Privacy Policy Cookie Policy Termini e Condizioni

2000 05 02 * XIII legislatura * Camera, Interpellanza - concluso * TARADASH Marco - MISTO (radicale)

Ramo: Camera

Tipo Atto: INTERPELLANZA

Numero atto: 2/02379

Data presentazione: 02-05-2000

Seduta di presentazione: 715

PRESENTATORE : TARADASH Marco (MISTO)

ALEMANNO Giovanni, FEI Sandra, FRAGALA' Vincenzo ALL.NAZIONALE (AN)

PANATTONI Giorgio, PENNA Renzo DEM.SIN. - L'ULIVO (DS-ULIVO)

BIONDI Alfredo, COSTA Raffaele, DELL'UTRI Marcello, FILOCAMO Giovanni, MANCUSO Filippo, MASIERO Mario, NICCOLINI Gualberto, PALMIZIO Elio Massimo, ROSSETTO Giuseppe, SANTORI Angelo, SAPONARA Michele (FORZA ITALIA)

ORLANDO Federico I DEM.-ULIVO (DEM-ULIVO)

ALBORGHETTI Diego LEGA NORD PADANIA (LEGA N PAD)

BICOCCHI Giuseppe, CALDERISI Giuseppe, CENTO Pier Paolo, CUTRUFO Mauro, DEL BARONE Giuseppe, LUCCHESE Francesco Paolo, MASI Diego, PISAPIA Giuliano, SARACENI Luigi (MISTO)

NIEDDA Giuseppe POP.DEM.- ULIVO (PD-ULIVO)

APOLLONI Daniele UN. DEM. pEUR (UDEUR)

STATO ITER : Iter concluso

DESTINATARI : PRESIDENZA DEL CONSIGLIO 02-05-2000, MINISTERO DELL'INTERNO 02-05-2000, MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA 02-05-2000, MINISTERO DELLA DIFESA 02-05-2000, MINISTERO DELLA SANITA' 02-05-2000

INTERLOCUTORIE : da PRES. CONSIGLIO a GIUSTIZIA il 15/05/20 tramite lettera

RISPOSTA DEL GOVERNO: 25-05-2000

ITER CONCLUSO: 25-05-2000

SVOLGIMENTO: TARADASH Marco MISTO

RISPOSTA GOVERNO: CORLEONE Franco GIUSTIZIA

REPLICA: MANCUSO Filippo F-ITA

Testo dell'Atto

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri dell'interno, della giustizia, della difesa e della sanità, per sapere - premesso che: una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt), sulla base dei poteri conferitigli dalla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti disumani e degradanti, ha effettuato, tra il 22 ottobre e il 6 novembre 1995, una visita presso alcuni istituti penitenziari e presso altri luoghi di detenzione;

nel rapporto, pubblicato il 4 dicembre 1997, successivo alla visita, il Comitato ha svolto osservazioni e formulato alcune raccomandazioni indirizzate al Governo italiano al fine di garantire il rispetto dei principi fondamentali a tutela dell'individuo e coerentemente con il carattere non afflittivo delle pene;

il Comitato ha osservato che alcuni detenuti incontrati nel carcere romano di Regina Coeli e numerosi tra quelli visitati nel carcere di San Vittore a Milano hanno denunciato di essere stati maltrattati da alcuni membri delle forze dell'ordine, in particolar modo appartenenti alla polizia di Stato e in misura minore ai carabinieri. Tali denunce, come si evince dal rapporto, erano essenzialmente dello stesso tipo di quelle riscontrate durante la precedente visita effettuata nel 1992 e provenivano principalmente dagli stranieri e dai detenuti per reati legati allo spaccio di stupefacenti;

il Cpt si è dichiarato "particolarmente preoccupatož dalle informazioni raccolte nel carcere di San Vittore dove, nelle quattro settimane precedenti la visita, circa un detenuto su cinque tra quelli arrivati si era lamentato di maltrattamenti inflitti al momento del suo arresto o nelle ore successive e presentava lesioni fisiche e altri segni che confermavano le sue dichiarazioni;

