Alle iscritte ed iscritti, a chi è già stato iscritto e a chi si iscriverà al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito del 2017
Caro
Maurizio,
quale
Presidenza del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, riteniamo
doveroso ed urgente informarti di una grave, ma necessaria e non più rinviabile,
decisione che abbiamo dovuto assumere al fine di tentare di scongiurare, letteralmente,
la morte del Partito che, come saprai, si determinerà qualora non riuscissimo ad
essere almeno in 3000 (iscritti) entro il dicembre del 2017.
Riteniamo
doveroso informarti preventivamente affinché, debitamente al corrente, ti possa
formare una tua opinione e conseguentemente possa compiere le tue scelte.
E’
difatti molto probabile che a seguito delle iniziative che ci siamo assunti l’onere
di portare avanti ci saranno delle reazioni ed è possibile che tutto questo, ove
arrivi alle tue orecchie attraverso forzature, mezze verità, ambiguità, ti lasci
disorientato, se non sconcertato.
Per
questo abbiamo deciso di scriverti, per metterti a conoscenza di ciò che accadrà
e delle ragioni che sono alla base del nostro agire quale Presidenza del Partito
Radicale. Un agire mosso dalla ferma volontà di fare tutto ciò che è doveroso e
possibile per tentare di salvare la vita e perciò le battaglie e gli obiettivi politici
del Partito Radicale di Marco Pannella.
Occorre
chiarezza, per gli iscritti e per gli “iscrivendi”, partendo dai fatti, oggettivi,
così come si sono verificati. Occorrerebbe poter spiegare ciò che accade ed è accaduto
a quante più persone possibile; ma insomma, come la nostra storia insegna, la stampa
e la Tv italiana non hanno mai tollerato la presenza di noi Radicali ‘scostumati’,
dei Radicali di Marco Pannella, ad iniziare dallo stesso Marco, insopportabile con
la sua continua denuncia del Regime partitocratico.
La
prima questione che viene posta in queste occasioni, allorquando è sul tavolo una
scelta difficile, anche dolorosa, è se sia o meno conveniente, opportuna. Se sia
“saggia”.
Di
fronte a questi dubbi, da quando il Partito Radicale esiste, la risposta di Marco
Pannella è sempre stata: sì, è opportuno; non solo è giusto, necessario, ma è urgente,
e perfino “con-vincente”, se non ci si vuole rassegnare alle mere “convenienze”.
Perché, ci ha sempre insegnato Pannella, il fine non giustifica i mezzi; piuttosto
sono i mezzi che qualificano e prefigurano i fini.
Il
Partito Radicale, difatti, non è, non vuole essere e non è mai stato un partito
ideologico. Non per un caso, il Partito Radicale nel suo Statuto – modello di organizzazione
politica unico al mondo – non ha un solo articolo nel quale siano specificati scopi
e/o obiettivi, che – al contrario - sono il dato costituente di qualsiasi altra
organizzazione. Una ragione c’è: da quando il Partito Radicale esiste è stato ben
chiaro che tutto si fonda sulla “regola” dello stare insieme.
E
la regola è una: il Congresso, a cui partecipano per diritto tutti gli iscritti
al Partito (Partito a cui chiunque si può iscrivere; a nessuno può essere rifiutata
l’iscrizione; nessuno può essere espulso), è il “luogo” in cui vengono decisi scopi
ed obiettivi politici. È nel dibattito congressuale, e nel voto finale, che il Partito
Radicale prende vita. O, magari, morte.
Questa è la regola.
Ed
è questa regola, insieme alla mozione congressuale approvata dai 2/3 dei partecipanti
al 40° Congresso Straordinario di Rebibbia e alla responsabilità che abbiamo nel
tentare di realizzarla, che riteniamo qualifichi il nostro agire come opportuno,
necessario, urgente.
E’
la vita del nostro Partito, dello strumento principale delle nostre lotte, ad essere
in gioco.
Allora
occorre fare chiarezza.
