dallo stesso pontefice: a proposito di mons. Nunzio Scarano, in custodia cautelare, papa Francesco aveva pubblicamente e ironicamente notato che, se si trovava in galera, non era certo perché somigliante alla beata Imelda. Già condannato, quindi, pur essendo in attesa di giudizio?