rispetto a tali fatti nel rapporto si scrive che "come nel 1992, il Cpt è arrivato alla conclusione che coloro che vengono privati della libertà ad opera delle forze dell'ordine, soprattutto se stranieri e/o arrestati per reati legati agli stupefacenti, corrono un rischio non irrilevante di essere maltrattatiž e che "la situazione di coloro che vengono arrestati dalla polizia di Stato a Milano è ulteriormente degradata rispetto alla prima visita effettuata;

con riferimento al carcere di Poggioreale, la delegazione ha rilevato che un gran numero di detenuti, soprattutto giovani, tossicodipendenti e coloro che siano incorsi in reati legati al traffico degli stupefacenti, ha affermato di essere stato picchiato da membri della polizia penitenziaria che ricorrerebbero a tale metodo nella fase di ammissione nell'istituto per "istruirež i detenuti sulle regole di comportamento cui si devono attenere e per "punirliž per ogni azione non conforme con quelle regole. Tali affermazioni sono state confermate, come si evince dal rapporto, anche da altre fonti;

nel rapporto il Comitato ribadisce le raccomandazioni già formulate nel 1992 affinché le autorità italiane provvedano allo svolgimento di un'inchiesta da parte di un'autorità indipendente sulle modalità di trattamento dei detenuti ad opera della polizia di Stato a Milano, sia al momento del loro arresto sia del primo interrogatorio precedente alla traduzione in un istituto di pena e affinché siano diffuse, presso gli appartenenti alle forze dell'ordine di Milano e di Roma, circolari informative che indichino con chiarezza il divieto di maltrattamenti e dispongano severe sanzioni per coloro che vi ricorrano;

allo stesso modo il comitato ha raccomandato che sia data priorità assoluta all'insegnamento dei diritti dell'uomo e alla formazione professionale degli appartenenti alle forze dell'ordine che le procedure di reclutamento assumessero come criterio essenziale di valutazione dell'attitudine alla comunicazione interpersonale;

il Cpt nel rapporto ha auspicato altresì l'ottimizzazione del cosiddetto Registro 99, redatto a seguito dell'esame medico a cui i nuovi detenuti vengono sottoposti, sia con riferimento alle eventuali denuncie di maltrattamenti subiti sia ai rilievi medici operati in relazione ad esse, e ha raccomandato di aver cura che, ove il medico osservi tracce di violenza che possano essere frutto di maltrattamenti, ne informi immediatamente l'autorità giudiziaria competente;

in aggiunta, il Comitato esprime la propria, preoccupazione sulla previsione che consente in casi eccezionali di ritardare fino a cinque giorni l'incontro dei detenuti con un avvocato di fiducia, rilevando che in ogni caso ad ogni persona arrestata dalle forze dell'ordine deve essere assicurato tale diritto e che le ragioni eccezionali non possono in alcun caso escludere l'assistenza di un difensore d'ufficio;

allo stesso modo, il Cpt reitera le raccomandazioni già formulate sul diritto dei detenuti e dei fermati di essere visitati, ove ne facciano richiesta, da un medico di fiducia e sulla necessità che, al momento dell'arresto, ad ogni persona venga consegnato un documento che la informi sui suoi diritti;

il rapporto dispone altresì affinché siano presi immediati provvedimenti con riferimento alla zona dell'aeroporto internazionale di Roma Fiumicino riservata ai passeggeri in attesa del visto per entrare nel paese, zona nella quale uomini, donne e bambini devono rimanere anche per più giorni, benché sia adatta al soggiorno per poche ore soltanto, e in completa promiscuità in una situazione assolutamente inadeguata nella quale mancano i letti, la possibilità di uscire all'esterno e non vengono garantiti i pasti ad ore normali, l'accesso ai bagagli né alcuna intimità reciproca e rispetto al pubblico;