Ai
più attenti osservatori delle cose e del mondo Radicale non sarà sfuggito come già
da almeno tre anni, prima della scomparsa di Marco, si fosse determinata una frattura
tra coloro che ritenevano che i Radicali dovevano seguire vie altre da quelle indicate
da Marco e coloro che invece ritenevano e ritengono di condividere l’analisi del Regime e le principali battaglie da opporre allo stesso, a partire dalla
centralità della battaglia sulla giustizia giusta, con la sua appendice carceraria
e sul diritto alla conoscenza.
Questa
frattura ha avuto un suo momento importante nel Congresso del Movimento Radicali
Italiani del 2015, che ancor oggi nel suo Statuto reca la dicitura ‘soggetto costituente
il Partito Radicale’ e che, con ovvio giubilo dei vincitori, non condividendo l’analisi
e l’agenda indicata da Marco, elesse una dirigenza coerente con i fini altri da
quelli sino ad allora dati per condivisi nel nostro stare insieme.
Legittimo,
ci mancherebbe altro.
Sennonché
se con Marco vivo l’imperativo era smarcarsi da un Pannella troppo ingombrante –
basti ricordare l’episodio del rifiuto di presentare nel 2013 le Liste Bonino/Pannella,
con il “suggerimento” di presentare le Liste Bernardini/Pannella e che letteralmente
costrinse a ridosso del voto ad inventarsi le Liste Amnistia Giustizia e Libertà
con le ovvie conseguenze dal punto di vista elettorale – con Marco morto e con le
celebrazioni che i media di regimehanno tributato al non più
pericoloso Pannella vivo, la corsa è stata a ‘riaccreditarsi’, grazie a media compiacenti
e pronti, quali
Radicali,
Ultimi Radicali, Liste Radicali, Segretari dei Radicali,
Iscritti
Radicali, e così via.
E
così mentre prima si ravvisava la necessità, ad esempio, di raccogliere le firme
per i referendum o per le proposte di legge sotto vessilli diversi da quelli Radicali
(Roma si muove, Milano si muove, ecc.) per il dichiarato timore che
con i vessilli Radicali, troppo identificati con Pannella, le firme non si raccogliessero,
poi si è arrivati, con Marco morente, a presentare Liste elettorali recanti il nome
Radicali, sempre a Roma e Milano, in violazione della regola stabilita all’art.
1 dello stesso Statuto di Radicali Italiani ed all’insaputa del Partito Radicale
e di tutti gli altri soggetti differenti da coloro che quella decisione avevano
preso.
Finalmente
la settimana scorsa, durante una riunione reperibile nel sito di “Radio Radicale”,
un membro della Direzione di “Radicali Italiani” ha sintetizzato in modo cristallino
quanto da tempo già evidente a chi vive intensamente il mondo radicale: parlando
al plurale, e senza che nessuno dei presenti lo abbia contestato o si sia dissociato
da quella rivendicazione, ha affermato che quello che avevano costruito in anni, e che continuavano a costruire era né più né meno che l’essersi “assunti la
responsabilità personale, politica di entrare prima in collisione con lo stesso Marco Pannella … e poi
con un pezzo di partito radicale”.
Questa compiaciuta rivendicazione non è stata contestata da nessuno dei presenti:
nessuno dei componenti della Direzione o del Comitato Nazionale di Radicali Italiani
si è dissociato. Nessuno ha obiettato a questa “assunzione di responsabilità”. Un
silenzio che equivale ad assenso, condivisione.
Sennonché,
anche volendo ammettere che con le collisioni si riesca davvero a costruire qualcosa,
piuttosto che a distruggere, almeno dal Congresso di Rebibbia, la collisione non
è più con
“un
pezzo di partito radicale”, bensì con il Partito nella sua interezza, se è vero, com’è vero,
che l’intero Partito si ritrova intorno alla mozione approvata dai congressisti
che diventa, per l’appunto, la mozione del Partito, di tutto il Partito.
* * *
Noi
riteniamo di avere una precisa responsabilità nei confronti del Partito Radicale:
la responsabilità di tenere vivo il Partito Radicale, di tenere viva la storia del
Partito Radicale e di tutti i militanti che hanno collaborato alla realizzazione
delle proposte di Marco Pannella, di realizzare gli obiettivi che il Congresso ha
votato a Rebibbia.
Per
far fronte a questa responsabilità occorre fare delle scelte radicali, anche, anzi
sicuramente, dolorose.
