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2007 07 05 * La Repubblica * Riina vecchio e malato, respira male e il carcere mette l' aria condizionata * Davide Carlucci

MILANO - Un impianto di condizionamento d' aria nuovo di zecca, tutto per lui. Per rendere meno afosa l' estate di Totò Riina, un tempo re di Cosa nostra e stratega del "terrorismo mafioso" che all' inizio degli anni Novanta dichiarò guerra allo Stato. Oggi, a 77 anni, un vecchio stanco e ammalato, descritto nelle cartelle cliniche come un corpo assediato da patologie gravissime, due infarti, un' insufficienza cardiaca, una cirrosi epatica, una gastrite cronica e tanti altri fastidiosissimi mali. Da qualche settimana i suoi avvocati hanno lanciato l' offensiva dei ricorsi per tentare di tirarlo fuori dal carcere di Opera, dove è detenuto dal dicembre del 2003: due settimane fa hanno presentato una richiesta di sospensione della pena. I giudici del tribunale di sorveglianza di Milano hanno fissato l' udienza per decidere sulla loro richiesta per l' ottobre del 2007. Nel frattempo il braccio dove è recluso Riina è stata dotato, da pochi giorni, dell' impianto di condizionamento. «Prima non riusciva nemmeno a respirare, ora potrà affrontare meglio l' estate», assicura l' avvocato Luca Cianferoni, che ieri è stato in carcere a trovare il detenuto più sorvegliato d' Italia. Cianferoni continua a sperare nell' uscita di Riina - «stiamo preparando una nuova istanza, la depositeremo il 12 luglio» - ma è un po' rassicurato sulle condizioni del suo assistito dopo l' ultimo colloquio di ieri. «Sta meglio, ora ha anche ripreso a mangiare, questo è già un risultato». E un' altra conquista è l' introduzione dell' impianto di condizionamento, decisa dall' amministrazione penitenziaria, per tutta la sezione nella quale Riina dovrà rimanere in isolamento totale fino al 20 luglio come effetto di una condanna della Corte d' Assise di Firenze per le stragi del '93. A beneficiare del fresco nell' intero braccio, dunque, per ora è solo lui. E gli agenti di polizia penitenziaria che non avrebbero mancato di esprimere la loro gratitudine per l' insperato sollievo dall' afa. Per il suo avvocato tutto è tranne che un lusso. «Riina sta davvero male». L' ultimo esame medico, che risale al 25 giugno, parla di una situazione cardiaca compromessa, con esiti di una precedente necrosi. «Il mio cuore è rottamato», ci scherza su il boss. Per distrarsi legge la Gazzetta dello sport, segue in particolare il ciclismo. Ed è tutt' ora sorvegliatissimo: un agente lo controlla a vista tutto il giorno, due telecamere catturano le sue immagini, una nella cella e l' altra nel bagno. La luce nella stanza è sempre accesa, con intensità minore di notte. È il 41-bis, il regime di carcere duro al quale Riina è sottoposto dal 1993, giorno del suo arresto a Palermo. Dopo l' isolamento a Rebibbia, Asinara e Ascoli, il boss approdò a Opera, alle porte di Milano, la vigilia di Natale del 2003. Aveva già alle spalle diversi ricoveri, sotto falso nome, per infarti e interventi coronarici. Il tribunale di sorveglianza confermò, pochi giorni dopo il suo arrivo nel carcere milanese, il regime di isolamento: «Non risulta venuta meno la sua capacità di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi di "Cosa nostra"», scrissero i giudici. L' uomo che ha ordinato la condanna a morte di Rocco Chinnici, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e delle loro scorte, nonché gli attentati di Roma, Firenze e Milano del 1993, rimane un pericolo pubblico. E pericolosi sono considerati anche i suoi familiari, come il terzogenito Giuseppe, in carcere a Sulmona. Per i magistrati di Palermo stava tentando di prendere in mano le redini della famiglia di Corleone, investendo in banche svizzere e accaparrandosi appalti. Anche per lui Cianferoni depositerà, lunedì, un' istanza di scarcerazione, sebbene per tutt' altri motivi: «I termini sono scaduti». A differenza dei presunti terroristi, che descrivono con dovizia di particolari la loro vita in cella - il sito di Soccorso rosso riporta, per esempio, gli sfoghi di Claudio Latino, che dice di essere stato "depositato" per sbaglio nel reparto di osservazione psichiatrica a Livorno - i mafiosi vivono con grande discrezione la loro detenzione. Tuttavia, non è la prima volta che Riina si lamenta delle sue condizioni. Già nel 2004, durante una visita dell' europarlamentare radicale Maurizio Turco, chiese «un trattamento più dignitoso». Ora, almeno, è arrivata la frescura.