per ciò che concerne il carcere di Spoleto, la delegazione si è dedicata soprattutto all'osservazione delle condizioni in cui versano i detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis del codice di procedura penale rispetto al quale nel Rapporto si rileva che "non v'è alcun dubbio che un tale sistema è di natura tale da provocare degli effetti dannosi che possono provocare l'alterazione delle facoltà sociali e mentali, spesso irreversibilmentež, e si raccomanda l'adozione di misure urgenti (attività motivanti, contatti umani appropriati) e che, in generale, l'intero sistema sia oggetto di un riesame poiché poco chiaro appare "il rapporto tra l'obbiettivo dichiarato di esso - impedire la costituzione e/o il consolidamento dei legami tra un detenuto e il suo gruppo di appartenenza - e certe restrizioni imposte, come la sospensione totale della partecipazione alle attività culturali, ricreative, sportive, la sospensione del lavoro, le limitazioni ai colloqui con i familiari e all'ora d'ariaž. Il Rapporto rileva che si puo dubitare che "un obiettivo non dichiarato del sistema sia quello di agire come un mezzo di pressione psicologica al fine di provocare la dissociazione o la collaborazionež tanto che a riguardo il Comitato sottolinea il principio generale secondo il quale la detenzione rappresenta una sanzione e che essa deve limitarsi alla privazione della libertà;

per ciò che concerne le condizioni materiali della detenzione, ancora una volta il Cpt dedica particolare attenzione al carcere di San Vittore nel quale non viene osservato alcun progresso significativo rispetto al 1992, anno della prima visita nella quale era stato verificato che "le autorità italiane hanno fallito rispetto alla responsabilità di garantire la detenzione in condizioni che rispettino la dignità della personaž e alla quale erano seguite raccomandazioni volte a rimediare alla situazione di sovrappopolazione carceraria e, in generale, all'esigenza di svolgere un programma di riforma il Comitato nel Rapporto del 1997 ha rilevato, inibiti, che "la situazione si è addirittura deteriorataž e ha rivolto un appello alle autorità affinché attuino le raccomandazioni già formulate; rispetto alle condizioni osservate nel carcere romano di Regina Coeli, in quello di Catania e a Poggioreale, il Rapporto rileva che le condizioni materiali della detenzione benché in via di miglioramento a Roma, erano da considerarsi non soddisfacenti;

il Comitato, in relazione a tali valutazioni, ha raccomandato alle autorità italiane di garantire "la massima priorità all'adozione di misure destinate a mettere definitivamente termine alla sovrappopolazione nell'ambito del sistema penitenziario italianož auspicando un rendiconto dettagliato dei diversi provvedimenti adottati al fine di raggiungere tale obiettivo;

per ciò che concerne l'assistenza psichiatrica, nel Rapporto si considera come a Poggioreale la situazione desti preoccupazione, infatti i detenuti incontrati dalla delegazione nella sezione di isolamento erano "confinati in un ambiente che poteva facilmente essere descritto come anti-terapeuticož e si rileva che più in generale difettavano la continuità e la specificità delle cure e eccessive erano le dosi prescritte di medicinali neurologici;

preoccupanti sono inoltre le osservazioni relative alle condizioni di vita dei detenuti sieropositivi nelle carceri di Catania e di Napoli che vengono definite "ad alto indice di segregazionež per le quali "non esiste alcuna giustificazione medicaž. Il Comitato ha raccomandato che venga sviluppata una strategia globale di informazione e prevenzione delle malattie trasmissibili specifica per gli istituti penitenziari;

nella visita operata nell'istituto penale per minori di Nisida, la delegazione ha rilevato l'impressione che una parte del personale di sorveglianza desse credito e praticasse sistemi di "punizioni corporali pedagogichež tanto da spingere le autorità italiane a richiedere al magistrato di sorveglianza un'indagine ufficiale in materia. Allo stesso modo, il Rapporto sottolinea la ricorrenza di sanzioni disciplinari, soprattutto l'isolamento prolungato, legate ad episodi di automutilazione dei ragazzi: una reazione ritenuta inopportuna e pericolosa rispetto al più appropriato sostegno rappresentato dall'assistenza psicologica del minore;

