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2005 09 21 * L'Opinione * E' urgente una riforma contro il disordine radicale * Igor Boni

Una nuova disciplina per i soggetti dell'area pannelliana

Caro Marco,

nelle settimane scorse mi sono permesso di proporre al Comitato di Radicali Italiani un percorso di autoriforma che, secondo me, potrebbe meglio ridefinire, o ricostruire, un quadro che disciplini in modo più leggibile e comprensibile i rispettivi rapporti e le reciproche responsabilità dei diversi soggetti politici e imprenditoriali della complessa area radicale. Soggetti - lo so bene - che sono diversi per funzione e per natura giuridica e che sono "radicali" per storia e vocazione.

Due premesse. Primo: non penso che il "disordine" esistente dipenda da un disegno consapevole e deliberato: al contrario, so che discende da una serie di atti, in molti casi "emergenziali", che si sono andati stratificando nel tempo. Secondo: penso che questo disordine si rifletta in modo diretto sul clima e le relazioni interne fra i soggetti e fra le persone e sia in parte alla base degli scontri che negli ultimi anni abbiamo vissuto, e tra l'altro hanno portato all'abbandono da parte dei titolari di alcune delle cariche interne più significative (l'editore della Radio, Paolo Vigevano, la direttrice del Centro d'ascolto, Valeria Ferro, il segretario e il tesoriere del Partito Radicale, Olivier Dupuis e Danilo Quinto). Se sento altri, ben più importanti e responsabili di me della "cosa radicale", parlare in modo metaforico di situazione "afgana", "ex jugoslava" o di "piromani", traggo ulteriori conferme alle mie preoccupazioni.

E' ormai qualche tempo che ho in mente di avanzare, in modo formale, una serie di proposte, ed è anche per questo che, preventivamente, oltre tre mesi fa, ho deciso di non ricoprire più la carica di segretario dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta; per evitare di coinvolgere l'associazione in quella che è, a tutti gli effetti, una riflessione personale, anche se ovviamente raccoglie una serie di indicazioni formulate da altri negli anni, e in primo luogo da te. 

La necessità di riforma - è la mia opinione - deriva inoltre da alcune evidenti contraddizioni che ho pubblicamente sottolineato e che ho, senza giri di parole e con franchezza, espresso in un testo messo sul Forum di Radicali.it e ribadito allo scorso Comitato di Radicali Italiani.

Malgrado le polemiche sollevate e le accuse ricevute, continuo a ritenere che noi dobbiamo trovare la forza per cominciare concretamente – e proseguire - un percorso di ridefinizione e riorganizzazione, che conduca in sintesi a cinque obiettivi.

1. Ridare forza, centralità e vita statutaria al principale dei nostri soggetti politico-organizzativi, il Partito Radicale transnazionale (e transpartito) - e su questo il tuo impegno è evidente.

2. Definire una nuova gerarchia di rapporti tra le numerose associazioni radicali federate e collegate al partito, per riuscire a riportare politicamente all'interno del partito stesso la maggior parte delle iniziative radicali transnazionali (pensando al contempo ad una riduzione del numero di queste organizzazioni, che rischiano di divenire troppo dispersive e reciprocamente "competitive" più all'interno che all'esterno dell'area radicale).

3. Unificare il soggetto radicale nazionale (Radicali Italiani) con la Lista Marco Pannella, per consentire ai radicali stessi impegnati sul fronte italiano di decidere la loro strategia politico-elettorale in forma democratico-congressuale.

4. Creare una Fondazione radicale (o qualcosa di simile) che consenta di preservare e gestire il patrimonio, e i soggetti imprenditoriali esistenti, con il duplice obiettivo di metterli al riparo dalle congiunture politiche interne (per essere chiaro: un' "OPA" sul Partito non può diventare un"'OPA" sulla Radio) e collegarli in modo giuridicamente fondato alla responsabilità e al controllo del Partito come soggetto congressuale.

5. Tentare infine di dare una qualche strutturazione territoriale, al di là delle associazioni radicali, al "soggetto italiano" (Radicali Italiani), senza cadere negli errori del passato, come la creazione dei partiti regionali. Oggi l'assenza delle responsabilità formali crea semplicemente il vuoto, ovvero situazioni in cui persone o gruppi rischiano di contendersi la rappresentanza di fatto. 

Caro Marco, non pretendo che tu sia d'accordo con tutto questo; ci mancherebbe. Mi piacerebbe però riuscire a discuterne, a dialogare, magari scontrandosi nel merito delle proposte.

Né mi sfugge - visto che la situazione è davvero complicata - che le diverse proposte che ho enunciato si rivolgono ora ad uno, ora all'altro soggetto e che solo nel "Senato" del Partito che tu presiedi possono trovare una qualche formulazione unitaria.

Per questo, con l'intenzione di lavorare "con" e non "contro", ho tentato nello scorso Comitato di fare approvare una mozione che impegnasse Radicali Italiani a presentare al prossimo congresso una proposta di riforma complessiva dell'area. Quella mozione è stata bocciata per un solo voto (17 a 18, con cinque astenuti) ma non per questo smetterò di impegnarmi nella direzione indicata. Sono abbastanza esterno alla classe dirigente radicale in senso proprio da poter sopravvivere alle accuse che mi sono state rivolte; sono abbastanza interno alla storia radicale degli ultimi vent'anni da sperare (tentare) di renderla, anche grazie al mio contributo, più vivibile e migliore, ben sapendo che gran parte di ciò che potrà accadere dipenderà in larga misura da te.

Con affetto,
Igor Boni