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2004 10 10 * Associazione Luca Coscioni * Sessione costitutiva del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica * Maurizio Turco

ROMA - Grazie. Inizierò facendo alcune considerazioni sulla base di quanto è stato detto dal professore De Giovanni. Innanzitutto penso che questo luogo, quello organizzato dai Radicali, è da sempre un luogo che può vivere grazie alle immissioni di pensiero e di contributi di persone con esperienze diverse dalle nostre, è il luogo dove da decenni il superamento del divorzio tra scienza e politica è alla radice delle nostre analisi che poi si sono tradotte in azioni.

Vi è tutto il capitolo dell'analisi e delle iniziative antiproibizioniste - che cito e non approfondisco - su alcune sostanze proibite in particolare, dove proprio il divorzio tra scienza e politica è il paradigma con il quale denunciavamo e continuiamo a denunciare una incapacità della politica di riuscire a corrispondere alla necessità di governo dei problemi del nostro tempo.

Il professor Di Giovanni ha opportunamente messo in rilievo che esiste un cuneo di matrice religiosa che approfondisce questo divorzio, rilevando in particolare che in Italia, con l'aggravarsi delle posizioni delle gerarchie vaticane, si sia aggravato il divorzio tra scienza e politica anche dal punto di vista legislativo. Partendo da alcuni dati di fatto, io direi che in Italia le gerarchie vaticane sono riuscite - in questo primo tempo di una partita che ha cominciato a giocare sul tema della libertà di ricerca scientifica, ma non solo su questo tema, anche se questo è il tema più evidente sul quale riusciamo a comprendere meglio quale è la politica vaticana - a imporre il loro punto di vista che è senza ombra di dubbio antiscientifico.

Su questo dobbiamo intanto acquisire il fatto che il Vaticano ha definito quali sono i paletti della scienza e della ricerca.

Il 10 novembre 1979, l'attuale Papa Giovanni Paolo II, commemorando la nascita di Albert Einstein, ha avuto modo di riconoscere l'errore fatto dalla Chiesa nei confronti di Galileo Galilei. (...) La grandezza di Galileo è a tutti nota, come quella di Einstein; ma a differenza di questi... il primo ebbe molto a soffrire - non possiamo nasconderlo - da parte di uomini e organismi di Chiesa. (...) E ancora che (...) "La collaborazione di religione e scienza torna a vantaggio dell’una e dell’altra, senza violare in nessun modo le rispettive autonomie. Come la religione richiede la libertà religiosa, così la scienza rivendica legittimamente la libertà della ricerca. Il Concilio ecumenico Vaticano II, dopo aver riaffermato col Concilio Vaticano I la giusta libertà delle arti e delle discipline umane, operanti nell’ambito dei propri principi e del proprio metodo, riconosce solennemente “la legittima autonomia della cultura e specialmente delle scienze” (Gaudium et Spes, 59). 

Ma il richiamo al Concilio Vaticano II e alla enciclica GAUDIUM ET SPES è del tutto strumentale tant'è che lo stesso Giovanni Paolo II, qualche mese prima, aveva statuito con la Costituzione Apostolica Sapientia Christiana, circa le Università e le Facoltà Ecclesiastiche che "la vera libertà di insegnamento è contenuta necessariamente entro i confini della parola di Dio, così come essa è costantemente insegnata dal magistero vivo della chiesa (...) che parimenti, la vera libertà di ricerca poggia necessariamente sulla ferma adesione della parola di Dio e su un atteggiamento d’ossequio verso il magistero della chiesa al quale è stato affidato il compito di interpretare autenticamente la parola di Dio. Perciò in materia tanto importante e delicata, si deve procedere con fiducia e senza sospetto ma anche con prudenza e senza temerarietà, soprattutto nell’insegnamento. Si devono inoltre armonizzare con cura le esigenze scientifiche con le necessità pastorali del popolo di Dio." Altro che neo integralismo, siamo tornati ai tempi più bui del Medioevo! E quel poco che ho da aggiungere, rispetto a quello che è stato già detto sull’influenza del Vaticano, è che oggi il virus Vaticano ha infettato sopratutto le istituzioni internazionali, in particolare, ma non solo, quelle più politiche, come le Nazioni Unite e l’Unione Europea.

Molto brevemente, alle Nazioni Unite oggi lo stato Città del Vaticano gode di uno status ad hoc: partecipa ai lavori a pieno titolo ma, a differenza degli altri paesi membri, non ha doveri. Uno stato che è fondato su dei principi antiliberali, uno stato che lotta contro le libertà individuali, oggi può contribuire alle decisioni delle Nazioni Unite senza poter però essere sottoposto e criticato, in virtù di una - a mio avviso presunta - superiorità rispetto agli altri stati, in quanto unico portatore della parola di Dio.

Chiudo ricordando che il 1° novembre verrà adottata la Costituzione europea il cui articolo 52 sullo status delle chiese - che al primo paragrafo si preoccupa di tutelarne gli interessi economico finanziari - al paragrafo 3 riconosce l’identità, proprio quell’identità di cui parlavo prima, e il contributo specifico delle chiese con le quali l’Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare. Per quello che è il linguaggio burocratico europeo il dialogo aperto, trasparente e regolare è quello attraverso il quale, per esempio, le regioni d’Europa contribuiscono ai lavori del Parlamento europeo attraverso delle prese di posizione che dovranno essere necessariamente tradotte e distribuite a tutti i parlamentari; quindi, di qui a poco, avremo quello che il professore De Giovanni denunciava come un fatto limitato all’Italia ormai già acquisito anche a livello di Unione Europea. 

La risposta che noi diamo a questo incedere è in termini politico-organizzativi. In particolare, per quel che riguarda l'oggetto di questo nostro incontro, le proposte fatte questa mattina da Marco Cappato per arrivare alla convocazione di un Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, è in questo momento il mezzo, lo strumento per dare un contributo in termini di lotta attiva che sappiamo essere quanto mai necessaria ed urgente.