nell'ospedale psichiatrico di Napoli, la delegazione del Comitato ha osservato che, benché rispetto al 1992, le condizioni di vita e il trattamento dei detenuti fossero sotto alcuni aspetti migliorati, tuttavia particolare riguardo doveva essere dedicato ad assicurare attività terapeutiche specifiche piuttosto che il solo ricorso alla somministrazione di farmaci praticato nell'istituto;

a seguito delle osservazioni del Comitato, il Governo italiano solo il 27 gennaio 2000 ha pubblicato un Rapporto di risposta a quello relativo alla visita operata nel 1996 nel quale, relativamente alle singole questioni sollevate dal Cpt, ha descritto le iniziative adottate e in generale la situazione attuale nelle diverse realtà carcerarie e di detenzione cui il Comitato ha rivolto la propria attenzione;

quanto ai rilievi operati per le numerose denunce di maltrattamenti subiti dai detenuti, il Governo, specificando che le sanzioni disciplinari non possono essere inflitte prima che siano stati conclusi con sentenza passata in giudicato i relativi procedimenti penali, riferisce riguardo a quelle inflitte negli anni 1995, 1996 e 1997 consistenti, in totale, in 3 richiami scritti, 8 pene pecuniarie e 3 sospensioni dal servizio, e precisa che solo nel 1996 sono stati avviati 170 procedimenti penali nei confronti di membri della polizia di Stato per colpi e lesioni e per altre infrazioni lesive della libertà e della dignità della persona;

in relazione in particolare alle denunce di maltrattamenti nel carcere di San Vittore, il Governo osserva che, nel periodo dal 30 settembre al 28 ottobre 1995, i detenuti che avevano dichiarato di aver subito maltrattamenti al momento dell'arresto, sono stati 23, nell'ottobre 1996, sono stati 64 e, nell'ottobre 1997, 34. Rispetto a tali casi, pur essendo sempre stata informata di tali denunce, l'autorità giudiziaria non ha mai ritenuto ricorressero gli elementi per aprire un procedimento nei confronti di componenti della polizia di Stato e che i casi esaminati riguardavano per la maggior parte stranieri extracomunitari irregolari che spesso erano stati condannati per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e che si erano rivelati soggetti socialmente pericolosi, mentre in alcuni casi le lesioni constatate erano imputabili ad atti di autolesionismo e alla necessità per gli agenti di polizia di intervenire "con risolutezza e fermezzaž per fermare ed assicurare alla giustizia soggetti colti in flagrante nella commissione di infrazioni gravi o di turbamento della sicurezza e che avevano comunque cercato di sfuggire all'arresto con reazioni violente;

per ciò che riguarda le condizioni dei detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis del codice di procedura penale nel rapporto del Governo si considera che "la condizione che si è creata è tale da mettere in dubbio l'affidabilità dell'istituto sia sotto l'aspetto della sua razionalità sia sotto quello della sua efficaciaž, ma che comunque l'approvazione della legge n. 11 del 7 gennaio 1998, reiterati interventi della Corte Costituzionale nonché numerose circolari ministeriali hanno inteso dare una risposta adeguata ai problemi cosicché "è agevole prevedere che concentrando i detenuti in strutture già selezionate dall'amministrazione competente, uniformando il loro trattamento e mettendo fine ai continui trasferimenti, si potrà ridonare consistenza ad un'istituzione compromessa da fallimenti e da una mancanza di razionalitàž;

in relazione alle misure auspicate dal Comitato per garantire la riduzione della popolazione carceraria, il Governo segnala, che il problema è oggetto di un'attenzione costante con i frequenti e sistematici interventi di evacuazione dei detenuti e grazie alla realizzazione di nuove strutture o alla riapertura e ristrutturazione di altre già esistenti, ma rileva che "il problema non può trovare una soluzione se non grazie ad iniziative legislative che provochino una rapida e considerevole diminuzione della popolazione carcerariaž riferendosi esplicitamente alle misure adottate nella legge del 27 maggio 1998, n. 165, cosiddetta legge Simeone;

