Un saluto di benvenuto a tutti
i membri del Consiglio generale, agli amici dell’UNPO, l’organizzazione delle
nazioni e dei popoli non rappresentati e a coloro che hanno accettato l’invito a
partecipare e ragionare insieme.
Siamo qui riuniti per
dare seguito alla decisione che abbiamo preso nell’ultima riunione del Consiglio
che si è tenuta lo scorso novembre. Riunione nella quale approvammo la proposta
del Presidente del Senato del Partito, Marco Pannella, “di impegnare il partito e i suoi organi dirigenti
a ridare piena priorità alle strutture e attività del Partito perché si prepari
e convochi entro il 2010 un congresso che sia all’altezza delle attuali
urgenze”.
Per arrivare entro novembre a
convocare il 39° Congresso del Partito sarà necessario preparare durante i
prossimi due-tre mesi un altro Consiglio generale da tenersi nel mese di
settembre.
La ragione per cui siamo qui
riuniti, l’obiettivo che abbiamo da raggiungere è chiaro e il raggiungimento di
questo obiettivo è legato all’indispensabile, urgente riorganizzazione del Partito.
Riorganizzazione
necessaria a rafforzare e arricchire la partecipazione e il coinvolgimento di
altri nuovi iscritti e militanti in tutto il mondo per raggiungere una massa
critica di parlamentari ed eletti, di rappresentati politici e intellettuali,
di rappresentanti di classi e forze sociali, di popolazioni oppresse e/o
non rappresentate, di minoranze perseguitate, di militanti e movimenti e leader
nonviolenti. E dovremo quindi anche pensare a come decentrare responsabilità e
compiti sia per aree geopolitiche sia per temi e obiettivi politici.
In questo quadro
credo sia necessaria, o meglio propedeutica, una conoscenza
del Partito, di quello che è il Partito. Dei suoi connotati, della sua
organizzazione, ma anche di quello che con il tempo è divenuto.
Il Partito radicale
nonviolento transnazionale e transpartito prende forma nel gennaio del 1989 da
una evoluzione del Partito radicale, un partito politico connotato dal metodo
di lotta nonviolento, di insediamento italiano con 13 deputati, 3 senatori e 5
deputati europei e che, a partire dalla denominazione, rifiutava come
costitutivo il connotato della nazionalità. E non solo dal punto di vista
formale. Tant’è che Marco Pannella ed altri radicali, per esempio, erano stati
già arrestati nella capitale della Bulgaria, a Sofia, nel 1968. E tante altre
manifestazioni nonviolente con i conseguenti arresti si sarebbero tenute da
allora nel cuore di paesi totalitari. Militanti radicali hanno abitato piazze e
carceri a Mosca e in tutte le capitali europee comuniste, e poi il Laos, Cuba e
ovunque fosse possibile.
Il Partito radicale
nell’89 accentua alcune sue caratteristiche, cambia denominazione, simbolo, non
si presenta più a competizioni elettorali, è “una associazione di cittadini,
parlamentari, membri di governo, di varie appartenenze nazionali, politiche e
partitiche, che intende raggiungere, con i metodi della nonviolenza gandhiana,
della disobbedienza civile e della democrazia, alcuni concreti obiettivi
miranti alla creazione di un effettivo diritto internazionale, al rispetto dei
diritti della persona, e all'affermazione di democrazia e libertà ovunque nel
mondo.”
A Budapest, nel 1989,
si riunì il Congresso, alla presenza di numerosi esponenti dell’Europa dell’est
non ancora liberata dal comunismo.