Crediamo
anche che sia opportuno, necessario e giusto che tu sia messo in condizione di comprendere
quali sono le ragioni che ci hanno condotto a fare le scelte che di qui a breve
ti illustreremo e per consentirti di comprendere abbiamo il dovere di non nascondere,
di non occultare la realtà.
L’impresa
potrebbe essere improba, dolorosa, soggetta a incomprensioni, lunga e faticosa da
chiarire e spiegare, non certo solo attraverso questa lettera, ma tutto ciò non
può per noi diventare un alibi per rassegnarsi all’ineluttabile: la morte del Partito
Radicale.
Nonostante
l’impegnativo obiettivo da raggiungere per consentire al Partito più antico della
Repubblica di non morire, nonostante questo Partito sia il Partito di quel Marco
Pannella celebrato alla sua morte, nonostante la straordinaria mobilitazione nelle
carceri dove i detenuti continuano a richiedere l’iscrizione al Partito Radicale,
persiste da parte dei media di regime la conventio ad
excludendum nei confronti dei Radicali, almeno di quelli “scostumati”
che continuerebbero a rappresentare, con le loro proposte, con le loro iniziative,
con il loro modo di fare politica, quello scandalo
inintegrabile di cui ha scritto e detto Pier Paolo Pasolini.
Nonostante
la straordinaria mobilitazione necessaria a far vivere il Partito e le sue battaglie,
difatti, a noi non vengono concessi inviti in tv, copertine di giornali e interviste
sulla qualunque. Altri Radicali imperversano sui media, ma sono impegnati a promuovere altro e/o
altri, non certo la vita e le lotte del Partito Radicale.
Il
Partito Radicale non ha più neppure un addetto stampa e la gestione dei social network
è, al momento, nonostante lo sforzo militante di diversi compagni, assolutamente
inadeguata allo scopo.
Lo
sappiamo, ne siamo consapevoli, ma anche questa situazione è frutto di quello che,
come andremo a spiegare, consideriamo il tradimento delle ragioni costitutive di
alcuni dei soggetti inizialmente nati, intorno al Partito Radicale, come soggetti
‘di scopo’.
* * *
Agli
iscritti al Partito Radicale del 2016 riuniti in Congresso straordinario sono state
presentate due mozioni; ha prevalso con i 2/3 dei voti la mozione che si pone come
obiettivi politici il perseguimento delle lotte: (i) per l’affermazione dello Stato
di Diritto e il Diritto umano e civile alla conoscenza, in Italia e ovunque; (ii)
per la riforma della Giustizia e il suo epilogo carcerario, a partire dall'Italia,
individuando come priorità l’Amnistia e l’Indulto, l’approvazione della legge di
riforma dell’ordinamento penitenziario e il superamento del regime del 41 bis e del sistema dell’ergastolo, a partire da quello ostativo;
(iii) per gli Stati Uniti d'Europa, quelli prefigurati nel Manifesto di Ventotene
da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni.
La
Mozione approvata prescrive – senza alcuna rete di “protezione” – la chiusura del
Partito Radicale se entro il 2017 non si conseguirà l’obiettivo di almeno 3.000
iscritti, da confermare nel 2018.
E’
una mozione frutto del lavoro degli ultimi dieci anni di vita politica di Marco
Pannella e di coloro che intorno a Marco si sono ritrovati nel denunciare l’immonda
condizione della giustizia e delle carceri – un sistema, quello giudiziario, che
dovrebbe garantire giustizia e che invece produce solo la costante, intollerabile,
violazione dei diritti umani fondamentali – e nel prefigurare la codificazione a
livello sovranazionale del diritto umano alla conoscenza, quale fondamento e fondamentale
presupposto della democrazia e della libertà.
Dieci
anni nei quali, a spese del Partito Radicale e della Lista Pannella, sono state
fornite ad organizzazioni volute, fondate e finanziate dal Partito Radicale tutti
gli strumenti necessari perché potessero operare. Organizzazioni nate in occasioni
di campagne specifiche, e che al raggiungimento dell'obiettivo, come prassi radicale,
avrebbero dovuto sciogliersi: in passato è accaduto, per esempio, con la Lega per
il divorzio, o con altre associazioni promosse per sostenere specifiche campagne.