con riferimento alla situazione rilevata nell'istituto per minori di Nitida, in particolar modo per ciò che concerne l'aspetto delle punizioni corporali ai fini pedagogici e i casi di autolesionismo, il rapporto del Governo italiano rileva che il magistrato di sorveglianza, incaricato di verificare la veridicità delle denuncie di alcuni detenuti di maltrattamenti, ha constatato che esse sono destituite di ogni fondamento e che non risulta che all'epoca della visita del Cpt fosse praticato il metodo delle punizioni corporali e che gli atti di autolesionismo che si sono verificati riguardavano in generale minori che aveva già sperimentato forme alternative alla detenzione con risultati negativi e che si trattava di giovani "problematici, incapaci di accettare le regole e i limiti generalmente applicati negli istituti penali per minoriž. Il Governo, in generale, ha ritenuto che "l'organizzazione e il funzionamento della struttura di Nisida sono appropriati ai bisogni di vita dei minori detenutiž;

il 9 marzo scorso, i responsabili degli istituti di pena hanno annunciato uno sciopero per il 17, 28 e 29 marzo e il 3, 4, 7 e 8 aprile per protestare contro la gestione del sistema carcerario da parte del Governo e contro un recente decreto che li ha trasferiti nel comparto ministeriale e che, sostengono, di fatto li ha delegittimati senza sottrarli però alla responsabilità di decisioni importanti che riguardano la vita del carcere, come l'uso delle armi all'interno degli istituti e il trattamento dei detenuti in generale. Essi hanno denunciato la debolezza in cui la loro categoria è stata costretta, amplificata dalla preoccupazione per le restrizioni sui benefici e dal disagio per il sovraffollamento e aggravata dal fatto che spesso vengono usati come capri espiatori per coprire le manchevolezze dell'amministrazione;

i direttori delle carceri hanno altresì espresso le loro perplessità per la futura organizzazione delle carceri e hanno denunciato la grave situazione degli istituti dove vi sono le sezioni di alta sicurezza e dove anche i detenuti comuni ricevono le stesse restrizioni dei più pericolosi appartenenti alle organizzazioni criminali;

Paolo Mancuso vicedirettore dell'amministrazione penitenziaria, in un'intervista ad un quotidiano (Il Messaggero, 10 marzo 2000) ha riconosciuto che la situazione delle carceri italiane è esplosiva anche per le difficoltà dei tribunali di sorveglianza, sommersi dai ricorsi, che finiscono per riverberarsi sui detenuti e che, per l'aumento dei detenuti tossicodipendenti e di quelli affetti da disturbi psichici, è costante il rischio che il carcere diventi una discarica sociale, auspicando che il passaggio dalla medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale possa svolgere un processo positivo;

in riferimento alle questioni poste dai direttori delle carceri, il dottor Mancuso ha sottolineato, tra l'altro, che i circuiti differenziati rappresentano il futuro delle carceri, anche per l'apertura di nuovi istituti a Massa, a Rossano Calabro e Caltagirone, la chiusura di vecchie strutture e l'aumento di educatori ed agenti;

il Ministro interrogato, nel corso di un incontro tenuto il 9 marzo scorso nel carcere di Rebibbia a Roma con i poliziotti penitenziari, ha rilevato che l'apertura di nuovi istituti penitenziari è resa difficile dalla mancanza di personale ed ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per l'aumento dell'organico degli agenti. Il Ministro, nella stessa occasione, ha negato la volontà di modificare la legge Gozzini che rappresenta una garanzia per la sicurezza e una speranza per i detenuti;

le valutazioni operate dal Comitato per la prevenzione della tortura riflettono una realtà carceraria in cui i diritti fondamentali dei detenuti in Italia sembrano affievolirsi sin dal momento dell'arresto con riferimento alla loro integrità fisica e psicologica ed alle condizioni di vita che molto spesso, soprattutto con riguardo ai soggetti più deboli, malati o stranieri, non appaiono non solo non conformi alla natura non afflittiva delle pene, ma soprattutto non rispettose della dignità dell'individuo, compromettendo spesso in modo definitivo ogni possibilità di recupero e di reinserimento;