Siamo nell’immediatezza della caduta del muro di
Berlino. Militanti radicali sono subito presenti in quasi tutte le ex capitali
comuniste europee a confrontarsi con i nuovi leader democratici, e tanti di
loro si iscrissero al Partito. Allora avevamo deciso che andava fatto uno
sforzo organizzativo e quindi economico finanziario per prevenire che dal
socialismo reale quei paesi passassero alla democrazia reale, cosa che poi è
purtroppo accaduta. Dicevamo due cose: "attenzione, non fate un partito nazionale e non
fate una riforma per la quale si passi dal monopartitismo al pluripartitismo
proporzionalistico. Fatene una ancorata ai diritti individuali. Legiferate poco
e niente sul piano del diritto pubblico, e soprattutto limitatevi ad
assicurarvi che attraverso la regola del gioco elettorale che si sceglie, si
vada a creare un modo di costituirsi in parte tendenzialmente bipartitico per
evitare bipolarismi" (Pannella - Budapest 1989).A questo proposito come non ricordare la
profetica lettera di Marco Pannella del 1991 dal titolo “gli occidentali della
“democrazia reale”” con la quale denunciava il cinismo europeo - contrario alle
stesse leggi fondative dell’unione europea – che si rifiutava di riconoscere la
Slovenia e la Croazia paesi membri dell’Unione così prefigurando ancora stragi,
come poi si sarebbe scoperto accaddero, e preannunciando che di lì a poco avrebbe
indossato, come poi fece, la divisa croata, passando il natale e il capodanno
nelle trincee in prima linea.Era la prima linea di un militante nonviolento
disarmato, presente su un fronte di guerra con indosso la divisa militare degli
aggrediti, per denunciare gli "occidentali", della "democrazia reale", cioè
quei supposti democratici che difendono molto più gli interessi veri o presunti
dei loro Stati che gli ideali di democrazia, di diritto, di libertà, di
tolleranza, e le necessità emergenti del pianeta e dell’umanità.
E’ questo il
contesto in cui il partito
radicale nonviolento è cresciuto e si è organizzato. E poi nel 1995 ha ottenuto lo status consultivo di categoria I
presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite. Status che ci ha consentito di far parlare
alle Nazioni Unite, e molti lo facevano per la prima volta, centinaia di
rappresentanti di minoranze civili, politiche e religiose di cui pochi
conoscevano l’esistenza. Per questo non sono
state rare le occasioni in cui regimi totalitari hanno tentato di sospendere lo
status.
Abbiamo così conosciuto,
aggregato, iscritto al Partito persone con le loro storie, provenienti da diversi
paesi, uomini e donne, di razze e religioni diverse accomunate dall’obiettivo
di veder affermare, promuovere e difendere i diritti umani.
Abbiamo compreso qui, nel
partito radicale nonviolento, l’importanza di ogni singola persona, di ogni
singolo individuo, valorizzato in quanto tale perché sappiamo essere un valore in
se e per il partito, per tutti noi. Ritengo sia questo il senso rivoluzionario
del partito ad adesione individuale ed annuale. Cioè che abbisogna di una
volontà che deve essere espressa annualmente.
Nonostante le condizioni avverse, siamo anche
riusciti ad assicurare un primo segmento di giurisdizione internazionale, la
Corte penale internazionale e siamo riusciti a far votare ed approvare
dall’Assemblea dell’Onu la Moratoria delle esecuzioni capitali. Per citare le
più importanti delle nostre battaglie portate a termine.
Ad un certo punto abbiamo
dovuto scegliere se salvare non tanto il partito quanto le sue ragioni e le sue
speranze. E per farlo abbiamo dovuto rivoluzionare la nostra organizzazione,
abbiamo dovuto scegliere e lo abbiamo fatto con piena consapevolezza di dover
dare priorità in termini di organizzazione e di conseguenza di investimenti, al
fronte italiano e al conseguente rafforzamento dei soggetti costituenti del Partito.
IL SENATO DEL PARTITO RADICALE E I SOGGETTI
COSTITUENTI
Nel Congresso di Ginevra del
2002 decidemmo di istituire il Senato del PRNTT. Senato costituito dai massimi
organi dirigenti, segretario e tesoriere, dei soggetti politici che avessero modificato
i propri statuti inserendo la dizione “costituente il partito radicale
nonviolento transnazionale e transpartito”. Senato che ha come compiti più importanti
quello di esprimere
“un parere preventivo sui progetti proposti da uno o più costituenti” e di
potergli richiedere “informazioni e chiarimenti sulle politiche finanziarie.”
Allo stato sono soggetti
costituenti del Partito Radicale NTT:
Radicali italiani, è
un movimento politico liberale, liberista, libertario, membro
dell’Internazionale liberale e dell’ELDR (Partito Europeo del Liberali,
Democratici e Riformatori);
Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, conduce battaglie per i diritti dei
malati, dei disabili e per una società che garantisca a tutti le cure, la
libertà individuale, e condizioni più umane di vita;
Nessuno Tocchi Caino, lega
internazionale di cittadini e di parlamentari per l´abolizione della pena di
morte nel mondo;
Non c’è pace senza Giustizia, campagna per la protezione e la promozione
dei diritti umani, la democrazia, lo stato di diritto e la giustizia
internazionale;
Associazione Radicale
esperantista, si occupa di
democrazia linguistica e salvaguardia dell'ecosistema linguistico-culturale;
Lega Internazionale Antiproibizionista, per la revisione delle Convenzioni dell’Onu
in materia di droghe;
Anticlericale.net, con l’obiettivo di difendere la laicità degli
Stati - dei loro ordinamenti e delle loro leggi - e la separazione tra Stati e
chiese.
