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2013 04 21 - 2º Simposio Radicali a Giulianova - seconda e conclusiva giornata * Maurizio Turco

www.radioradicale.it/scheda/378408/2o-simposio-radicali-a-giulianova-seconda-e-conclusiva-giornata

L'impressione è che tra lavori di ieri, l'intervento del professor Di Federico di questa mattina e lo sviluppo del nostro dibattito è che ancora una volta stiamo tentando di proporre, non solo a noi stessi che siamo ben convinti di questo, ma rispetto all'esterno un metodo. Ed è il metodo di cercare innanzitutto - per individuare i problemi e trovare delle soluzioni - di superare quello che con una sintesi Pannella ha definito il divorzio tra la scienza e la politica o il potere nel senso che spesso la politica o il potere, le ultime ore lo dimostrano in maniera molto molto chiara, non vanno molto d'accordo, soprattutto in termini di logica. Questo divorzio tra scienza e politica e potere ha portato al dissesto di tutto. Al dissesto idrogeologico, ne parlavamo ieri, quello passato e quello futuro, cioè si stanno costruendo nuove tragedie; al dissesto socio economico non c'è bisogno di aggiungere altro e al dissesto istituzionale e democratico di cui non si parla per niente.

A cominciare dal Presidente della Repubblica, non v'è dubbio che per una sua esperienza è per una sua formazione, non solo è consapevole del dissesto istituzionale e democratico cioè della patente mancanza di legalità. Noi radicali la strada della proposta l'abbiamo perseguita, basterebbe solo citare, oggi, i titoli dei centodieci referendum che abbiamo proposto e lì potremmo leggere quello che si sarebbe potuto evitare ma purtroppo trovare ancora in quei centodieci referendum le risposte ai problemi di oggi. Credo che dobbiamo assolutamente - era anche un po' quello che sollecitava Pannella prima - cercare di andare avanti, cercare cioè di compitare quelle che potrebbero essere delle iniziative per il subito. Dobbiamo innanzitutto fare uno scarto, proprio mentale, e passare dal chiedere all'esigere: noi esigiamo il ripristino della legalità costituzionale.

Diceva prima il consigliere Rabbuffo[1] voglio prima la riforma e poi l'amnistia: il problema è che senza amnistia non si fa la riforma! La prova? non ce'è stata la riforma nonostante non ci sia stata l'amnistia. L'amnistia serve proprio per rimuovere quei paletti, quelle incrostazioni, quei pesi che nel corso del tempo hanno impedito che vi fosse una riforma della giustizia. Un dato è certo, che in Italia lo si riconosca o meno, il modello italiano di giustizia, cioè la giustizia all'italiana ha fallito. Questo è certificato ecco perché il Presidente delle Repubblica ha delle responsabilità personali oltre che istituzionali. Il Presidente della Repubblica non può far finta di non sapere quello che ci ricordava prima Rita Bernardini e che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, la Corte europea dei diritti dell'uomo ci dice che fin dagli anni ottanta - sono trent'anni - che la Corte europea dei diritti dell'uomo condanna l'Italia per le violazioni dei diritti umani fondamentali e il Comitato dei Ministri come analisi politica sostiene che queste violazioni, la lentezza della giustizia in particolare, mettono in pericolo lo Stato di Diritto. Non bisogna essere scienziati per capire che trent'anni di messa in pericolo dello Stato di Diritto equivalgono ad aver cancellato lo Stato di Diritto in questo Paese. Peraltro e faccio solo due esempi, noi abbiamo ancora inapplicati, tra gli altri, due articoli della Costituzione che ritengo importantissimi in quanto dovrebbero regolamentare due corpi intermedi della costruzione democratica così come è stata disegnata dalla nostra Costituzione. In particolare l'articolo 39 sulla democrazia interna ai sindacati e l'articolo 49 sulla democrazia interna ai partiti: sono sessantacinque anni che si rifiutano di fare le leggi applicative di questi due articoli della Costituzione. Questo ha a che fare con il tema di cui stiamo parlando, la giustizia? Sì. Ha a che fare con il tema di cui stiamo parlando perché il tema della giustizia credo che sia esemplificativo della violazione della legalità in senso lato nel senso quella interna cioè quella costituzionale e quella internazionale alla quale ci stiamo sottoposti volontariamente firmando trattati internazionali. Con il Trattato di Lisbona dell'Unione europea questi trattati sono ormai diritto interno, cioè la violazione delle regole comunitarie non è un qualcosa che ha a che fare solamente con un'altra istituzione ma dovrebbe essere sancita anche dall'ordinamento interno.