Queste
organizzazioni si sono strutturate in modo indipendente, hanno proprie agende politico/elettorali
in conflitto con quelle – e con la stessa ragion d’essere – del Partito Radicale;
si dannano l’anima per essere ammesse, con i volti del loro gruppo dirigente, oltre
che nei salotti tv, ai tavoli della politica partitocratica di uno degli schieramenti
in campo.
Per
questo hanno dato vita ad un conflitto, come oggi rivendicato nelle loro sedi istituzionali, con Marco Pannella
e con pezzi del Partito Radicale.
Ribadiamo,
tutto questo è politicamente legittimo, come sono legittime le ambizioni personali
dei singoli, tuttavia, riteniamo, non in nome del Partito Radicale, non a costo
della morte del Partito Radicale!
Perché
questo va accadendo. Va accadendo che la maggior parte degli italiani neppure sanno
della mobilitazione in corso per far vivere il Partito Radicale, mentre sanno e
pensano, indotti da media compiacenti e social network usati con abilità professionali, che i Radicali, gli ultimi Radicali,
i Segretari dei Radicali sono quelli delle elezioni Romane o Milanesi, quelli delle copertine
dei giornali, delle ospitate in TV, delle interviste sulla qualunque. E questi Radicali,
quelli del
conflitto con Marco Pannella, oggi non solo non danno conto,
in tv o sui giornali, del conflitto pure da loro determinato, ma neppure salta loro
in mente di far conoscere agli italiani la situazione e le battaglie del Partito
Radicale o di sollecitare iscrizioni al Partito di Marco Pannella, che anzi, per
quanto appresso chiariremo, quel che avviene è esattamente il contrario essendo
l’obiettivo quello di sottrarre iscrizioni al Partito Radicale.
Alla
rivendicata indipendenza politica, però, sino ad oggi, è stata affiancata una vita
organizzativa solo in parte indipendente: le spese della struttura in cui operano,
sono ancora, come negli ultimi dieci anni, prevalentemente a carico del Partito
Radicale.
Radicali
Italiani, difatti, come le altre organizzazioni di quella che era la cd. Galassia radicale,
era “ospitata” con altre nella sede del Partito Radicale che si fa carico delle
spese di affitto, luce, spese telefoniche, condominiali e, fino al 2015, di personale.
Per
mantenere tutto ciò, di cui le associazioni “ospitate” beneficiavano e a tutt’oggi
beneficiano – potendo con ciò convogliare tutti i propri introiti per sostenere
iniziative politiche ed avere strutture dedicate – il Partito Radicale tratteneva
le quote delle iscrizioni cosiddette “a pacchetto”: in dieci anni questo sistema
ha portato il Partito Radicale a cumulare un complessivo debito, per le spese di
struttura, appunto, di circa un milione di euro.
Lo
slogan che aveva accompagnato il “fiorire” e il dare vita ad organizzazioni finalizzate
a specifiche campagne politiche era quello di "marciare separati per colpire
uniti"; allora si dava per scontato che era il Regime quello che si doveva colpire, mentre oggi, è un dato di fatto, chi
viene ad esserne colpito è il Partito Radicale.
Abbiamo
la responsabilità di evitare, con te se vorrai, che il Partito Radicale muoia sotto
questi colpi.