Com’è logico che sia non
tutti i soggetti sono uguali.
La Lega Internazionale
Antiproibizionista e Anticlericale.net hanno ridotte dimensioni in termini di
iscritti e di bilancio. Anche l’associazione radicale esperantista ha pochi
iscritti ma gode di finanziamenti pubblici che nel 2008, ultimo bilancio
disponibile, ammontavano a poco meno di 135mila euro.
Non c’è Pace senza Giustizia
è un soggetto che non ha iscritti e vive di finanziamenti publici legati a
progetti specifici che, nel 2008 ammontavano a 2 milioni e 400mila euro.
Nessuno Tocchi Caino nel 2009
ha ricevuto contributi pubblici per 235mila euro e 100mila da privati.
L’Associazione Luca Coscioni
nel 2009 ha avuto 2.303 tra iscritti e contribuenti che hanno versato 250mila
euro e contributi pubblici per 123mila euro.
Radicali Italiani nel 2009 ha
avuto 1.265 tra iscritti e contribuenti che hanno versato 360mila euro, mentre
da iniziative ha raccolto 32mila euro.
Infine, il Partito Radicale
Nonviolento nel 2009 ha avuto 1.202 tra iscritti e contribuenti che hanno
versato 262mila euro. Gli iscritti non italiani erano 19, quest’anno 24.
A tutto ciò vanno aggiunti
593 tra iscritti e contribuenti che hanno versato 362mila euro per iscriversi a
“pacchetto” cioè a tutti i soggetti. Ogni persona per iscriversi con questa
formula ha versato almeno 590 euro l’anno.
PER UN
PREVENTIVO ECONOMICO-POLITICO
Nelle condizioni appena descritte,
abbiamo deciso di tenere un altro Consiglio generale oltre questo e un
Congresso. Il costo di ogni consiglio generale oscilla tra i 60 e gli 80mila
euro. Mentre un Congresso come quello di Tirana, alle condizioni di Tirana di
allora, oggi costerebbe non meno di 650mila euro. Contenere un Congresso a
questo livello di spesa è di per se già un duro impegno politico.
Ma per tenere un Congresso
vero non basta convocarlo ma è necessario prepararlo e per fare questo è
necessario oltre a tenere le nostre riunioni, tenerci in contatto, scambiarci
informazioni e quindi tradurle e farle conoscere, distribuirle e non solo tra gli
iscritti. Contemporaneamente dovremmo fare una attività di raccolta iscrizioni;
attività che oltre a far entrare del denaro in cassa comporta anche delle
spese.
L’abbiamo già detto, scritto,
deliberato: è necessario cambiare schema. Così come prendemmo la decisione di
impegnarci sul fronte italiano oggi è necessario decidere di rilanciare il
fronte transnazionale. Fronte italiano che non abbandoneremo, come non abbiamo
mai abbandonato quello transnazionale.
Il contesto in cui abbiamo
già preso queste decisioni è quello di un Partito che in questo momento non ha
risorse proprie, né umane e nemmeno economico finanziarie.
Reperirle non può che passare
attraverso un diverso apporto dei vari soggetti costituenti. Un apporto che
deve essere diretto, cioè di messa a disposizione del Partito di energie,
persone e denari. Dovremo parlare anche di questo nelle 25-30 ore che potremo
avere a disposizione fino a domenica. E dovremo anche decidere se non sia
necessario stabilire che tra di noi ci sia chi dovrà assumere non incarichi ma
responsabilità che siano tematiche o d’area, di territorio, di territori non
solamente geografici ma anche istituzionali a partire da quelli internazionali
e sovranazionali. Parlamento europeo e Consiglio d’Europa, l’Onu, Ginevra e New
York.
Abbiamo bisogno di capire il cambiamento intervenuto, metterci al passo con la velocità con cui sono cambiate e cambiano le cose, abbiamo necessità di cambiare strumenti. E’ una sfida difficile ma non impossibile se la affronteremo insieme e con la necessaria determinazione.