Due-tre iniziative possibili. Dobbiamo esigere, non chiedere, al Presidente della Repubblica che se non l'ha fatto per sette anni può fare adesso il messaggio alle Camere chiedendo al Parlamento di fare il proprio dovere per porre rimedio alle violazioni ormai scritte in chiaro, non c'è bisogno di interpretazioni: la riforma della giustizia e il ripristino della legalità costituzionale che devono essere l'imperativo di questo Parlamento, che viene prima di tutto. Noi possiamo documentare che per una serie infinita di elezioni, l'ultima quella del Consiglio regionale della Lombardia, noi puntualmente abbiamo dimostrato che erano elezioni truccate. Questa volta, per la prima volta, grazie all'azione di Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, in Lombardia la magistratura ha preso atto che le elezioni erano truccate. Quando? quando è finita la legislatura. Questo è un gioco è un gioco truccato, qui si sta imbrogliando altro che il gioco delle tre carte, siamo andati oltre cioè sono dei professionisti dell'imbroglio. Noi intanto dobbiamo riprendere il discorso sul e con il Presidente della Repubblica ma a partire da questi dati. 

Poi c'è un altro capitolo che secondo me ha la stessa valenza ed è quello dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel luglio 2011 abbiamo registrato per la prima volta - dopo che in dieci anni ci sono state quaranta condanne della RAI per violazione del diritto del cittadino ad essere informato a causa della mancanza della presenza di alcune posizioni politiche e in particolare di una persona. Questa questione nel luglio 2011 diventa un qualcosa di molto forte e molto chiaro: una delibera brevissima in cui si cristallizza quello che è accaduto per mezzo secolo in questo Paese e finalmente si prende una decisione: la RAI è "richiamata ad incrementare nei telegiornali e nei programmi di approfondimento informativo l'informazione relativa alle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader Marco Pannella sul sovraffollamento delle carceri, in quanto rispondente a temi legati all'attualità della cronaca di rilevante interesse politico e sociale."[2]

Che è successo dal luglio 2011 ad oggi? Niente![3]

Doveva succedere qualcosa? Certo! "L'Autorità vigila sull' osservanza del presente richiamo attraverso il monitoraggio dei programmi e, in caso di non osservanza, applica i provvedimenti previsti dalla normativa vigente."

L'Autorità per le garanzie naturalmente usa lo stellone della Repubblica italiana è uno dei soggetti che dovrebbe essere uno dei contrappesi di questo Paese, eppure perché non succede niente? Perché i membri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nominati dai partiti non per le loro capacità ma per le loro appartenenze a questi partiti, dovrebbero controllare e sanzionare il consiglio di amministrazione della RAI, nominata dai partiti non per le competenze ma proprio per le appartenenze. C'è un corto circuito evidente: i controllori sono nominati dagli stessi che nominano coloro che dovrebbero essere controllati.Controllori e controllati dominati da questi partiti.

Abbiamo parlato per anni della lotta alla partitocrazia diciamo che la lotta alla partitocrazia senza una presa di coscienza e quindi delle iniziative adeguate a livello di corruzione della democrazia in questo in questo Paese sono insufficienti. Nel senso che dobbiamo andare, dobbiamo puntare diritti contro il totalitarismo democratico essendo noi dentro, vivendo in un Paese a totalitarismo democratico ed essendo i soli - chi per un anno, altri per dieci e altri per cinquant'anni - lottano da soli contro il regime del totalitarismo democratico italiano.