* * *
Un
confronto tra la mozione "costitutiva" del Movimento Radicali Italiani,
approvata dal primo congresso del luglio 2002 a Roma, e quella dell’ultimo congresso
del 2016 è plasticamente esemplificativo della situazione che si è venuta a determinare
in seguito al
conflitto voluto, costruito, dal gruppo
dirigente di Radicali Italiani:
Radicali
Italiani
"decide
di mobilitarsi da subito per un pieno successo della seconda sessione del Congresso
del Partito Radicale, transnazionale e transpartito, soggetto motore della lotta
organizzata per l’affermazione della vita, del diritto e della libertà in ogni parte
del mondo, a cominciare dall’istituzione della Organizzazione Mondiale della Democrazia
auspicata da Emma Bonino”. (mozione 2002)
Radicali
Italiani
"Prende
atto della mozione approvata dal 40° Congresso straordinario del Partito radicale
che prevede, tra le altre cose, la sospensione della parte dello Statuto relativa
ai soggetti costituenti e ribadisce la necessità di riconquistare la vita politica
e democratica del Partito Radicale innanzitutto attraverso iniziative transnazionali
di Radicali Italiani, l’invito al tesseramento e la promozione di un coordinamento
aperto ai soggetti dell’area."(mozione 2016)
Quindi,
Radicali Italiani è stato fondato per essere il soggetto che in Italia organizza
le lotte del Partito Radicale (mozione 2002); ma se il Partito Radicale delibera,
in Congresso, con la mozione votata dai 2/3 dei congressisti di uno dei congressi
più partecipati nella storia del Partito Radicale, di continuare a voler attuare
“l'agenda Pannelliana” non gradita al gruppo dirigente di Radicali Italiani, allora
sarà Radicali Italiani a mascherarsi da Partito Radicale, ad assumerne le sembianze,
da ciò il farsi carico di iniziative transnazionali e il farsi promotore di un coordinamento
tra le altre associazioni che con Radicali Italiani hanno condiviso il percorso
degli ultimi tre anni (mozione 2016)
E
siamo al 29 gennaio 2017, quando il Comitato Nazionale di Radicali Italiani delibera,
per raggiungere i propri obiettivi, di voler conseguire, non 2.000 o 2.500, ma –
guarda caso –3.000 iscritti entro dicembre 2017, lo stesso obiettivo di 3.000 iscritti deliberato
dal Partito Radicale nel Congresso di Rebibbia, con una sola differenza: che il
Partito Radicale chiude se non li raggiunge, mentre Radicali Italiani sopravvive
anche se non li raggiunge.Un
chiaro obiettivo concorrenziale che conta, letteralmente, sulla confusione volutamente
creata – mai Radicali Italiani, in circa 17 anni di vita, ha sentito la necessità
di individuare il proprio obiettivo annuale di iscritti in 3.000 – e che è volto
anche a far fallire quello dei 3.000 iscritti al Partito Radicale e, con ciò, determinare
la sua chiusura.Fatto
è che decine di persone in carne e ossa, purtroppo sollecitate da telefonate a dir
poco ambigue provenienti dalla sede del Partito Radicale, si sono iscritte a Radicali
Italiani pensando così di essersi iscritte al Partito Radicale e dato che per il
Partito Radicale anche una sola tessera può determinare la differenza tra vivere
o morire è chiaro che, quale Presidenza, abbiamo il dovere di assumere ogni decisione
necessaria a scongiurare future ‘confusioni’.In
passato la confusione esistente tra soggetti dell’area radicale – certo di non facile
decifrabilità per molti – era un valore persino positivo rispetto ad un movimento
che nel suo complesso si ritrovava nell’analisi politica, negli obiettivi, nelle
battaglie condivise: "marciare separati per colpire uniti”.
Oggi
la confusione è per il Partito Radicale un disvalore e mentre il Partito Radicale
non dispone di strumenti per far fronte a questo deficit di chiarezza, di trasparenza e di informazione, la sensazione chiara
che dall’altra parte, forti della compiacenza dei media e dell’uso massiccio dei social network, si giochi sempre di più
– come dimostra la circostanza per la quale improvvisamente RI ha deciso di fissare
in 3000 l’obiettivo per le iscrizioni nel 2017 – a determinarla.
Da
ultimo, ma non per ultimo, è bene sapere che sempre Radicali Italiani trattiene
da alcuni anni circa 60mila euro di quote iscrizione al Partito Radicale, versate
tramite i conti postali o bancari di Radicali Italiani.
La
situazione, ridotta ai minimi termini è questa: chi, nato per costituire il Partito
Radicale è maturato nel suo contrario, ha pur sempre tutta la libertà di fare quello
che vuole, come vuole, con chi vuole, ma non può pretendere di farlo a spese – economiche
e politiche – del Partito Radicale, della sua storia, della sua continuità ed attualità
politica, della sua vita.