nonostante la gravità delle osservazioni avanzate dal Cpt, il Governo italiano ha pubblicato il Rapporto solo nel 2000 riferendosi, soprattutto, per i casi di maltrattamenti, agli anni 1995, 1996, 1997 e puntualizzando l'avviamento di programmi di aggiornamento del personale e di formazione professionale, di assistenza sanitaria e psichiatrica senza indicarne gli effetti attuali e soprattutto senza aggiornare la casistica in relazione agli anni successivi;

il considerevole numero di procedimenti penali avviati nel 1996 e delle denuncie avanzate dai detenuti per maltrattamenti subiti, soprattutto nel carcere di San Vittore, riflettono un'emergenza che non può essere risolta né spiegata solo sulla base di una casistica relativa alle sanzioni disciplinari inflitte o alla tipologia dei detenuti interessati, ma impone una rivalutazione globale del sistema carcerario e un'analisi approfondita delle cause in relazione ai comportamenti delle Forze dell'ordine, anche con riferimento al ricorso a sistemi di punizione e di costringimento fisici e psicologici che non sempre possono essere accertati con puntualità e quindi perseguiti con severità;

le considerazioni del Governo relative alle misure per la riduzione della popolazione carceraria si riferiscono soprattutto alle scelte operate dal Parlamento con la legge Simeone, ma non chiariscono quali saranno gli effetti delle iniziative legislative adottate e attualmente all'esame delle Camere per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica che prevedono una riforma del sistema punitivo penale;

le valutazioni del Cpt sul regime ex articolo 41-bis del codice di procedura penale non risultano affrontate in modo concreto non tanto per quel che riguarda l'efficacia dell'istituto ma soprattutto per il gravissimo dubbio avanzato sull'utilizzo del sistema al fine di coazione psicologica e per provocare la dissociazione e/o la collaborazione del detenuto;

la protesta dei direttori delle carceri e le dichiarazioni rese dal vicedirettore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Paolo Mancuso, denunciano la mancata soluzione di molti dei gravi problemi che il Cpt aveva sollevato nel rapporto del 1996, il perdurare di una situazione di sovraffollamento, la gestione inadeguata e penalizzante oltre i suoi scopi del regime di massima sicurezza, le gravi condizioni dei detenuti tossicodipendenti e in generale di coloro che necessitano assistenza sanitaria e psichiatrica, le difficoltà nell'operare incontrate dai tribunali di sorveglianza;

nel febbraio 2000, il comitato ha svolto la terza visita periodica in Italia in alcuni istituti penitenziari e in altri luoghi di detenzione -: quali siano le misure che il Governo intende adottare al fine di garantire che i detenuti, sin dal momento dell'arresto, non subiscano maltrattamenti fisici e psicologici;

quali iniziative siano state adottate o si intendano adottare con riferimento ai detenuti minori, a quelli affetti da HIV e sieropositivi, o da problemi mentali, anche con riferimento all'assistenza sanitaria e terapeutica ed al sostegno psicologico e, per le iniziative già avviate, i risultati accertati;

quanti siano stati i casi di maltrattamenti denunciati dal 1997 e i procedimenti penali e disciplinari avviati nel carcere di San Vittore in particolare e, in generale, in tutte le strutture penitenziarie;

quali misure il Governo intenda adottare per evitare che le forme di applicazione delle modalità di detenzione previste in base all'articolo 41-bis del codice di procedura penale non siano finalizzate a scopi di pressione psicologica e di accanimento in contrasto con i diritti fondamentali dell'individuo e con le finalità proprie dell'istituto;

quali siano le iniziative che il Governo intenda adottare al fine di risolvere il grave problema della sovrappopolazione carceraria, considerando che l'annuncio dell'apertura di nuove strutture non può costituire, come riconosciuto nel Rapporto italiano, l'unico modo per risolverlo;

se il Comitato abbia già svolto osservazioni in occasione della visita svolta in Italia nel febbraio 2000. (2-02379)