Io penso che siamo arrivati ad un epilogo della storia che coincide anche con delle storie personali – della lotta contro il regime antidemocratico italiano e la dobbiamo fare delle scelte come dire nette, cioè non c'è più la possibilità di mezze misure, non c'è la possibilità di poter pensare di far delle riforme su qualsiasi cosa se non ci sono delle amnistie cioè se non si sgombera il campo dai pesi che hanno determinato il dissesto di tutto e quindi il dissesto della legalità democratica che a valanga ha travolto tutto.

Non mi sembra lo citasse ancora il professor Di Federico che gli otto punti dei saggi sono otto proposte per recuperare qualcosa è un'autodenuncia. Sette degli otto saggi sono tra i responsabili di questo dissesto. I partiti col Presidente della Repubblica che, ormai è evidente, li ha organizzati in questi anni sono i responsabili, presidente della Repubblica in testa, di questo dissesto. Io credo che il presidente Giorgio Napolitano quello che noi abbiamo conosciuto come collega al Parlamento europeo e Presidente della Commissione giuridica e il Ministro degli Interni, quello che conosciamo e sappiamo cosa conosce non può sottrarsi non può non può scegliere lui di sottrarsi a quello che è un dovere costituzionale. Lui ha il dovere oggi - il fatto che non abbia fatto sino ad oggi se mai un'aggravante non una dirimente – lui non si può sottrarre oggi, al di là dei suoi giochetti con i saggi e i punti, a richiamare il Parlamento a far quello che deve fare, che da trent'anni le istituzioni internazionali alle quali aderiamo con le quali abbiamo sottoscritto dei patti abbiamo preso degli impegni che dobbiamo rispettare lui non può fare a meno di richiamare il Parlamento ad avere la priorità, non voglio dire l'esclusività, ma la priorità adoperare per rimuovere queste violazioni Penso che questo secondo simposio, per richiamare il primo che era di vent'anni fa e anche lì si parlava di legalizzare cioè di ripristinare di rimettere sotto il cappello della legge e del rispetto della legge tutto ciò che ha a che fare con le degenerazioni del nostro tempo, penso che questo simposio di riflessione che ieri ci ha consentito appunto di poter ascoltare contributi scientifici molto rilevanti per non dire quello di oggi del professore Di Federico che non voglio dire essere la Bibbia sulla giustizia ma sicuramente ci ha fornito dei punti cardinali sui quali lavorare

Io credo che abbiamo non come partito abbiamo come Paese e quindi come partito che ha anteposto gli interessi del Paese a quelli del partito che ci sia subito - non fra uno, due, tre mesi - perché non c'è tempo, ci sia subito un appuntamento in cui sì deliberi per chi lo voglia, con chi lo voglia sì deliberi un piano di azione che abbia non "tra le attività", ma "l'attività" del rientro nella legalità.

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[1] Berardo Rabbuffo, consigliere della Regione Abruzzo.
[2] Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Delibera n. 222/1l/CSP https://www.agcom.it/documents/10179/539661/Delibera+222-11-CSP/e4742c77-f553-49b2-8d1d-65bf25750e39?version=1.0
[3] Anche se un anno dopo, nell'agosto 2012, passa dal richiamare all'"ORDINA alla società Rai Radiotelevisione italiana S.p.A. di assicurare la trattazione delle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader Marco Pannella sul sovraffollamento delle carceri in programmi di approfondimento che, per congrua durata e orario di programmazione, risultano maggiormente idonei a concorrere adeguatamente alla formazione di un' opinione pubblica consapevole su temi di attualità di rilevante interesse politico e sociale, entro il termine di quattro mesi a decorrere dal mese di settembre 2012." (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Delibera n. 354/12/CONS https://www.agcom.it/documents/10179/539895/Delibera+354-12-CONS/fffcb2fd-d3db-4802-bf07-93afd5db2770?version=1.0)