Un
altro esempio: se Radicali Italiani, per sostenere la battaglia sulla legalizzazione
delle droghe leggere, decide di nascondere completamente le disobbedienze civili
di Rita Bernardini, di Laura Arconti, di Marco Pannella (che per questo hanno subito
decine di processi, hanno inanellato condanne e assoluzioni gravide di conseguenze
in termini giuridici) e decide di regalare un “semino” di cannabis, specificando
che “non si tratta di un reato” è ovvio che lo possa fare, meno ovvio è che lo faccia
utilizzando ancora le strutture e i mezzi del Partito Radicale, e sicuramente meno
leale è che lo faccia dichiarando alla stampa di regime una
continuità con le azioni nonviolente Radicali di disobbedienza civile. La disobbedienza civile di Rita Bernardini
– piantagione e distribuzione gratuita
di chili di marijuana ai malati che non hanno accesso ai
farmaci cannabinoidi – è un reato a costo della galera, quella del semino innocente di
Radicali Italiani è “disobbedienza civile a buon mercato”.
* * *
Alla
luce di quanto abbiamo solo sommariamente cercato di spiegarti, come già annunciato
nell'ultima riunione della Presidenza del Partito Radicale, disponibile sul sito
di “Radio Radicale”, al fine di scongiurare che questo stato di cose possa continuare
e concorrere con la morte del Partito Radicale, ti informiamo che la sede sarà nella
disponibilità del Partito Radicale fino alla fine del mese di febbraio. Dal 1° marzo
passerà alla Lista Pannella e questo comporterà una redistribuzione degli “spazi”
disponibili, tra la stessa Lista, il Partito, e le sole associazioni impegnate nella
realizzazione degli obiettivi congressuali stabiliti nella mozione generale del
Partito Radicale.
Al
tempo stesso cercheremo di affittare a prezzi di mercato parte del secondo piano,
per reperire risorse utili all'attività politica, oggi affidata alla militanza,
al volontariato e a mezzi di fortuna.
Inoltre,
verrà a breve ridiscusso il palinsesto di “Radio Radicale”, unico media praticato
dai Radicali “scostumati” con l'obiettivo di potenziare la presenza del Partito Radicale, per
il raggiungimento dell'obiettivo vitale dei 3000 iscritti, e degli altri punti approvati
con la mozione di Rebibbia.
* * *
Per
far vivere il Partito Radicale abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto, della tua
iscrizione, del tuo contributo. Non è la prima volta che accade. La nostra è una
onorevole “mendicità”, come diceva spesso Pannella, che per il Partito si è spogliato
di ogni suo avere; una “mendicità” di cui si può essere orgogliosi e fieri, ma che
al tempo stesso può essere motivo e causa della nostra morte, e soprattutto della
morte delle cause e degli obiettivi che ci siamo posti.
Se
non corriamo il rischio di farcela, avremo la certezza che tutto sarà perduto.
Era
prevedibile? Era previsto!
Pannella
nel 1978, rivolgendosi all'allora gruppo dirigente ebbe a dire: “non possiamo non prevedere fin d’ora - pena la
morte politica di tutti noi - che si tenterà di separare, di annettere, di integrare
qualsiasi radicale che proponga in modo non scostumato, cioè secondo il costume
di classe del potere, e quindi con costumi omogenei a quelli del potere, quello
che insieme abbiamo imparato e a cui stiamo dando corpo”.
Per
parte nostra, possiamo promettere e assicurare che continueremo ad essere, in questo
senso, “scostumati”; per questa “scostumatezza”, come in passato, si verrà colpiti
e attaccati e cercheranno di annichilirci in ogni modo. Con una differenza, rispetto
ad altre volte: i “colpi” verranno non solo dal Regime,
ma anche, e con maggiore determinazione e violenza, da chi anela ad accostarsi al Regime “con educazione”, fino ad esserne ammesso a farne parte. A ciascuno
il suo.
Matteo Angioli, Angiolo Bandinelli, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti, Antonella Casu, Antonio Cerrone, Deborah Cianfanelli, Sergio D'Elia, Maria Antonietta Farina Coscioni, Mariano Giustino, Giuseppe Rossodivita, Irene Testa, Maurizio Turco, Valter Vecellio, Elisabetta Zamparutti.