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2018 11 14 * L'Opinione * Il Partito Radicale e l'informazione di regime * Maurizio Turco

Giustamente "i giornalisti" rispondono alle valutazioni "sui giornalisti". E non v'è dubbio che non si spara nel mucchio e siccome la responsabilità è personale bisogna fare nomi e cognomi, dei giornalisti, di testate ed editori.

Di contro fa pensare la solerzia con la quale si deferisce Luigi Di Maio all'ordine dei giornalisti per le valutazioni sulla categoria. Solerzia rara, va pur detto.

E arriviamo al capitolo che riguarda il Partito Radicale. La settimana scorsa, in occasione della sentenza della Corte di Giustizia europea sulla mancata riscossione dell'ICI da parte della Repubblica italiana, abbiamo denunciato che definire una iniziativa del Partito Radicale come iniziativa dei "radicali" non sia una contrazione ma una violenza. Specificando che è una violenza compiuta dal regime grazie a dei volenterosi carnefici promossi al ruolo di opposizione di regime.

Il chiarimento, che si vuole derubricare a polemica, viene da molto lontano. E ha poco a che fare con la concezione che il Partito Radicale ha innanzitutto di se stesso.

Coloro che tra i radicali vedono i "radicali" come un brand, hanno da sempre e sinora fallito proprio perché il Partito radicale non è un brand e Pannella ha fatto di tutto perché non lo fosse. Ha voluto cambiare spesso simbolo elettorale proprio per significare il carattere biodegradabile, anti ideologico e anti burocratico, del Partito radicale. Fino a escluderlo in quanto tale dalle competizioni elettorali. Innanzitutto per impraticabilità del campo di gioco democratico.

Sono memorabili le contese sul "brand" degli anni '80. Ma prima di analizzare cosa sta succedendo, è giusto ricordare cosa accadeva una decina di anni fa. Molti di coloro che pur condividevano con Pannella l'idea di partito, non comprendevano il suo feroce accanimento quando appariva sui mezzi di informazione la locuzione "dei radicali italiani" anziché la più corretta "di radicali italiani". Dibattito che prese non poco tempo. Inutilmente, a guardare quel che accade, o meglio, quel che da non poco tempo accade.

Radicali italiani è una associazione che è stata fondata, promossa e finanziata per lungo tempo e molti danari dal Partito Radicale e dalla Lista Pannella. Su wikipedia viene così presentata: "nato nel 2001 come erede delle esperienze politiche del Partito radicale". A significare se non altro un auspicio della cessazione delle attività, visto che il Partito Radicale è ancora in azione.

L'attività di Radicali Italiani volta a derubricare e centralizzare l'esperienza pannelliana ha radici lontane e profonde. Non è un caso se nel corso di una riunione di direzione, tenuta a "babbo morto e sepolto, of course, l'attuale segretario di radicali roma Simone Sapienza ebbe a dichiarare senza che si alzasse alcuna voce in dissenso " ci siamo assunti la responsabilità personale, politica, collettiva di entrare prima in collisione con lo stesso Marco Pannella negli ultimi due anni che su questo aveva, faceva valutazioni diverse di classe dirigente, di fiducia, di obiettivi, di esistenza diverse e poi con un pezzo del Partito Radicale…"

Era semplicemente la rivendicazione di una lotta non dichiarata ma condotta contro Marco Pannella e un pezzo – quello risultato maggioritario in Congresso - del Partito Radicale. Lotta che negli ultimi due anni si era acuita ma che era iniziata ben prima.

Questa premessa per arrivare al dunque. Da tempo l'associazione radicali italiani, affasciata dalla lotta a Pannella e al Partito Radicale, ama contrarre la propria ragione sociale in "radicali", così creando confusione ad unico detrimento del Partito Radicale.

Nonostante i reiterati comunicati stampa con la richiesta di tenere distinte le identità delle due organizzazioni, i mezzi di informazione cedono alla voglia postuma di rivincita nei confronti di Pannella e del Partito Radicale. 

Infine, basta leggere i giornali, ascoltare i telegiornali di qualsiasi giorno.

L'ordine dei giornalisti aprirà procedure contro articolisti e titolisti che si stanno prestando a questa opera di confusione a detrimento unicamente del Partito Radicale?

Opera di confusione che si è acutizzata all'indomani del Congresso del Partito Radicale, giorno dal quale non c'è azione, lotta, iniziativa del Partito Radicale, nemmeno l'annuncio che il mancato raggiungimento dei 3mila iscritti entro il 31 dicembre comporterà la liquidazione del Partito Radicale.

O è forse l'odore del sangue che ha fatto aguzzare gli incisivi ai manutengoli del regime e ai loro volenterosi carnefici?

Comprendiamo la difficoltà di una classe dirigente, non solo politica, anche presuntuosamente intellettuale, che oggi dovrebbe fare i conti con le lotte del Partito Radicale, che a tempo debito venivano pretestuosamente censurate se non derise e che il tempo ha dimostrato fossero già allora necessarie ed urgenti. E se la censura viene applicata al Partito Radicale con sempre più pervicacia e ferocia, alla censura si è unita la mistificazione sulla storia radicale e la necessità di chiuderla con quel passato e possibilmente trovare dei radicali, possibilmente estranei a quella storia, che la chiudano o la riscrivano al più presto.

Le manganellate inferte e l'olio di ricino somministrato al Partito Radicale sono in fin dei conti somministrate ed inferte ai cittadini. Ed è molto sbagliato non tenerne conto.

E comunque, noi non molliamo. Continuiamo la raccolta di firme sulle 8 proposte di legge di iniziativa popolare; mentre mancano 49 giorni e 777 iscritti per salvare le idee, le lotte, le speranze del Partito Radicale. Chi ha la fortuna di essere raggiunto da questo messaggio ci pensi.