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2009 12 04 * Il Foglio * Concorso esterno alla prova del voto

Il radicale del Pd Maurizio Turco ha depositato una proposta di legge per "tipizzare" un reato che sia più del favoreggiamento e meno dell'associazione: "Se non lo facciamo noi, lo fanno i togati a discrezione"

La proposta di legge per "tipizzare" il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è ufficialmente arrivata, depositata alla Camera un paio di giorni fa. La firma non è quella di uno dei molti avvocati del Pdl, né di un oscuro parlamentare di maggioranza. E' quella di un deputato d'opposizione: Maurizio Turco, radicale eletto nelle liste del Pd. Quattro righe, un unico articolo che aggiunge un comma, il quater, all'articolo 416 del codice penale. Titolo: "Sostegno esterno ad associazione di tipo mafioso". Svolgimento: "Chiunque, al di fuori dei casi di partecipazione ad un'associazione di tipo mafioso, realizza in maniera non episodica condotte di sostegno ad una associazione di tipo mafioso o arreca un contributo di tale rilevanza da avvantaggiare l'associazione nel suo complesso, è punito con la reclusione da due a cinque anni". Cioè più del favoreggiamento, meno dell'associazione. Nessuna sorpresa d'altronde: come ha detto il neosegretario dei Radicali Mario Staderini, "noi lo diciamo dai tempi di Sciascia: quel reato è estraneo alla cultura giuridica occidentale". E' tanto vero che persino Giuseppe Ayala, che nel maxiprocesso contribuì a inventarlo, oggi dichiara che, visto quel che ne è seguito, forse sarebbe stato meglio contestare il "favoreggiamento aggravato". Tipizzare il reato, dice ora Maurizio Turco al Foglio, è necessario perché "se non lo fanno le Camere lo fa il magistrato di volta in volta e a sua discrezione, ma legiferare non è il suo compito". Oggi il concorso esterno non si sa bene che animale sia, spiega, e "ci si ritrova richieste d'arresto come quella per Cosentino, in cui i giudici impiegano venti pagine solo per spiegare cos'è. La mia pdl invece è lunga quattro righe e risolve ogni dilemma". Insomma, un aiuto ai magistrati: "Parlamenti pavidi li sovraccaricano di lavoro e responsabilità invece di consentirgli di applicare solo la legge". Un fantasma però s'aggira attorno al dibattito sul concorso esterno: quello di Giovanni Falcone, padre di fatto se non di diritto dell'escamotage giuridico inaugurato nell'aula bunker di Palermo e confermato poi dalla Cassazione. Turco è "convinto che Peppino Di Lello, uno stretto collaboratore di Falcone, sottoscriverebbe la mia proposta di legge se fosse deputato. Nel maxiprocesso il concorso esterno fu usato proprio nel modo in cui oggi io cerco di inserirlo nel codice, dopo ci si è allargati fino ad arrivare alle 20 pagine di Cosentino" o "alla condanna di Bruno Contrada". Tradotto: "Questo reato oggi a dirla pulita è un prodotto giurisprudenziale, a dirla non pulita è un'invenzione". Nella relazione che accompagna la legge c'è una critica serrata alle fattispecie per cui si arriva, spesso, anche alla condanna: "E' controverso che aver fatto da scorta a un capo mafioso per una sola volta possa configurare ai fini della punibilità il concorso esterno". O ancora: "E' problematico ipotizzare che portare il cibo a un mafioso latitante possa dar luogo al concorso esterno". E infine: "Può apparire non sufficiente ai fini della configurabilità del concorso esterno che un politico o un amministratore pubblico o il responsabile di un'impresa abbia favorito per un singolo appalto o per una singola commessa un mafioso". "Che magari aveva pure tanto di certificato antimafia", aggiunge a voce il parlamentare radicale. E' la politica che deve intervenire se ha il coraggio di farlo, sostiene Turco, ne ha il diritto e ne ha la possibilità. Dalla prossima settimana si attendono cofirmatari.