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2009 12 05 * Gli Altri * "Ho incontrato in carcere Spatuzza non mi fido di quello che dice" * Luigi Scardigli

Intervista a Maurizio Turco: «Era un sicario, un semplice esecutore, nulla di più. Vuole evitare il 41 bis ed e disposto a tutto pur di riuscirci»

La voce è ferma come la mano, quando sparava diritto al cuore delle sue vittime. Ma la deposizione, epocale, rilasciata ieri da Gaspare Spatuzza in un'aula bunker, decisamente surreale, della Procura di Torino dove si è ufficialmente riaperto il processo per la strage di via d'Aurelio e il concorso esterno in associazione mafiosa di Marcello Dell'Utri. uomo di fiducia Iediaset-Berlusconi, a qualcuno continua a suonare maldestra, intraducibile, sibillina e per qualche verso anche patetica e per questo non profondamente attendibile, almeno da poterci costruire attorno un castello di nuovi scenari.

«E necessario ricordare e dunque premettere - esordisce così Maurizio Turco, neoparlamentare, dal maggio scorso, del Pd - che Gaspare Spatuzza è stato uno di quelli, tra i vari e tanti ammanettati dei vari mandamenti di Cosa Nostra, ad essere stato sottoposto per lunghissimo ed inusuale tempo al 41 bis, al carcere duro. Senza dimenticare poi che la sua fedina penale parla di tre condanne all'ergastolo: se uno pensa di voler morire lontano dalle sbarre, con queste premesse, qualcosa di grande deve pur escogitarlo».

Insomma, c'è poco da fidarsi delle sue dichiarazioni.
Non ho detto questo, ma credo sia doveroso mettere al vaglio una serie innumerevole di circostanze prima di dare adito e fede a certe dichiarazioni. Insomma, nella logica, insopprimibile, delle verifiche, degli incroci, delle rispondenze, mi sembra quanto mai opportuno usare la massima cautela al cospetto delle dichiarazioni di un uomo come Gaspare Spatuzza.

Che non era però un personaggio di secondo piano: Giuseppe Graviano, una volta arrestato, lo nominò reggente del mandamento di Brancaccio...
E anche questo è vero, ma non vorrei che si confondesse la straordinaria statura criminale di Gaspare Spatuzza come sicario, killer infallibile che ha all'attivo, se non sbaglio, 50 omicidi e quella che non ha potuto invece rivendicare come stratega. organizzatore, boss, in buona sostanza. Durante i suoi lunghi e numerosi soggiorni carcerari, oltre a dover sopportare la durezza del 41 bis, Spatuzza era anche uno di quelli che per arrotondare il modesto salario interno si era addirittura accontentato di fare lo scopino. Non conosco l'organizzazione piramidale interna ed esterna della Cupola, ma un boss di prestigio, un boss che Si rispetti, a certe mansioni non credo che si abbassi e soprattutto, per mantenere alto un tenore di vita che si confaccia al ruolo, un bòss non dovrebbe averne bisogno.

In buona sostanza, è una confessione che non la convince.
E per più di un motivo. La prima cosa che stride enormemente è per quale motivo Spatuzza e l'intera organizzazione mafiosa abbiano aspettato diciassette anni prima di decidersi ad aprire il cassetto della memoria e dei segreti, mettendo nero su bianco e stravolgendo ordinane e condanne costituite. L'altra, forse ancor meno trasparente, è quella relativa al faccia a faccia che Spatuzza ha avuto, non molto tempo fa, con Filippo Graviano durante un dibattinmento processuale legato sempre a questo particolare giudiziario: invece che scannarsi e guardarsi sottecchi, i due hanno preferito imboccare la strada di un incomprensibile confronto civile, hanno addirittura interloquito, un'appassionata conversazione tra l'accusatore e l'accusato, tra chi ti sta gettando tra le braccia di un sicuro ergastolo e chi lo dovrà subire. Difficile insomma escludere che entrambi non stessero preparando qualcosa di importante, che non si stesse giocando un'altra partita diversa da quella che sembrava si stesse disputando.

Si riferisce al coinvolgimento di Berlusconi e Dell'Utri?
Credo che l'interesse generale che la politica abbia voluto riservare a questo processo nuoti soprattutto attorno a questa variante. Spatuzza però parla degli accordi con Dell'Utri prima, suo compaesano e Berlusconi poi, quello del canale 5, relativi al 1992: in quegli anni, a governare il Paese, c'erano, tra gli altri, Andreotti e Martelli. Ho grosse difficoltà ad immaginarmi Gaspare Spatuzza negli abiti di un abile stratega che riesce, attraverso pressioni, intimidatorie quanto si voglia, a prevedere un ribaltone politico come poi realmente avvenne nel 1994 capendo, con due anni di anticipo, lo scenario politico-governativo che dominerà la scena del Paese.

Però la Procura di Palermo ha reputato opportuno riaprire un processo che si era già chiuso e risolto con condanne anche con il carcere a vita.
Sì, ma era semplicemente un atto dovuto e non un'eccezione ad una regola che non c'è, che non esiste. Prendiamo con le molle e con le pinze le dichiarazioni di Spatuzza e poi mettiamole a duro e severo confronto con quello che vorrebbero far passare per vero.

La vedova Borsellino, subito dopo la deposizione di Spatuzza, ha sottolineato come per la prima volta un mafioso si riconosca tale in pubblico: la cieca fedeltà e onestà interna di Cosa Nostra è inversamente proporzionale all'altrettanto omertoso e incontestabile atteggiamento esterno.
Sul capo di Spatuzza pendono 50 omicidi e tre ergastoli: difficile pensare che nella prospettiva di non vedere mai più la luce del sole senza il filtro delle sbarre qualcuno non si senta autorizzato ad escogitare qualsiasi alchimia. E poi non escludiamo nemmeno dalla casistica delle possibili varianti che guidano il mondo criminale, come questo che stiamo attraversando possa essere un momento di piena transizione, di passaggi, di consegne tra un mandamento e un altro, tra una generazione e la successiva. Chiamatelo collaboratore di giustizia, chiamatelo pentito, Gaspare Spatuzza resterà sempre un triplice condannato all'ergastolo e con questa spada di Damocle che oscilla sul suo futuro, non dovremmo meravigliarci di nulla, nemmeno di certe dichiarazioni.