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2020 10 01 * Il Riformista * “FRANCESCHINI DISSE: SE VOTIAMO NO ALL’ARRESTO I MEDIA CI SPOLPANO” * di Angela Stella

Maurizio Turco, attualmente Segretario del Partito Radicale Transnazionale e Transpartito, capitanava una pattuglia di deputati radicali quel 12 gennaio 2012 quando la Camera fu chiamata a decidere sull’arresto di Nicola Cosentino a seguito dell’inchiesta sfociata poi nel processo cosiddetto “Il Principe e la Scheda Ballerina", in cui è stato assolto in appello. Il voto fu segreto ma i sei di Pannella dichiararono espressamente il loro ‘no’ all’arresto, pur essendo nelle fila del Partito Democratico che invece votò a favore. Se i radicali avessero seguito le direttive imposte dal partito che li ospitava Cosentino sarebbe finito a Poggioreale con 304 voti favorevoli e 303 contrari. "Era la seconda volta che venivamo chiamati a decidere sull’arresto di Nicola Cosentino - racconta Turco al Riformista - . Già nel 2009 dovemmo pronunciarci dopo che i pm avevo chiesto l’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche in quella occasione noi radicali votammo contro. Ma la nostra opposizione all’arresto è stata ancora più forte nel 2012 perché i pm avevamo scritto che Cosentino era il referente politico nazionale della camorra, dei Casalesi. Tuttavia il suo nome compariva solo nelle deduzioni dei magistrati, non in una sola intercettazione. Era evidente la sua estraneità alle contestazioni che gli venivano mosse, e la Corte di Appello di Napoli lo ha confermato assolvendolo per «non aver commesso il fatto»". Un altro aspetto che spinse i deputati radicali ad opporsi alle manette "è che già in precedenza vi erano stati i processi Spartacus 1 e Spartacus 2 contro la camorra in cui i casalesi erano stati condannati e in tutti quegli anni di processi il nome di Cosentino non era mai venuto fuori, nonostante le dichiarazioni di diversi pentiti". Però, ci dice Turco, "se nel primo procedimento avevo realizzato un dossier in cui sottolineavo molti dubbi sulla colpevolezza di Cosentino, nella inchiesta ‘Il Principe e la scheda Ballerina’ ho letto cose sconce. Non esisteva il fumus, solo la persecutionis. Ma nonostante questo c’è un dato politico da sottolineare, ossia che si era creato intorno a Cosentino un clima ostile, anche da parte di persone a lui vicine, tanto è vero che Forza Italia non lo ricandidò nel 2013, lo lasciò nella mani della persecuzione. Per me l’origine dei guai giudiziari di Cosentino è innanzitutto una questione politica: a qualcuno non stava bene la sua ascesa in regione". Un altro dato politico è forse la spaccatura che si creò tra voi e i colleghi del Partito Democratico: "già per la prima richiesta di arresto, quella relativa all’inchiesta sui rifiuti, si era delineata una spaccatura con loro. Boccia disse ‘tra noi e i radicali è finita’. Però voglio ricordare un altro episodio: quando fummo chiamati a decidere sulla prima richiesta di arresto, ci fu una assemblea dei parlamentari del partito democratico: la riunione si concluse con la sintesi del capo gruppo Dario Franceschini che disse che al di là del merito non erano in grado di reggere la pressione mediatica a fronte di un possibile diniego all’arresto. Quando disse queste parole dal fondo della sala Arturo Parisi ad alta voce replicò «quando le convenienze fanno premio sulle convinzioni»". Tra gli accusatori di Cosentino c’era anche Roberto Saviano che scrisse un duro J’accuse contro di lui: "noi con Marco Pannella invitammo Saviano a leggere le carte: una cosa è il modo di fare politica in quei territori e un’altra cosa è la camorra".